Il convegno internazionale Isole, isolanità, insularità, di Paolo Sorrentino

Si è tenuto a Cagliari, dal 3 al 5 ottobre 2018, il convegno internazionale Isole, Isolanità, Insularità, organizzato dal gruppo di ricerca “Isole”  e dal Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Cagliari.

Che cosa è un’isola?

La risposta alla domanda potrebbe apparire banale, soprattutto per chi, isolano, l’insularità la vive ogni giorno, sulla sua pelle, nella propria quotidianità, nei suoi risvolti pratici e nelle sue narrazioni mitiche. Eppure la questione non è così semplice come appare.

Con l’obiettivo di non dare risposte ingenue, si è tenuto a Cagliari, dal 3 al 5 ottobre 2018, il convegno internazionale Isole, Isolanità, Insularità, organizzato dal gruppo di ricerca “Isole” – finanziato dalla Fondazione di Sardegna – e dal Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Cagliari.

Il Convegno, che ha ospitato studiosi ed esperti di fama internazionale e provenienti da diverse università del mondo, ha offerto l’occasione di discutere, da una prospettiva di spessore assai ampio, non solo delle questioni legate alle isole a noi più vicine, quelle del mar Mediterraneo, dei mari del Nord, dell’Europa e dell’oceano Atlantico, ma anche di quelle delle più lontane terre di Pasqua e di Cuba.

Al centro del dibattito, le profonde relazioni accademiche ma anche gli intensi e vivaci confronti fra le diverse appartenenze disciplinari, hanno posto la specialità e al tempo stesso la complessità della questione insulare: le sue radici culturali, letterarie e antropologiche e, ancora, le sue dinamiche geografiche, storiche e politiche.

Proprio sul tema dell’insularità, sulla sua presenza nel dibattito pubblico, si è soffermato il Rettore dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, durante l’apertura del Convegno, mettendo in evidenza come la sua definizione sia decisiva in relazione alle politiche e ai destini delle istituzioni universitarie – e non solo – presenti nei territori insulari.

D’altra parte, al contrario di quanto il senso comune abitui a pensare, l’insularità, come hanno mostrato i tanti interventi del Convegno, non è un modello oggettivo e definito una volta per tutte. Piuttosto è un concetto dinamico, multiforme, in costante mutamento, modellato non da una invariabile condizione geografica quanto dalla pluralità dei discorsi che di volta in volta lo prendono in carico. Ecco quindi che le relazioni hanno dato modo di vedere come letteratura, storia, media, cinema e politica ma anche cartografia, immagini, produzione scientifica ridefiniscono di continuo i suoi valori semantici, le appartenenze e le forze che lo attraggono verso condizioni di libertà, giustizia e prosperità o viceversa di immobilismo, decadenza, perifericità.

Da questo punto di vista quindi l’insularità appare, in uno stesso tempo, oggetto e soggetto politico, dispositivo (avrebbe detto il filosofo Michel Foucault) omologo delle istituzioni entro le quali si dà forma al comportamento e alla vita quotidiana dei collettivi.

Eppure, gli interventi non hanno reso solo una prospettiva filosofica sull’insularità, ma hanno considerato soprattutto ciò che invece la dinamizza attivamente, ovvero il gioco di continua correlazione traduttiva (per dirla con il semiologo della cultura Jurij M. Lotman) attraverso cui si regola lo scambio narrativo e generativo fra testi e linguaggi. Così, di tali testi e linguaggi – e in particolare di quelli “fondativi”, oggetto del progetto di ricerca “Isole” –, dei fili e delle trame che li convocano e intessono al nostro presente, della loro capacità di rimodellamento delle forme e valori dell’isola, si è dato conto in una ridda di interventi: da quelli degli ideatori e dell’attuale principal investigator del progetto “Isole” – Giuseppe Marci, Franciscu Sedda e Maria Elena Ruggerini –  ai componenti del gruppo di ricerca, dagli studiosi più esperti a quelli più giovani, dagli ospiti internazionali a quelli nostrani. Tutti, fin dalla prima giornata della tre giorni, hanno analizzato – ognuno cogliendone un aspetto dalla propria prospettiva disciplinare e nella propria specifica area di competenza – le molte forme dell’insularità.

