Giuseppe Peretti, un visionario pragmatico alla guida dell’Ateneo e della Municipalità: perché lo si conosca ed imiti, di Guido Portoghese
Presentiamo il testo della relazione di Guido Portoghese sulla biografia amministrativa di Giuseppe Peretti sindaco di Cagliari nel 1960, svolta agli ex allievi salesiani.
Lo storico ufficio del sindaco di Cagliari.
Il sito istituzionale del Comune di Cagliari ha pubblicato nei giorni scorsi il testo della conversazione che il presidente dell’Assemblea civica, ing. Guido Portoghese, ha tenuto nella sede degli ex allievi salesiani, lo scorso 24 marzo, sul profilo di amministratore pubblico di Giuseppe Peretti.
Come in altre circostanze, molto apprezzando questa apertura della rappresentanza, e della figura di vertice di quest’ultima, alle ricchezze biografiche offerte dalla città, ho caldeggiato l’ospitalità di quel testo da parte del sito di Fondazione Sardinia.
Della materia, peraltro, mi sono occupato tempo fa anche io, e quindi il piacere è doppio oggi nel donare una sorta di cornice all’intervento dell’ing. Portoghese. Peraltro, la serata organizzata nel salone di viale Fra Ignazio l’ho introdotta e moderata io stesso, e dunque mi sento autorizzato a questa ripetuta presenza.
Come è noto, il professor Peretti tenne la guida del Comune capoluogo nel secondo semestre 1960, mentre ormai da un lustro stava svolgendo le funzioni di rettore magnifico della Università.
Egli fu la salvezza che i galantuomini del liberalismo e del sardismo di un tempo – da Ciccio Cocco Ortu a Giovanni Battista Melis – proposero ai democristiani, i quali contavano della maggioranza relativa del Consiglio ma pure erano incapaci di trovare una sintesi e un indirizzo divisi come erano in mille combriccole, per sbloccare una lunghissima crisi politica e stornare il pericolo ormai imminente del commissariamento prefettizio.
Certo, già fissate le elezioni a novembre di quel 1960, la giunta Peretti non poté disporre di molta libertà nell’approntamento del bilancio da portare al voto dell’Assemblea, che infatti fu sostanzialmente quello dell’esecutivo Palomba, caduto per la sfiducia delle destre grazie a cui aveva retto per oltre tre anni. Ciò nonostante la cifra di quella Amministrazione si identificò con quella personale del suo capo, distinta ed imparziale, competente ed impegnata quotidianamente nel contatto con gli operatori del Municipio e con le mille anime della città.
Portoghese ha saputo rendere al meglio, secondo me, questi elementi, combinando la sua relazione a quella di Damiano Peretti, che invece aveva trattato della virtuosa azione del rettore, oltreché del profilo umano di quest’ultimo (la sua formazione, le sue esperienze giovanili di studio e poi professionali, ecc.).
Ha spiegato, Portoghese, essere sua intenzione di proseguire, lungo il quinquennio della presente consiliatura, ad offrire, giusto come “prodotto” del suo ufficio di presidente del Consiglio comunale, ed in tutte le occasioni gli siano concesse, i profili a tutto tondo delle maggiori personalità pubbliche che hanno segnato la storia recente della città capoluogo. Così già è stato – ha ricordato – con la Deledda e con Cesare Pintus –, così sarà ancora presto con Alziator, Brotzu, ecc.
Per quel che possa valere la mia opinione, esprimo anche su questo propositoun giudizio molto, molto positivo. Le presidenze assembleari non mi sono parse, negli ultimi anni, né con la destra al governo né con la sinistra, capaci di svolgere un ruolo di “ponte” fra l’istituzione rappresentativa e la cittadinanza. L’innovazione proposta da Portoghese sembra virtuosa e anche, agli occhi dei delusi rassegnati, inaspettata. A fronte di una giunta che non sa parlare alla città – clamoroso e inaccettabile (e insopportabile) il silenzio sulla sorte dell’Archivio storico nella Mem, sui perché del disastro (con oneri a carico delle casse pubbliche) e sulla tempistica del recupero, senza il quale restano al palo decine di ricercatori impegnati con convegni e pubblicazioni editoriali e di studenti impegnati con le tesi di laurea – l’ufficio della presidenza vuole mostrare la faccia credibile e amica della Municipalità. Speriamo bene.
