Lingua veicolare e formazione degli insegnanti (intervento e dossier)
di Bachisio Bandinu
Bisogna ricondurre a una giusta misura e soprattutto a una soluzione costruttiva la polemica sorta tra l’Università di Sassari e le direttive della politica regionale sulla lingua e cultura sarda. Ovviamente nel rispetto dell’autonomia della facoltà universitaria turritana e nel rispetto rigoroso delle disposizioni normative approvate ed emanate dall’Assessorato della Pubblica Istruzione. La direttiva è chiara: nella organizzazione dei corsi di formazione per insegnanti di lingua e cultura sarda, il sardo è lingua veicolare in almeno il 50% delle ore di lezione. Non si può venir meno a questa condizione posta dai protocolli approvati dalla RAS in materia di politica linguistica. Se l’Università di Sassari non condivide queste disposizioni ha diritto di rifiutare l’accordo e magari organizzare in proprio corsi secondo la propria visione metodologica e scientifica. Non è corretto fare entrare nella questione specifica altri aspetti, magari importanti ma da discutere in un altro contesto, come il dibattito sulla limba sarda comuna o sulle altre varietà linguistiche minoritarie che hanno diritto ovviamente a una loro validità veicolare. Nella polemica ci sono stati interventi di contrapposizione netta e aspra ma non bisogna scaricare queste tensioni sull’Assessorato e sul responsabile del Servizio di lingua e cultura sarda. Il dottor Giuseppe Corongiu ha dedicato con l’impegno e competenza molti anni per la valorizzazione della lingua sarda, nel suo ruolo specifico ha proposto progetti all’Assessore competente attuando fedelmente le delibere degli organi superiori. Il suo ruolo in Assessorato è stato ed è veramente prezioso per gli studi fatti e per la competenza anche amministrativa in materia di lingua, non vedo nel panorama attuale una persona di pari livello che possa sostituirlo in questo compito specifico.
Tuttavia la polemica ha risvolti positivi per approfondire alcuni aspetti particolari. Uno riguarda la competenza degli insegnanti universitari, bravissimi nelle loro discipline, ma a volte non del tutto padroni di un uso veicolare del sardo. Le soluzioni ci sono : intanto si prova e si fa esperienza, si acquisiscono gradualmente competenze e si approntano metodi didattici congrui. Là dove si avesse bisogno di contributi esterni non mancherebbero competenze relative a settori specifici. È solo questione di buona volontà. Se invece manca la convinzione della importanza di una valorizzazione de sa limba, allora scattano meccanismi difensivi che all’occasione diventano aggressivi e distruttivi. Si non si bi credet, sos contos non torrant.
La proporzione del 50% nell’uso del sardo veicolare mi sembra equilibrata perché c’è anche una cultura sarda parlata in italiano, tuttavia personalmente sarei favorevole a una percentuale più alta a favore della lingua sarda perché il compito di una politica linguistica è quella di diffondere il sardo nella scuola, in famiglia e nella comunicazione mass mediatica. In definitiva l’obiettivo è il bilinguismo: la Sardegna ha due lingue, il sardo e l’italiano, con pari dignità e pari opportunità di parola e di discorso.
Ma l’aspetto ancora più importante è quello relativo a una presunta incapacità della lingua sarda di rispondere realmente ai problemi e alla complessità del mondo contemporaneo. È una convinzione diffusa, nonostante, in linea di principio si sappia (e in qualche modo anche si accetti) che ogni lingua può parlare il proprio tempo. Forse, anche negli ambienti accademici, si risente eccessivamente delle affermazioni di Wagner circa i caratteri agropastorali della lingua sarda e dunque circa i suoi limiti nei processi di concettualizzazione e di astrazione. Si tratta di una convinzione assolutamente inaccettabile perché risponde a una concezione della lingua come vocabolario, come nomenclatura, che crede nel rapporto obbligato e necessario tra oggetto e nome secondo un naturalismo linguistico. In verità la lingua è nella infinita possibilità combinatoria delle parole, nella creazione metaforica e nei procedimenti metonimici. Riguardo a questa virtualità creativa il sardo ha già dimostrato la sua enorme capacità discorsiva. Per quanto riguarda il lessico, che lo stesso Wagner ha riconosciuto essere ricchissimo, il vocabolario di Mario Puddu registra più di 100.000 lemmi, che aumenteranno significativamente in un prossimo aggiornamento. Ciascuna lingua arricchisce il proprio lessico con neologismi, prestiti, trasformazioni, invenzioni. La lingua non è un deposito di parole, è un organismo in movimenti che sa nominare cose e fenomeni a mano a mano che si presentano.
Ma il discorso merita ben altre riflessioni e discussioni. Si tratta solo di convincersi, riguardo alla recente polemica, che il ruolo delle università sulla questione della lingua sarda, sulla sua valorizzazione e sulla metodologia d’insegnamento, è del tutto fondamentale. Proprio per questo ruolo e responsabilità occorre che le università sarde dedichino studi, dibattiti, incontri con la gente sul sardo come lingua viva e non solo come lingua morta.
Bachisio Bandinu
Cagliari 19 luglio 2011
DOSSIER
Lingua sarda tra differenze e malintesi
di Diego Corraine | tutti gli articoli dell’autore
Il 15 di luglio, La Nuova Sardegna e Sardegna24 hanno pubblicato dichiarazioni del prof. Attilio Mastino, Rettore della Università di Sassari, a proposito della controversia con la Regione sarda circa i corsi di formazione in sardo per insegnanti. Si tratta, a mio modesto parere, di affermazioni sorprendenti, soprattutto per la loro contraddittorietà, che non sappiamo se dipenda da una diversa valutazione di chi ha scritto gli articoli o da opinioni opposte del Rettore stesso.
Infatti, chi ha letto la Nuova ha avuto la sensazione che il prof. Mastino abbia fatto “pace” con la Ras, sconfessando le posizioni dei professori Morace e Lupinu, Manca, Schirru, Toso, della “Commissione lingua sarda” del suo Ateneo, accettando in pieno, quindi, le giuste richieste della Regione nell’incaricare l’Università dei corsi per formare il corpo docente a insegnare “il” sardo e “in” sardo nelle scuole. Niente di meglio del farlo direttamente in sardo per almeno il 50% delle ore di lezione da parte dei docenti universitari, come sembra leggendo le dichiarazioni del Rettore alla Nuova. Del resto, come si potrebbe chiedere tale abilità ai docenti delle scuole inferiori e superiori, se già i docenti universitari non lo faranno? In una grande operazione a cascata dall’alto in basso (che potremmo chiamare “In sardo a scuola”), l’Università sarebbe meritoriamente protagonista del rafforzamento e modernizzazione del sardo, in un settore strategico per la trasmissione della lingua: la scuola. Allora tutto risolto secondo l’articolo della La Nuova Sardegna? Parrebbe di sì.
Però, chi ha avuto per le mani Sardegna24, ha letto dichiarazioni dello stesso Rettore che suonano più “di guerra” che di pace. Infatti, egli afferma che “l’Università di Sassari sosterrà l’insegnamento della lingua sarda con lezioni frontali e laboratori”. Che significa? Che tale insegnamento sarà semplicemente proposto, promosso, auspicato, “sostenuto” quindi, o verrà realmente “effettuato”, più o meno nella percentuale richiesta? Non è una differenza da poco. Staremo a vedere. Ciò che sgomenta, però, e che minaccia di sminuire o compromettere la portata della formazione (e dell’impegno del Rettore), è l’affermazione secondo la quale: “il sardo non può essere utilizzato per insegnare qualsivoglia materia”. Come, che cosa lo impedisce? Se, nei corsi di formazione, gli insegnanti che ne fruiranno potranno essere di tutte discipline (dalla chimica, fisica, matematica, scienze, alla storia, geografia, musica, ecc.), che senso ha che il Rettore ponga limitazioni? Quali discipline potranno svolgersi in sardo e perché?
Se ci fossero tali limitazioni o riserve, la formazione sarebbe proposta solo per alcune discipline e insegnanti, con una discriminazione arbitraria, frutto di pregiudizi linguistico-ideologici, che convertirebbe la formazione stessa in una esperienza mutilata. Questa limitazione è conseguenza di una decisione già adottata nel Progetto sassarese o un parere personale del Rettore, visto che aggiunge: “a meno che non vogliamo cadere nel ridicolo”, in riferimento alla possibile terminologia da adottare in sardo?
Spero che non prevalgano valutazioni personali in una materia così delicata, come sembrerebbe quando si oppone “petrozu” a un —immagino— “petròliu”, sicuramente più giusto e corrispondente agli standard terminologici internazionali oramai affermati, che propongono, anche in sardo e nelle altre lingue neolatine, termini adattati principalmente dal latino e dal greco. Perché paventare questo pericolo, se saranno i docenti stessi dell’Università a impartire le lezioni, che si atterranno, spero, a protocolli consolidati in materia terminologica? A che serve mortificare o sminuire chi fuori dell’Università opera per rafforzare, promuovere il sardo e ne propone terminologia moderna?
Ben sapendo che, anche altrove, l’Università non è stata la sola a occuparsi degli sviluppi moderni delle lingue emergenti. Da almeno vent’anni è chiaro in Sardegna come si deve operare in terminologia. Anche osservando e studiando le esperienze altrui. Ne sono una testimonianza diverse pubblicazioni, comprese il mensile in sardo SU CURREU dell’Unesco, Le Monde diplomatique in sardo e altri periodici, anche in Internet.
Capisco, tuttavia, la preoccupazione del prof. Mastino, per il semplice fatto che l’Università non ha ancora affrontato quello che —almeno psicologicamente— è uno scoglio per le lingue che si affacciano all’ufficialità e alla modernità come il sardo. Il processo per completare il sardo con la terminologia scientifica necessaria, infatti, può essere compiuto solo quando si affronta la sfida di scrivere in sardo su tutto, come molti di noi sperimentano da tempo.
Ed è pure comprensibile che, all’inizio, non si sappia come comportarsi in campo terminologico. Siamo e dobbiamo essere disposti al confronto, anche per evitare ingenuità sempre in agguato. A tutti noi è forse venuto il sospetto, inizialmente, che in sardo non si possa dire, per esempio, “morfologia” ma semmai “istùdiu de sas formas”, senza pensare che rischiamo di confondere la parola con la sua definizione. Anche perché, anche in italiano potremmo dire “studio delle forme” ma, poi, non rinunciamo a dire, sinteticamente, “morfologia” (come morphology, morphologie, morfológie in altre lingue), ben sapendo che con “morfologia” non intendiamo solo lo studio delle forme. In tutte le lingue, l’adozione di termini “sintetici”, formati da un solo vocabolo di derivazione greco-latina, in generale, è indice di sviluppo coerente delle lingue, sempre più alto e astratto. Perché ciò non dovrebbe valere anche in sardo?
