il Pericolo è il nuovo fascismo o la nascita di uno stato autoritario? di Benedetto Sechi
Il pericolo di fascistizzazione dell’Italia è davvero reale? Ci si interroga in questi mesi su un fenomeno mai sopito, ma che vediamo crescere in tutta Europa, l’Olanda, la Germania e la Francia, ma che dire della deriva marcatamente di destra, che caratterizza il governo spagnolo?
Il pugno di ferro contro il popolo catalano, gli arresti e la detenzione di molti dirigenti politici, sono di per sè un fatto grave, che ledono la più elementare ed importante regola della democrazia, la scelta che i cittadini compiono attraverso il voto, per darsi legittimi rappresentanti e programmi di governo. Il silenzio dei capi di governo, ma anche delle forze sia di destra che di sinistra sulla vicenda catalana dovrebbe preoccupare non poco.
L’Europa, tenta di uscire da questa crisi, importata dalla culla del capitalismo U.S.A. e dalle piazze della finanza mondiale, ma emerge il suo profilo fragile e debole, impaurita e prigioniera di regole rigide ed incapace di rilanciare un progetto di federalismo dei popoli, perseguito, peraltro, con scarsa convinzione, consegnandosi al mercato e alla globalizzazione senza colpo ferire.
Così, una classe dirigente poco accorta ha tentato di piegare agli interessi delle rispettive nazioni le convenienze dello stare insieme, la Francia e la Germania sono in prima fila, mentre l’Inghilterra saluta e se va. Si è martoriata la Grecia, per dare l’esempio e far capire chi comanda, cioè le banche e la finanza speculativa. Doveva essere chiaro che quegli interessi avessero la prevalenza sul benessere dei cittadini e sul mantenimento di uno stato sociale adeguato ai loro bisogni.
Con la “Questione Greca” si è voluto anche inibire una visione più progressista del governo europeo e degli stati membri.
In questa situazione le pulsioni nazi-fasciste sono cresciute, facendo leva su un malessere diffuso dei ceti meno abbienti (un tempo le avremmo chiamate più appropriatamente classi sociali), che con la crisi hanno subito un impoverimento sensibile.
Per la prima volta, dal dopoguerra, i ceti medi arretrano e vedono vanificare i loro sforzi per migliorare la qualità della vita dei loro figli. Si insinua, gradatamente, la convinzione che questi saranno più poveri, avranno meno opportunità, nonostante il livello di istruzione raggiunto sia superiore o pari ai loro genitori.
E’ in questo brodo di coltura che la nuova destra cresce e si espande. C’è da preoccuparsi? Alcuni analisti politici ed intellettuali sostengono di no! Ma loro guardano solo alla destra folkloristica di Casa Pound. Sostengono che la solidità delle democrazie occidentali è tale che non potrà essere messa in discussione, da nostalgici mussoliniani, violenti o meno che siano. Una visione miope del futuro questa. Certo non ci sarà una marcia su Roma, con a capo Salvini e Meloni, per farsi incaricare dal Presidente Mattarella, della formazione di un governo di salute pubblica.
La Lega, antifascista di Bossi, messe in cantina le ampolle e gli elmi con le corna, cancella il nome Nord dal simbolo, smette di urlare contro i meridionali pelandroni e Roma ladrona, per farsi partito nazionale a tutto tondo, con tratti però, marcatamente di destra. Ecco quindi, accentuata la xenofobia, ed il razzismo, cambiano solo i soggetti da additare al pubblico ludibrio. Non più i terroni o gli zingari (troppo pochi numericamente per mettere in pericolo la rinata italianità).
Il pericolo sono gli immigrati. E su questo tema si ha gioco facile. Gli italiani, che mai sono realmente esistiti come popolo, diventano tale, se paventano che il loro malessere è dovuto a flussi immigratori incontrollati e favoriti da una sinistra buonista ed incapace, accusa non del tutto infondata.
Ragionamenti semplici, ma che fanno presa su cittadini stremati dalla crisi, spaventati dal futuro incerto, disponibili ad appendersi a qualunque cosa, fosse anche un Salvini o il redivivo Berlusconi.
Un fascismo versione nuovo millennio, che in Italia non è mai morto, utilizzato negli anni settanta per tenere il potere saldo nelle mani della Dc, attraverso la strategia della tensione. Toppo presto ci si è dimenticati delle stragi di stato, dei servizi segreti deviati, nonostante in tanti abbiamo vissuto direttamente quegli anni. Una destra che pur strizzando l’occhio ai neo-fascisti però, si presenta, difendendo la Costituzione Repubblicana, intestandosi la vittoria del referendum, sulle riforme pasticciate di Renzi e del PD. Una nuova destra che vuole rassicurare. Ma non una destra liberale. una destra però più accorta, che solleva temi e bandiere un tempo della sinistra, presente nelle periferie delle città, tra le fabbriche in crisi, meno tra i giovani che ne diffidano e preferiscono riporre la loro protesta, ma talvolta anche il loro impegno politico, nelle mani del Movimento 5 Stelle.
Una destra che guarda con simpatia, in egual modo, sia Trump che Putin. Sono questi i modelli cui la nuova destra italiana si rifà. Più Putin che Trump, i due personaggi però si somigliamo moltissimo, divergono solo perché agiscono in contesti nazionali con regole democratiche diverse, profondamente diverse.
Ma non c’è dubbio che entrambi, incarnano uno degli elementi che da sempre caratterizza i regimi di destra, l’uomo forte al comando!
Il pericolo del fascismo quindi è solo percepito, come si usa dire oggi dei fenomeni atmosferici? Non proprio! Certo nessuno è disponibile a farsi privare delle libertà individuali, sacrificate sull’altare di un nuovo fascismo, figuriamoci gli italiani di oggi poi. Ma c’è un pericolo non meno preoccupante, la nascita di governi autoritari, che da una parte rabboniscono e tengono buoni i cittadini meno abbienti elargendo prebende, in forma assistenziale, ne abbiamo sentito in questa campagna elettorale di ogni tipo, dal reddito di cittadinanza al veterinario gratis per gli animali da compagnia. Dall’altra riconquistano i favori dei possessori di redditi medio alti promuovendo deregulation su capitali e sanatorie varie.
Si osserverà, ma anche il governo a guida PD ha fatto più meno queste cose. Vero, così come ha tentato, attraverso la manomissione della Costituzione e la parziale dismissione delle autonomie locali, di ridisegnare un paese dove la gestione del potere fosse meno parlamentare, più nelle mani dell’esecutivo nazionale, sminuendo la figura stessa del Presidente della Repubblica, che con alti e bassi (vedi Napolitano) ha garantito un ruolo super partes.
Ecco il pericolo sta qui. Non è un caso che si vada a votare con una legge elettorale, frutto di un accordo tra PD e Destra, che volutamente consegnerà il paese alla ingovernabilità. State certi il prossimo passo sarà un accordo, tra questi, per una riforma in senso autoritario della Costituzione, dalla quale deriverà una legge elettorale dove il voto dei cittadini conterà ancor meno di oggi.
Ci dobbiamo rassegnare quindi? No, io non credo a quello che dicono molti, che gli italiani siano in maggioranza di destra. Certo non sono neanche in maggioranza di sinistra, ma hanno dimostrato, anche nel recente passato, che comprendono bene il valore della libertà e della democrazia. Speriamo sappiano badare a loro stessi.
25 febbraio 2018
Benedetto Sechi
By Enrico Lobina, 1 marzo 2018 @ 14:35
Condivido lo spirito dell’articolo. La vera dittatura antipopolare ed antidemocratica è quella del liberismo.
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