Storia dei monumenti-simbolo di Arborea: in onore dei caduti in guerra e di Maria Ausiliatrice, di Alberto Medda Costella


 

Il comitato festeggiamenti 2015 (1940-1965-1990) del SS. Redentore di Arborea, alcuni mesi orsono, si è attivato per far restaurare la statua che dà il nome alla principale piazza di Arborea[1].

Maria Ausiliatrice già da tempo versava in uno stato precario, menomata negli arti e intaccata dalle muffe prodotte dal tempo. Ecco quindi che i componenti del comitato, con i soldi avanzati dai festeggiamenti, hanno ben pensato di destinarli ad un’opera di abbellimento del paese e di servizio alla popolazione, dimostrando un altissimo senso civico.

«Durante i giorni della festa, nel preparare la piazza per gli eventi, abbiamo notato come la statua non godeva di ottima salute. In principio abbiamo pensato ad una pulitura, ma ci siamo resi conto del valore immenso del monumento e dell’importanza che Maria Ausiliatrice riveste per il nostro paese. Così è partito il progetto per riportarla al suo splendore originario». Spiega Lisa Lelli, presidente del Comitato[2].

«Rientra nella gestione oculata dei fondi che ogni comitato gestisce, quello di destinarne una parte per necessità particolari della comunità. In tutti questi anni i diversi comitati si sono mossi secondo quest’ottica e il lavoro realizzato dal comitato 2015 va inquadrato in questo senso. Ciò non sminuisce il merito ovviamente e poiché ha una certa visibilità assume una importanza particolare. Di questo tutta la comunità è riconoscente»[3]. Così commenta Don Silvio, parroco di Arborea, raggiunto telefonicamente.

La statua della Vergine ora la vediamo ringiovanita, a seguito dell’intervento del restauratore oristanese Italo Brai[4]. È stata presentata una seconda volta giusto l’8 dicembre, in occasione dei festeggiamenti del dogma dell’Immacolata Concezione. Per lo scoprimento del simulacro religioso è stata realizzata una cartolina ricordo da offrire ai presenti, accorsi numerosi per vedere il lavoro ultimato e nel pavimento è stata posizionata una targa di marmo, con inciso il nome del committente del restauro: “Comitato SS. Redentore 2015 1940 1965 1990″.

Ma quando è stata collocata, quella statua della Vergine, nel cuore di Arborea, in quali circostanze e con quale intenzione? Innanzitutto consideriamo il suo basamento. Esso è nient’altro (o, direi, addirittura) il monumento ai caduti della cittadina della bonifica, mancante però dei nomi di coloro che si immolarono nelle trincee del Trentino e del Carso, per “liberare” Trento e Trieste dall’impero austro-ungarico. Il motivo è semplice quanto banale: Arborea fu inaugurata giusto un decennio dopo la fine della Grande Guerra, il 28 ottobre 1928, data anniversaria di un più recente evento italiano: quella marcia su Roma compiuta dalle camicie nere di Benito Mussolini, il duce, che alla cittadina della bonifica avrebbe dato il suo nome per alcuni lustri.

Si comincia a parlare del monumento ai caduti, con annessa statua di Maria Ausiliatrice, patrona della Famiglia salesiana, che ad Arborea amministra la parrocchia fin dall’inizio, il 24 dicembre 1954. “La Nuova Sardegna” scrive:

«col concorso di tutti i fedeli, al centro della grande piazza ing. Giulio Dolcetta ed a ricordo dell’Anno Mariano, sorgerà in Arborea una gigantesca statua di Maria Ausiliatrice. L’iniziativa, lanciata dal parroco don Alfredo Conti, ha riscosso unanime consenso tra questa popolazione rurale, tra le maestranze e tra gli impiegati e dirigenti, dipendenti dalle bonifiche sarde, mentre ha già avuto inizio la gara delle offerte. Un apposito comitato, già costituito, presiederà alla raccolta dei necessari fondi ed ai solenni festeggiamenti, che avranno particolare carattere di solennità. Attorno al basamento saranno collocate 4 lapidi, con incisi i nomi dei cittadini di Arborea, eroicamente immolatisi per una grande Italia. Arborea tutta risponderà a questo appello, che vuole significare il legame indissolubile della fede cristiana all’amore di Patria e la particolare devozione di questa tenace e laboriosa gente dei campi verso Maria Ausiliatrice»[5].

Lo scoprimento del grande simulacro marmoreo avvenne il 22 maggio dell’anno successivo, per la chiusura dell’Anno Mariano, «alla presenza di S.E. Mons Fraghì, arcivescovo di Oristano e di altre autorità civili e militari»[6].

Si colse allora l’occasione anche per suddividere la vecchia piazza Vittorio Emanuele III intitolando la parte a ridosso del palazzo municipale al nome del primo presidente della Società Bonifiche Sarde, l’ing. Giulio Dolcetta, ed invece a Maria Ausiliatrice, compatrona della comunità arborense la restante parte, abbellita dei giardini, tra il municipio e la chiesa[7].