Ecco, per intanto, tratto dal sito comunale di Cagliari, il testo della relazione Portoghese.gf.m.
1960, un nuovo sindaco s’affaccia in via Roma
Dal secondo dopoguerra ad oggi Cagliari ha avuto 20 sindaci eletti. Alcuni hanno governato a lungo, talvolta presiedendo diverse giunte.
Giuseppe Peretti è stato il quarto della serie e la sua sindacatura si è consumata nell’arco di appena un semestre. Avvenne nel 1960 – in quello stesso semestre Roma ospitò le Olimpiadi, e in America fu eletto presidente John Kennedy.
Egli seguì, nell’ufficio apicale dell’Amministrazione civica, i sindaci Luigi Crespellani, Pietro Leo e Mario Palomba, tutti e tre democristiani; pur non essendo tesserato al partito, anche Peretti si era presentato al voto per il rinnovo comunale, nel 1956, nella lista democristiana. Da un anno era magnifico rettore dell’università: certo non avrebbe immaginato di dover, sia pure per breve tempo, associare le due onerose cariche.
Ciò si rese necessario per sbloccare una impasse interna al Consiglio comunale e allo stesso partito della DC: accadde che la giunta monocolore guidata dall’avv. Mario Palomba e sostenuta dai consiglieri della destra sia monarchica che missina perse, nella primavera 1960, tale appoggio: fratture interne al gruppo del Movimento Sociale determinarono un effetto domino tanto sui monarchici – allora fortissimi in Sardegna – quanto sulla stessa DC.
Certo, sul piano puramente amministrativo, la giunta Palomba – fra il 1956 e il 1960 – aveva proseguito in tale azione di sviluppo, tanto più con i piani abitativi programmati anche a livello nazionale, tesi a dare alloggi popolari (INA casa, ecc.) a chi aveva perduto la propria abitazione sotto i bombardamenti, ad aprire scuole soprattutto nei quartieri di espansione residenziale e nelle periferie.
Però la giunta era debole politicamente e così, nella primavera 1960, per tre mesi circa, Cagliari restò senza guida: i democristiani faticosamente elessero sindaco, a maggio, Antonio Follese, ma questi si dimise il giorno dopo la presentazione del suo esecutivo. Un altro mese di crisi presentò a tutti il rischio incombente del commissariamento comunale e del rinvio delle elezioni previste a novembre. Fino a che i liberali e il sardista (alleato dei repubblicani) sfidarono la Democrazia Cristiana dicendo in sostanza: per evitare il commissariamento è urgentissimo eleggere un nuovo sindaco e una nuova giunta; noi siamo disposti a votare questo sindaco e questa giunta senza chiedere nulla in cambio; vi proponiamo di scegliere, dalle vostre stesse fila, Giuseppe Peretti, personalità di assoluto prestigio ed autorevolezza; con lui si potrà concludere questa consigliatura.
All’antivigilia di Natale – dopo il voto amministrativo cioè, cui egli non si presentò, tornando a tempo pieno al suo ufficio di magnifico rettore – passò le consegne a Giuseppe Brotzu, che era stato in precedenza presidente della Regione e che avrebbe conservato la sindacatura per ben sette anni, fino a quando sarebbe entrato in campo un altro sindaco storico di Cagliari: Paolo De Magistris.
Ecco il quadro: Peretti sindaco per pochi mesi, nella seconda metà del 1960; sindaco dopo Crespellani, dopo Leo, dopo Palomba, e prima di Brotzu e di De Magistris. Sindaco soprattutto per la predisposizione del bilancio preventivo che ancora a metà anno non era stato approvato dal Consiglio.
