La Fondazione Sardinia sulla nuova legge per la lingua sarda. IL DOCUMENTO consegnato alla seconda Commissione (Cultura) del Consiglio Regionale della Sardegna.

Il 5 luglio u.s.. la II Commissione del Consiglio regionale, che sta svolgendo le audizioni sulla nuova legge per la lingua sarda, ha ricevuto Salvatore Cubeddu ed Enrico Lobina, dopo che, giovedì della scorsa settimana, aveva ascoltato sia Bachisio Bandinu che Mario Puddu, nella loro funzione di esperti. Il documento della Fondazione Sardinia è stato integrato da una nota e li pubblichiamo insieme.

DOCUMENTO DELLA FONDAZIONE SARDINIA

a proposito della nuova legge sulla lingua sarda.

Consegnato nell’incontro con la II COMMISSIONE  del Consiglio regionale della Sardegna.

1. … La presente condizione della lingua della Sardegna è del tutto omologa alla situazione della sua economia, all’affievolimento delle istituzioni autonomistiche ed allo stato incerto del viversi nel mondo da parte dei Sardi (la cultura).

Economia, istituzioni, cultura della Sardegna: della loro condizione l’aspetto linguistico ne è il segno più indicativo e “parlante”: risorse che un popolo, non si sa se più ‘ignorante’ o ‘ignorato’, sta gettando via. Così come per il nutrimento che può arrivargli dalle sue terre lavorate e difese, dalla sua aria non avvelenata, dal suo mare riconosciuto, dalle sue acque valorizzate, dalle sue comunità apprezzate e vitali.

Ricostruire la nostra lingua dentro e tra di noi è un atto non differente dall’urgenza di ri-costruire la nostra economia, offrire nuovo senso alle comunità, adeguare le nostre istituzioni, decidere chi e cosa vogliamo essere per noi stessi e con gli altri popoli.

 

2… La lingua è un fare, la parola è performativa, in stretto rapporto con l’azione. Dobbiamo riuscire a creare le condizioni per le quali, alla potenzialità linguistica, corrisponda una reale esecuzione nell’uso sociale della lingua e nel suo incarnarsi nell’opera.

Parlare anche in sardo la crescita della Sardegna significa dare un determinato orientamento, sollecitare un’attuazione rispondente agli interessi discorsivi ed economici del nostro più ampio sistema semiotico. La lingua interviene nel dare una identità alle diverse attività economiche: agricoltura e ambiente, industria e artigianato, turismo e commercio, cultura e società.

L’unità fondamentale della comunicazione linguistica è l’atto linguistico, cioè la produzione di linguaggio. Non differentemente produciamo beni o ricostruiamo le nostre istituzioni ridando senso alle nostre comunità.

 

3.     La proposta di legge nei confronti della quale siamo chiamati al confronto rappresenta un progresso rispetto alla precedente l.r. 26 perché rende operativamente centrale la lingua sarda nel processo di riconoscimento dell’identità del Popolo sardo e quindi nella sua affermazione per quanto concerne gli aspetti istituzionali e socio-culturali. La formazione identitaria delle giovani generazioni, a partire dalla valorizzazione della lingua sarda, ne è la conseguenza. Lo studio delle scienze storico-sociali, gli approfondimenti sulla realtà economica e la continuità dell’aggiornamento e della produzione tecnologica partecipano e concorrono all’affermazione dell’ ‘homo sardus’ del futuro.

Poiché sul merito della legge la Commissione ha già sentito in audizione il presidente della Fondazione Sardinia, il prof. Bachisio Bandinu, ed il prof. Mario Puddu (componenti della stessa, che ha pure presentato una sua analisi scritta), pensiamo non sia necessario soffermarci oltre.

Una sola considerazione, per richiamare quella che appare una dimenticanza – per quanto concerne la continuità del lavoro, fino al completamento – dell’Atlante Linguistico della Sardegna (Alimus), che risulta uno strumento indispensabile, al livello scientifico e didattico, per la ricognizione dell’intero patrimonio linguistico sardo distribuito nell’insieme dei comuni dell’Isola. Si propone la sola aggiunta di tre parole all’Art. 10; Agenzia Sarda per la Lingua, punto 5, comma g: “provvede, in collaborazione con le autonomie locali, alla ricognizione e catalogazione DELL’ATLANTE LINGUISTICO E del patrimonio toponomastico storico e alla predisposizione e divulgazione dell’atlante LINGUISTICO E toponomastico della Sardegna”. Sappiamo che l’opera meritoria è già stata intrapresa nell’ambito dell’Assessorato regionale alla Pubblica Istruzione, per cui merita che questa legge ne sviluppi e ne completi il percorso.