Altra domanda. Chi scolpì il monumento? E chi progettò il basamento? Mentre è ormai noto da tempo che a disegnare quest’ultimo, dandogli forma e dimensioni adeguate alla missione (e alle aspettative), è stato l’ing. Nino Cerlienco, un tecnico di origini dalmate che visse a lungo ad Arborea – solito essere fedele ad uno stile più funzionale che decorativo, per non compromettere quello predominante dell’ing. Carlo Avanzini –, fino a pochissimo tempo fa si ignorava l’autore della scultura sacra[8].

A sciogliere l’arcano è stato il documento fornito di recente dall’archivio parrocchiale del SS. Redentore di Arborea. Oltre a menzionare i finanziatori dell’opera, – cittadini, Comune, Etfas, Società Bonifiche Sarde e Assegnatari Associati Arborea – esso riconosce esplicitamente allo stesso Cerlienco il merito di aver intonato il basamento del monumento «alle costruzioni che delimitano la piazza della Chiesa Parrocchiale, sfondo ideale di quest’opera di sentita fede», voluta, come già detto, per la conclusione dell’Anno Mariano, ma soprattutto per il centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione[9]. E cita, appunto, il nome dell’artista a cui Arborea deve uno dei suoi monumenti-simbolo: «La magnifica statua dell’Ausiliatrice, in marmo di Carrara, alta più di due metri, è opera dello scultore Nicola Arrighini di Pietrasanta, noto in Italia e all’estero per la sua arte soffusa di delicatezza e di meravigliosa movenza»[10].

Quali siano i motivi che portarono a scegliere lo scultore toscano rimangono, a tutt’oggi, ignoti. Forse ad ispirare quella committenza fu il presidente dell’Etfas, Enzo Pampaloni – nato a Firenze – il quale preferì optare per un suo conterraneo, giocando un duplice ruolo nel contesto arborense, quello tecnico, di “regista” della riforma agraria in corso negli anni ’50 (e nuovo presidente della SBS), e quello, suo più privato, di devoto alla Vergine Maria[11]. Si pensi solamente alla intitolazione con nomi mariani delle borgate della Nurra o al vero e proprio tappezzamento di tutti i comprensori dell’Ente di Riforma, Arborea compresa, con le famose madonnine di Eugenio Tavolara[12]. Oppure da imputare alla stessa volontà dell’Opera Salesiana.

La scelta di Nicola Arrighini non fu, comunque indifferente al merito artistico dello scultore, il quale, erede e continuatore di una importante bottega fra Lucchesia e Versilia, negli anni ’50 già godeva di larga fama internazionale e che aveva già trattato temi religiosi. Oggi alcune sue opere abbelliscono diverse chiese d’Italia (fra le tante quelle di San Giovanni Rotondo con la statua di San Pio) o fanno bella mostra di sé in alcune importanti gallerie, come “La Fede” in quella moderna di Milano[13].

 

[1] G. Pala, Arborea, verrà restaurata la statua in onore di Maria Ausiliatrice, in “L’Unione Sarda”, 13 marzo 2016.

[2] Intervista raccolta ad Arborea il 9 dicembre 2016.

[3] Telefonata effettuata il 9 dicembre 2016.

[4] La sua officina si trova a ridosso della chiesa di San Sebastiano della città giudicale.

[5] F.P.,Una statua della Madonna sorgerà in piazza ing. Dolcetta, “La Nuova Sardegna”, 24 dicembre 1954.

[6] F.P., Inaugurazione ad Arborea del Monumento a Maria Ausiliatrice, “Il Giornale d’Italia”, 18 maggio 1955.

[7] Archivio Storico Comunale di Arborea, Registro deliberazioni della giunta 1953-54-55, n°143. Nella stessa delibera si legge che all’inaugurazione saranno esclusi tutti coloro che fanno parte dei partiti avversi alla DC, in quanto l’amministrazione è fedele espressione dello scudocrociato.

[8] Cerlienco preferì rinunciare «a qualsiasi tentazione razionalista per adeguare il piccolo arredo lapideo all’aura eclettica delle architetture circostanti». Vedi G.Pellegrini, Ingegneri e architetti. Quattro profili, in Resurgo. Da Mussolinia ad Arborea: vicende e iconografie della bonifica, a cura di G. Pellegrini, p. 79.

[9] Archivio parrocchiale del SS. Redentore di Arborea, carte non riordinate.

[10] Ibidem.

[11] Per una nota biografica su Enzo Pampaloni vedi: La grande enciclopedia della Sardegna: eventi storici, politici e culturali, artistici, letterari, sportivi, religiosi, soldati e attori, gastronomia, costumi e bellezze naturali dalle culture prenuragiche fino ai grandi avvenimenti del nostro secolo, a cura di Francesco Floris, Roma, Newton & ComptonCagliari – Edizioni della Torre, 2002, p. 699. O ancora Profilo di Enzo Pampaloni, terziario francescano nel 1° anniversario del suo sereno trapasso, S.l., S.n., 1975.

[12] Cfr. I. S. Fenu, Pittore, scultore, designer: la grande personalita di Eugenio Tavolara è riemersa dall’oblio grazie a due stimolanti mostre svoltesi recentemente a Cagliari e Sassari, in “Sardegna Fieristica”, anno 1997, n° 36; vedi anche G. Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara, Nuoro, Ilisso, 1994.

[13] http://www.museodeibozzetti.it/assets/files/mdb/collezione/artisti/s001451.php Sito consultato il 22 luglio 2016.

 

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