L’ordine del giorno della prima seduta consiliare dà l’idea non soltanto delle questioni sul tappeto, ma dello stesso momento storico vissuto dalla città e dalla Sardegna. In particolare:
- approvazione del bilancio di previsione per il 1960;
- richiesta alla Cassa del Mezzogiorno per l’esecuzione del primo stralcio di lavori per la sistemazione della rete fognaria (500 milioni);
- mutui con la Cassa Depositi e Prestiti per la costruzione degli edifici delle scuole elementari di Monserrato (80 milioni) e di Pirri (48 milioni), della scuola media n. 1 (quella che aprirà in via Venezia trasferendosi dalla via Eleonora d’Arborea: 110 milioni), della scuola d’avviamento professionale commerciale (90 milioni) e di quella di San Benedetto (100 milioni), del liceo Siotto Pintor (terzo lotto: 80 milioni);
- stabilimento per l’utilizzazione dei rifiuti solidi urbani;
- varianti al piano di ricostruzione della città nei campi della Scuola agraria;
- regolamento per il funzionamento del mercato all’ingrosso ortofrutticolo (da trasferire dal viale La Playa al viale Monastir);
- acquisto di uno stabile in Monserrato per la Scuola tracomatosi;
- riordinamento dei servizi pubblici di trasporto da piazza;
- esame delle condizioni dell’Ospedale civile;
- approvazione dello statuto del Consorzio industriale;
- nomina dei componenti il Consiglio d’amministrazione dell’Ente comunale di assistenza.
Intanto l’esordio sembra porsi sotto i migliori auspici per la città: dai ministri Segni e Maxia (rispettivamente agli Esteri e alle Poste) è appena giunta comunicazione che il ministero dei Lavori Pubblici ha disposto il finanziamento dei lavori di rinforzo del viale San Vincenzo in zona Sa Duchessa (10 milioni), della sistemazione delle aree e strade di accesso all’università sempre a Sa Duchessa (4 milioni e passa), il completamento del piazzale della facoltà di Ingegneria mineraria (2 milioni e mezzo).
A questo proposito faccio un flash di politica nazionale, perché è evidente che, a parte le relazioni puramente istituzionali fra un Comune e il governo centrale, v’è anche, fra una amministrazione locale e gli organi centrali dello Stato, una relazione politica migliore o peggiore a seconda del colore delle maggioranze.
La situazione particolare del 1960 spiega poi molto delle fibrillazioni politiche, perché quelle che si registrarono a Cagliari furono le stesse registrate a Roma: in breve, si trattava da passare dalle alleanze di centro o centro-destra a quelle di centro-sinistra: ma il passaggio non fu certo indolore e non immediato.
La giunta Peretti, esordendo nel giugno 1960, ebbe per un mese soltanto, quale interlocutore nazionale, il governo Tambroni che era un governo monocolore democristiano appoggiato dalla destra missina e monarchica.
La stagione delle maggioranze di centro-destra stava però finendo: nel luglio 1960, travolto il governo Tambroni da disordini di piazza per aver concesso la celebrazione a Genova – città martire dell’antifascismo – del congresso missino (cioè neofascista), esordì infatti il terzo governo Fanfani, anch’esso monocolore democristiano ma appoggiato da liberali e socialdemocratici.
Questo fu il governo con cui più a lungo interloquì la giunta Peretti che, in fondo, aveva lo stesso colore: un monocolore democristiano appoggiato dalle forze laiche e chiuso alla destra.
In un clima politico molto più disteso che in precedenza furono portate alla delibera del Consiglio molte altre questioni: la sistemazione del litorale della Playa e l’indecorosa permanenza di baracche lungo un ampio tratto, il commercio abusivo delle cozze ed arselle così dello smercio di olio non regolamentare, lo sfruttamento delle cave, da parte della Cementeria (con esplosioni di mine che danneggiavano le case nelle vie a ridosso della facoltà di Ingegneria), il servizio di autotrasporto da meglio organizzare con posteggi decentrati di taxi (stazione, piazza Ospedale, piazza Repubblica, piazza San Benedetto, rione Sant’Avendrace, largo Carlo Felice); il servizio di trasporto collettivo, da parte di privati, dall’interno della provincia era – nel 1960 – frequentissimo, non essendosi ancora le famiglie dotate delle utilitarie, cosa che avverrà di lì a pochi anni. Si poneva dunque un problema di posteggi in attesa che i viaggiatori avessero concluso le proprie “commissioni” – acquisti, visite mediche od altro – e potessero reimbarcarsi, magari nel pomeriggio, per il ritorno in paese: meglio posteggi periferici, per non disturbare la ordinaria viabilità cittadina.
