La Corte Costituzionale spagnola ferma il Parlamento catalano sull’ indipendenza

La sessione plenaria era prevista per lunedì 9 ma è stato ammesso un appello presentato dal Partito dei socialisti. Forcadell: “Decisione che danneggia la libertà d’espressione”. I partiti indipendentisti propongono nuova convocazione. Moscovici: “Catalogna indipendente non sarebbe membro Ue”

La repubblica 05 ottobre 2017

LA CORTE costituzionale spagnola, ammettendo un ricorso presentato dal Partito dei socialisti di Catalogna, ha sospeso la sessione plenaria del Parlamento catalano prevista per lunedì 9, che avrebbe dovuto approvare una dichiarazione d’indipendenza, giocando d’anticipo sulla nuova sfida di Barcellona dopo il referendum di domenica scorsa. I partiti indipendentisti hanno quindi presentato una nuova proposta di convocazione per lunedì prossimo che sarà valutata domani dall’ufficio di presidenza.

Il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, vuole comparire davanti al plenum dell’assemblea catalana per convalidare i risultati e gli effetti del referendum, mettendo sul piatto la dichiarazione di indipendenza.

La decisione dell’alto tribunale spagnolo di sospendere il Parlamento si motiva con “le rilevanti e generali ripercussioni sociali ed economiche” che deriverebbero dalla dichiarazione di indipendenza. Secondo il ricorso accolto oggi infatti, se l’assemblea dichiarasse l’indipendenza si produrrebbe una violazione della Costituzione e un “annichilimento”dei diritti dei deputati nazionali e per la Corte, questa eventualità configura la “eccezionale urgenza” prevista dall’articolo 56 della Costituzione, già invocata dai socialisti catalani, giacché una tale decisione del Parlamento catalano “produrrebbe un pregiudizio di impossibile riparazione che rendere inutile la finalità del ricorso”.

Secondo la presidente del Parlamento catalano però la decisione del tribunale minaccia e danneggia la libertà di espressione. “Non permetteremo che la censura entri nel nostro parlamento” ha affermato Carme Forcadell annunciando che l’ufficio di presidenza si riunirà domani e che una decisione non è stata ancora presa. Ma, ha aggiunto, “difenderemo la sovranità del parlamento”, e il suo diritto “di parlare di tutto”.

Il ministro portavoce dell’esecutivo, Inigo Mendez de Vigo, ha dichiarato che se il governatore dichiarerà l’indipendenza unilaterale il governo spagnolo “agirà di conseguenza” e adotterà le misure previste dalla Costituzione a difesa dei diritti dei catalani e di tutti i cittadini spagnoli. “Una dichiarazione unilaterale di indipendenza non ha alcun senso”, ha aggiunto, sottolineando che il governo difende le libertà e i diritti di tutti, non solo di una minoranza secessionista.

Il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, continua intanto a chiedere a Puigdemont, di rinunciare “nel più breve tempo possibile” al suo progetto. In un’intervista con l’agenzia Efe, Rajoy ha detto: “C’è una soluzione? Sì, la migliore è il veloce ritorno alla legalità e l’affermazione nel più breve tempo possibile che non ci sarà una dichiarazione unilaterale di indipendenza, perché in questo modo si eviteranno danni maggiori”.

Ma le proteste non si fermano. Il movimento popolare ‘Parlem?’ (parliamo) ha convocato per sabato, attraverso i social network, manifestazioni davanti ai municipi a favore del dialogo in Spagna, chiedendo ai partecipanti di vestirsi di bianco, portare cartelli e dipingersi le mani dello stesso colore, evitando le bandiere. Su FacebookTwitter Whatsapp, il movimento sta lanciando appelli per convocare le manifestazioni, con un manifesto in cui sottolinea che “è ora la Spagna sia un Paese migliore dei suoi governanti”, che “hanno seminato odio” e “ci dividono”.

