Cinquant’anni fa l’assassinio di Bob Kennedy. Quella pagina speciale de L’Unione Sarda a firma di Gianni Filippini, di Gianfranco Murtas
«Ora, di nuovo, le immagini si sovrappongono e diventano confuse. Immagini inafferrabili: il volto di Robert Kennedy, il volto dell’America, dove stanno? C’è quel sangue sul gran ciuffo irrequieto del giovane senatore; gli occhi azzurri giocano coi sorrisi e all’improvviso si fermano, guardando lontano. La grande nazione rinnova il suo impegno: la pace, la democrazia, la civiltà, il benessere. E’ la sua strada, ma una mano di nuovo la ferma. La mano di un criminale che ancora deve sparare. Le immagini continuano a sovrapporsi. Ore drammatiche, giorni di confusione…».
Cinquant’anni a oggi l’assassinio di Bob Kennedy. Ero un ragazzino, l’emozione personale era quella di tutti. Il giornale cittadino, L’Unione Sarda, allora diretto da Fabio Maria Crivelli, mi aiutò a capire, ad entrare nelle atmosfere. Certamente si aggiunsero, in quei giorni, molti giornali del continente, dal Corriere della Sera a La Stampa, e i settimanali – c’era allora Epoca, c’era L’Europeo, c’era Tempo, c’era L’Espresso – e tutti aiutarono anche noi adolescenti, noi studenti o studentini, a entrare, l’ho detto, nelle atmosfere e, appunto, a capire, o capire qualcosa.
I titoli di scatola in prima, è ovvio, e qualche pagina speciale nella foliazione interna dei quotidiani. Ho rivisto oggi quella de L’Unione, a firma di Gianni Filippini, allora responsabile della terza pagina, la pagina culturale del giornale di Terrapieno. Di Gianni Filippini, amico caro e stimatissimo, sto raccogliendo una bella selezione degli articoli “speciali” (almeno cinquecento) che dette al giornale fra gli anni ’50, ’60 e primi ’70 – prima di diventare direttore cioè –, per donargliela alla prima occasione, magari agli Amici del libro o al Dettori. Fotografano la storia professionale, e prima ancora intellettuale, di un cronista diventato poi direttore, nel tempestoso finale del 1976 (tempestoso per la stampa cittadina a condizionamento SIR-Rumianca). Uomo di mille talenti e mille esperienze.
Entrò nella famiglia de L’Unione Sarda (e de L’Informatore del lunedì, presto e a lungo affidato a Franco Porru) nello stesso anno – era il 1954, ed egli, ventiduenne, frequentava giurisprudenza, facoltà già allora presieduta dalla mitica professoressa Arcari – in cui arrivò a Cagliari, per prendere la guida del giornale dei Sorcinelli, Crivelli. Per un lungo periodo le loro carriere, e le loro vicende di vita, sono corse parallele, ed anch’io ne ho variamente incrociato i percorsi. Crivelli lo abbiamo perso, con gran dolore, nel 2009. Filippini, più giovane, abbiamo la fortuna di averlo presente e attivo, speriamo presto attivo più di oggi, ancora con noi: cagliaritano pieno, civis calaritanus autentico. L’abbiamo avuto, dopo che direttore de L’Unione per nove anni (dal 1977 al 1986) e responsabile editoriale dal 2005 per altri tredici, anche presidente di Videolina e curatore di rubriche di cultura in tv, lo abbiamo avuto capo della comunicazione al CIS, nei primi anni ’90, ancora più e meglio lo abbiamo avuto assessore alle attività e ai beni culturali del Comune di Cagliari (e patron della prima edizione di Monumenti Aperti, accompagnatore dell’idea brillante dei ragazzi inventori Biolchini e Messina, Rais e Serri e Crobu).
E’ bello poterlo salutare oggi ricordando, con l’evento tragico che segnò la cronaca di mezzo secolo fa, anche e specificamente la sua testimonianza di cronista-commentatore, la scrittura semplice ed elegante che contò allora ad aiutare un ragazzo, tanti ragazzi miei coetanei, a comprendere il dramma che si era compiuto in America, poche settimane dopo l’assassinio di Martin Luther King, nel pieno della escalation della guerra nel Vietnam, nella stagione alta di Bob Dylan e Joan Baez.