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La riforma della burocrazia regionale alla luce di una nuova visione del futuro della Sardegna – L’apertura del dibattito, di Enrico Lobina.
Posted By cubeddu On 18 febbraio 2018 @ 07:39 In Blog,Istituzioni sarde,Società sarda | Comments Disabled
L’EDITORIALE DELLA DOMENICA della FONDAZIONE SARDINIA.
Allora perché non ci si concentra sulla riforma della regione? Per meri calcoli opportunistici o perché ridisegnare la burocrazia regionale significa discutere del futuro della Sardegna?
“La scarsa propensione della classe dirigente regionale ad affrontare problemi amministrativi complessi portò a rallentare e a non approvare norme […] che avrebbero dovuto costituire il nerbo di una politica gestionale orientata verso canoni di buon andamento dell’amministrazione”[1]. Così scriveva Daniele Sanna, discutendo della Regione Sardegna dal punto di vista amministrativo e finanziario dal 1949 al 1965.
Ancora oggi è così. La legge regionale che oggi, nel 2018, sovraintende alla struttura dell’amministrazione centrale è la legge regionale 1 del 1977. Quella legge istituiva l’assessorato alla Riforma della Regione, che ancora oggi si chiama “Assessorato degli affari generali, personale e riforma della Regione”.
Non passa giorno, però, che sui giornali e nelle televisioni locali non si lancino accuse contro la “burocrazia regionale”, altrimenti detta “macchina regionale”. Allora perché non ci si concentra sulla riforma della regione? Per meri calcoli opportunistici o perché ridisegnare la burocrazia regionale significa discutere del futuro della Sardegna?
Oggi il Sistema Regione, che comprende 15 Enti, Agenzie e l’Amministrazione Centrale, ha circa 12.200 dipendenti. Se si scorpora Forestas, si scende a circa 7.193 dipendenti. Coloro che fanno riferimento al contratto collettivo regionale sono 6.731, poiché alcuni enti ed agenzie (Arpas, Sardegna Ricerche, Istituto Zooprofilattico) non hanno il contratto collettivo regionale. Una parte consistente del Sistema Regione è basato a Cagliari.
Dall’inizio della storia autonomistica, il legislatore e l’esecutivo sardo hanno avuto il timore che l’apparato burocratico regionale non recuperasse i difetti dell’apparato ministeriale romano. Così non è stato. Si è scelto di riprodurre la strutturazione, e l’accentramento, tipico delle strutture ministeriali.
Lo Statuto Sardo, tuttavia, all’art. 3 è chiaro: “la Regione ha potestà legislativa nelle seguenti materie: a) ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi della Regione e stato giuridico ed economico del personale”.
La Fondazione Sardinia ha deciso di approfondire il tema della riforma della burocrazia regionale alla luce di una nuova visione del futuro della Sardegna[2]. Vogliamo alimentare il dibattito.
Dal punto di vista giuridico, sino a dove si poteva, e si può spingere la volontà riformatrice della Regione nell’attuare l’art. 3, lettera a) dello Statuto?
Da un punto di vista storico, perché si è deciso di gestire la “macchina regionale” con provvedimenti parziali e “tampone”, che hanno perpetuato errori che si ripetono dall’inizio della storia autonomistica?
Quali sono state le proposte organiche di riforma presentate negli ultimi trenta anni e non attuate? Chi le ha presentate e per quale ragione non sono state attuate?
La ricerca del programma 2018 è aperta al contributo, all’opinione, all’analisi di ciò che è stato.
Non di meno, vorremmo ragionare sul presente e sul futuro. Nell’era della “burocrazia europea” e degli “indicatori della performance”, nonché in una epoca in cui in Italia è “guerra alla burocrazia”, riceviamo volentieri proposte e suggerimenti, analisi complessive e singoli spunti, i quali siano concretamente attuabili (normative e conti alla mano) o parzialmente o totalmente utopiche.
Come vogliamo che sia la burocrazia regionale tra 20 anni? Come realizziamo il “decentramento” di cui si parla dall’inizio della storia autonomista? Come il “telelavoro”, l’internet of things ed i big data devono cambiare l’amministrazione regionale, e come e con che velocità devono essere internalizzati dalla pubblica amministrazione?
L’austerità di bilancio, e la prospettiva della netta diminuzione dei lavoratori pubblici nei prossimi 10 anni, insieme ad un netto invecchiamento, è positiva o no?
Il tema si interseca con ogni aspetto del vivere collettivo, dagli aspetti più vicini (riforma degli enti locali e spopolamento) a quelli più articolati (modello di società).
Chi ha proposte ed interesse a discuterle, le presenti.
[1] Daniele Sanna, Costruire una regione – Problemi amministrativi e finanziari nella Sardegna dell’autonomia (1949-1965), Carocci, Roma 2011, p. 218
[2] Il dibattito è cominciato nel 2013 col contributo, discusso in Fondazione Sardinia, di Salvatore Cubeddu “Per una Sardegna nuova”, cfr. http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?p=7224
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