No alle mega pale eoliche di Gomoretta, di Bachisio Bandinu
Nasce un comitato contrario al progetto presentato al ministero per l’installazione di 13 enormi torri tra Bitti e Orune.
Il parco di Tepilora è stata una grande conquista ma ora sull’altopiano di Bitti è arrivato un altro parco che porta la tecnologia più avanzata: 13 torri faranno corona ai rilievi di Gomoretta, 850 m dal livello del mare: si ergeranno maestose per un’altezza di 150 m, mulini a vento di 50 piani, il più grande in Sardegna. Il progetto è un inno all’ambiente, allo sviluppo economico, al turismo, alla ricerca tecnologica, all’occupazione ed alla formazione professionale. Un pacchetto di opportunità che non bisogna lasciarsi sfuggire, ne va di mezzo il futuro glorioso del paese. C’è persino un ritorno di immagine per il paese perché il parco sarà un elemento di istruzione per le scuole, oggetto di visita per turisti e visitatori, con conseguente incremento di ristoranti, bar, alberghi. E tutto naturalmente nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità, ma non c’è bisogno di rimarcarlo, è del tutto ovvio.
Il progetto esalta gli effetti sullo sviluppo socioeconomico della comunità che saranno rilevanti nella debole economia locale, in un territorio attualmente utilizzato a soli fini agricoli e di pastorizia. Ma non sono di secondaria importanza le straordinarie virtù del parco nel creare occupazione e porre fine al fenomeno migratorio e allo spopolamento. Insomma un toccasana per le difficoltà economiche ed occupazionali del territorio.
Ma c’è di più: sull’altopiano di Gomoretta sorgerà una nuova coltivazione che si chiama “coltivazione energetica, un giacimento energetico rinnovabile” dove i giovani bittesi saranno avviati a nuove professionalità di tecnologia avanzata: un sapere che poi potranno spendere in giro per il mondo. Insomma un capolavoro di ingegneria naturalistica e di formazione scientifica
Se non si trattasse di un dramma che incombe sulla comunità bittese, a leggere il progetto ci si troverebbero spunti di comicità. Una narrazione falsificante, fatta di iperboli mistificanti.
C’è persino un’analisi storico-antropologica del paese con una chicca etimologica che fa derivare il nome di Bitti da Victi, i vinti: un lapsus davvero significativo sul destino del paese, proprio grazie al parco eolico.
Lasciando da parte la parodia, il fotovoltaico si sta rivelando un pozzo senza fondo degli affari e dei profitti delle multinazionali. La Sardegna si mostra indifesa di fronte alle multinazionali dell’energia che vedono un affare sicuro nelle rinnovabili grazie a incentivi, contributi, esenzioni, con profitti enormi
La condizione di indigenza dei paesi sardi porta i comuni a vendere territorio, risorsa ambientale, per sopperire ai bisogni più necessari della popolazione. E’ la terribile legge della povertà ma anche l’incapacità di progettare uno sviluppo più consono agli interessi della gente nell’immediato e nel medio termine.
Bastano pochi vantaggi di minor spesa in energia elettrica e qualche occupato in più per alienare terreni, compromettere l’ambiente e trovarsi poi con un cimitero di ferraglia da smaltire.
Interessi capitalistici internazionali, decisioni politiche, vantaggi economici privati ci sottraggono beni ambientali e rubano risorse ai sardi. Una parte importante del bene ambientale ce lo siamo già venduto. Non ci rendiamo conto di quanto c’è stato sottratto, di quanto non abbiamo saputo difendere. Ma ciò che ancor più ci preoccupa è che ci hanno rubato una parte di futuro.
Oggi la questione più importante della Sardegna è la corretta amministrazione del territorio. Occorre prendere coscienza pubblica che il capitalismo speculativo dell’energia ci sta sottraendo il suolo che abitiamo, che calpestiamo. Il valore ambientale è la risorsa più importante della Sardegna, una risorsa che dovrebbe investe una nuova economia agro-pastorale, la produzione alimentare biologica, il turismo delle zone interne, la qualità della vita e della salute.
Quale risposta dare a questo teatro dove si giocano interessi economici esterni all’isola e contro l’isola?
A Bitti si è costituito un “Comitato per il NO al parco eolico di Gomoretta” che vuole fare luce su molti aspetti oscuri. La notizia la si è saputo da un articolo di giornale. Perché la popolazione non è stata informata? Si attende una posizione chiara e netta dell’amministrazione comunale. Ricordando che non valgono i giochetti dei vantaggi sulla bolletta della luce e sulla modesta e provvisoria occupazione, di fronte al danno ambientale e alla alienazione del territorio. Non si può vendere l’identità territoriale per un piatto di lenticchie, anche se ben condite.
C’è un fatto fondamentale da precisare: la Sardegna presenta già un surplus energetico pari al 43% della produzione, insomma produciamo energia più di quella che consumiamo, per poi pagarla il 30% in più! Dunque produciamo energia per venderla, per il continente, ma i profitti non vanno ai sardi ma ai capitali internazionali. Noi ci rimettiamo territorio, bene naturalistico e ambientale, paesaggio e bellezza che sono autentiche risorse economiche.
Ma c’è anche una questione che riguarda la gerarchia costituzionale dei valori. Sentenze della Corte costituzionale hanno sancito che il “valore primario del paesaggio non può essere subordinato ad altri valori ivi compresi quelli economici, anzi deve essere capace di influire profondamente sull’ordine economico sociale”.
Per l’ambiente si decide tutto a Roma: un fatto da tenere presente, nel ricordare i settant’anni dello Statuto.
Ci stanno rubando persino il vento e il sole. Noi non sapevamo, ora sappiamo: che ce ne facciamo di questa sapere? Una cosa è certa: se la popolazione di Bitti prende coscienza e si oppone con decisione non esistono altre forze che impediscano la vittoria. Semus meres in domo nostra.
Bachisio Bandinu
By Mario Pudhu, 2 marzo 2018 @ 17:47
Su “Parco eolico” a Bitti at a èssere su “presente” (altrimenti detto regalo) de Renzi a su Síndhigu de Bitti prommore de totu sos Bitichesos (e mancari solu un “anticipo” de su chi su Presidente de su Cossizu regionale Ganau e de sa RAS Pigliaru ant pedidu a Mattarella coment’e “Nuovo Piano di Rinascita per la sa Sardegna” ca «la Sardegna gode di una condizione di insularità» comente at nadu Ganau pro motivare cust’àteru regalo, su 26 de frearzu in s’intervista chi li at fatu in d-unu TG de Videolina Stefano Fioretti (h. 13.30). E se «la Sardegna GODE», pessade sa cusseguéntzia lógica pro sos ‘politici sardi’!
Nois Sardos però che la furriamus totu in cummédia, la leamus a ríere, a brulla, su chi est solu una tragédia su cancru de s’Itàlia chi nos che at manigadu fintzas sos cherbedhos e de sos partidos e ‘politicos’ de sa dipendhéntzia chi nos est bochindhe (chi a sos dipendhentistas, però, lis depet allegrare própriu su coro, isterrindhe tapetos retzindhe/acasazendhe sos “amici” chi benint a lis batire “presentes” e dare una mano, ca totu su raportu tra Sardigna e Itàlia, tra Sardos e Italianos est totu chistione tra amici, gopais, compagni, camerati, famigliari. Totu chistiones de famíllia.