ELEZIONI E LISTE INDIPENDENTISTE, di Bachisio Bandinu
EDITORIALE DELLA DOMENICA,
della FONDAZIONE
Bisogna interrogarsi sul deludente risultato elettorale delle liste indipendentiste: un arretramento che ha gettato un’ombra di frustrazione e quasi di resa. Vi sono certo cause contingenti specifiche, come la polarizzazione accentuata tra centro-sinistra e centro-destra, (dando per scontata la crisi dei 5 stelle), che è adatto alle elezioni regionali un carattere di verifica politica nazionale. C’è anche la molteplicità delle liste di entrambi i fronti con il conseguente largo coinvolgimento popolare, rispetto alle liste uniche dei 5 stelle e degli indipendentisti. Ma è più costruttivo indagare sulle cause di fondo che vengono riassunte in una domanda: perché i sardi, che avvertono un forte senso di appartenenza, (deo so sardu!), non traducono questo sentire in una scelta politica a deciso carattere identitario? Non si ottiene una maggiore attenzione nonostante l’attuale condizione storica di accentuata mobilità delle scelte politiche. Perché, per esempio, il diffuso scontento e le speranze di cambiamento confluiti nel movimento 5 stelle alle elezioni politiche di marzo, (in alcuni paesi della Barbagia è stata superata la soglia del 50%), non sono stati minimamente captati da un programma rivoluzionario come quello dell’indipendentismo?
Al riguardo ho sentito delle risposte poco convincenti: non abbiamo saputo spiegare alla gente il nostro messaggio. È la risposta scontata recitata sempre da tutti gli sconfitti. In verità la gente conosce le proposte degli indipendentisti o almeno il fondamentale obiettivo istituzionale, e tuttavia non è convinta per un’adesione. Si sente dire: diat esser bella s’indipendentzia ma… Bisognerebbe interrogarsi su quel “ma” e indagare sui puntini che sono certamente sintomo di qualcosa che non va. È utile ascoltare le voci sparse della gente, anche le chiacchiere, persino i molti pregiudizi, perché i luoghi comuni possono non avere carattere di verità e tuttavia hanno una intrigante valenza che condiziona e finisce per orientare le scelte politiche. Una voce insiste con stanca ripetizione: sono 4 gatti divisi in otto gattili, eppure in lotta tra loro! Nonostante l’obiettivo sia chiaro e comune a tutti e si sia concordi anche nei modi e azioni per raggiungerlo, la divisione impera sovrana. Dunque le divergenze non sono di indirizzo politico programmatico ma si configurano come conflittualità tra i leader e tra i gruppi. Ma in nome di che cosa confliggono? In nome del nome: ciascun si identifica come capo del suo gruppo, e in nome di questa proiezione di sé, e nonostante le percentuali dell’1,2% o dello 0,8%, si continua a perpetuare un atteggiamento improduttivo. A scorno delle ripetute sconfitte, si insiste nella convinzione di un proprio ruolo ideale rischiando di recitare perpetuamente il teatro dell’immaginario. La psicologia potrebbe definirli come eroi negativi: coscienza della sconfitta ma presunzione di esistere. C’è addirittura chi afferma che questa politica dello spezzatino procuri di fatto più voti di una lista unitaria. E può anche darsi nella particolare contingenza elettorale magari dentro una conflittualità interna, ma così non si costituisce quel valore simbolico affermandosi in un logo con una propria forza centripeta, capace di forte identificazione individuale e collettiva e capace di mobilitazione reale e ideale. Forza aggregante e di chiaro orientamento etico.
