UN TEMA SERIO DECLASSATO A POLEMICA ELETTORALE, di Massimo Franco
Da Il corriere della sera 6 febbraio 2018.
Per capire quanto l’Italia stia pericolosamente giocando col fuoco del razzismo basta registrare le reazioni delle istituzioni europee.
Inserire il cecchinaggio xenofobo a Macerata nella campagna elettorale si sta rivelando un’operazione spregiudicata e pericolosa. Si soffia sull’orrore seguito all’omicidio di una ragazza romana, del quale
il presunto responsabile è un nigeriano.
E si approfitta dell’intera vicenda per far venire a galla i peggiori istinti del Paese; con un supplemento di emotività e di strumentalismo che gonfia le paure.
Il fatto che quanto avviene in Italia non sia isolato, spiega la durezza della Commissione Ue. Il timore è che una nazione considerata più tollerante di altre, si riveli più razzista di quanto pensasse; e che la sparatoria nelle Marche contro alcuni immigrati di colore possa segnare l’inizio di una deriva violenta destinata a propagarsi.
A Macerata c’è stato «un attacco volontario ai nostri valori fondamentali, un tentativo di distruggere il
tessuto che ci lega come europei», ha dichiarato il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans. Si tratta di «un attacco a vittime innocenti».
È l’altolà di un’istituzione preoccupata, e forse imbarazzata per avere aiutato poco l’Italia. E accompagna le parole accorate del capo dello Stato, Sergio Mattarella, sull’esigenza di «sentirsi una comunità in cui si vive insieme agli altri: il contrario dell’egoismo che porta alla diffidenza, all’ostilità, all’intolleranza e, qualche volta, alla violenza».
È il tentativo di recuperare un’analisi meno istintiva di quanto è successo; e di non fomentare l’allarme su una presunta «invasione» degli immigrati proprio mentre i numeri dicono il contrario.
Operazione non facile. Quelli che il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, bolla come «imprenditori della paura», pensano di incassare alti profitti elettorali. E sicuramente sconcerta vedere che il centrodestra ritrova un simulacro di unità solo nei proclami contro l’immigrazione «colpa della sinistra»: sebbene il leader di FI, Silvio Berlusconi, abbia poi corretto un po’ il tiro, preoccupato di perdere voti moderati ricorrendo la Lega.
Ma anche gli altri tendono a vedere solo colpe altrui. Il M5S rinfaccia le responsabilità al sistema; il Pd a Berlusconi. Tutto è schiacciato dalla propaganda per il 4 marzo.
E la domanda è a quale costo, e con quale regressione, i partiti si accapigliano sull’immigrazione. Che esista un allarme è evidente. Il rischio è di trattarlo con parole d’ordine ideologiche e ipocrite. È il riflesso di
un problema strutturale affrontato come un’emergenza; e aggravato dalla solitudine dell’Italia in Europa. Lo spettacolo di questi giorni, tuttavia, rischia di isolarla ancora di più; e, di nuovo, di favorire gli estremismi.