Giulia Maria Crespi: “La mia Milano tradita dai figli della borghesia”, di Mari Corbi

L’imprenditrice: oggi i potenti hanno perso interesse per il bene comune

Casa Crespi, a corso Venezia, è uno degli indirizzi nella mappa ideale della buona società milanese, dove regna donna Giulia Maria, 93 anni, presidente onoraria del Fai, che ti accoglie nel salottino privato, pieno di rose e ciclamini. Sul tappeto, ai suoi piedi, Volpa, il suo cane lupo di 4 anni, che non la perde di vista. Quadri antichi alle pareti. Due Canaletto nella stanza accanto. Libri ovunque, impilati su tavolini bassi. «In questo momento sto leggendo Tolstoj, “Resurrezione”, straordinario. Ci sono denunce di cose identiche a quello che sta avvenendo oggi. Per esempio come i potenti si spalleggiano la responsabilità, oppure l’indifferenza dei benestanti». Eccola, la «zarina» (soprannome dato da Montanelli) che si indigna, ma anche la «fanciullina», come la chiamava Spadolini ai tempi della direzione del Corriere della Sera, idealista, esile ed elegante con un carattere di ferro, idee chiare, nessun giro di parole nel dire quello che pensa. E che ha scritto nella sua autobiografia «Il mio Filo Rosso» pubblicata da Einaudi. «Tanti pensano che sarebbe bene che io non facessi più niente», dice. «Ma io sarò sempre in cerca della verità, anche se l’ho sempre pagata molto».

 

Il prezzo più alto?

«Il Corriere della Sera. Ci tenevo enormemente dal punto di vista etico, ma questa è acqua passata. Oggi mi occupo del Fai, di agricoltura biodinamica. Delle nostre città».

 

Ecco le città, Milano?

«Pisapia ha fatto delle cose buone, adesso spero molto in Sala, non ha certo una vita facile e mi auguro che prenda una certa direzione. La gente non sa come ci siano rifiuti di ogni genere che vengono interrati nelle campagne intorno a Milano. E poi sono angosciata per quello che sta avvenendo per gli scavi ferroviari. Grandi aree dismesse dove ci sono pressioni per costruire, ma quelle zone lì dovrebbero diventare verdi, con piste ciclabili. Spero che i milanesi si mobilitino per questo».

 

Le mobilitazioni in genere iniziano nelle piazze, spesso però anche nei salotti. Lei è stata chiamata «zarina rossa», anche per questa vocazione alle battaglie.

«Io non è che frequento molto i salotti, vedo ogni tipo di gente. Molti giovani. Non so nemmeno se esistono ancora i salotti. Io nella vita ho sempre cercato le detto la verità».

 

E oggi quale è la verità?

«C’è una grande crisi sia nella borghesia sia nei padroni del vapore. Grande egoismo e c’è poco interesse tra i potenti per il bene in comune. E secondo me questo problema diventerà sempre più grave perché tante persone sono sotto il livello di sussistenza. E questo non porta mai niente di buono. E abbiamo iniziato a vederlo con il referendum».

 

Un atto di accusa alla borghesia?

«Io conosco dei borghesi straordinari, ma certo tanti figli di borghesi non sono più interessati al bene pubblico, emigrano, vanno all’estero. Mentre dobbiamo trattenerli perché veramente abbiamo un paese straordinario per la varietà del territorio, la ricchezza dell’arte».

 

Viene in mente la gaffe del ministro Poletti secondo cui a volte è meglio che qualcuno se ne vada.

«Mi rattrista che i ragazzi vadano all’estero, tanti di loro sarebbero pronti a dare una mano ma andrebbero incentivati. Anche nell’agricoltura che è un po’ una mia fissazione. Continuiamo con questa mania della cementificazione, quando siamo pieni di locali vuoti che appartengono al pubblico. Si dice che si costruisce per dare occupazione ma si crea lavoro anche se si incentiva il ritorno alla terra, al sud dove le campagne sono spesso abbandonate. Perché non portiamo per esempio gli immigrati nella terra e li aiutiamo a coltivare? La superfice agricola non utilizzata è pari a 4,2 milioni di ettari».

 

Sono tempi in cui aumenta la paura dell’immigrazione…

«Paura o non paura è un dato di fatto. E facciamo finta di non rendercene conto. Renzi non s’è reso conto di quello che stava accadendo nel sud, della disoccupazione, dello sfruttamento dei braccianti, però alla fine tutto il sud gli ha votato contro. Stesso fenomeno di Brexit e America. I potenti hanno sempre la stessa soluzione: costruiamo. La cosa più semplice e comoda, mazzette a non finire, Roma come Milano, corruzione, E poi? Papa Francesco ha scritto un’enciclica dove condanna duramente quelli che lavorano solo per denaro e chi sta distruggendo la terra, nostra casa comune. Ma quando partecipo alle riunioni e chiedo chi ha letto l’enciclica si alzano 4 o 5 mani. Questi valori non sono viventi e la televisione non contribuisce a farlo».

 

Politico in cui ha fiducia?

«Una domanda tale… Forse Prodi. Mi piacerebbe Mario Draghi».

 

Renzi?

«Quello che sta avvenendo ha spiegato tutto. Comunque qualche debole riforma l’ha tentata. Ma per fare delle serie riforme si diventa spesso impopolari, perché la gente guarda all’immediato e l’Italia è andata avanti così fin dalla Democrazia cristiana e noi ne paghiamo le conseguenze.

 

Una donna premier?

«Io non sono una femminista perché secondo me una donna se ha figli piccoli è sbagliato che lavori. Io l’ho fatto ed ho sbagliato. Questa mania carrierista delle donne è eccessiva anche se ovviamente ce ne sono tante che hanno capacità per sedere in posti importanti. Anche a palazzo Chigi. Poi ci sono delle donne terribili che non mollano il loro posto neanche se dovrebbero. E sappiamo anche chi sono».

 

Chi?

«Inutile nominarle tutte».

LA STAMPA Pubblicato il 27/12/2016

 

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