Cinquant’anni fa, la Bibbia rossa di Mao: storia di una grande illusione (e manipolazione) di massa , di Andrea Riccardi

Doveva essere una nuova Bib­bia. Ne conservo una copia dimenticata tra i miei libri: Il pensiero di Mao Tse Tung, il libro delle guardie rosse. II boom del libro fu nel 1966, cinquant’anni fa. Con­tinuò negli anni successivi. La copertina era immancabilmente rossa, meglio se plastificata, e il libro tascabile. La mia vecchia copia è un frammento di un’im­mensa opera di propaganda editoriale, che diffuse in tempi velocissimi il testo, raccolta di massime tratte dalle Opere del presidente Mao Zedong. Si fermarono

le fabbriche e si ridusse la produzione  in Cina per stampare il “testo sacro”

del nuovo Confucio. Tradotto in ben 52 lingue, ebbe 500 edizioni in 150 Paesi. Si parla di due miliardi di copie, tenendo conto che allora la popolazione mon­diale era di tre miliardi d’abitanti. Fonti cinesi parlano di cinque miliardi di copie. Un’operazione editoriale grandiosa, che sorreggeva una vampata di fanatismo che attraversò il mondo e attecchì anche in Paesi come l1talia e la Francia (qui, la prima opera fu venduta nel 1971).

II libretto si apriva, sfidando gli intel­lettuali disorganici e le menti “libere”, affermando la centralità del partito co­munista: «ll nucleo dirigente della nostra causa è il Partito comunista cinese». Alla fine di trentatré capitoletti di aforismi del Grande Timoniere (piuttosto noiosi), si legge che lo studio del marxìsmo non basta: << E’  soprattutto attraverso la lotta delle classi, il lavoro pratico e i contatti con le masse operaie e contadine, che si arriva a impadronirsene realmente». Sono espressioni che si fa fatica a capire oggi. Eppure fu un’incredibile ventata di passione, una mistica rivoluzionaria, che attraversò le masse cinesi e si diffuse nel mondo. Non si comprende la vicenda di questa “Bibbia rossa”, senza guardare alla carica religiosa (ma contro le religioni) della Rivoluzione culturale. Allora Mao, appoggiato dalla moglie Iìang Qing, puntò a riprendere il potere, appoggiandosi sull’esercito e soprattutto mobilitando gli studenti contro il mondo vecchio, burocratico, borghese.

«Diecimila anni al presidente Mao», gridavano le guardie rosse (era il riadatta­mento di un saluto all’imperatore cinese), mentre contestavano l,e stnltture del partito e i resti di borghesia e cultura. Fu un’operazione di una violenza inaudita: «Non c’è fondazione senza distruzione», era uno degli slogan più diffusi. II bilancio fu tra uno e tre milioni di morti; e poi uccisioni di artisti, roghi di libri, di­struzioni di statue e opere d’arte. Su 6.843 monumenti, due terzi scomparvero. Si cancellava il “vecchio mondo” per crearne uno nuovo e, con esso, un “uomo nuovo”

nutrito dal pensiero di Mao. La donna (in divisa quasi maschile) e l’uomo “nuovi” avevano un’etica, quella di servire il popo­lo: «Con modestia e ponderatezza, senza presunzione né precipitazione», diceva Mao, «dobbiamo mettercì al servizio del popolo cinese con tutto il cuore … », Questo incredibile movimento, scatena­tosi nel 1966, durò dieci anni, fino al 1976. La “Bibbia rossa” ne fu il simbolo. Stra­namente finora nessuno ha fatto la storia di quest’operazione politico-culturale. Recentemente ne ha ripercorso la vicenda ei legami con la politica e la cultura in  Francia, Pascale Nivelle, che fu corrispondente di Libération a Pechino. Sarebbe interessante fare la storia della diffusione del libro rosso in Italia. Tutto comin­ciò in Cina da una selezione di pensieri di Mao curata dall’eserci­to: dovevano essere sempre citati nei propri scritti fin dagli anni Cinquanta. Dal repertorio degli aforismi maoisti nacque un libro sacro, un talismano da portare specie nei mo­menti solenni (come il matrimonio) oltre che nelle manifestazioni o sul lavoro, disseminando ovunque citazioni maoiste: «Domandare istruzioni a Mao il mattino, ringraziare Mao per la sua benevolenza a mezzogìomo e rendergli conto la sera», è un rituale proposto. È la storia di un’im­mensa illusione di massa, ma anche della manipolazione di un uomo solo, Mao, e della sua piccola cerchia, su milioni di persone. Un libro sacro, rapidamente diffusosi, ma scomparso in fretta.

(in  SETTE, settimanale de Il corriere della sera, n° 48, 2 dicembre 2016

 

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