Si tratta di immaginarla la Cagliari dei 156mila abitanti (tanti se ne conteranno al censimento dell’ottobre 1961), frazioni comprese – tutte sono ancora frazioni: Elmas come Monserrato e Quartucciu. Il traffico comincia ad essere intenso per un ordito stradale rimasto, per il grosso, quello che era stato prima della guerra.
I cento giorni di crisi politica che hanno anticipato l’esordio della giunta Peretti ha accumulato i problemi che sollecitano una soluzione amministrativa. Ce n’è in tutti i settori: nel gran numero è anche la cessione in proprietà alla parrocchia di San Pio X dell’area di sedime della parrocchia espropriata dalla Regione. L’area di via della Pineta e di viale Diaz che raggiungono lo stadio Amsicora – che fra tre anni, campionato 1963-64, vedrà il Cagliari in serie A – è di espansione, grazie anche all’insediamento della Fiera Campionaria ed all’annunciata cittadella sportiva (piscina, campo CONI, ecc.), e grazie molto anche alla parrocchia fondata nel 1956 dall’indimenticato don Ottavio Cauli. Inoltre in estate inizieranno i lavori anche per la nuova chiesa del Poetto, che sarà intitolata alla Madonna della Salute, mentre – in campo tutto vacanziero – si ipotizza un porticciolo ai piedi della Sella del Diavolo: sarà Marina Piccola.
Ma c’è un’altra questione che impegna da subito la giunta Peretti: quale la sistemazione dell’area sgomberata del palazzo della Dogana, fra la darsena e il porto commerciale.
Il dibattito cittadino, sulla stampa e non soltanto nelle stanze della politica, è acceso: si fa presente che il traffico portuale andrebbe orientato sempre più verso il molo sabaudo e la zona industriale, lasciando alla piena fruibilità dei cittadini l’area della darsena, dove è appena stato completato il discusso palazzone della Società elettrica sarda (poi ENEL). Il sindaco assicura che nessuna nuova costruzione contraddirà l’obiettivo di migliorare la circolazione e limitare al massimo le cancellate richieste dalla Capitaneria, lasciandone comunque libera la darsena, mentre si sposterà al centro la sede tramviaria consentendo così il flusso del traffico su due corsie. E’ previsto anche un giardino pensile sul mare, a convertire il dislivello creatosi con la scomparsa del palazzo doganale.
Già nella seduta del 5 luglio, e poi in quelle a seguire, oltre a discutere di tutto questo, il sindaco aggiunge altre questioni ancora: occorre concludere la pratica relativa al nuovo quartiere residenziale del CEP (che vedrà le prime case assegnate nel 1968).
L’adesione del Consiglio alla proposta di Peretti di concordare i dettagli con il ministero dei LL.PP. è unanime. Come unanime sarà, da parte dei gruppi consiliari, la sottoscrizione dell’ordine del giorno sul ruolo di Cagliari nel piano di Rinascita in approvazione da governo e Parlamento. Fra l’altro si auspica l’«integrale esecuzione del piano di sviluppo del porto di Cagliari e il miglioramento delle attuali comunicazioni marittime, la creazione della zona industriale e un processo organico di industrializzazione; l’irrigazione, la trasformazione fondiaria ed agraria, il riassetto fondiario del retroterra agricolo; l’approvazione e il finanziamento del piano regolatore di Cagliari; la costruzione di almeno 15mila vani, una parte dei quali destinati a quanti non possono pagare un fitto superiore alle 2mila lire mensili; l’adeguamento della scuola di ogni grado alle esigenze della città; la completa costruzione della fognatura nel centro e nelle frazioni; il risanamento dei quartieri malsani e la valorizzazione storica e turistica del Castello» nonché la costituzione di un comitato intercomunale fra i sindaci dei capoluoghi nella fase attuativa del Piano.