Il testo prosegue: “Se non interveniamo come società, la Spagna si trasformerà in un Paese difficile in cui vivere. Quindi dobbiamo fare un passo avanti, tutta la cittadinanza, e uscire sabato prossimo con abiti bianchi e cartelli bianchi, per mostrare che non vogliamo ci usino”, e che la situazione “non viene risolta da loro, ma dalla gente, dal dialogo e dalla convivenza”. Negli appelli viene anche chiesto che i manifestanti evitino “le bandiere nazionali di qualsiasi luogo, dei partiti e dei sindacati”. Mentre per sabato sono convocate in tutta la Spagna manifestazioni a favore del dialogo, domenica a mezzogiorno si terrà la manifestazione di Societat Civil Catalana, contraria all’indipendenza, che a Barcellona sfilerà con lo slogan ‘Basta! Recuperiamo il senno!”.

Il Partito popolare catalano ha aderito e il suo leader, Xavier García Albiol, ha chiesto una partecipazione massiccia a “difesa della democrazia”. Sempre domenica, l’associazione Espanya i Catalans ha convocato alle 10 una manifestazione di fronte alla sede della Guardia civil di Travessera de Gracia, a Barcellona, in “omaggio ai corpi e alle forze di sicurezza dello Stato”, che a mezzogiorno si unirà al corteo di Societat Civil.

• UE, CATALOGNA INDIPENDENTE NON SAREBBE MEMBRO
Per il commissario Ue all’Economia Pierre Moscovici una Catalogna indipendente “non sarebbe membro dell’Unione europea”. “L’Unione europea conosce un solo Stato membro: la Spagna” ha detto l’alto responsabile Ue durante la trasmissione Questions d’Info. Il braccio di ferro tra Barcellona e Madrid è “una vicenda dolorosa che va trattata dagli spagnoli. Risolverla non spetta né a Parigi né a Bruxelles né ad altri”.

• SITUAZIONE ECONOMICA
Dopo un trend in discesa avviato dall’inizio della settimana dopo il referendum (che aveva portato il titolo alla Borsa di Madrid da 1,84 a meno di 1,60 euro per azione), oggi le Borse europee chiudono positive e anche Madrid rimbalza e guadagna il 2,5%. In parte perché dalla Spagna giunge notizia che i separatisti sarebbero pronti a fare un passo indietro, in parte perché di fronte al rischio che il divorzio dalla Spagna faccia precipitare la situazione economica, due storici istituti catalani, CaixaBank e Banco Sabadell si preparano al trasloco. Per Barcellona è un colpo pesante. I rischi per l’economia sono concreti: Standard & Poors ha fatto sapere che nei prossimi tre mesi potrebbe declassare il debito sovrano della Catalogna.

• DECRETO PER FAVORIRE TRASFERIMENTI BANCHE
Il governo spagnolo dovrebbe approvare domani, venerdì 6, un decreto che renderà più facile per le aziende trasferire la loro base giuridica al di fuori dalla Catalogna. Secondo la Reuters, il nuovo decreto sarebbe perfetto per CaixaBank, in quanto consentirebbe alla banca di cambiare la propria base giuridica e fiscale senza dover convocare un’assemblea degli azionisti secondo statuto e quindi allungare i tempi di spostamento.
Il governo e il Caixabank hanno rifiutato di commentare. CaixaBank, è la prima banca della Catalogna e la terza spagnola, e sta pensando di trasferire la sede nelle Baleari, domani si riunirà il consiglio di amministrazione. Banco de Sabadell, dopo le indiscrezioni della stampa, ha annunciato che trasferirà la sua sede sociale nella città di Alicante. La procedura, che riguarda unicamente la sede sociale della banca e non il suo personale, comincerà domani “e sarà rapida” impegnando qualche giorno, ha precisato il portavoce alla fine di una riunione straordinaria del cda della banca, la quinta in Spagna.

 

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