Catalunya: torrat s’istoria … , di Salvatore Cubeddu

EDITORIALE DELLA DOMENICA  della Fondazione Sardinia.

La storia che riguarda i popoli che vogliono l’indipendenza si è rimessa in moto con l’arresto dei quattordici alti funzionari del governo di Barcellona bloccati dalla guardia civil del governo di Madrid dopo che la corte costituzionale spagnola aveva dichiarato illegale lo svolgimento del referendum per l’indipendenza catalana prevista per il prossimo primo di ottobre. Governo di Madrid versus governo di Barcellona: sic, così titolano vari giornali, offrendo già un implicito riconoscimento di parità a quanto richiesto nel referendum.

Quello del ‘riconoscimento’ è il tema  e la sfida della partita in corso: impedire che il popolo catalano possa votare e costituirsi come tale fino alle ultime conseguenze istituzionali, per bloccare in partenza i successivi passaggi di ‘etero-riconoscimento’ che un nuovo stato catalano, democraticamente scelto, avrebbe immediatamente sollecitato – ed in qualche parte ottenuto – dai rappresentanti istituzionali degli altri popoli, ad iniziare dagli europei.

Per una serie di motivi storici, economici ed istituzionali Madrid non intende permettere il pronunciamento democratico e, per impedirlo, utilizza le leggi costituzionali che fondano tutti gli stati del mondo, al cui interno  l’unità, in qualsiasi forma venga declinata, risulta fondamento insostituibile.

Così ragionano gli stati ‘costituiti’, che pure conoscono l’altro livello di ragioni in cui si pongono coloro che un proprio stato intendono ‘costituire’.  Ragioni diverse – ad iniziare dal diritto all’autodeterminazioni delle nazioni proclamate a San Francisco nel 1945 – che anzitutto dovranno decidere se restare nell’ambito dell’affermazione e disobbedienza alle leggi (rispettivamente da parte di Madrid e di Barcellona) o se, a fronte del ‘legittimo’ uso della forza per confermare l’attuale stato delle cose, si opporrà la forza disarmata di quelle energie morali che si esprimono nella non-violenza disobbediente.

La dirigenza catalana saprà imparare dalla propria storia ed individuare la necessaria dose di intelligenza e di eroismo necessari in tempi in cui gli stati, specie quelli europei, possiedono nei fatti l’esclusività vincente della forza fisica. Le vicende irlandesi e basche degli ultimi decenni insegnano. E il fatto che le prime mosse delle autorità spagnole abbiano colpito dei funzionari piuttosto che dei politici dice di una gestione ‘intelligente’ della crisi che si è deciso di anticipare. E il quotidiano ammassamento di uomini armati ai confini terrestri e marittimi della Catalogna prelude ad eventi già conosciuti e preoccupanti.

Gli europei sono spettatori interessati, ma i loro governi lo sono ancora di più, specie quelli che hanno situazioni simili in casa propria. I trattati vengono invocati con la preoccupazione che non si creino dei precedenti. Bruxelles ha già parlato in tal senso. I singoli governi sostengono Madrid che, ed è la penultima notizia, stringe i controlli sulla polizia catalana, i Mossos d’Esquadra. L’ultima – prima di pubblicare questo pezzo – viene dal quotidiano progressista di Madrid (pro-governo) El Pais e dice che “la Conferencia Episcopal Tarraconense, que reúne a los obispos catalanes, hizo pública el miércoles una nota pidiendo que, “en este momento de la historia de Cataluña”, “se respeten los derechos y las instituciones”, si rispettino i diritti e le istituzioni catalane.

Dopo il terzo giorno i grandi giornali italiani ed i tg più seguiti mandano in coda le notizie provenienti da Barcellona, con il tema dell’autodeterminazione del popolo catalano ridotto a problema provinciale dello stato spagnolo. Ma è facile la previsione per il 1 ottobre: comunque vada, elezioni o no, sarà una grande giornata di lotta per l’autodeterminazione della Catalogna.

