La spallata del popolo della rivolta, di Maurizio Molinari
Con un’affluenza massiccia e una percentuale schiacciante di «No» l’elettorato ha svelato l’esistenza nel nostro Paese di un popolo della rivolta che ha bocciato la riforma della Costituzione, il presidente del Consiglio e l’establishment di governo.
Il quesito referendario ha coagulato attorno a sé il movimento di protesta che si era già manifestato in occasione delle elezioni amministrative ed ora si presenta maggioritario nel Paese. Tentare di ridurre tale espressione di scontento collettivo – presente in ogni area geografica – a sostegno di questa o quella forza politica sarebbe l’errore più grande.
A votare «No» sono state le famiglie del ceto medio disagiato, impoverito dalla crisi economica, senza speranze di prosperità e benessere per figli e nipoti. Sono stati i giovani senza lavoro, gli operai che si sentono minacciati dai migranti e gli stipendiati a cui le entrate non bastano più.
È un popolo della rivolta espressione dello stesso disagio che in Gran Bretagna ha prodotto la Brexit, negli Stati Uniti ha portato alla Casa Bianca Donald J. Trump ed ora coglie un successo nell’Europa continentale che fa cadere il governo di uno Stato fondatore dell’Ue.
Le dimissioni di Matteo Renzi e del suo esecutivo evidenziano la necessità da parte dei successori di dare in fretta risposte chiare alle crisi all’origine della protesta del ceto medio. Serve un nuovo welfare per le famiglie in difficoltà, una ricetta per rimettere in moto la crescita ed una formula per integrare i migranti: più tarderanno, più il movimento di protesta crescerà innescando un domino di conseguenze imprevedibili. Per far ripartire l’Italia non basta un nuovo governo: bisogna rispettare il popolo della rivolta e rispondere alle sue istanze.
LA STAMPA 05/12/2016