IL BUSINESS DEL DOLORE, di Alessandra Coppola e Gianni Santucci
La dipendenza da oppioidi è la più devastante crisi di salute pubblica degli Usa: 70 mila morti di overdose nel 2017. Sotto accusa la Purdue Pharma e la prescrizione di OxyContin. Per la prima volta in Europa, a Parma, è stata aperta un’inchiesta che ha portato a 19 arresti. Figura chiave un medico, all’epoca ordinario di Anestesia e «padre» della legge sulle cure palliative.
Il letto matrimoniale è a poppa, comodini a specchio, armadi di legno, forno a microonde, frigo grande in cucina e pure a pozzetto nel gavone, scarico del Wc silenziato, scafo di un elegante color crema a mollo nel porto di La Spezia. Un bello yacht, il Pasimafi V, non c’è che dire. A consultare l’elenco delle dotazioni nella scheda di «Nautipedia» lo capisce anche un profano. Vale parecchie migliaia di euro e il dottore Guido Fanelli lo esibisce compiaciuto. Il sodale fa una battuta: sulla prua andrebbe stampigliato il logo della Mundipharma. Il medico replica altezzoso che piuttosto dovrebbero essere le sue iniziali, «G.F.», a comparire sul conto di un dirigente della casa farmaceutica per tutti i milioni che è riuscito a portare in cassa.
I carabinieri sono in ascolto: rappresentazione plastica dei profitti illeciti a danno dei malati, «Pasimafi» diventa il nome di un’inchiesta che a maggio del 2017 porta all’arresto di 19 dirigenti, imprenditori e medici (in corso le udienze preliminari per decidere il rinvio a giudizio). Tra gli indagati, Guido Fanelli, all’epoca ordinario di Anestesia, direttore della struttura dedicata alla terapia antalgica all’Ospedale Maggiore di Parma. «Re» della lotta al dolore; «padre» della legge sulle cure palliative: ma anche — secondo l’accusa — dominus di un sistema perverso per spingere il consumo di farmaci «pesanti» (oppioidi) anche in Italia.
Fino a qui, sarebbe solo un capitolo di presunta corruzione nella sanità italiana. Nelle pagine di quell’inchiesta c’è però un filo che si collega a un’ecatombe: i 70 mila morti di overdose negli Usa (anno 2017), la più imponente strage di droga nella storia del mondo occidentale. Tutto è iniziato dai farmaci. Gli stessi farmaci: curano il dolore, ma possono creare una dipendenza pari a quella dall’eroina. L’agenzia americana« Associated Press» ha appena riletto le carte del procedimento di Parma per mettere in luce un aspetto finora sottovalutato: non si tratta solo di una grossa indagine della Procura e dei Carabinieri del Nas; «Pasimafi» è il primo caso conosciuto fuori dagli Stati Uniti in cui viene implicata (tra le altre) la Mundipharma, ramo europeo della Purdue Pharma, l’impero farmaceutico della famiglia Sackler, sotto accusa per aver innescato l’«epidemia degli oppioidi».
Quella che è in corso in America è la più devastante crisi di salute pubblica degli ultimi decenni, peggiore del contagio da Hiv negli Ottanta. Per due anni di seguito si è abbassata l’aspettativa di vita della popolazione: non accadeva dalla Seconda guerra mondiale. La causa è in un numero spropositato di overdose. Il disastro è maturato in meno di vent’anni e in tre ondate: punto uno, il dilagare delle prescrizioni di antidolorifici oppioidi (parenti da laboratorio di morfina ed eroina) che ha creato una base di dipendenza nella popolazione; su questo, i trafficanti di droga hanno iniziato a inondare le strade di eroina; infine, hanno mescolato all’eroina il Fentanyl, la più potente medicina di quella famiglia. In tre anni i morti sono triplicati.
L’atto di incriminazione della Purdue Pharma davanti alla Corte del Massachusetts (pubblicato a gennaio dal «New York Times») racconta origine e progressione dell’epidemia: «Le case farmaceutiche hanno creato questa tragedia ingannando medici e pazienti sugli effetti dei farmaci». L’innesco è legato allo sbarco sul mercato dell’OxyContin, medicina contro il dolore con la molecola quasi identica all’eroina. «Da maggio 2007, Purdue ha venduto più di 70 milioni di dosi di oppioidi nel Massachusetts, guadagnando oltre 500 milioni di dollari. Per la Purdue, le prescrizioni nel Massachusetts sono state una miniera d’oro. Per i pazienti è stato un massacro. Allo scopo di guadagnare, l’azienda ha studiato una strategia illegale e mortale per ingannare medici e pazienti». In pratica: un esercito di rappresentanti/informatori per visite continue (e spinte) ai medici; convegni e raduni; diffusione di opuscoli, saggi e articoli medici a proprio vantaggio; contrasto «scientifico» ad ogni allerta diramata dalle autorità sull’uso eccessivo di oppioidi.
Lo scenario italiano è completamente diverso, ma è interessante mettere a confronto i meccanismi, che rivelano una strategia globale simile. «La Lettura» lo ha fatto studiando il lavoro del procuratore di Parma, Alfonso D’Avino, e del pubblico ministero Giuseppe Amara, che ha seguito le indagini e che ora è co-delegato per la fase del giudizio assieme alla collega Paola Dal Monte.