Crediamo di non dire niente di nuovo. Non vogliamo insegnare niente a nessuno, ma solo stabilire punti di riferimento comuni, capire se parliamo delle stesse cose ormai accettate dappertutto. Non aiuta il descrivere in modo riduttivo, con l’esempio dell’infantile “petrozu” di quarant’anni fa, il mondo che si muove per la modernizzazione e l’ufficializzazione del sardo in “tutti” gli ambiti e usi, così come consente anche la tanto invocata, da più di cinquant’anni, legge statale 482/99 o le tante Dichiarazioni sui diritti linguistici che difendono il diritto di tutte le lingue a compiere il salto verso la modernità in tutti i campi. Tutti dovremmo, semmai, fare quanto necessario per consolidare il lessico patrimoniale e non allarmarci per l’introduzione di migliaia di internazionalismi in sardo, per favorirne l’uso nell’amministrazione, nelle materie scolastiche, nell’informazione, nella sanità. Direi, per tranquillizzare gli scettici e i tiepidi, che è forse più gravoso difendere le prime 3 o 4 mila parole del lessico fondamentale, pesantemente condizionate dalle innecessarie interferenze dell’italiano (funerale, cuginu/-a, anziché interru, fradile/sorrestra, ecc.), che adottare/adattare termini di dominio internazionale, parzialmente piegati al sardo.
Ironia della sorte, forse, è più difficile fare una lezione sui rapporti di parentela in sardo immune da italianismi, che una lezione di chimica, in cui i termini “ànodu, àtomu, catalizadore,èteres, eletrolita, ecc.” non hanno accettabili alternative, perché ormai adottate anche da appositi accordi internazionali ISO (Organizzazione internazionale per la standardizzazione). Le difficoltà di insegnare chimica in sardo non derivano dai termini che è necessario adottare e che non potranno essere diversi da quelli di altre lingue, anche non indo-europee, ma semmai dai concetti che corrispondono ai termini stessi. E tale difficoltà, se c’è, è comune a tutte le lingue, non è limitata al sardo. E in questo condividiamo le preoccupazioni dell’Università di Sassari.
Non capisco poi perché, nelle dichiarazioni del Rettore a Sardegna24, si vuole che la Regione valuti opportunamente le osservazioni dell’Università, se subito dopo egli stesso dichiara con tono inusuale: “siamo pronti, se sarà, necessario, a fare corsi a spese nostre”. Con quali soldi, se si dice sempre che l’Università non ne ha? Se invece si avessero, perché non farlo già da tempo, allora, precedendo la stessa Regione e le sue supposte costrizioni? Infine, perché tirare in ballo la “limba sarda comuna”, che non è prescritta nei Piani triennali come norma per l’insegnamento? A che giova buttare sul tavolo del confronto un elemento non proposto da nessuno? Ma poiché il prof. Mastino lo esibisce come oggetto di scandalo e riprovazione, bisogna sottolineare che essa è solo una proposta di norma scritta che, a ben vedere, ha tenuto conto anche della tradizione dei tanti autori di tutta l’isola, che hanno sempre bilanciato la propria varietà personale/locale con una modalità più universale. Non solo non è in contraddizione con la tradizione letteraria, ma ne è l’espressione più coerente e comprensiva.
Ma per fugare le evidenti diffidenze e malintesi, non sarebbe utile che il Rettore Mastino avviasse un confronto aperto e specifico, sui rapporti tra varietà locali e possibile modalità ufficiale, tra oralità e scrittura, tra lingua parlata e lingua letteraria? Sarebbe un passo avanti per tutti, se abbiamo davvero a cuore lo stesso risultato positivo per il futuro della lingua sarda. *Membro dell’Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda
18/07/2011
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LA NUOVA SARDEGNA – Politica: Corsi di lingua sarda Tra università di Sassari e Regione è finita la guerra
15.07.2011
Raggiunto un accordo tra l’assessore Sergio Milia e il rettore Mastino: via a una commissione paritetica
Galluresi e campidanesi discriminati? Dibattito tra i poeti e prosatori isolani PAOLO PILLONCA CAGLIARI. Se non proprio una pace, sicuramente è una tregua significativa: la Regione e l’Università di Sassari hanno raggiunto un accordo, auspici l’assessore alla Cultura Sergio Milia e il rettore Attilio Mastino. «Tra noi c’è unita d’intenti sulla tutela e valorizzazione della lingua sarda», dice l’assessore Milia. «Dei dettagli si occuperà una commissione paritetica». Intanto L’ateneo avvierà i corsi per la formazione di insegnanti di sardo. Spiega il rettore Mastino: «Nelle lezioni, sperimentalmente (‘non dimenticare l’avverbio’, raccomanda), si utilizzerà il sardo al cinquanta per cento mentre i laboratori si terranno interamente in limba». E per gli insegnanti che cosa si farà? «Chiameremo esperti esterni», risponde Attilio Mastino. Rispetto alla diatriba di mesi e mesi, indubbiamente è un passo in avanti degno di nota e foriero di novità positive. In altre parole, il mare non è più agitato. Perché ridiventi calmo ci sarà però da rimuovere qualche equivoco. Chi ha paura della lingua sarda? La domanda, vecchia ma sempre ricorrente, se l’è posta l’ex-assessore regionale alla Cultura Maria Antonietta Mongiu sul sito internet di “Sardegna Democratica”. La risposta è fin troppo ovvia: quelli che non la conoscono e ne hanno paura, come i bimbi con il buio. La competenza attiva del sardo rischia di rovesciare qualche gerarchia. Frattanto, a far giustizia di critiche pretestuose -di provenienza varia- su una presunta discriminazione nei confronti di alcune parlate intervengono poeti e prosatori di fama riconosciuta, quasi tutti vincitori del premio ‘Ozieri’, il più antico e prestigioso. Dice Gianfranco Garrucciu, Tempio: «Noi galluresi discriminati? E vero l’esatto contrario. Non solo nei miei confronti, ma per i poeti e prosatori venuti prima e dopo di me: penso soprattutto a Giulio Cossu e Maria Teresa Inzaina». Per Giovanni Piga, poeta nuorese ormai celebre e presidente di concorsi letterari anche in area campidanese, queste critiche sono «una casta de machìghine (una specie di follia): la mia esperienza è di tutt’altro tipo». Traduzione: chi la pensa così lo fa per ignoranza o malafede. Piga, che è anche presidente del premio di Mamoiada, ricorda alcuni nomi di vincitori di quel concorso, di variante diversa da quella considerata egemonica: «Paola Alcioni di Cagliari, Gianfranco Garrucciu di Tempio, Giuseppe Tirotto di Castelsardo, Anna Cristina Serra di San Basilio». E i campidanesi, presunte vittime di non si sa chi? Per loro parla proprio Anna Cristina Serra, figura di rilievo primario nella poesia sarda contemporanea oltre che traduttrice di Sibilla Aleramo, autrice di un glossario sulla parlata del suo paese, testi teatrali e canzoni: «Non mi sono mai sentita discriminata. La prova? Nei fatti: tra i miei premi, oltre all’Ozieri, ci sono Bonorva, Lula, Mamoiada, Olmedo, Osilo, Posada, Pozzomaggiore, Sassari, Siligo, Thiesi e Villanova Monteleone. In partibus infidelium? No: una è la terra, una la lingua». Alla domande sulle presunte discriminazioni ride di gusto Antonio Maria Pinna di Pozzomaggiore, altro poeta “plurilaureato” e fondatore del concorso intitolato al padre Giorgio: «Tutte chiacchiere di malinformati- premette.- Basta guardare i risultati dei premi di poesia e di prosa in lingua sarda e si capisce subito come sia vero il contrario». Maria Tina Battistina Biggio di Calasetta, “mietitrice” di allori in ogni dove: «Qualche incomprensione all’inizio c’è stata. Ma oggi, dopo quindici anni di premi letterari, mi sento amata». La novità di rilievo viene però dai sardisti. Il segretario dei Quattro Mori Gianni Colli in un comunicato invita la Regione a combattere la battaglia «in nome dell’unico popolo europeo che non può coltivare la propria lingua». Per fare questo, il leader dei sardisti auspica «un atto di coraggio, una rivoluzione culturale e politica». Se l’appello non fosse accolto, ombre cupe si addenserebbero sul governo regionale. Colli viene da Oliena, il paese di Mario Melis. Difficilmente mollerà la presa.
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Sul Piano triennale della lingua sarda
di Diego Corraine | tutti gli articoli dell’autore 14 LUGLIO 2011
Non si rende conto il Rettore Attilio Mastino che, nel firmare il documento “Osservazioni sul Piano triennale…”, sta avvallando un’azione politica compiuta dall’Università, che egli regge e rappresenta, di discredito dell’operato della Giunta sarda in materia di politica linguistica? A questo proposito, l’Università avrebbe potuto, più opportunamente, espletare la sua funzione interlocutoria, elaborativa o critica dentro l’Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sardi, di cui è parte. Ma non lo ha fatto né lo fa. Si ricordi che tale organismo propone indirizzi generali per il perseguimento degli obiettivi di cui all’articolo 1 della Legge 26 e valutazioni sull’ attività svolta.
Non si capisce perché, invece, abbia scelto questa strada insidiosa di farlo pubblicamente, senza interloquire neppure all’interno dell’Osservatorio, sparando a zero su tutto e tutti.
È perciò evidente che si tratta di chiara ingerenza e del tentativo di ostacolare il corso dell’azione politica del Governo sardo e di giustificare la mancata risposta a una richiesta di collaborazione fatta dal Governo all’Università di Sassari. Fuori dai possibili ambiti previsti (uno di questi, l’Osservatorio) in cui sarebbe stato possibile criticare o modificare i criteri dei Piani triennali, peraltro già approvati anche dall’Università di Sassari e Cagliari, Lei sta avvallando questi tentativi di sovvertire decisioni e indirizzi consolidati!
Ci riferiamo alla richiesta della Ras (opportunamente e congruamente finanziata) perché la Università di Sassari organizzi ed espleti corsi di formazione per insegnanti in cui il sardo sia lingua veicolare in almeno il 50% delle ore di lezione, come condizione ineludibile. Nella fattispecie, la Ras si configura come il committente, la UniSS come esecutore di una prestazione formativa, verso la quale la UniSS può rispondere accettando o respingendo quanto proposto. O la RAS non può chiedere all’Università o altro ente di organizzare e svolgere corsi secondo protocolli da essa stabiliti? Altro che ingerenza nell’autonomia didattica nei normali corsi dell’Università, che non c’è e non può esserci, men che mai da parte della RAS.
È curioso osservare come il documento, ricorrendo alla disinformazione e al tentativo di intimidire scientificamente la controparte, la Ras, accusata di proporre linee didattiche e di politica linguistica vecchie e antidemocratiche, eluda la sostanza del contendere, ossia accettare o no di utilizzare il sardo veicolare nei corsi di formazione per insegnanti. In base a che cosa signor Rettore avvalla il tentativo di cambiare la volontà e le modalità previste, a torto o a ragione, dal committente, la RAS, peraltro già adottate nel Piano triennale per l’arco di tempo 2008/10.