Pari corale sentimento emerge anche, in queste prime sessioni di luglio in cui politica ed amministrazione si danno la mano, circa l’auspicio, espresso dal sindaco a nome della intera assemblea, di una pacificazione nazionale, dopo i tumulti e anche i morti registratisi a Genova in occasione del congresso nazionale missino.
La salvaguardia dell’ambiente pone il problema, già accennato, delle cave di IsMirrionis (dopo gli scavi di TuvuMannu e Tuvixeddu, di San Michele e Monte Urpinu, di Bonaria e Sant’Elia) oltre che dei fumaioli della Cementeria, per quanto la direzione dello stabilimento abbia provveduto a migliorare gli impianti della depolverizzazione; si pone il problema del trasferimento, in tempi brevi, del complesso lontano dalla città, come prospetta l’assessore competente per materia, Mario Floris.
Ma è tutta la materia igienico-sanitaria, incluse le verifiche annonarie, presentissima nel confronto giunta-Consiglio. Ciò forse anche per la presenza in aula di importanti clinici come lo stesso assessore Floris o il professor Macciotta, socialdemocratico. Si ipotizzano nuove farmacia notturne. Sono 36mila i bambini e ragazzi controllati dal Centro scolastico sanitario cittadino.
In quanto al settore scolastico è da segnalare la cessione a prezzo di favore, da parte dell’IACP al Comune, di una vasta area fra le vie Carducci e Manzoni in vista della costruzione di un edificio scolastico per il quartiere di San Benedetto.
Relativamente al porto sono bilanciati dal governo nazionale ben sei miliardi di lire per la nuova banchina in sostituzione del vecchio molo foraneo di levante, il raddoppio del molo ex sabaudo, il completamento della darsena per naviglio da pesca in località Su Siccu, la sistemazione del piazzale alla radice del pennello di Bonaria, ecc.
Nel bilancio di previsione 1960, predisposto per il grosso dalla precedente Amministrazione Palomba, della quale la nuova costituisce inevitabilmente, come detto, la continuazione, è centrale la questione delle abitazioni. Dice Peretti in Consiglio:
«Bisogna dare la casa a chi vive in promiscuità, a chi alloggia in locande, a chi abita in grotte o in sottani. Le condizioni di queste famiglie sono veramente impressionanti e pone noi tutti di fonte a gravissime responsabilità: la giunta sente questo problema cittadino come uno dei più pressanti e che va affrontato decisamente e rappresenterà uno dei fondamenti della nostra azione di amministratori».
(Parentesi, da comunicazione ufficiale del sindaco: erano 2.708 le famiglie, per complessive 18.405 persone, viventi in abitazioni improprie, ed il Comune non disponeva, in proprio, di alcun alloggio).
Pari sensibilità egli mostra per le scuole, per le quali la maggior difficoltà è costituita dalla mancata disponibilità di aree edificabili – circostanza su cui molto insiste Peretti sindaco, sul tanto reso esperto dal Peretti rettore, impegnato duramente nello sviluppo edilizio dell’Università, tra facoltà, istituti e biblioteche.
Così anche, più in generale, circa l’urbanistica e il piano regolatore: «Dalla sua attuazione dipende la razionale soluzione di tanti altri problemi che tutti noi vorremmo vedere risolti quali la situazione dei litorali del Poetto e della Playa e quella della zona industriale, la creazione di comode vie d’accesso alla città e quella di viali, di giardini e di piazze nell’ambito urbano, la regolamentazione di costruzioni edilizie e la sistemazione urbanistica dei quartieri.