In questo contesto brilla ancora di più la solidarietà espressa dalle massime istituzioni sarde – il presidente Pigliaru ed il Consiglio regionale, i sindaci dell’ANCI – ai “fratelli di Catalogna”: Riprendendo una tradizione antica (vedi il messaggio del 24 marzo 1922, in fondo a questo articolo) il Partito Sardo ritorna a fare i suo dovere e gliene siamo tutti grati.

Con gli arresti di mercoledì 20 settembre la Catalogna sopravanza la Scozia nel processo di realizzabilità delle aspirazioni indipendentistiche dei ‘popoli senza stato’ interni alla Unione Europea. Gli stati nazionali e le loro agenzie informative e repressive intensificheranno i controlli e vigileranno innanzitutto a casa propria per impedire che si arrivi a quel punto. L’esito di questa vicenda condizionerà tutti e insegnerà metodi, obiettivi, strategie e tattiche a quanti intraprenderanno quella strada.

E’ sommamente utile che in Sardegna, ad iniziare da Cagliari, continui il confronto e si intensifichino gli incontri e i dibattiti tra gi interessati ad imparare e a sostenere quanto la storia ci va mostrando.

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SALUTO AI FRATELLI DI CATALOGNA

 

Fratelli catalani, a nome degli autonomisti dell’isola di Sarde­gna che innanzi a voi, bagnata dallo stesso mare Mediterraneo, vive e lotta e palpita con le sue migliori energie per conquistare quell’ideale per il quale voi con fede profonda e con tenacia mirabili combattete da secoli, io vi rivolgo il primo saluto fraterno, vi porgo l’augurio della vittoria che meritate.

Voi volete sia riconosciuta autonomia di vita spirituale, econo­mica, politica a quanti vivono nella vecchia gloriosa terra di Catalogna e delle Baleari e parlano la lingua catalana che ha raggiunto espressioni superbe nel campo dello spirito.

Lottare per togliervi alla soppressione dei castigliani che non vi comprendono e che vi umiliano, che vogliono impedire ai vostri bimbi di apprendere nelle loro scuole le ricche armonie della lingua materna, che non consentono liberi reggimenti di popolo ai vostri comuni, che attentano alla robusta vita delle vostre rigogliose industrie, che vorrebbero impedire il fatale svolgimento creativo della vostra vecchia razza secondo le na­turali tendenze originali e geniali.

Sognate la vostra magnifica Barcellona come è nel canto dei vostri poeti, nella mente dei vostri pensatori, nel cuore del popolo.

Volete una libera trionfale affermazione della civiltà catalana nel mondo.

Anche noi, grandi gloriosi fratelli che ci avete preceduto e supe­rato nelle vittorie, sogniamo una Sardegna rinata nella sua fiera dignità e indipendenza spirituale ed economica; anche noi lot­tiamo tutti i giorni con tutte le forze perché il sogno diventi realtà.

Anche noi vogliamo creare, come voi avete creato e andate creando, un pensiero sardo, un’anima sarda, una vita sarda, una tradizione di vita e di civiltà che concorra a comporre la grande armonia della nuova civiltà mediterranea che inizia fra le tormentose passioni di oggi la sua opera. Come fratelli mag­giori, con giovanile fierezza, vi salutiamo, vi tendiamo la mano con fiducioso amore. Verremo nel maggio, attraverso il mare che ci divide e che ci congiunge, a portarvi la parola del nostro amore, a ricevere quella della vostra fede tenace.

Gli autonomisti della Sardegna guardano con amore alla Catalogna.

Viva la Catalogna! Viva la Sardegna!

Viva la Federazione Mediterranea!

 

Per il Partito Sardo d’Azione : Luigi Battista Puggioni

(pubblicato sul quotidiano sardista “Il solco” il 23 marzo 1922)

 

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