Non sarebbe, invece, utile che l’Università di Sassari estenda i suoi interessi alla politica linguistica e alla standardizzazione delle lingue, che potrebbe essere di giovamento per tutti? Incomprensibile, dunque, che si sia lanciata contro la delibera RAS del 2007 che propone la norma sperimentale LSC nei documenti scritti, che non è imposta dai Piani triennali per i corsi di formazioni svolti dalle Università. Perché alimentare una finta guerra tra sardo da una parte e gallurese, tabarchino, algherese, sassarese dall’altra, quando invece tutti sappiamo che è la prepotente onnipresenza dell’italiano che ci mette tutti in pericolo? Perché tirare in ballo, in questo caso, una modalità di scrittura sperimentale come la LSC? I professori usino il sardo che pare loro più opportuno ma insegnino in sardo nella proporzione richiesta.
Abbiamo il timore che l’Università, così facendo, voglia spostare l’attenzione dal reale problema dal quale è afflitta, ossia la reale e quasi generale incapacità del suo corpo insegnante, così come è composto, di insegnare in sardo. Perché nasconderlo?
*Membro dell’Osservatorio regionale per la cultura e la lingua sarda
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LA NUOVA SARDEGNA – Istituzioni, Europa, Enti Locali: Corsi di lingua sarda, l’università di Sassari attacca la Regione
13.07.2011
SASSARI. Ritardi nella realizzazione del progetto sui corsi di aggiornamento per la formazione di lingua sarda nell’ateneo sassarese. Alle polemiche di questi giorni rispondono i quattro docenti rappresentanti dell’università per la lingua sarda: Giovanni Lupinu, Dino Manca, Carlo Schirru e Fiorenzo Toso. La nota ricostruisce la vicenda riportando puntualmente tutte le fasi dell’avvio del progetto. Era il 23 febbraio 2010 quando l’Università di Sassari ricevette un documento della Regione nel quale l’allora direttore del servizio di lingua e cultura sarda, dottor Corongiu, invitava l’ateneo sassarese ad attivarsi per l’esecuzione di corsi finalizzati alla formazione di insegnanti di lingua sarda, in quanto la Regione ha accantonato per tale scopo la cifra di 750 mila euro (relativi alle annualità 2008, 2009 e 2010) per ciascuna università isolana. Il 17 marzo 2010 il Senato Accademico dell’Università di Sassari designava una Commissione di Ateneo ad hoc, composta dai professori Aldo Maria Morace, referente amministrativo contabile, Giovanni Lupinu, Dino Manca, Antonello Mattone, Carlo Schirru, Francesco Sini e Fiorenzo Toso. L’Ateneo è rappresentato nell’Osservatorio per la lingua sarda dal prof. Angelo Castellaccio. In conclusione però, i corsi non vengono avviati, perche? «A distanza di oltre un anno l’Università di Sassari- si legge nella nota – sta ancora aspettando una risposta ufficiale e definitiva dalla Regione, positiva o negativa che sia. Inoltre, dopo tre convocazioni andate a vuoto, solo in data 28 giugno 2011 è stato possibile aver un colloquio con il dottor Corongiu che peraltro, in tale occasione, non rivestiva più, ufficialmente, il ruolo di direttore del Servizio lingua e cultura sarda della Regione, a tutt’oggi vacante». In quell’occasione, ricorda la nota, il delegato dell’assessore Sergio Milia proponeva, al fine di definire rapidamente la questione, l’istituzione di una commissione ristretta costituita da quattro rappresentanti dell’Università di Sassari, «prontamente indicati nelle figure dei professori Giovanni Lupinu, Dino Manca, Carlo Schirru, Fiorenzo Toso e due rappresentanti della Regione, di cui però tardano a pervenire i nominativi». Ma, dicono i docenti: «nonostante l’impegno personale dell’assessore, ogni ritardo è da addebitare esclusivamente ai funzionari della Regione sarda che, anziché promuovere una pronta definizione della questione, ne hanno dilatato i tempi, anche attraverso lunghi silenzi istituzionali». «Ciò – si legge nella nota- ha certamente favorito una serie di polemiche sterili, in particolare svalutando l’impegno dell’Università di Sassari che intende efficacemente operare in favore delle lingue minoritarie della Sardegna: a tal proposito, anzi, l’Università di Sassari sottolinea che le fughe di notizie che hanno alimentato le polemiche di cui sopra sono state favorite da un’accorta regia». E poi un’altra nota dolente: «L’Università di Sassari – precisano i docenti – non può riconoscere ai funzionari della Regione Sarda il ruolo di valutare la qualità scientifica della propria azione formativa, né può accettare alcuna interferenza nella selezione dei docenti coinvolti nei corsi. Al tempo stesso, l’eventuale avvio dei corsi non può essere ritenuto un modo per far certificare all’Università di Sassari la bontà dell’azione politica regionale in materia linguistica, riguardo alla quale, anzi, l’Università si riserva, in piena autonomia, di formulare le proprie valutazioni di ordine metodologico e scientifico, nel pieno rispetto dei ruoli reciproci. L’Ateneo è preoccupato per alcune posizioni assunte pubblicamente dai funzionari regionali che sottovalutano la diversità linguistica della Sardegna, non si impegnano per le varietà locali e le altre lingue minoritarie e sposano un progetto di omologazione che può rappresentare un vulnus per la ricchezza del patrimonio linguistico isolano». Sinora l’Università di Sassari, si legge nella nota, «con senso di responsabilità, non ha voluto assumere posizioni ufficiali e pubbliche. È evidente che se in tempi brevissimi l’Ateneo non riceverà una risposta chiara e definitiva da parte della Regione in merito all’approvazione o meno del suo progetto, si troverà costretta a rinunciare ai finanziamenti regionali e a valutare l’opportunità di attivare autonomamente, sia pure in ristrettezza di risorse, corsi di lingue e culture della Sardegna secondo forme e metodi che salvaguardino l’indispensabile autonomia scientifica e didattica dell’Ateneo». Quel che è certo. ribadisce la nota, è che «l’Università di Sassari intende contribuire efficacemente alla realizzazione di corsi di aggiornamento per la formazione di insegnanti di lingua sarda, adottando criticamente il Piano Triennale predisposto a suo tempo dal Consiglio Regionale».(pp)
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Piano triennale della lingua sarda
di Redazione di Sardegna Democratica| tutti gli articoli dell’autore
Pubblichiamo il Documento sul Piano triennale della Lingua sarda inviato dall’Università di Sassari, nei giorni scorsi, alla Commissione Cultura del Consiglio regionale che ha di recente approvato il Piano. Nel sito di Sardegna Democratica vivace e plurale è stato, in queste settimane, il dibattito sulla lingua sarda e, più diffusamente, sulla cultura. Il confronto per trovare soluzioni migliori è il fondamento della democrazia. La pluralità dei punti di vista fa crescere tutti. Ci auspichiamo che aumentino i luoghi offline e online e le iniziative in cui ci si ritrovi per confrontarsi.
Nel sito di Sardegna Democratica il percorso di scambio prosegue nella civiltà e nel rispetto dei punti di vista, cercando di sottrarsi alle tifoserie ed alle personalizzazioni che mortificano la discussione e non aiutano la soluzione dei problemi della Sardegna anche nei tanti settori della cultura. Pertanto sono ben accette le argomentazioni e le valutazioni da chiunque provengano.
Si è detto più volte che l’Università è il luogo – non l’unico- di trasmissione del sapere. Dovrebbe essere l’avanguardia dell’elaborazioni di contenuti, pedagogie, didattica, ricerca, metodi, saperi compresi quelli relativi alla lingua sarda ed alle lingue alloglotte presenti in Sardegna.
Con questo spirito alleghiamo il Documento.
- Documento analitico lingua e cultura sarda-2.pdf
11/07/2011
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INTERPELLANZA PLANETTA, su effettivo utilizzo veicolare della lingua sarda nell’insegnamento delle discipline e nell’attività didattica nelle Università della Sardegna, riferito al Piano Triennale 2008-2010 e a quello 2011-2013 per la “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”.