Io non intendo, né lo potrei, dettagliare qui i mille interventi operativi e anche informativi dell’Amministrazione in quel secondo semestre 1960. Mi limito a qualche flash soltanto per richiamare, per la memoria degli anziani e l’immaginazione dei giovani, la città del tempo:
- Il largo Carlo Felice che nel 1957 aveva perduto il suo storico Partenone accoglie le sedi solenni di due banche: a luglio inaugura la Banca Nazionale del Lavoro, a dicembre la Banca d’Italia; intanto ad agosto si illuminano al nuovo i viali Buoncammino e Sant’Ignazio.
- A dicembre due architetti romani – Adriano e Lucio Cambellotti – vincono il concorso bandito dal Comune per la nuova scalinata di Bonaria: si farà non molto prima della visita di papa Paolo VI a Cagliari.
- A settembre si svolge in città il congresso nazionale di stomatologia, che presenta uno studio sui bambini delle elementari a Cagliari, e quasi in contemporanea il congresso dei medici oculisti; poche settimane dopo si svolge anche il congresso di urbanistica con duecento ingegneri di tutti gli ordini professionali d’Italia: Cagliari si afferma come piazza di turismo scientifico e nuove strade si aprono anche per il turismo vacanziero: una folta rappresentativa di giornalisti e operatori televisivi della Germania visita la Sardegna e il capoluogo, promettendo ampia risonanza su giornali e telegiornali; idem gli agenti di viaggio danesi e norvegesi. Ancora non è arrivato nell’Isola l’Aga Khan.
- In autunno è la volta, al Massimo, della terza edizione del festival della canzone, presenti artisti come Johnny Dorelli, Luciano Tajoli, Tony Renis, il Quartetto Cetra, Wilma de Angelis, Renato Rascel, presentatore Enzo Tortora, direttore musicale Gorni Kramer. Avrebbe dovuto esserci anche Mario Riva, il conduttore de “Il musichiere”, ma una caduta ne ha causato la morte proprio in quel settembre.
«So bene che ancora altri problemi di ordine sociale, igienico ed economico attendono la loro soluzione. Io ho voluto indicare a grandi linee in quale direzione sarà orientata la azione preminente di questa amministrazione delle opere previste dal presente bilancio durante i pochi mesi di vita futura…».
La discussione sul bilancio impegna il Consiglio per un mese intero e costituisce una analisi concentrata ma approfondita di tutti gli aspetti della vita sociale cittadina. I cagliaritani ne sono informati abbastanza approfonditamente dalle cronache dell’Unione Sarda.
Non c’è motivo di trionfalismo: data la situazione si vola basso, ma ci può essere dignità anche nel volo basso. Lo afferma Peretti che riconosce “non suo” il bilancio presentato al voto consiliare ma che per senso del dovere ha dovuto e voluto “far suo”, con tutte le sue rigidezze impeditive di programmazione a medio o lungo periodo.
Dice, concludendo il lungo dibattito: «Programma necessariamente modesto [in quanto alle cifre del bilancio], ma che deve essere inteso soprattutto per quello che vuole rappresentare e cioè una impostazione ideale di un programma e di un metodo». Senza far confronti e polemiche con il predecessore Palomba, forse più di lui, o diversamente da lui, è convinto che la risoluzione dei complessi problemi cagliaritani esiga alleanze vaste sia politiche che istituzionali, il che può anche scorgersi nelle opportunità prossime del Piano di rinascita. Per adesso – dice – è l’urgenza quel che deve affrontarsi con il miglior spirito civico.
Chiuderei questo mio breve contributo, con il corsivo capocronaca dell’Unione Sarda del 13 novembre 1960, a firma di Antonio Ballero e dal titolo “Saluto al sindaco Peretti”, l’articolista elogia lo stile Peretti nella conduzione delle cose comunali: «nei quindici giorni in cui volle prendere quotidiani contatti con gli uffici e con i collaboratori, subito assicurando maggior regolarità e ordine nell’ingranaggio della casa municipale, durante le riunioni del Consiglio in cui seppe dirigere i lavori con prontezza, con tatto e signorilità, nella preparazione di un programma, naturalmente ridotto, ma che raccolse i maggiori e più urgenti problemi sul tappeto».