Ian Bremmer: “L’America è in ritirata, il mondo sarà sempre più instabile”, di Antonello Guerra
Intervista a Ian Bremmer, analista politico e fondatore del think tank Eurasia Group: “I governi schiacciati da pressioni interne si dedicano sempre meno a politiche globali”
“QUELLO di Taormina è un G7 inutile. Anzi, è il primo G-Zero ufficiale”. A parlare a Repubblica è proprio l’inventore del concetto di “G-Zero”, Ian Bremmer, celebre analista politico americano e fondatore del think tank Eurasia Group. Bremmer aveva presentato la sua profezia nel saggio “Every nation for itself” (“ogni nazione per conto suo”): G-Zero sta per un nuovo disordine geopolitico in cui l’Occidente perde sempre più influenza, vertici ristretti come il G7 assumono una rappresentanza insignificante, le organizzazioni internazionali come Onu e Nato sono sempre meno decisive e nessuno degli altri protagonisti globali riesce colmarne il vuoto. Risultato: il mondo sarà sempre più instabile, secondo Bremmer.
Però, al vertice di Taormina si cercano soluzioni a problemi che possono avere solo una risposta globale, come ambiente, terrorismo, immigrazione.
“Certo. Ma ne uscirà ben poco perché al G7 partecipano sette Paesi che contano sempre meno. Con l’economia capitalista e la globalizzazione, era imminente l’emersione della potenza economica e geopolitica della Cina, lo smarrimento dell’Europa, il peso crescente della Russia, l’implosione del Medio Oriente, una riluttanza sempre più marcata degli Stati Uniti verso il resto del mondo, soprattutto per i valori che un tempo trasmetteva”.
Trump, con il suo populismo, sarà il colpo finale all’attuale sistema geopolitico?
“Il mondo G-Zero è un processo economico e politico irreversibile, con o senza Trump. Ma lui ha segnato la fine della” Pax americana”. Gli Stati Uniti restano interventisti ma con un orizzonte dei propri interessi nazionali molto più ristretto. L’America è sempre più unilateralista, che poi è l’essenza del concetto di G-Zero”.
Ma al G7 sembrano esserci i presupposti per una linea comune, come contro il terrorismo, dopo la strage di Manchester.
“Mi sembra difficile da mettere in pratica”.
Perché?
“Non dimentichiamo che quando Trump chiede alla Nato di unirsi alla coalizione contro l’Isis è anche un modo per costringere gli alleati a mettere più soldi. Gli altri membri dell’Alleanza lo sanno e sono riluttanti. Ecco perché Stoltenberg dice che la Nato può partecipare solo in un ruolo non militare. Anche sul clima sono tornati i dissapori. Altro esempio di divisioni forse insanabili”.
Qual è il futuro del mondo G-Zero?
“Tanti conflitti geopolitici in più. E se organizzazioni internazionali come Onu e Nato perdono sempre più peso e rispetto, l’instabilità si espanderà soprattutto in economia e sicurezza. Intanto i governi, schiacciati dalle pressioni domestiche dell’opinione pubblica, si dedicano sempre meno
a politiche globali. L’Occidente ha istituzioni e anticorpi per resistere ai populismi, i Paesi in via di sviluppo no. E questo scatenerà tensioni anche nei Paesi emergenti. Se nel 2008 c’è stata la recessione economica, dal 2017 ci aspetta la recessione geopolitica”.
la repubblica, 27 maggio 2017