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Il sottoscritto Consigliere,
premesso che:
- nella seduta del 24 maggio scorso, la Giunta regionale, su proposta dell’Assessore della Pubblica istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport RAS Sergio Milia, ha approvato il nuovo Piano Triennale 2011-2013 per la “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”;
- al fine della tutela della lingua sarda, attualmente si fa ricorso a una sorta di combinato, disposto tra la legge 15 Dicembre 1999, n. 482 recante “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”, che si occupa soprattutto di Pubblica Amministrazione, e la legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26 per la “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”, che si occupa in massima parte di progetti culturali,
considerato che:
- al nuovo Piano Triennale 2011-2013 per la “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”, che sarà presto presentato al Consiglio Regionale, potrebbe presto fare seguito una nuova legge regionale sulla politica linguistica, in coerenza con quanto affermato dall’Assessore competente in materia, secondo il quale “L’esperienza di oltre un decennio di applicazione della legge regionale n. 26 del 1997 ha fatto maturare la necessità di un nuovo strumento normativo che presieda a un più efficace svolgimento delle politiche linguistiche”;
- nel quadro del precedente Piano Triennale 2008-2010, ormai abbondantemente scaduto e non ancora realizzato dalle due Università sarde per quanto riguarda la formazione degli insegnanti in previsione dell’introduzione del sardo curricolare e delle lingue alloglotte di Sardegna nelle scuole, veniva affidato alle Facoltà di Lettere e Filosofia delle Università degli Studi di Sassari e di Cagliari l’elaborazione e la realizzazione di un progetto di formazione degli insegnanti con l’utilizzo veicolare della lingua sarda,
constatato che:
- l’8 aprile scorso solamente l’Università di Cagliari ha presentato apposito progetto volto all’attivazione e alla realizzazione di corsi dei formazione per insegnanti, con l’utilizzo veicolare della lingua sarda nell’insegnamento delle discipline e nell’attività didattica in almeno il 50% delle ore di insegnamento delle discipline, applicando scientificamente quanto richiesto dalla Regione Sardegna, come previsto dal piano triennale 2008-2010 e ricorrendo alle risorse umane e scientifiche necessarie;
- l’Università di Sassari a differenza di quella di Cagliari ha contestato le indicazioni della Regione stabilite dal Piano triennale 2008-2010, affermando che non le avrebbe seguite soprattutto per quanto riguarda l’insegnamento curricolare e quindi rifiutandosi di presentare un progetto completo ed accettabile e ad oggi non risulta avere ancora presentato alcun progetto volto all’attivazione e alla realizzazione di corsi dei formazione per insegnanti, con l’utilizzo veicolare della lingua sarda nell’insegnamento delle discipline e nell’attività didattica;
- nelle proposte dell’Università di Sassari e di Cagliari si evince chiaramente che, mentre quella cagliaritana è strutturata secondo il piano triennale di riferimento, accettando la percentuale di ore d’insegnamento in lingua sarda anche frontali, quella di Sassari è tesa in tutta evidenza a non volerne tenere conto ed, anzi, a contestarlo, sopratutto per quanto riguarda dell’uso del sardo curricolare (almeno il 50%) nell’insegnamento, anche se alcune responsabilità sono chiaramente ascrivibili all’Amministrazione Regionale in ragione del fatto che tra le indicazioni previste nel Piano triennale non fosse previsto alcun Vademecum operativo con stringenti e chiare indicazioni secondo le quali presentare tutti gli elaborati progettuali,
rilevato che:
- pur conoscendo la polemica innescata visibilmente dall’Università di Sassari e sotterraneamente da quella di Cagliari contro la lingua sarda e più precisamente contro la politica linguistica dei piani triennali e della standardizzazione della lingua sarda (di conseguenza contro un’auspicata standardizzazione delle lingue alloglotte e la loro ufficialità) appare quanto meno discutibile aver bilanciato in loro favore ulteriori 500.000 euro annui che non vengono programmati secondo gli indirizzi di politica linguistica del finanziatore;
- il coinvolgimento dell’Osservatorio per la lingua sarda (nell’ambito delle proprie competenze di valutazione dell’attuazione del piano triennale 2008-2010) come legittimo consulente dell’Assessore nella valutazione dei progetti delle due Università, avrebbe potuto determinare buoni elementi di giudizio e di ottimizzazione in uno spirito di leale collaborazione nelle buone pratiche necessarie per la lingua sarda (si sarebbe potuto almeno evitare che ben 10.000 euro fossero budgettati per la pausa caffè, come risulterebbe da una documentazione dell’Università di Sassari relativa ai corsi per insegnanti di lingua sarda);
- anche le recenti proposte di Statuto delle Università ed in particolare dell’Università di Sassari non contemplano alcuna presenza della Regione Sardegna all’interno del proprio Consiglio di Amministrazione benché la stessa risulti essere tra i maggiori finanziatori, malgrado le competenze siano eminentemente statali,
chiede di interpellare l’Assessore della Pubblica istruzione, Beni culturali, Informazione, Spettacolo e Sport RAS per sapere:
- se ritenga opportuno l’adozione di adeguate iniziative tali da subordinarne i finanziamenti regionali alle Università di Cagliari e di Sassari, riferiti sia al precedente Piano triennale 2008-2010, ma anche all’attuale Piano 2011-2013, a budget e progetti operativi coerenti con i medesimi Piani;
- se non ritenga essere indispensabile procedere celermente al monitoraggio dell’attività svolta dagli Atenei isolani sull’utilizzo dei fondi per la Lingua sarda anche attraverso la costituzione di una apposita Commissione consiliare di inchiesta;
- In quale misura e forma si impegnerà a vigilare affinché il Piano triennale 2008-2010, come anche quello 2011-1013, venga effettivamente rispettato ed attuato, trovando tutte le risorse finanziarie per realizzare i progetti presentati nella loro interezza ed anche contro qualunque tentativo di utilizzo delle stesse per progetti che non usino come lingua principale quella sarda e, nel caso dell’Università di Sassari, con la realizzazione di corsi di formazione per insegnanti con l’utilizzo veicolare della lingua sarda nell’insegnamento delle discipline e nell’attività didattica, ricorrendo alle risorse umane e scientifiche necessarie;
- se condivide la scelta dell’Ufficio Regionale della Lingua Sarda di tutelare tutte le varietà delle lingue parlate in Sardegna, ma allo stesso tempo riconoscere la necessità di continuare a sperimentare uno standard di scrittura unico per il Sardo e di giungere a uno standard di scrittura per le altre lingue sarde (Gallurese/Turritano o Sardo-Corso, Algherese e Tabarchino), da utilizzare come norma nella pubblica amministrazione, nelle scuole, nei mezzi di comunicazione.
Il Consigliere Regionale
PLANETTA
Cagliari, 6 luglio 2011
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DA SARDEGNA DEMOCRATICA
Chi ha paura della Lingua sarda?
di Maria Antonietta Mongiu | tutti gli articoli dell’autore
La discussione in corso – anche nel sito di Sardegna Democratica- dice che la lingua sarda è ancora capace di scaldare gli animi. E non solo per i versi di padre Luca, di Mereu, o di Lobina. Ma per quel fiume carsico, oggi una piena, che attiene la vasta geografia della lingua sarda. Didattica, utilizzo, programmazione, fondi pubblici, gestione degli stessi. Provo a semplificare.
I protagonisti. Nella querelle: cultori della lingua sarda, pasdaran de sa limba, insegnanti militanti del multilinguismo, accademici che scrivono in limba apologie del loro ateneo, funzionari, addetti agli sportelli linguistici, professori prestati alla politica, cittadini sardofoni, figli di emigrati, anche di terza generazione neanche italianofoni, che hanno imparato sa limba nei circoli degli emigrati.
Le questioni. E’ legittimo pretendere che la lingua sarda si insegni con gli stessi metodi utilizzati per le altre lingue (veicolarità e CLIL) ? E bandire i metodi dei miei insegnanti di francese, universitari di lungo corso in Giurisprudenza (sic!), che forse sapevano un po’ di grammatica ma ci dettavano le parole come erano scritte! E chissà per quanti Citroen si pronuncerà per sempre Citroen. E dunque chi insegna a chi? Ed in base a quali titoli? E le università sono attrezzate e disponibili? E se no, che fare? E se no, ci sono altri soggetti e luoghi deputati? Ma se sì – come è – perché in tanti paventano il contrario? L’università deve essere l’avanguardia anche del movimento linguistico.
E’ legittimo condividere ed adottare norme ortografiche unitarie (Lingua sarda comuna) nella redazione di documenti in uscita della P.A. ed evitare lo spontaneismo? Di conseguenza negli Sportelli linguistici utilizzare la Lsc nei documenti in uscita ma anche la variante del luogo con gli utenti sardo parlanti. Accade diffusamente (70% degli uffici comunali) con il buon senso e la capacità dei tanti operatori (fino a 500) perché hanno la certezza di una politica linguistica.
E’ legittimo separare la lingua sarda (parlare, scrivere, grammatica, glottologia, filologia, letteratura etc.) dall’arcipelago dei saperi relativi alla Sardegna (archeologie, geologia, geografia, antropologia, architettura etc.)? Certo che sì. Avviene ovunque con cattedre ed insegnamenti relativi a campi disciplinari declinati in specializzazioni che né utenti né accademici si sognano di confondere. E’ la compartimentazione dei saperi.
E’ legittimo dotarsi di una programmazione e verificarla? La risposta è implicita. Nel 2008, anno dedicato dalle Nazioni Unite alle lingue da salvare, la giunta Soru varò il primo Piano triennale della lingua sarda 2008-2011, frutto di un’approfondita analisi e condiviso dal Comitato e dai mondi del movimento linguistico. Finalmente obiettivi esplicitati e finanziamenti finalizzati. Un Piano che superava l’andazzo dei fondi regionali della L.26/1997 (“Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna”) e quelli statali della L.482/1999 (“Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”) dispersi in mille rivoli, comprese cattedre e ricerche variamente titolate.
Non è forse tempo che la lingua sarda siai uno dei principi di individuazione della comunità regionale e non l’alibi per un bancomat a flusso continuo? Il Piano si fonda su un paradigma: la lingua sarda, come il paesaggio ed il patrimonio culturale, è un bene comune non negoziabile. Connota l’appartenenza.
Perché tanti malumori tra soggetti che dovrebbero cooperare e condividere percorsi? Chi ha paura della lingua sarda? Chi ha paura di una politica linguistica programmata e pianificata? In tutto questo dov’è l’assessore Milia? Dica qualcosa. In sassarese, se vuole. Ma parli!
L’Ufficio regionale per la lingua sarda deve stare dov’è. E sono anche del parere che l’utilizzo della Lsc debba essere sottoposto a verifica come d’altronde tutte le attività previste dal Piano triennale. Se la valutazione (con valutatori indipendenti) dell’operato della P.A. fosse prassi molte discussioni sarebbero superflue e, soprattutto, prevarrebbe la continuità amministrativa.
La politica linguistica del Piano triennale ha superato il vuoto di decenni. Tra le positività ne cito qualcuna di interesse generale. Le opere didattiche per l’apprendimento della lingua sarda per i bambini. Le traduzioni di opere per bambini ed adulti. Sarebbe felice Michelangelo Pira che sperimentò le traduzioni e la loro efficacia. I cartelli, le cartine, le mappe in lingua sarda nei nostri paesi. L’ Atlante linguistico e topografico. La videoregistrazione per 30 minuti, in ogni comune della Sardegna, di un ultrasettantacinquenne. Documentate varietà linguistiche e fonetiche. Lavoro capitale che l’attuale giunta non ha voluto valorizzare. Decàde d’altra parte anche la Sardegna Digital Library, pluripremiato corpus della memoria storica della nostra isola.
Siti e blog in lingua sarda sono diffusamente presenti nella rete. Nei media si è superata la fase sperimentale e si è nella normalità del quotidiano. La Rai utilizza la lingua sarda in radio grazie ad un accordo che è stato rinnovato. Che ognuno parli come sa e può. La lingua sarda veicolare e curricolare è realtà nella scuola. Molti i casi di trilinguismo (sardo, italiano, inglese) perché il multilinguismo sviluppa ed amplia abilità cognitive specie nelle prime fasi di apprendimento. Dove ci sono sardi di famiglie extracomunitarie si é vista la multiculturalità del futuro prossimo venturo.
Ma i fondi per l’inglese sono stati cassati e diminuiti quelli per la lingua sarda. Quelli di supporto alle autonomie scolastiche per consolidare le competenze di base, specie nella comprensione del testo -secondo gli standard Ocse Pisa – sono stati eliminati! Dove sono il Consiglio regionale e la Commissione cultura? Dove è la cosiddetta società educante?
Antonio Gramsci sognava per il figlio di Teresina quel multilinguismo che oggi nuovamente fatica in Sardegna. Il premio Nobel Elias Canetti lo visse in prima persona. Lo dettaglia nel primo volume della sua autobiografia “La lingua salvata”, scritto in tedesco imparato dopo lo spagnolo e l’inglese. E soprattutto dopo la lingua-madre appresa nell’affabulazione famigliare. Un antico giudaico-catalano cristallizzato nello scorcio del XV secolo quando gli ebrei sefarditi furono cacciati da Barcellona. Perdettero la patria ma non la lingua. Grazie ad essa non si perdettero.
Chissà se i sardi, di dentro e di fuori, nello stato presente di declino della nostra regione, verranno salvati dalla loro lingua salvata che salverebbe, malgrado loro, anche quelli che la negano.
L’ultimo atto che Renato Soru firmò, dimettendosi da presidente della Regione, fu una proposta di legge sulla lingua sarda. E’ tempo di riproporla. Sarebbe un gesto risarcitorio in una legislatura sprecata su cui pende un giudizio fin qui inappellabile.
