“Globalisti” e “sovranisti”, i termini del nuovo scontro ideologico, di Salvatore Cubeddu
Non cadere nella trappola di separare il tuo luogo particolare dalla partecipazione alla comune umanità. La ‘sardità’ come medium per stare con gli altri uomini e popoli.
Cabudanne. Proviamo a riiniziare. L’estate più piovosa a memoria d’uomo ed una primavera altrettanto ricca di acqua hanno riempito i laghi e dato un tocco di verde sconosciuto al nostro paesaggio estivo. Anno per i pastori e per le acque che scorrono, non per le terre piane e grasse, subito fangose. Impossibile rendere tutti contenti.
E per il resto?
In Sardegna il discorso pubblico langue. Tra poco si sveglierà.
Siamo appesi all’eterna crisi italiana e di essa andremo ad esserne tra sei mesi la vetrina elettorale. E’ da vedere se riusciremo a discutere dei nostri temi o se ci ritroveremo a fare da terreno di scontro per quelli generali: il corrispettivo tra le risorse e le ultime promesse offerte agli elettori, la discrasia sempre più politicizzata tra ‘accoglienti’ e ‘selezionatori’ nella politica degli sbarchi, la guerra tra globalisti e localisti.
E’ quest’ultima la novità che ci fa stare male, il nuovo esasperarsi della frattura tra locale e globale accresce il disorientamento, noi che avevamo da tempo oramai lontano imparato a “ragionare globalmente per agire localmente”. Noi … quelli che il sardismo ha educato a tenere i piedi sulla nostra terra, imparando dal meglio dei popoli del mondo a difenderne la capacità di farsi ‘nostra’ risorsa attraverso il ‘nostro’ intervento. Noi … questo popolo, il Popolo sardo. Un territorio che contiene la capacità di farsi risorsa per noi e per chi vive con noi, dato che … su di esso – questa terra che è un’isola – abbiamo il diritto di essere ‘sovrani’, e ne rivendichiamo appunto la sovranità.
Il diritto di ogni popolo di decidere nella propria terra. Questo diritto del popolo, di ogni popolo, si affianca come fondamentale agli altri diritti del cittadino. Popolo e sovranità come concetti positivi.
Non siamo individui solitari di questo mondo. Cresciamo all’interno e attraverso una cultura che aiuta ad interpretare la vita, per essere poi reciprocamente comunicata nelle sue dimensioni intellettuali e materiali. Culture che marchiano e liberano, limitano ed esaltano, condizionano e arricchiscono, misurandosi nel confronto e troppe volte nello scontro.
Siete ‘populisti’ o ‘ globalisti’? Tutti e due. Il nostro dibattito deve evitare la trappola opportunistica che ha incoraggiato quelli che ci chiamavano ‘mastrucati’, ‘buzzurri’, ‘fuori dalla storia’, perché non accettavamo di integrarci del tutto con il dominatore di turno.
La trappola dei concetti definitori per costringerci a combattere battaglie non nostre.
Saranno sei mesi pre-elettorali utili se riusciremo a discutere tra noi del punto cui siamo arrivati e della Sardegna che dovremo ricostruire, facendo in modo che le elezioni regionali sarde chiamino gli ‘altri’, coloro che in vario modo decidono sulle nostre cose e sorti dall’altra sponda del Tirreno, a spiegarci una serie di questioni su cui normalmente ‘ci lasciano cantare’.
Ma la stessa coerenza di ragionamento e di decisioni dovremmo rivolgerla al nostro ceto dirigente. E, perché no, ormai è obbligatorio fare il punto su talune questioni che ci riguardano come popolo, soggetto di diritti ma pure di doveri.
Mirade chi non est giogu, chi sas cosas andant a veras …
2 settembre 2018
By Benedetto Sechi, 3 settembre 2018 @ 13:24
… quelli dell’oltre Tirreno, mi pare si apprestino a sbarcare, c’è chi ha già preparato loro il terreno, perché lo sbarco sia agevole e produttivo (i soliti ascari), come altre volte nella storia d’altronde. Il popolo sardo non è mai stato così scarsamente coeso: l’abbandono delle zone interne, la nascita della città metropolitana, la difficoltà ad abbandonare battaglie, ormai trentennali, per la salvaguardia di fabbriche obsolete, territori in guerra tra loro, si pensi al sistema portuale ed aeroportuale ed infine una classe dirigente inconsistente, pronta a ricevere l’investitura dai nuovi padroni. Devo dire non la vedo benissimo, ma comunque nulla di nuovo all’orizzonte.
By Mario Pudhu, 2 settembre 2018 @ 06:29
… mirade chi sas aeras minetant murrunzu e sonnu, mirade chi a su bisonzu minetant promissas mannas e comente pranghiat nonnu sighimus a prangher nois.