Ecco quindi il dispiegarsi dell’invenzione dell’isola fantasma di Frislanda – presente dal sedicesimo secolo nelle mappe offerte ai naviganti del Nord – su cui è intervenuto Rolf H. Bremmer; l’idea di isola nell’opera di Gesualdo Bufalino analizzata e raccontata con lucida intensità da Giuseppe Marci; la presenza delle isole fluviali del Po nelle immagini e frammenti letterari raccolti e descritti dalla prospettiva della geografia culturale di Davide Papotti; ancora, l’isola di Gotland nella Guta saga, tra finzione e Realpolitik, di Veronka Szőke; gli interventi di Giorgio Ieranò, Laura Loddo e Morena Deriu dedicati alle isole e alla mitologia del mondo greco tra stereotipi dell’insularità, sorgere della normatività di genere e descrizione delle migrazioni. Quelli di Anna Solovyeva, Lorenzo Lozzi Gallo, Ásdís Egilsdóttir dedicati all’Islanda e alle isole del Nord. Quelli riservati alle radici e ai destini storici istituzionali e politici delle isole di Sardegna, della Corsica e della Sicilia discussi da André Fazi Dario Lanfranca e Gianmario Demuro nella tavola rotonda guidata da Franciscu Sedda. Quelli più direttamente concentrati sull’isola di Sardegna, sui conflitti di definizioni tra le risultanze del Parlamento voluto dal re d’Aragona Pietro IV e la Carta de Logu emanata da Eleonora d’Arborea (Franciscu Sedda); sui testimoni degli incontri con le altre isole del Mediterraneo (Attilio Mastino e Raimondo Zucca); sulla formazione e implicazione dell’idea di insularità nel dibattito politico e mediatico (Paolo Sorrentino); sulla più innervata poetica sarda testimoniata nella lingua e nelle opere letterarie e orali lontane e recenti (Paolo Maninchedda, Duilio Caocci, Carola Farci e Daniela Zizi); sino ai contributi scaturiti dalle ricerche già pubblicate in volumi (“Le Isole di Fantasia” di Aldo Accardo e “L’isola che non c’è. Sulla Costa Smeralda o di un’u-topia capitalista” di Maria Cristina Addis). Quelli di carattere linguistico (José Manuel Pedrosa, Maura Tarquini) e ancora quelli di carattere più teorico, enciclopedico o antropologico di Isabella Pezzini, Jan Boersema e Godfrey Baldacchino.

La parola fine ai tre giorni del Convegno l’ha messa il cinema. Preceduto dagli interventi di Davide Gavelli (sul cineturismo tra Sicilia, Sardegna e Malta) e di Tarcisio Lancioni (sull’immaginario insulare nell’opera di Robert J. Flaherty), nella splendida aula Maria Lai è stato proiettato il docufilm Give us this day… diretto da Erlendur Sveinsson, dedicato alla ricostruzione delle attività di pesca svolte nelle fishing station, secondo procedure che si sono conservate inalterate dal medioevo fino agli albori della modernità.

Punti di vista così diversi e molteplici hanno reso conto di un modo di esistenza dell’insularità plurale e polifonico. Impossibile dunque riprenderli qui, mentre si auspica che a breve una pubblicazione ne raccoglierà tutta la ricchezza.

D’altra parte, nella visione del progetto di ricerca “Isole”, lo studio dell’insularità nasce e si sviluppa attraverso il desiderio di infrangere il sentimento di isolamento, chiusura e arretratezza con cui troppo spesso si definiscono le forme di vita insulari.

Un lavoro a lungo termine per il quale si può partire dalla ri-creazione di un sapere che non può essere chiuso nelle aule e nei dibattiti accademici, ma che semmai deve essere diffuso socialmente, aperto al desiderio di sviluppo, foriero di un’auto-coscienza generativa di modelli positivi dell’essere isola.

 

 

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