27/06/2011 35 interventi alleo ore 16,30 del 28 giugno
Sardegna e libertà
Sul Piano Triennale della Lingua Sarda
28 GIUGNO 2011 7 COMMENTI
di Giovanni Masala
Nel nuovo piano triennale (alla pag. 21) si annuncia la necessità di una nuova legge regionale per sostituire e migliorare quella esistente e si scrive tra l’altro che: “La dottrina internazionale della pianificazione linguistica sostiene che a questo scopo bisogna che la lingua abbia prestigio, sia presente nello spazio pubblico comunicativo, abbia una sua utilità sociale. Queste sono le premesse per cui in famiglia si riprenda a parlare in sardo”
Ma la parola “scuola” è per il legislatore sottintesa? Oppure la verità è che non è interessato e vuol continuare a spendere centinaia di migliaia di euro per segnaletica, traduzioni di leggi, correttori ortografici, corsi di sardo per i dipendenti degli uffici pubblici, atlanti e balle varie? La lingua si salva in un altro modo, non distribuendo prebende agli amici!!!
Nel dicembre 2008 era stato elaborato un disegno di legge che, anche se abbondantemente copiato dalla legge regionale friulana, prevedeva pur sempre 1-2 ore di sardo nelle scuole. Io mi chiedo: perché dopo quasi 3 anni quel disegno di legge non è stato migliorato e ripresentato in Giunta e in Consiglio Regionale? Quanti anni devono ancora passare? Lo si vuole ripresentare di nuovo un mese prima delle prossime elezioni? Non mi si dica che “non è possibile in quanto la norma verrebbe dichiarata anticostituzionale, come è già successo per qualche altra regione d’Italia” perché sono tutte fandonie.
Un’altra cosa: la stragrande maggioranza dei sardi desiderano che l’80-90 per cento delle risorse finanziarie vengano destinate ad insegnare ai bambini delle scuole materne ed elementari a scrivere, leggere, parlare la propria variante locale per 2-3 ore alla settimana, esattamente come si fa per l’inglese. È triste ma è così, il sardo è oggi per la quasi totalità dei bambini sardi pressoché una lingua straniera e così va insegnato.
Pretendere dall’oggi al domani di insegnare le altre materie in sardo è utopico in questo momento; al massimo l’insegnante di sardo potrà insegnare (sempre nella variante locale) un po’ di storia sarda e altre cognizioni inerenti la Sardegna ma dopo alcuni anni e dopo che i bambini padroneggeranno perfettamente la loro variante di sardo.
Perché allora non rispettare questa volontà? Contemporaneamente continueranno ad esserci scrittori che usano il campidanese generale, il logudorese, la lsc, la limba de mesania, la variante locale ecc. E per i partiti politici sarà lo stesso. Anche irs e progres lo fanno già. E spero e credo che progres al prossimo congresso utilizzerà il sardo, almeno nei manifesti e nei materiali pubblicitari; e saranno naturalmente liberi di utilizzare la variante che preferiranno, che può essere anche la lsc. Ma la scuola è un altro paio di maniche.
Chi insegnerà il sardo nelle materne e nelle elementari? Chi è laureato in scienze dell’educazione e abbia dato con successo esami di sardo all’università. Ma si deve trattare di persone che lo fanno oltreché perché ne posseggono i titoli, anche perché ne sono appassionate, che preparino, anche insieme ai bambini, il materiale didattico nella variante locale. E così anche la creatività e la fantasia degli scolari verrà stimolata e quando torneranno a casa potranno parlare con i loro nonni nel loro sardo, non in lsc! La scuola non può continuare a promuovere il mutismo tra i familiari o condannarli a parlare soltanto in italiano (porcheddino) o in lsc (porcheddina). Questi sono i requisiti oggi per insegnare una lingua nella scuola primaria, non altri. L’unificazione della lingua è e sarà un passo successivo, adesso si deve cercare di salvare quello che c’è non quello che non c’è!!!
Se un insegnante di sardo deve insegnare per 20 ore la settimana riuscirà a farlo esattamente in 10 classi con 2 ore per classe. È quindi necessaria una nuova materia: “lingua e civiltà sarda” come esiste anche “lingua e civiltà inglese” alle elementari.
100 nuovi insegnanti potrebbero quindi insegnare in 1000 classi. Ma quanto costano 100 nuovi insegnanti di scuola materna ed elementare?
3600000 euro all’anno. 25000 bambini potrebbero così riappropriarsi in pochi anni della loro lingua. Con 200 nuovi insegnanti e una spesa di 7000000 di euro annuali 50000 bambini potrebbero reimparare la propria variante locale della lingua sarda, ma la regione cosa fa?
E così siamo di nuovo al piano triennale:
I finanziamenti si dividono in 4 Aree di intervento:
1. Tutela e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale delle varietà linguistiche della Sardegna
2. Promozione, rivitalizzazione e pianificazione linguistica e culturale
3. Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna a scuola e nell’università’
4. Promozione e rivitalizzazione della lingua sarda nell’ambito liturgico ed ecclesiale.
Nell’area di intervento 1 sono previsti, tra gli altri non ancora definiti, questi finanziamenti:
1.1. Acquisizione di diritti per il web di opere di traduzione di classici della letteratura internazionale in sardo dall’italiano o da altre lingue e di opere didattiche per l’apprendimento della lingua sarda: es. finanziario 2011 euro 117.000,00; es. finanziario 2012 euro 117.000,00; es. finanziario 2013 euro 117.000,00.
1.2. Valorizzazione della lingua sarda attraverso l’organizzazione di festival letteratura, teatro, musica e cinema; spesa ancora da definire.
1.3. Implementazione dell’Atlante Toponomastico Sardo e della segnaletica bilingue. Spesa ancora da definire.
1.4. Carta delle minoranze linguistiche in Sardegna: es. finanziario 2011 euro 80.000,00; es. finanziario 2012 euro 80.000,00; es. finanziario 2013 euro 80.000,00.
1.5. Implementazione dell’Alimus, Atlante Linguistico Multimediale della Sardegna e promozione di tutte le varietà linguistiche della Sardegna: es. finanziario 2011 euro 73.000,00; es. finanziario 2012 euro 0,00; es. finanziario 2013 euro 0,00
1.6. Dizionario normativo della lingua sarda: La Giunta si impegna a reperire adeguate risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
1.7. Dizionario generale delle varietà linguistiche della lingua sarda. Opera del Vocabolario generale della lingua sarda: La Giunta si impegna a reperire adeguate risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
Nell’area di intervento 2 sono previsti, tra gli altri non ancora definiti, questi finanziamenti:
2.1. Promozione dell’informazione e comunicazione in lingua sarda e nelle varietà alloglotte (radio, tv, giornali, internet ecc.): es. finanziario 2011 euro 398.000,00; es. finanziario 2012 euro 0,00
es. finanziario 2013 euro 0,00
2.2. Sostegno finanziario e organizzativo agli sportelli linguistici sovra comunali a regia regionale: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari
2012 e 2013
2.3. Implementazione Sportello Linguistico Regionale – Ufìtziu de sa Limba Sarda: es. finanziario 2011 euro 60.000,00; es. finanziario 2012 euro 60.000,00; es. finanziario 2013 euro 60.000,00
2.4. Visibilità della lingua sarda: Sa Limba sarda a campu: adesivi,
locandine, monografie, volumi divulgativi, manifesti, brochures, opuscoli, segnalibri, diari scolastici, agende, calendari in formati diversi, gadget vari. La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari
2012 e 2013.
2.5. Correttore automatico della lingua sarda: es. finanziario 2011 euro 50.000,00; es. finanziario 2012 euro 50.000,00; es. finanziario 2013 euro 50.000,00
2.6. Realizzazione del T9 in sardo e altri applicativi high tech: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
2.7. Interventi a favore della cultura sarda fuori dalla Sardegna e all’estero; es. finanziario 2011 euro 100.000,00 es. finanziario 2012 euro 100.000,00; es. finanziario 2013 euro 100.000,00
2.8. Conferenza annuale e monitoraggio degli interventi: es. finanziario 2011 euro 25.000,00; es. finanziario 2012 euro 25.000,00
es. finanziario 2013 euro 24.000,00
2.9. Valorizzazione delle varietà alloglotte presenti nel territorio regionale: La Giunta si impegna a reperire adeguate risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013.
2.10. Progetto di valorizzazione e normalizzazione del catalano di Alghero: La Giunta si impegna a reperire adeguate risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
2.11. Favorire uso del sardo nei settori di promozione economica in etichettaggio, insegne, immagine coordinata delle imprese private: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
Finalmente arriva l’Area di intervento 3 di Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna
nell’istruzione
3.1. Implementazione dell’Istruzione in lingua sarda nell’orario curricolare: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari
2012 e 2013. Ma poche righe prima si legge parla di 50000 euro (annuali?)
3.2. Borse di studio: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
3.3. Finanziamento all’Università di Cagliari e Sassari per l’espletamento di corsi universitari in lingua di minoranza: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
3.4. Formazione degli insegnanti e/o degli operatori linguistici – Sostegno a istituti privati: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari
2012 e 2013
3.5. Promozione di elaborati in lingua sarda nelle scuole di ogni ordine e grado: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari
2012 e 2013
3.6. Sorigheddu – Topolino in lingua sarda: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013.
3.7. Campagna di alfabetizzazione della popolazione sulla lingua sarda e sulla diversità linguistica e i vantaggi del bilinguismo precoce: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
3.8. Attività di divulgazione della lingua sarda nelle ludoteche: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
Area d’intervento 4: Promozione e rivitalizzazione della lingua sarda nella liturgia e nel campo religioso
4.1. Istituzione di una commissione Regione – Conferenza Episcopale Sarda al fine di facilitare la valorizzazione della lingua sarda all’interno della liturgia: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari
2012 e 2013
4.2. Promozione delle traduzioni in sardo del lezionario e del messale in uso nella messa cattolica e di altri testi religiosi: La Giunta si impegna a reperire le risorse per finanziare questo progetto negli esercizi finanziari 2012 e 2013
Insomma, pare che per insegnare il sardo a scuola siano stati destinati 50000 euro che corrispondono al 3-4 per cento delle somme disponibili, mentre per tutto il resto 1-2000000 di euro. Questo piano triennale è scandaloso, spero che il Consiglio Regionale se ne accorga e lo faccia modificare al più presto.
Insomma era vero che il legislatore non lavora per i bambini ma per i suoi amichetti più grandi. Riassumendo, la stragrande maggioranza dei sardi vuole/vorrebbe l’80-90 per cento dei finanziamenti per il sardo locale a scuola e questi ne destinano invece il 3-4 per cento. Incredibile! Capirei la destinazione di 1-2 milioni di euro a cose non scolastiche se ci fosse una disponibilità di 10-20000000 di euro ma non è così. La Sardegna non è la Catalogna. I soldi sono pochi e vanno spesi nella direzione giusta.
Nonostante le decine di milioni di euro spese negli ultimi 15 anni le inchieste sociolinguistiche dimostrano che i giovani parlano sempre meno il sardo, come ammettono anche ormai i più accaniti difensori della limba. Non sarebbe quindi il caso di invertire la destinazione dei finanziamenti e vedere si vi sarà un’inversione di tendenza?