Ascoltando ancora le chiacchiere della gente, corre una voce che chiama in causa le figure dei candidati presidenti delle liste indipendentiste in riferimento alle loro esperienze con le conseguenti valutazioni della gente. A Paolo Maninchedda, leader del “Partito dei sardi”, viene attribuita una dubbia affidabilità a causa del suo percorso politico che lo ha coinvolto in varie appartenenze e contrastanti alleanze di governo isolano. Una valutazione che ha il suo peso e i suoi limiti perché magari di questi comportamenti ondivaghi non ne analizza le motivazioni e gli obiettivi più strettamente politici a favore di un progetto di Sardegna. Comunque, siamo al paradosso: sebbene Maninchedda sia considerato la figura di più spiccate capacità politiche, programmatiche, operative e decisionali con una precisa visione della Sardegna (addirittura una consistente parte del PD avrebbe voluto candidarlo presidente delle liste di centro-sinistra), eppure non raccoglie i frutti di tali meriti, o per l’ombra del passato o per il carattere, o perché temuto proprio per queste doti. In definitiva, un giudizio passatista, non importa se a ragione o a torto, trionfa sulla volontà di trasformare il presente della Sardegna e di aprire a prospettive valide per il futuro immediato ed oltre. Si sa che per i sardi è sempre forte il passato che ritorna, con sadici accenti giudiziari.
Anche su Mauro Pili, leader di “Sardi liberi” grava il peso del passato: era il pupillo di Berlusconi, già presidente della giunta di centro-destra, poco convincente. Purtroppo per i sardi il marchio è comunque una condanna indelebile, un fatalismo che non concede conversione, rielaborazione. Così per lui non basta il distacco dalla vecchia appartenenza a favore di una scelta indipendentista, non gli vale l’impegno costante in difesa degli interessi e diritti dei sardi, sia come lavoro meritorio in Parlamento, sia come attività di segugio per scovare tutte le trasse, gli inganni e gli imbrogli a danno della Sardegna.
Dunque ancora una volta la valutazione pregiudiziale del passato oscura la scena del presente e non concede carte per giocare un futuro migliore.
Se Maninchedda e Pili, pur nella differenza, soffrono di questa esposizione passatista, ad Andrea Murgia, leader di “Autodeterminazione”, viene attribuita la mancanza di storia e dunque di visibilità. Un volto sconosciuto, rappresentante di una impegnativa unione di movimenti, per lui non si è posta attenzione a un programma elettorale assai interessante, soprattutto riguardo ai frutti che possono venire alla Sardegna da un sapiente rapporto con l’Unione europea.
Alla luce di questi attuali, e passati, risultati elettorali, i leader del disperso arcipelago indipendentista devono abbandonare queste proiezioni narcisistiche, e prendere coscienza della propria responsabilità di questa condizione di stallo, colpevoli nel paralizzare di fatto sentimenti e ragioni politiche e sociali dell’indipendentismo sardo.
Occorre un’analisi approfondita delle esperienze di oltre un decennio, fare il punto sul presente e costruire un progetto più incisivo e più attrattivo con l’apporto di tutti i movimenti e partiti indipendentisti, con una programmazione capace di una più ricca formazione politica e di una offerta propositiva a favore del popolo sardo, a partire dalle realtà dei paesi, dai bisogni e dagli interessi delle comunità. Con rinnovata volontà, passione e ricerca.
Bachisio Bandinu
By Bustianu Cumpostu, 20 marzo 2019 @ 11:45
CUNSIDEROS SUPRA SAS ELETZIONES NATZIONALES SARDAS DE SU 24/02/2019 – EST ISTADA ABBA-TOSTA?
Essende·mi istufadu de ascurtare e leghere atitos supra s’abba tosta chi diant aere leadu sos partidos natzionales sardos, cussos chi sos italianistas cramant regionales o de area etnica, in cunfrontu a sas eletzione polìticas de su 2014, andamus a bidere impare unu pagu de datos.
AREA Partidos foras dae coalitziones italianas
In sa seletziones polìticas de su 2018 bi fiat petzi Autodeterminatzione s’àrea at leadu 19.307 = 2,22% votos in sa camera e 20. 468=2,52% in su senadu.