L’inchiesta spiega che è lo stesso Fanelli, intercettato, a vantarsi del «sistema»; usa esattamente questa parola: «Io ho creato un sistema, io solo rispondo di quello, che è tutto “il business del dolore”, e lì mi sembra che le cose le abbiam sistemate». E proprio quando riceve l’incarico di coordinatore del gruppo di lavoro per la stesura della legge (2009), convoca le case farmaceutiche e salda una rete di relazioni, una sorta di gruppo di lavoro clandestino che con ironia nera battezza Pain League(«lega del dolore» in parallelo alla Champions League di calcio). Niente di paragonabile agli Stati Uniti, anche grazie al sistema italiano molto più severo sulle prescrizioni. Ma se quei farmaci hanno un valore riconosciuto per alleviare il dolore in caso di malattie drammatiche, è comunque sconcertante ascoltare frasi di questo genere: «Io ho convocato le aziende, gli sto spiegando le cose, cioè il ministro è incazzato sugli oppioidi, cioè questi qui devono capire che devono affidarsi alle nostre amorevoli cure per uscire dalla crisi».
Quando la struttura della Sanità pubblica frena e individua il rischio nell’uso disinvolto di alcuni antidolorifici, la rete tessuta da Fanelli appare pronta alla controffensiva, per invertire la rotta e ingrassare le case farmaceutiche. «Intanto abbiamo messo su un sistema parallelo molto forte in questo momento». C’è anche una parte di vanteria, che discende probabilmente dal rilievo della posizione del medico, fino a quel momento stimato luminare: «Noi siamo quelli che decidono la tipologia di ricerca e di applicazione tramite i Ptda (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale, ndr) della legge sul dolore, questo è il concetto».
Nell’inchiesta statunitense esiste un passaggio analogo, che però arriva nella fase ultima, quella di degenerazione. Quando nel 2016 il Center for Disease Control dirama un’allerta ai medici per contenere le prescrizioni di alte dosi di oppioidi, l’azienda calcola quanto perderebbe se i medici si attenessero alle indicazioni: solo nel Massachusetts, 24 milioni di dollari l’anno. Le strategie di marketing dell’azienda puntavano ad alzare le dosi dei farmaci, per prolungare il periodo di utilizzo: l’investimento migliore, stando ai documenti sequestrati, era una sorta di «carta fedeltà» che assicurava sconti sul primo periodo di prescrizione, con l ’obiettivo di portare l’uso dell’OxyContin sopra i 90 giorni (a quel punto sarebbe stata la dipendenza a tenere il cliente «attaccato» al farmaco).
«Per ogni milione di dollari “perso” con gli sconti, Purdue avrebbe guadagnato oltre 4 milioni perché i pazienti usavano per più tempo la medicina». L’azienda ha pubblicato e distribuito anche degli articoli in cui si parlava di «pseudo-dipendenza», una condizione definita non come anticamera di una dipendenza, ma come disagio per «oppioidi prescritti in dosi inadeguate».
L’inchiesta italiana indica che Fanelli avrebbe agito su questa linea, minimizzando gli effetti e asservendo la propria attività pubblica alle industrie del farmaco in vario modo: ricerca scientifica in conflitto di interessi, condivisione delle scelte manageriali delle aziende, pubblicità del farmaco, sperimentazioni cliniche senza autorizzazioni, spinte alle prescrizioni terapeutiche anche ai medici ospedalieri. «Io sono pronto a far quello che volete, nel mio piccolo abbiamo scritto articoli scientifici», dice in un’intercettazione. Ma diventa poi aggressivo in caso di dissidi: «Io vi sposto 10 milioni di euro di fatturato in due secondi, perché io sparo due siluri e abbatto tutto il sistema».
Durante l’indagine, un rapporto dell’Osservatorio sull’impiego dei medicinali evidenzia una tendenza alla crescita nell’uso di antidolorifici oppioidi e poco dopo il ministero (all’epoca guidato da Beatrice Lorenzin) richiama i medici alla vigilanza contro abusi o situazioni di dipendenza. Nel 2015 Fanelli partecipa a un convegno dell’Onu a Vienna dove gli Stati Uniti prendono una posizione critica: «Gli oppioidi non sono la giusta opzione per la gestione del dolore cronico». «E poi gli sono andati dietro i tedeschi», commenta il medico deluso. «È gravissima ’sta roba», risponde il suo interlocutore. Fanelli si affretta ad assicurare di aver difeso il «sistema»: «Ma io ero in minoranza eh…».
In risposta a un’email de «la Lettura», la Mundipharma precisa che «gli individui indagati (incluso il general manager) sono stati immediatamente sospesi e non lavorano più per l’azienda». Aggiunge che un’inchiesta interna non avrebbe riscontrato pagamenti di mazzette ma altre irregolarità e che comunque sono state prese misure a riguardo. Soprattutto, sottolinea: «Mundipharma ha interrotto la promozione di oppioidi in Europa». Il che, però, sottintende anche che in passato sì li ha «promossi».
la lettura 9 giugno 2019