La parola al Consiglio Regionale. Giuanne Masala
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L’Università di Sassari sulla lingua sarda
di Attilio Mastino e Altri | tutti gli articoli dell’autore
I linguisti e i filologi della Commissione di Ateneo per la lingua sarda e il rettore Attilio Mastino rispondono alla lettera di Diego Corraine, pubblicata ieri sulla “Nuova Sardegna”, che chiama in causa l’Università di Sassari con alcune affermazioni che, secondo i docenti, non rispecchiano la realtà dei fatti.
In sa “Nuova Sardegna” de su 22 de lampadas Diego Corraine, faveddande de s’imparu de sa limba sarda in s’Universidade de Tattari, at iscrittu paragulas pacu sapias.
Non cherimus gherrare chin nemmos, ma carchi cosichedda la cherimus e deppimus narrere, ca sa beridade no est succu e no est nemmancu una beste chi cadaunu si ponet sicunde sa die o s’istajone.
“A cadaunu s’arte sua”, nabat cussu chi crastabat tilipirches.
In s’Universidade de Tattari sas minorias de limba las amus amparadas e istudiadas chin passione dae tempus, adderettaos dae cunsideradores de bonu cunsideru. In carchi cadasseddu de sa Regione si podet fintzas accattare su progettu nostru pro unu cursu de limba sarda pro sos mastros de iscola, ma custu Corraine ja l’ischit (ca sos papiros los amus daos a issu puru), e ischit puru chi semus galu isettande chi nos naren chi eja o chi nos torren curcuvica. Dae commo un annu semus isettande, chin passentzia manna.
Sisse, beru est: sa limba, pro nois, est prima de tottu cultura. Pessamus chi chene litteradura, chene s’istudiu de sas usantzias e de s’istoria, chene sabidoria, chene limbazos, sa limba no esistit, est unu nudda, unu battile, unu trastu calesisiat, comente sa ‘limba sarda comuna’. Corraine, chi si credet sa vestale de sa limba sarda comuna, iscrivet chi podet essere puru chi su sardu e sas atteras limbas de Sardigna in s’Universidade non las ischimus faveddare. Fortzis oje est Pasca de frores e est falau s’Ispiritu Santu, o fortzis non cherimus imparare custa limba bodia, chene istoria, chene sambene, chentza bida chi sun fravicande commo in carchi sostre. Pro connoschere sa Sardigna non bastat faveddare su sardu. Pro custu nois abbarramus in su caminu nostru.
Attilio Mastino (Rettore dell’Università di Sassari)
Giovanni Lupinu, Dino Manca, Carlo Schirru, Fiorenzo Toso (Università di Sassari, Commissione lingua sarda)
24/06/2011 16 commenti fino al 28 giugno
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Lettera aperta sulla Lingua sarda
di Coordinamento per la lingua sarda | tutti gli articoli dell’autore
Alla C.A. dell’On. Sergio Milia, Assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport, Del Magnifico Rettore dell’Università di Sassari Prof. Attilio Mastino; Del Magnifico Rettore dell’Università di Cagliari Prof. Giovanni Melis Presidente della Commissione Cultura del Consiglio regionale on. Attilio Dedoni E p. c. Ai membri delle Commissioni Lingua sarda e Scuola dell’Osservatorio della lingua e cultura sarda; Ai rappresentanti delle Università di Sassari e Cagliari nell’Osservatorio della lingua e cultura sarda; agli organi di stampa
Il Coordinamento per la lingua sarda che raccoglie operatori della politica linguistica, associazioni culturali, studiosi di lingua sarda, esponenti di forze politiche, sociali e sindacali, esprime la propria preoccupazione per l’insufficiente visibilità, presenza e uso della lingua sarda nella società, nel territorio e, in particolare, nel mondo dell’istruzione nonostante lo preveda la normativa vigente.
La particolare attenzione mostrata finora dall’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna verso l’uso veicolare e curricolare del sardo nella scuola, la necessaria formazione degli insegnanti e l’offerta formativa comune per l’intero territorio regionale, si è rivelata efficace nella sua applicazione nel triennio precedente e fa ben sperare per il futuro.
Gli sforzi fatti dall’Assessorato vanno esattamente in questa direzione e lo dimostra il fatto che, nel quadro della L.R. 26/99, della L.R. 3/08 e del Piano Triennale 2008-2010, ha affidato alle Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Sassari e di Cagliari l’elaborazione e la realizzazione di un progetto di formazione degli insegnanti con l’utilizzo veicolare della lingua sarda.
Il Coordinamento ha accolto finora con soddisfazione il progetto presentato dall’Università di Cagliari l’8 aprile scorso che, applicando scientificamente quanto richiesto dalla Regione Sardegna, prevede nei corsi di formazione l’insegnamento del sardo e l’uso della stessa lingua in almeno il 50% delle ore di insegnamento delle discipline, come previsto dal piano triennale 2008-2010.
Nel contempo il Coordinamento esprime profonda preoccupazione per il fatto che l’Università di Sassari non abbia ancora attivato un suo progetto, così come ha fatto l’Università di Cagliari.
Pertanto il Coordinamento auspica che anche l’Università di Sassari contribuisca a dare continuità e efficacia alle azioni di politica linguistica intraprese dalla Regione nel rispetto dei criteri e degli indirizzi del Piano, attuato con successo in tutta la realtà regionale.
Il Coordinamento auspica dunque che l’Università di Sassari provveda al più presto all’attivazione
e alla realizzazione di corsi dei formazione per insegnanti con l’utilizzo veicolare della lingua sarda nell’insegnamento delle discipline e nell’attività didattica, ricorrendo alle risorse umane e scientifiche necessarie.
Sassari, 20 giugno 2011 Il Coordinamento per la lingua sarda
A s’On. Sergio Milia Assessore regionale de s’Istrutzione Pùblica, Benes Culturales, Informatzione,Ispetàculu e Isport; A su Retore Magnìficu de s’Universidade de Tàtari Prof. Attilio Mastino; A su Retore Magnìficu de s’Universidade de Casteddu Prof. Giovanni Melis Presidente de sa Cumissione Cultura de su Cussìgiu regionale on. Attilio Dedoni. E p. c. A sos membros de sas Cumissiones Limba sarda e Iscola de s’Osservatòriu de sa limba e cultura sarda; A sos rapresentantes de sas Universaidades de Tàtari e Casteddu in s’Osservatòriu de sa limba e cultura sarda; a sos òrganos de informatzione
Su Coordinamentu pro sa limba sarda chi aunit operadores de polìtica linguìstica, assòtzios culturales, istudiosos de limba sarda, esponentes de fortzas polìticas, sotziales e sindicales, est pessamentadu ca no est bastante sa visibilidade, sa presèntzia e s’impreu de sa limba sarda in sa sotziedade e in su territòriu e, in particulare, in su mundu de s’iscola, sende chi sa normativa vigente lu previdat.
S’interessu particulare mustradu finas a como dae s’Assessoradu de sa Cultura de sa Regione Sardigna pro s’impreu veiculare e curricolare de su sardu in iscola, su bisòngiu de formatzione de sos insinnantes e s’oferta formativa comuna pro totu su territòriu regionale, at mustradu totu su profetu suo cando est istada aplicada in su triènniu passadu e ponet isperu pro su tempus venidore.
Sos isfortzos fatos dae s’Assessoradu sunt sighende pròpiu custu caminu, comente est dimustradu dae su fatu chi, cunforma a sa L.R. 26/99, a sa L.R. 3/08 e a su Pianu Triennale 2008-2010, at cunfidadu a sas Facultades de Lìteras e Filosofia de s’Universidade de sos Istùdios de Tàtari e de Casteddu s’elaboratzione e posta in òpera de unu progetu de formatzione de sos insinnantes cun s’impreu veiculare de sa limba sarda.
Su Coordinamentu at finas a como retzidu cun cuntentu mannu su progetu presentadu dae s’Universidade de Casteddu s’8 de abrile passadu chi, aplichende in manera sientìfica cantu sa Regione Sardigna at pedidu, previdet, in sos cursos de formatzione, s’insinnamentu de su sardu e s’impreu de sa matessi limba in a su mancu su 50% de sas oras de insinnamentu de sas matèrias, comente ponet su pianu triennale 2008-2010.
In su matessi tempus, su Coordinamentu est pessamentadu meda pro su fatu chi s’Universidade de Tàtari no apat galu ativadu unu progetu suo, gasi comente at fatu s’Universidade de Casteddu. Pro totu custu, su Coordinamentu tenet s’isperu chi finas s’Universidade de Tàtari agiuet a dare continuidade e profetu a sas atziones de polìtica linguìstica aviadas dae sa Regione, rispetende sos critèrios e sos indiritzos de su Pianu, atuadu cun èsitu bonu in totu sa realidade regionale.