In sas eletziones natzionales de su 2019 bi fiant Autodeterminatzione, Partito dei Sardi, Sardi Liberi e Autodeterminatzione e s’àrea at leadu in totu 55.107 = 7,71% apotos dae sos votos de, Partito dei Sardi 26.216 = 3,67%, Sardi Liberi 15,234 = 2,13% e Autodeterminatzione 13.657 = 1,91%.
Mi dimando tando, ma ue est s’abba tosta ? S’àrea, cramamula natzionalista, est colada dae 20. 468=2,52% votos a 55.107 = 7,71%, at apidu 34.639 votos in prus = 5 puntos in pertzentuale in prus. Torro a dimandare, ue est s’abba tosta chi amus leadu e pr sa cale semus faghende sos dolaspios?
Si cust’area fiat istada in lista ùnica aiat àpidu unu balore sìmile a cussu chi at oe su Psd’Az in coalitzione italianista.
Si si fiat fata sa coalitzione a tres, comente est istadu propostu a s’ùrtimu momentu, fiat iscatadu s’efetu votu ùtile e s’àera natzionalista aiat atiradu àteros votos e aiat superadu su 10% e fiat divènnida una realidade polìtica natzionale forte e reale.
PRO CUMPLETARE S’ARRESONU, est doverosa puru una valutatzione de cantu contant oe sos partidos ossìgenos, cussos chi ant conca e pees in Sardigna, puru si non bi ant su coro. Si ponimus a pare sos votos de Psd’Az, Fortza Paris, Riformatori Sardi, UDS, Campo Progressista Sardegna,PDS, SL, ADN arribamus a 195.129 = 28,43% votos. No est meda in sos cunfrontos de sos partidos esonenos ma no est mancu pagu si cunsideramus chi siat su tzentru-destra che su tzentru-manca si sunt vistos custrintos a si tinghere de sardidade.
Tando andamus a in antis e lassamus sos tejos e sos atitos, b’at de traballare pro unire sas criaduras polìticas endogenas, no in partidu ùnicu chi no est possìbile, ma in fronte ùnicu, una domo comuna chi agat sistema contra a su sistema polìticu esogenu chi est arruinende e umiliende sa natzione sarda.
By GIOVANNI ANTONIO APPEDDU, 12 marzo 2019 @ 09:56
L’analisi, tra gli altri, pone in evidenza un problema significativo e per il quale le formazioni identitarie dovranno approntare idonee soluzioni: la diffidenza del corpo elettorale sardo verso le formazioni identitarie. A mio avviso, la soluzione va ricercata anche (e non solo) partendo dalla considerazione che, nonostante il risultato insoddisfacente per le formazioni marcatamente identitarie, i partiti italianisti hanno, nel complesso, ottenuto un risultato ben al disotto delle loro attese. In sintesi, se non crescono i movimenti identitari e sprofondano i partiti italianisti (es.: Forza Italia all’8%, M5S al 9%), significa che il consenso prende un’altra via che, per evidenti motivi pratici, va indagata per capire cosa vuole affermare l’elettore sardo col suo voto. Una volta compreso il meccanismo di assegnazione del voto, il mondo identitario dovrà interrogare sé stesso per individuare i capisaldi di un nuovo progetto gradito al corpo sociale sardo, un progetto che, come richiede una strategia politica vincente, dovrà essere inclusivo e portatore di fiducia nel futuro. Solidarietà e speranza sono gli enzimi della crescita politica che non possono mancare in un progetto politico desideroso di affermazione.
By Gio’ Mura, 11 marzo 2019 @ 19:50
Analisi condivisibile che spiega le ragioni, neanche troppo profonde, dell’esito delle scorse elezioni, esattamente previsto prima delle votazioni, in occasione di un incontro con alcuni leaders di partiti Indipendentisti ai quali da Te e dal sottoscritto veniva rivolto (inutilmente) un invito a tentare un accordo, quantomeno elettorale, tra le forze identitarie.
Che ci stiano ripensando ora?
Gio’ Mura (Progetto “ISPERA)