Il Papa: “La vera peste della Chiesa è il carrierismo”di Domenico Agasso JR

Francesco lo afferma ricevendo il Pontificio Collegio Spagnolo San José. Bisogna «amare senza guardare al successo personale».

Nei suoi discorsi, ormai è cosa nota, il Pontefice spesso pronuncia le parole più forti o dure parlando «a braccio». Così avviene anche oggi: «Fuggite dal carrierismo: è la vera peste della Chiesa!», esclama senza leggere il testo preparato rivolgendosi alla comunità del Pontificio Collegio Spagnolo San Jose di Roma, ricevuta in udienza nella «Sala Clementina» in occasione dei 125 anni dalla fondazione. «Il diavolo entra sempre dalle tasche», ribadisce inoltre papa Francesco, sempre «a braccio».

Nel suo intervento, incentrato sulla formazione del clero, il Vescovo di Roma sottolinea la necessità di «amare con tutto il cuore», che «significa farlo senza riserva e senza pieghe, senza interessi spuri e senza guardare al successo personale». Secondo Francesco, «la carità pastorale comporta di uscire incontro all’altro, comprendendolo, accettandolo e perdonandolo di cuore. Ma da soli – continua – non è possibile crescere in questa carità. Perciò il Signore ci ha chiamati ad essere una comunità, in modo che quella carità riunisca tutti i sacerdoti con un vincolo speciale nel ministero e nella fraternità».

Per fare questo «abbiamo bisogno dell’aiuto dello Spirito Santo – aggiunge – ma anche della lotta spirituale personale. Si tratta di una sfida permanente per superare l’individualismo, e vivere la diversità come un dono, cercando l’unità del presbiterio, che è un segno della presenza di Dio nella vita della comunità».

Il Papa evidenzia anche che «non ci si può accontentare di avere una vita ordinata e confortevole, che permetta di vivere senza preoccupazioni, senza sentire l’esigenza di coltivare uno spirito di povertà radicata nel Cuore di Cristo che, essendo ricco, si è fatto povero per noi».

Jorge Mario Bergoglio mette poi in guardia i giovani preti: «Non dimenticate questo: il diavolo entra sempre dalla tasca, sempre. Inoltre, è bene imparare a rendere grazie per quello che abbiamo, dando generosamente e volontariamente il superfluo, per essere più vicini ai poveri e ai deboli».

Il beato «Domingo y Sol diceva che per soccorrere chi ha bisogno si doveva essere disposti a “vendere la camicia”. Io non vi chiederò tanto, preti scamiciati, no; ma solo che siate testimoni di Gesù, attraverso la semplicità e l’austerità di vita, per diventare promotori credibili di una vera giustizia sociale». Ecco poi l’appello: «Da fratello, da padre, da amico» chiede: «Per favore fuggite dal carrierismo ecclesiastico: è una peste».

La formazione «di un sacerdote non può essere unicamente accademica, per quanto importante e necessaria», ma deve invece essere un processo integrale, che comprenda tutti gli aspetti della vita. Deve «servire per crescere e allo stesso tempo per avvicinarsi a Dio e ai fratelli. Per favore, non accontentatevi di conseguire un titolo, ma siate discepoli a tempo pieno».

Sono quattro le basi della formazione, dice il Papa: accademica, spirituale, comunitaria e apostolica. E «tutte e quattro devono interagire, se ne manca una la formazione inizia a zoppicare e il prete finisce paralitico».

la stampa,  il 01/04/2017

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