Su Coordinamentu duncas tenet su disìgiu chi s’Universidade de Tàtari providat in antis chi si podet a ativare e pònnere in òpera cursos de formatzione pro insinnantes cun s’impreu veiculare de sa limba sarda in s’insinnamentu de sas matèrias e in s’atividade didàtica, impreende sas risorsas umanas e sientìficas chi pretzisant. Tàtari, 20 de làmpadas de su 2011 Su Coordinamentu pro sa limba sarda al Coordinamento hanno aderito finora:
Giovanna Tuffu, responsabile Ufìtziu limba sarda Provincia di Olbia-Tempio e dei comuni di Badesi, Berchidda, Budoni, Monti, Padru,Tempio
Mariantonietta Piga, responsabile Ufìtziu limba sarda Provincia di Nuoro
Clara Farina, insegnante e attrice, SASSARI
Diego Corraine, studioso di lingua sarda
Michele Pinna, presidente Istituto Bellieni-Sassari
Salvatore Sfodello, operatore culturale –Sassari
Rina Putzolu, presidente associazione pro no ismentigare
Mariantonia Fara-Aassociazione pro no ismentigare-Sassari
Antonio Buluggiu –Comitato redazione del periodico “Camineras
Associazione CLIC ( Circolo delle Lingue, delle Informazioni, delle Culture )- SASSARI
Maria Mannia, presidente Edizioni Papiros, Nuoro
Daniela Masia, responsabile ufficio lingua sarda dei comuni di Terralba, Buddusò, Alà dei sardi, Golfo Aranci, San Teodoro, Santa Teresa di Gallura, Sant’Antonio di Gallura
Alba Canu, Vicepresidente del Consiglio Provinciale di Sassari
Bruno Farina, assessore alla cultura della Provincia di Sassari
Bèrtulu Porcheddu, diretore de sa revista culturale in limba sarda “Logosardigna
Maria Carmela Solinas giornalista-Sassari
Maria Vittoria Migaleddu, docente-Roma Loredana Rosencrantz; docente-Sassari Josephine Sassu, artista-Banari Redazione Mensile Eja Nuoro
Valter Bruno Pallavisini, direttore del periodico on line www.ventirighe.it
Gabriella Roggero, insegnante scuola elementare-Sassari
Virginia Orunesu, insegnante-Sassari Giuseppina Mura, psichiatra-Sassari Cristina Pitotu; impiegata-Sassari
Maria Antonietta Mura; impiegata
Raffaele Oggiano; revisore dei conti-Sassari
Luisa Pira; preside-Dorgali Gianfranco PINTORE, iscritore, Orosei
Giagu Ledda, Dotore in Meighina e Chirurgia,Bartzellona
Roberto Bolognesi, Linguista, Amsterdam
Gianluigi Stochino, Insegnante, Cagliari
Sarvadore Serra, tradutore in sardu, Nùgoro
Gianfranco Pinna, professore, tradutore in sardu
Tonino Bassu, professore, Nùgoro
Carlo Zoli, ingegnere di informatica linguistica, Firenze
Diegu Asproni, pintore, Bitzi
Tonna Sanna, maistra, Bitzi
Vincenzo Migaleddu, radiologo, presidente SMIRG, Sassari
Mario Carboni, coordinadore Comitadu de sa Limba Sarda
Paola Alcioni, poeta e scrittrice, Casteddu
Frantziscu CHERATZU, editziones Condaghes, Casteddu
Nicola Cantalupo, responsabile Ufìtziu Limba Sarda Provincia dell’Ogliastra
Gianfranca Selis, operatore sportello linguistico Provincia Nuoro
Angelo Canu, operatore sportello linguistico nei comuni di Lodè, Torpé, Siniscola, Posada
Valentina Schirru, operatore sportello linguistico nei comuni di Dorgali, Orgosolo, Oliena
Mario Antioco Sanna, operatore sportello linguistico nei comuni di Sindia, Macomer
Sara Nieddu, operatore sportello linguistico nei comuni di Olzai, Oniferi, Orani, Orotelli, Sarule
Antonella Licheri, operatore sportello linguistico nei comuni di Birori, Borore, Bortigali, Dualchi, Noragugume
Gianfranca Piras, operatrice sportello linguistico
Antonio Ignazio Garau, opratore sportello linguistico, interprete-traduttore
Franca Piras, operatore sportello linguistico presso la ASL e il comune di Nuoro
Agostino Sanna, operatore sportello linguistico nei comuni di Ortueri, Atzara, Meana sardo
Silvia Pusole; antropologa Dorgali
Marco Mura; impiegato Bortigali
Giuseppe Mura; segretario comunale Bortigali
Anna Rita Chiocca; storico dell’arte Porto Torres
Salvatore Pintore; poeta Osilo
Gabriele Farina, medico
Salvatore Corda; geometra Banari
Gianluca Oggiano; tributarista-Sassari –
Lorenzo Sassu –pensionato-Banari
Antonello Mucelli, rappresentante
Veronica Sotgiu, laureata in lingue
Alessio Mucelli, informatico
Alberto Sogiu , psicologo,
Domenico Muroni, laurea in Scienze Politiche
Italo Masala, impiegato amministrativo ,
Renato Mucelli, militare esercito italiano
Gesuina Tuffu, insegnante scuola primaria
Giampaolo Galleri , avvocato
Sergio Marrosu , medico,
Ludovica Masia, studente urbanistica Sassari
Elena Bitti, studente urbanistica
Cincia Castagna studente urbanistica
Fabiana Frisanco, studente urbanistica
Francesco Farina studente universitario
Emanuele Calaresu, studente urbanistica
Laura Lay, impiegata ERSU
Putzolu Manuela , ragioniera,
Marta Meloni studente economia,
Vito Farina guardia forestale
Francesca Lucia Contini, studente economia,
M.Antonietta Pala, bancaria,
Gianni Contini dirigente,
Angela Tuffu, insegnante scuola secondaria di 2° grado, Siniscola
Chiara Ortu , poliziotta,
Salvatore Meloni, ispettore igiene,
Matteo Meloni, studente liceo
Emanuele Flore, studente liceo.
Miriam Farina, impiegata
Daniela Foddai, Docente Scuola Superiore
Lisetta Manchinu, Commerciante
Marcello Mulas, Commerciante
Grazia Melis, Consulente del Lavoro
Salvatore Canu, Collaboratore Scolastico
Rosa Farina, pensionata
Alessandra Ghibellini, Docente Scuola Primaria
Monica Zedde, Docente Scuola Primaria
Paolo Cuccu, Studente universitario
Maria Luisa Pinna, Studentessa universitaria
Renato Sirigu, Dipendente regionale
Francesco Mannu, Laureato disoccupato
Patrizia Cuneo, Dipendente regionale
Giampiero Cocco, Pensionato
Anna Clara Garau, Pensionata
Laura Piredda, Impiegata precaria
Sebastiana Ibba, Docente Scuola Infanzia
Gianni Piga, Impiegato
Francesca Piga, Studentessa universitaria
Meloni Mondina, casalinga, Muros
Meloni Edoardo, operaio forestale, Orgosolo
Mereu Giovanna, insegnante, Orgosolo
Mereu Antonella, impiegata, Nuoro
Mereu Carolina, impiegata, Milano
Mattu Mariangela, pensionata, Orgosolo.
Luana Farina, poetessa, Sassari
Amelia Farina insegnante
Cosimo Bitta, insegnante
Carmela Delrio pensionata
Riccardo Farina pensionato
Pierangela Raffatellu casalinga
Giovanna Sanna casalinga
Federica Farina, commessa
Luciano Repetto, arrotino
Eufrasia Colombo, casalinga
Pietro Serra, bancario
Patrizia Pedrotti, insegnante
Angela Mugoni medico
Paola Salaris medico
Associazione culturale “Emile”- Ittiri (Sassari)
Associazione Noidonne 2005 – SASSARI
Elena Pes, ex-insegnante, iscriet in limba sarda, Silanos
Marco Sanna giornalista Sassari
Silvia Dettori laureata in lingue Sassari
Virginia Orunesu-docente Sassari
Raffaele Demontis- commerciante Sassari
Francesco Rebichesu –impiegato -Sassari
Giorgio Fiori-commerciante-Sassari
Fabrizio Farina operatore sanitario-Sassari
Gavino Ventura tecnico di laboratoro-Sassari
Eliana Caria impiegata-Sassari
Antonello Rebichesu-impiegato
Bruno Marras-commerciante-Sassari
Nicolina Cossu –docente-Sassari
Pinuccia Santoni docente-Sassari
Maria Rosa Cherchi-artigiana-Sassari
Maria giovanna Contini-–commerciante-Sassari
Giovanniantonio Comida-Medico-Sassari
Antonello Lubinu –docente-Sassari
Franca Demontis-impiegata-Sassari
Domenica Mura docente-Sassari
Letizia Sfodello-insegnante-Sassari
Rossella Marras –Commerciante-Sassari
Giovanna Tanda-Avvocata-Sassari
Alessandro Marras-commerciante-Sassari
Davide Meloni. Docente-Sassari
Alessandro Rebichesu-impiegato-Sassari
Maria Solinas -docente-Sassari
Federico Demontis-regista-Sassari
Salvatore Marteddu-docente-Sassari
Anna Maria Tanda-docente-Sassari
Antonio Comida-agricoltore-Sassari
Austinu Sanna, Operadore culturale, Silanos (NU)
Fiorenza Serra docente –Sassari
Tiziana De Giovanni, Impiegata Sassari
Loredana Oggiano-consulente del lavoro-Sassari
Emanuela De Giovanni, insegnante, Sassari
Domenica Rotella pensionata Sassari
Lisa Desole commessa Sassari-Sassari
Caterina Gracchi casalinga Sassari
Arnaldo Melissa ex sindacalista Porto Torres
Letizia Lasia insegnante Sassari
Barbara Sanna insegnante Sassari
Silvia Casiddu bancaria Sassari
Roberta Cartentras disoccupata Porto Torres
Rita Zinchiri imprenditrice Sassari
Maria Pia Sannino casalinga Porto Torres
Gianluigi Solinas agente commercio Sassari
Sonia Porqueddu disoccupata Porto Torres
Francesca Sannino disoccupata Porto Torres
Sonia Ledda segretaria d’azienda Porto Torres
Antonello Fadda operatore tv Sassari
Cristina Schintu disoccupata Sassari
Ombretta Pastore disoccupata Sassari
Daniela Pisu disoccupata Sassari
Vincenzo Antonio Fiori imprenditore Sassari
Giuseppe Solinas studente Porto Torres
Piermario Addis impiegato Sassari
Marcello Solinas agente commercio Sassari
Anna Cristina SERRA, poetessa, Casteddu
Mario SANNA, ex diretore didàticu, Nùgoro
Gianfranca Piras, Operadora culturale
Antonello Carta – Fondazione Maria Carta.
Ines Marras, insegnante scuola primaria, 3° Circolo di Olbia
Mariantonia Fara, Associazione pro no ismentigare – SASSARI
Valeria Sanna, operatrice culturale
Vincenza Carboni, socio fondatore associazione “Pro no ismentigare”
Banne Sio, tradutore in limba sarda, Casteddu
Emanuela Farris, Insegnante,Bartzellona
Maria Grazia Pichereddu, Insegnante di Inglese, Liceo Scientifico – Porto Torres
Giovanni Piga, poeta, scrittore
Giacomo Meloni-Segretario Generale CSS
Giorgio Rusta, operatore sportello linguistico nei comuni di Bitti, Lula, Onanì, Osidda
Giulia Ventura,geologa
Giovanna Bosu,ex operadore de isportellu,Oroteddi
Paolo Mugoni, redatore de sa rivista Camineras – Tàtari.
Domitilla Mannu sòtzia fundadora de s’assotziu ” Pro no ismentigare” Tàtari
Maria Giovanna Sanna, insegnante
Enrico Cadeddu, ex operadore de isportellu
Sebastiana Casiddu, insegnante scula primaria – OZIERI
Anna Rita Dui – Insegnante scuola primaria – OLBIA
Franca Cherveddu – Insegnante
Francesco Secci, ex operadore de isportellu
Mariangela Tuffu, professora iscola media
Alias Antonello funzionario P.A. Alghero
Beccu Lia insegnante Tissi
Budroni Roberto ragioniere Tissi
Bussu Anna assistente amministrativo P.A. Olzai
Cannoni Teresa funzionario P.A. Ittiri
Canu Elisabetta casalinga Usini
Canu Gavino autista Tissi
Canu Oscar ragioniere Tissi
Canu Rita studentessa Usini
Casagrande Maria A. funzionario P.A. Nuoro
Chessa Gianni pensionato Tissi
Chessa Giovanni L. assistente amministrativo P.A. Sassari
Cidda Maria D. funzionario P.A. Cagliari
Cossu Salvatorica assistente amministrativo P.A. Sassari
Deligia Mauro Operaio Tissi
Demartis Pierpaolo centralinista P.A. Sassari
Deriu Francesco impiegato Tissi
Fenu Sebastiana funzionario P.A. Tissi
Fiori Maurizio assistente amministrativo P.A. Cagliari
Latte Giovanni insegnante Sassari
Lauro Candida Dirigente P.A. USINI
Longheu Daniela veterinaria Sassari
Mameli Gianluca impiegato Valledoria
Manca Gianmichele edicolante Tissi
Manunta Giommaria attore Tissi
Marcello Maria M. assistente amministrativo P.A. Sassari
Marrosu Marco Autista P.A. Alghero
Marrosu Maria funzionario P.A. Ozieri
Meloni Paola assistente amministrativo P.A. Sassari
Mura Claudio operaio Tissi
Murtas Francesca infermiera Cagliari
Muzzigoni Maria assistente amministrativo P.A. Aggius
Pepe Maria Antonietta funzionario P.A. Teampio
Pinna Antonio impiegato Tissi
Piras Daniela impiegata Tissi
Piras Giorgio funzionario P.A. Quartu
Piras Marcella assistente amministrativo P.A. Tempio
Piras Pietrina assistente amministrativo P.A. Sassari
Piredda Franco impresario Tissi
Pirri Mauro artigiano Tissi
Pitta Elena assistente amministrativo P.A. Nuoro
Salaris Antonio assistente amministrativo P.A. Uri
Sanna Damiano barista Tissi
Sanna Lubinu G.M. assistente amministrativo P.A. Ossi
Sechi Loredana collaboratrice domestica Usini
Sechi Luigi termoidraulico Usini
Sechi Marco panettiere Tissi
Serra Bartolomeo artigiano Tissi
Serra Francesco cameriere Tissi
Siclè Cristina assistente amministrativo P.A. Sassari
Solinas Antonella impiegata Tissi
Solinas Claudia artigiana Tissi
Testoni Rosanna assistente amministrativo P.A. Alghero
Chessa Stefano insegnante Tissi
22/06/2011 27 commenti al 28 giugno
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DA SARDEGNA E LIBERTA’
Una lingua di plastica forgiata sull’italiano?
