Dall’ufficio postale alla banda larga, sì alla legge per salvare i piccoli comuni, di Paolo G. Brera

Dal Senato l’approvazione definitiva: istituito un Fondo per lo sviluppo strutturale per i borghi con meno di cinquemila abitanti. Potranno riqualificare i centri storici, istituire centri multifunzionali per i servizie promuovere mercati di prodotti locali.

 

ROMA. I piccoli comuni italiani, quelli che non superano i cinquemila abitanti, ora sono tutelati per legge: è stato approvato in via definitiva con 205 sì e 2 astenuti, in Senato, il disegno di legge – primo firmatario il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci – scritto per contrastare il progressivo spopolamento dei borghi, un patrimonio italiano in via di estinzione: sono 5.591, tremila dei quali praticamente disabitati. Dal 1971 a oggi, duemila di questi borghi hanno avuto un calo di abitanti superiore al 20 per cento. Un trend drammatico che finalmente si cerca di contrastare con politiche dedicate a promuovere uno sviluppo economico sostenibile e una crescita sociale, ambientale e culturale.

“Una bella giornata per chi vuole bene all’Italia: con il varo quasi all’unanimità del Senato possiamo finalmente brindare alla mia legge per la valorizzazione dei Piccoli Comuni”, esulta Realacci. “Un testo bipartisan approvato all’unanimità alla Camera lo scorso settembre, nato a partire da una mia proposta di legge cui durante l’esame a Montecitorio si è collegata quella analoga della collega Terzoni, che aiuterà l’Italia ad essere più forte e coesa, ad affrontare il futuro”.

La nuova legge, spiega nel suo intervento il relatore, il senatore pd Stefano Vaccari, “istituisce un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni, con una dotazione di 10 milioni di euro per l’anno 2017, e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023. I piccoli comuni, derivanti anche dalla fusione di municipalità con meno di 5 mila abitanti, potranno riqualificare i propri centri storici, individuando aree di particolare pregio in cui indirizzare interventi integrati pubblico-privati. Potranno istituire centri multifunzionali per i servizi, anche stipulando convenzioni per i servizi postali e i trasporti. E Potranno puntare alla banda ultra-larga e promuovere mercati di prodotti locali”.

Il testo prevede inoltre “la distribuzione facilitata dei farmaci” e “la possibilità che le farmacie eroghino altri servizi”, spiega Vaccari; e finanzia il rimboschimento e il contrasto del dissesto idrogeologico “con la stipula di convenzioni e contratti di appalto con gli imprenditori agricolo-forestali del territorio”. Lo spirito della nuova legge è sciogliere i nodi che strangolano le piccole realtà amministrative “garantendo interventi in materia di ambiente, protezione civile, istruzione, sanità, servizi socio-assistenziali, trasporti, viabilità e servizi postali”.

“Lo spopolamento non è una sorte ineluttabile. Con l’approvazione di questa legge – dice il presidente dell’Anci, Antonio Decaro – finalmente si sancisce la specificità dei piccoli Comuni, si fissa il principio basilare che questi centri hanno bisogno di politiche differenziate e di sostegno specifico rispetto alle loro peculiarità. E si mette un passo fondamentale per invertire la tendenza”.

Secondo l’Anci, i piccoli comuni tutelati dalla nuova legge rappresentano il 69,9% dei comuni italiani e occupano il 54% del territorio nazionale, ospitando 11 milioni di abitanti. Se lo spopolamento è una drammatica realtà, non mancano i segnali di una lenta inversione di tendenza: 581 piccoli comuni hanno fatto registrare un trend demografico positivo del 9 per cento tra il 2008 e il 2015; e dove avviene il controesodo, “il reddito imponibile medio cresce più velocemente”. Per questo, insiste Decaro, occorre “un finanziamento stabile, un bando destinato alle aree interne sul modello del bando periferie. Uno strumento di sviluppo affidato ai Comuni”.

Tra i criteri per la loro ripartizione dei fondi, la legge individua “i comuni in aree con dissesto idrogeologico, con decremento della popolazione residente, con disagio insediativo, con inadeguatezza dei servizi sociali essenziali”. I primi cento milioni sono destinati al finanziamento di investimenti per tutela dell’ambiente e beni culturali, mitigazione rischio idrogeologico, salvaguardia e riqualificazione urbana dei centri storici, messa in sicurezza di infrastrutture stradali e istituti scolastici, promozione e sviluppo economico e sociale, insediamento di nuove attività produttive.

A queste risorse si aggiungono altri 54 milioni per la progettazione e la realizzazione del sistema nazionale di ciclovie turistiche. Entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge i piccoli Comuni potranno presentare progetti e accedere a bandi pubblici. Inoltre, avranno la precedenza nell’accesso ai finanziamenti per la banda larga.

La repubblica, 28 settembre 2017

 

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