Chimica verde, le verità dei medici.

Cardi selvatici delle campagne sarde. La chimica verde viene alimentata da specie vegetali, tra le quali i cardi, per migliaia e migliaia di ettari.

Il Direttivo dell’ Associazione Il Medici per l’ambiente (ISDE) di Sassari-Sardegna,
riunito presso l’Ordine dei Medici in data 13 luglio 2011 insieme al Referente Ordinistico per le problematiche ambientali, dopo un attento esame della proposta sulla Chimica Verde, come dai protocolli d’intesa riservati e addendum sottoscritti dai rappresentanti dell’ENI, della NOVAMONT , degli enti locali e dei sindacati, giunge alle seguenti osservazioni di procedura e di merito:
- Rileva che nell’ambito dell’investimento di € 1.200 milioni , sono compresi, arbitrariamente, i € 530 milioni destinati alla bonifica del sito industriale di Porto Torres.
- Constata che la bonifica è da considerarsi atto dovuto e risarcitorio per il grave inquinamento provocato anche nel corso dell’ultimo decennio e, per stessa ammissione di Eni, la somma disposta costituisce solo un anticipo di quella complessiva necessaria, che ammonta ad € 1.500 miliardi di, tenuto conto dell’entità e della gravità dell’inquinamento provocato.
- Osserva che della suddetta bonifica non si conoscono, a tutt’oggi, le modalità tecniche, i tempi, l’estensione dei terreni da bonificare, ed il numero dei lavoratori che dovranno essere impiegati.
- Ritiene che la costituzione di un centro di ricerca, per il quale sono previsti circa 50 milioni di Euro, debba essere effettuata in tempi brevi, con la finalità di proporre piani di bonifica adeguati al territorio in oggetto, anche di tipo innovativo, con il coinvolgimento delle istituzioni locali preposte, comprese l’Università ed il CNR, per lo studio di azioni efficaci che risolvano in tempi brevi le criticità presenti nell’area
della darsena, dove lo sversamento di benzene appare particolarmente grave.
- Rileva che la prospettiva di riconversione verso una chimica verde, presuppone la cessazione di attività energivore caratterizzate da un elevato consumo energetico e da una bassa resa. Pertanto, la presenza nella progettualità di Eni Power appare fuori luogo e la creazione di una centrale a biomasse da 40 MWe è oltremodo sovradimensionata.
- Ricorda come gli studi effettuati dalla Facoltà di Agraria dell’Università di Sassari prevedano per l’intera isola una disponibilità di biomassa naturale, su 800.000 ettari di territorio boscato e con macchia, di circa 300.000 tonnellate annue che, con un potere calorifico medio di 3,5 Kcal/Kg, basterebbero al raggiungimento di una produzione di potenza di 20 MWe.
- Richiama l’attenzione degli amministratori e dei cittadini sul rischio che tale struttura possa essere adibita ad incenerimento di rifiuti solidi urbani, anche extraregionali, tenendo conto del sovradimensionamento e della legislazione italiana (art.17 Dlg 387/03) non conforme alla normativa europea, che assimila la parte non biodegradabile dei rifiuti solidi urbani alle biomasse.
- Osserva l’assenza di tempistica e di dichiarazione sulle risorse da impiegare nel revamping della termo-centrale a olio combustibile e a FOK( rifiuto speciale del cracking dell’etilene).
- Ricorda come queste due attività in termini di emissioni e di produzioni di ceneri tossiche peggiorerebbero le condizioni già precarie del territorio di Porto Torres caratterizzato da dati epidemiologici allarmanti riguardo alle patologie tumorali e cronico-degenerative.
- Vede con interesse lo sforzo di ricerca applicato nella produzione di nuovi materiali di origine vegetale, pur ritenendo che nell’ambito delle colture dedicate ed in particolare relativamente alle politiche agrarie non si possa prescindere dal miglioramento delle rese dell’attività agricola per colture alimentari.
- Considera la produzione di alimenti di qualità alla base di una corretta
alimentazione e parte integrante di una strategia di prevenzione primaria e di mantenimento della salute.
- Auspica che per un progetto così importante che mira alla riqualificazione del territorio del Nord-Ovest Sardegna e alla riconversione degli impianti esistenti, gli amministratori locali coinvolgano maggiormente i cittadini, attraverso un confronto aperto che consenta di esporre con chiarezza rischi e benefici del progetto stesso, per
arrivare ad una valutazione condivisa della compatibilità ambientale e delle ricadute sulla salute della popolazione, tematiche di cui ISDE si interessa.

Sassari 13 luglio 2011

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