12 GIUGNO 2011 35 COMMENTI
Emilia Calaresu è professore associato di Linguistica e Glottologia presso l’Università di Modena e Reggio. Ha pubblicato su Ianua. Revista Philologica Romanica un articolo che merita attenzione e che sta suscitando un certo dibattito. In sostanza, la Calaresu, dopo aver analizzato la sperimentazione della Limba Sarda Comuna (LSC) da parte delle strutture amministrative della Regione Sardegna, conclude:
“È evidente comunque che questi primi passi della Limba Sarda Comuna, per quanto sperimentali, bastano a mostrare la sua realtà: si tratta di un linguaggio burocratico rapidamente ricalcato sul modello non dell’italiano in genere ma, appunto, dell’italiano burocratico. Eppure, sia in Italia che nel resto del mondo occidentale si stanno mettendo in atto da decenni leggi e decreti per la trasformazione del «burocratese» in un linguaggio semplice e chiaro che possa sanare la frattura tra cittadini e amministrazione. In Italia già più di dieci anni fa, è stato pubblicato il Manuale di stile. Strumenti per semplificare il linguaggio delle amministrazioni pubbliche (Fioritto 1997), pubblicato dal Dipartimento della Funzione pubblica, a seguito della riforma Bassanini (che a sua volta proseguiva il lavoro di Sabino Cassese), e tentativi reali di riformare il linguaggio burocratico sono stati fatti fin dai primi anni ‘90, anche in molte regioni italiane, come l’Emilia Romagna o la Toscana. La Regione Sardegna avrebbe quindi potuto prendere gloriosamente due piccioni con una fava, dando al sardo presenza ufficiale e rendendolo contemporaneamente lingua viva e moderna anche nei suoi usi burocratici e giuridici. Per come stanno invece ora le cose, mi pare di poter concludere che, anche mettendo momentaneamente da parte il problema (comunque ineludibile) se sia meglio una sola varietà o l’impiego ufficiale di tutte le varietà, è comunque difficile riconoscersi simbolicamente rappresentati dalla Limba Sarda Comuna così come di fatto si presenta in questi primi documenti. Globalmente, queste operazioni, così fatte, appaiono piuttosto come un piccolo omaggio simbolico ma superficiale alla sardità”.
Mi pare che ci sia di che pensare. Buona lettura.
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35 commenti »
By mariocarboni, 22 luglio 2011 @ 21:53
Dai colonialisti nell’Università italiana in Sardegna origina l’opposizione all’insegnamento in lingua sarda e al bilinguismo.
di Mario Carboni
Il dibattito nato dall’opposizione della Commissione lingua sarda dell’Università di Sassari di insegnare in sardo le materie dei corsi per insegnanti che devono insegnare in sardo e nelle alloglotte nelle scuole ha fatto scandalo e fatto emergere posizioni colonialiste e auto colonizzanti che si pensava fossero state sconfitte da tempo.
Alle critiche arrivate in massa e ben argomentate ha cercato di rispondere contraddittoriamente il Rettore con vari comunicati e dichiarazioni.
L’attivismo mediatico del Rettore ha quasi però messo in scarsa luce le responsabilità dei veri protagonisti di questa politica parruccona e antisarda, quasi che sia il Rettore l’unico responsabile mentre invece cerca di coprire altri che si nascondono dietro di lui e dietro lo scudo dell’Università di Sassari quasi che essi siano l’Università e non semplici professori e con idee sbagliate o quantomeno fortemente criticabili sul piano politico.
La questione quindi non è il Magnifico, che fa il parafulmine della situazione, ma il gruppetto della Commissione lingua che lancia il sasso e nasconde la mano.
Il Magnifico li difende e ci mette la faccia.
Alcuni di questi sono italiani. Cioè non di nazionalità sarda. Perché sia chiaro che mentre siamo tutti cittadini della Repubblica, ci sono i cittadini di nazionalità sarda, italiana, austriaca, slovena ecc. La Repubblica italiana è uno stato plurinazionale.
Per non aprire a equivoci, sono e sono stati migliaia gli italiani che sono venuti ad abitare, a lavorare, a insegnare in Sardegna ad amare la nostra terra anche più di noi sardi e che hanno contribuito e continuano a contribuire al nostro progresso e spesso contrastando assieme a noi e a volte più di noi il colonialismo che ancora ci opprime.
Hanno spesso messo su famiglia e aziende o esercitato insegnamenti e professioni , anche le più umili, divenendo sardi come noi e arricchendo la nostra vita sociale e la nostra nazione.
Il colonialismo linguistico è proprio l’espressione più alta del colonialismo politico ed economico.
Allora se c’è il colonialismo esistono anche i colonialisti. Non si è mai visto colonialismo senza colonialisti, eppure e4ssi sono proprio di carne ed ossa e in Sardegna pascolano benissimo anche se ci fanno danno.
Ebbene, leggendo degli scritti di alcuni di questi professori sbarcati in Sardegna e valutando le loro posizioni di politica linguistica, cioè esclusivamente politiche anche se paludate da auto affermata scientificità, non si può forse dire che siano posizioni classiche da colonialisti linguistici ?.
E’ purtroppo ancora attuale il classico verso del Manno “benian sentza caltzones e si nd’andaiant gallonados”
Dietro una scientificità tutta da dimostrare emergono virulente e antiche posizioni politiche contrarie al sardo e alle lingue di minoranza come invece stabilito dalle linee che impegnano lo Stato italiano al rispetto della Convenzione internazionale sulle minoranze nazionali sottoscritta col Consiglio d’Europa.
Essendo l’Università di Sassari competenza esclusiva dello Stato italiano e non regionale, credo che sia il caso di rappresentare al Consiglio d’Europa la violazione del Trattato da parte dell’Università di Sassari, per le posizioni discriminatorie assunte verso la lingua sarda che programmerebbero l’insegnamento non veicolare nei corsi per insegnanti in lingua sarda, inviando la denuncia per conoscenza ai Ministeri dell’Università e dell’Interno.
Il Ministero dell’Interno, a nome del Governo, infatti ogni anno invia una relazione sull’applicazione del Trattato che indica i sardi come minoranza nazionale da tutelare con precisione.
Una osservazione inviata da Su comitadu pro sa limba sarda ha già causato una rettifica di un precedente rapporto goverrnativo con la puntuale presa in considerazione dal Ministero che ha corretto e rinviato il rapporto al Consiglio d’Europa.
Invito questi professori a leggere o rileggere i punti del trattato riguardanti l’insegnamento delle lingue di minoranze nazionali tutelate.
Inoltre per entrare nella discussione mi sembra di ricordare che ci sia stato un accordo con la Regione affinché una commissione paritetica riformulasse il progetto.
Allora perchè oggi annunciare di pubblicare il vecchio piano ( che poi è un indice incompleto ) e difenderlo a spada tratta? Perché riconfermarlo nei principi criticati compreso il rifiuto dell’uso veicolare del sardo e delle alloglotte nei corsi e la ghettizzazione nei laboratori?
Ma nell’intervista a Pillonca il Rettore non ha affermato che avrebbero insegnato il sardo veicolare al 50% come richiesto dal Piano triennale?
Non mi sembra che abbia smentito l’intervista.
Leggo sopratutto in internet dichiarazioni contraddittorie.
Probabilmente i professori, questi veramente nazionalisti italiani estremisti e antisardi, compreso qualcuno con cognome sardo, sembrano irriducibili e con atteggiamento politico contrario al sardo veicolare avranno protestato contro il Rettore che ha cercato inizialmente una mediazione e una ragionevole marcia indietro.
Questo gruppetto di professori, per essere più chiaro e per non entrare in campi che non sono miei, fanno politica, solo politica.
Cosa più che legittima ma allora non tirino in ballo le “prerogrative” universitarie, ricerca o autonomia, entrino nella discussione politica e politicamente si confrontino.
E’ chiaro che quando la lingua accende confronti così aspri è perchè in ballo è la principale questione politica cioè la sovranità della Sardegna, il nuovo Statuto e la prospettiva generale di avanzamento dell’autogoverno dei sardi, della Natzione sarda per entrare nel futuro con più libertà e da sardi coscienti della propria identità distinta.
Ma i professori lanciano il sasso e nascondono la mano.
Ed è la politica tradizionale e ben conosciuta dagli anni ’70 contro la lingua sarda e il bilinguismo che invece è l’obiettivo del movimento linguistico sardo.
Come tutti spero che nel prossimo piano con l’introduzione anche a Sassari seguendo l’esempio virtuoso di Cagliari che già lo fa, dell’insegnamento veicolare e frontale nei corsi e non solo nei laboratori almeno a 50% , almeno abbiano il buon senso di togliere i 10.000 euro per il caffè già previsti!
Questa è la questione ridotta all’essenziale politico.
Risolta questa risolto tutto. Le altre argomentazioni sono argumentos de malos pagadores.
Per quanto riguarda il nuovo Statuto un suggerimento al Rettore …si lu potzu tocai.. Riservare alla Regione un posto nel Consiglio d’Amministrazione. Credo che lo dovrebbe anche esigere la Regione ma non sembra lo abbia fatto.
Del resto la Regione è ormai uno dei maggiori finanziatori oltre allo Stato centrale e centralista del quale l’Università dipende.
Il dibattito è vasto, ma a chi si nasconde dietro il muretto a secco del pseudonimo, anche se è una tradizione delle discussioni in internet e quindi generalmente accettata, dico che forse sarebbe il caso di presentarsi con nome e cognome e prendersi ognuno la responsabilità delle proprie idee con un confronto aperto, democratico e rispettoso delle altrui opinioni.