 

4.   Della legge ci resta quindi da osservare lo stimolo che offre sia ai ‘produttori’ di cultura – attraverso una nuova valorizzazione delle ‘arti’ della tradizione poetica, coreutica e musicale – che il suo contributo ad una nuova considerazione dell’importanza della lingua nella complessiva e necessaria ripresa del protagonismo identitario delle istituzioni e della società sarde. Da questo punto di vista la reazione e l’impegno delle tre grandi agenzie formative – la famiglia, la scuola, le istituzioni ecclesiastiche – risulteranno decisivi nella caratterizzazione dei suoi esiti operativi.

…..La Fondazione Sardinia, nei suoi ventisei anni di attività, ha svolto numerosi interventi diretti ad approfondire le condizioni e gli effetti della pratica della lingua sarda nella costruzione della ‘personalità’ del suo popolo, e che nel suo insieme caratterizza la grande ricchezza rilevata nello studio antropologico della Sardegna. Per chi fosse interessato a verificarne il percorso rimandiamo al nostro sito (www.fondazionesardinia.eu) dove potrà consultare la documentazione video e/o cartacea. Rimandiamo in particolare a :

1996

- Conferenza-spettacolo: “Sonos sardos: dove va il folklore musicale”

Seminario su “informazione e la nuova legge sulla cultura sarda”

- Seminario su “La legge sulla cultura e la scuola”

1999

Convegno: Benvenuto Lobina e la sua opera.

2005

Ricerca sull’utilizzo della lingua sarda nelle scuole superiori di Cagliari: Indagine conoscitiva sull’identità, di B. Bandinu e I. Marongiu

2010

Convegno su “Lingua, cultura, fede”                                                                          

E soprattutto al DITZIONARIU DE SA LIMBA E DE SA CULTURA SARDA,  di Mario Puddu (seconda edizione nel 2016).

 

5.     Sempre presente è stata l’importanza della tradizione religiosa come veicolo di positiva inculturazione di valori identitari e culturali, che la Fondazione Sardinia ha perseguito tramite approfondimenti teorici e storici (vedi nel sito il libro curato da Placido Cherchi: Società Sarda e religiosità, Edizioni Fondazione Sardinia, Cagliari, 1998; a cura di B. Bandinu, don Mario Cugusi, p. Raimondo Turtas, Lingua sarda e liturgia, Domusdejanas edit., Cagliari, 2010 ), come pure attraverso la traduzione in sardo de “Sa novena de Pasch’e Nadale” che da otto anni viene praticata in alcune chiese di Cagliari e del suo hinterland.

La messa cantata che l’Arcivescovo di Cagliari celebra  per ricordare “Sa die de sa sardigna” ha rappresentato negli ultimi tre anni l’occasione di un confronto che porta la Fondazione Sardinia ad una collaborazione con l’Episcopato sardo allo scopo di:

- promuovere nuovi testi e composizioni musicali mirate soprattutto ad arricchite alcune di queste tradizioni principali (ad es. Iscravamentu, Gosos),

- preparare la traduzione dei testi liturgici in vista del proseguimento  dell’esperienza della novena in sardo;

-  quanto all’ambito biblico, si parte dalla constatazione dell’esistenza di alcune traduzioni già complete della Bibbia, le quali, pur provenendo da iniziative individuali e di diversa origine, costituiscono un fondamentale materiale di lavoro del quale avvantaggiarsi per accelerare il progetto di traduzione completa dei testi biblici, nelle modalità da concordare con i vescovi incaricati dalla CES.

