Corsica, Macron apre ai nazionalisti. Ma non basta: “Un’occasione persa”.
Il presidente francese lascia intendere la concessione di uno statuto speciale. “La nazione sarà citata nella Costituzione”, ma resta fermo sulle altre rivendicazioni. Da La Stampa, 8 FEBBRAIO 2018
Ha parlato poco più di un’ora ieri a Bastia, una delle città simbolo dei nazionalisti puri e duri. Un discorso atteso quello di Emmanuel Macron, a conclusione di un viaggio di due giorni nella Corsica che chiede più autonomia. E che alle elezioni regionali del dicembre scorso ha regalato la vittoria al tandem
costituito dal leader autonomista Gilles Simeoni e da quello indipendentista Jean-Guy Talamoni. Il Presidente ha rigettato le principali rivendicazioni dell’isola, ma concedendo alla fine, quasi un colpo di scena, di «menzionare la Corsica e la sua particolarità» nella Costituzione, ora che a Parigi ci si appresta a negoziarne una nuova versione.
Dopo che hanno finito di parlare, Simeoni e Talamoni, rimasti imperterriti, non hanno applaudito.
E il primo più tardi ha definito «un’occasiona persa» la trasferta del presidente, «anche se noi restiamo in uno spirito di dialogo». Rifiutando il muro contro muro alla catalana.
Cosa chiedeva al presidente la Corsica dove c’è un’alleanza dei nazionalisti al potere? Non l’indipendenza
(Talamoni e i suoi sono minoritari e lo stesso leader ha ammesso che «per almeno dieci anni non se ne parla»). Ma avanzavano altre richieste che, da un punto di vista italiano o spagnolo, non sembravano esagerate.
Vogliono che il corso diventi lingua ufficiale accanto al francese.
Però, niente da fare. Macron ha detto ieri che «il corso deve essere preservato» e «il bilinguismo riconosciuto». Ma farne una lingua ufficiale provocherebbe discriminazioni, perché diventerebbe obbligatoria per certi posti di lavoro nell’amministrazione pubblica. Altra richiesta, quella di uno «statuto di
residenti»: dare la possibilità di comprare beni immobiliari solo a chi vive nell’isola da 5 anni e soltanto a loro concedere eventuali sgravi fiscali. Macron ha risposto con un niet, «perché non arginerebbe la speculazione immobiliare, che così si vuole combattere ». I nazionalisti vorrebbero un’amnistia per quelli che considerano i «prigionieri politici », in carcere per aver partecipato agli attentati del passato (il Fronte di liberazione corso ha rinunciato alle armi nel 2014).
L’ipotesi era stata già rigettata dal presidente ad Ajaccio, dove si trovava a omaggiare il prefetto Claude Erignac, assassinato vent’anni fa dai nazionalisti.
Macron era stato fermato per strada da Stéphanie Colonna, moglie di Yvann, condannato come killer dell’agguato (ma lui ha sempre negato). La donna non aveva chiesto l’amnistia ma che almeno il marito fosse trasferito in un carcere dell’isola. Il presidente ha dato la sua disponibilità, da verificare nei fatti.
Per il resto, il discorso di ieri è filato liscio fino alla fine, ribadendo il ruolo primordiale della Francia nella gestione dell’isola (non l’ha detto, ma ammontano a due miliardi per appena 330mila abitanti i trasferimenti netti dello Stato verso la Corsica).
Sì, fino a quella concessione, menzionare l’isola nella nuova Costituzione, forse l’anticamera di un nuovo statuto speciale, anche se il presidente ha subito precisato che «questo passo non ne precederà molti altri».