Nella sua riunione del 4 Aprile scorso, la Conferenza Episcopale Sarda ha discusso su Limba e liturgia, mostrando grande interesse e apertura a favore di una fase di sperimentazione, nella prospettiva di una approvazione definitiva da parte della Santa Sede. Il documento approvato dai vescovi sardi afferma, tra l’altro:

“I Vescovi hanno confermato l’interesse della Conferenza a valorizzare sempre più la lingua sarda nella pietà popolare e nella liturgia, sulla scia di quanto stabilito dal Concilio Plenario Sardo, oltre che nel rispetto delle norme e delle procedure prescritte dalla Santa Sede in materia”.

“Accogliendo le sollecitazioni pervenute da un dialogo tra il Presidente della Conferenza Episcopale e il Direttivo della Fondazione “Sardinia”, la Conferenza ha individuato alcune piste da seguire nel prossimo futuro”.

Cresce la convinzione dell’urgenza e dell’utilità di restituire ai Sardi il diritto, ma soprattutto la gioia, di poter testimoniare interamente la propria fede con la propria lingua.

 

 

6… Siamo ad un cambio di fase della storia del nostro Popolo e della nostra terra, conseguente all’evidenza che solo a noi tocca la risoluzione dei nostri problemi e la risposta ai nostri bisogni. Una lezione della storia che si ripropone. Che dovremmo aver dovuto imparare, perché vale per tutti i popoli del mondo. Non servono giustificazioni, vittimismi, inutili aggressività. Quando dall’esterno ci hanno sfruttato, era tra di noi, quel qualcuno dei nostri che lo consentiva. Sotto gli occhi inconsapevoli o impotenti della maggioranza di noi. Un popolo passivo non può che confermarsi subalterno.

Una lingua subalterna che si logora nel risentimento ribellistico non fa altro che riprodurre la sua impotenza e perpetuare la sudditanza. L’altra strada è l’assimilazione. Entrambe negative. Non si tratta di biascicare linguaggi ripetitivi di lamenti e scetticismo: invece dobbiamo elaborare le risorse della lingua, produrre e incrementare capitale linguistico nell’ordine dell’investimento.

La ricchezza della lingua non sta solo nel suo vocabolario, come patrimonio già consacrato, bensì nell’invenzioni di nuovi linguaggi capaci di parlare il proprio tempo nell’occorrenza sociale ed economica. Parliamo di lingua, parliamo di tutto.

 

CAGLIARI,  5 luglio 2017

 

Osservazioni relative alla bozza del testo unificato delle proposte di legge n. 167-228-36

 

A seguito dell’audizione della Fondazione Sardinia presso la commissione consiliare permanente del Consiglio regionale competente, avvenuta mercoledì 5 luglio, ed in aggiunta rispetto al documento già presentato, si significa quanto segue.

 

L’articolo 25, rubricato “Registro regionale dei docenti delle lingue delle minoranze storiche”, al comma 2 stabilisce che “l’iscrizione al registro è riservata a coloro che hanno i requisiti per l’insegnamento in ogni ordine e grado scolastico e sono in possesso dell’abilitazione professionale ed è subordinata al possesso della conoscenza attiva e passiva di una delle lingue delle minoranze storiche di livello almeno C1..”.

La realtà storica sarda, fino a oggi, è che vi sono almeno due generazioni di docenti delle lingue delle minoranze storiche, il vero nucleo portante dell’insegnamento della lingua sarda, i quali non hanno i requisiti per l’insegnamento in ogni ordine e grado scolastico. Non permettere a loro, almeno in una fase iniziale, di far parte del registro, sarebbe a nostro parere un errore, poiché inficierebbe almeno per una decina di anni la qualità dei docenti presenti nel registro stesso. Sarebbe, inoltre, un elemento di ingiustizia verso diverse decine, forse centinaia, di donne e uomini che hanno dedicato all’insegnamento della lingua sarda la propria esistenza.

 

In ragione di ciò, si propone l’introduzione di una norma transitoria,  che permetta per un periodo limitato e definito (uno, tre o cinque anni), la possibilità di accedere al registro, in seguito ad idonea valutazione, per coloro i quali, pur essendo docenti delle lingue delle minoranze storiche, non abbiano i requisiti per l’insegnamento in ogni ordine e grado.

 

Al fine di valutare la possibilità di far parte del registro, l’Agenzia di cui all’art. 10 può costituire una commissione ad hoc, od utilizzare, per esempio, la commissione di cui al comma 6 dell’art. 26.

 

CAGLIARI,  5 luglio 2017, ore 16,00

 

 

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