“Il popolo cristiano ha diritto al servizio di tutti i suoi preti, sposati o no”, di Josemari Lorenzo Amelibia
“Accettati nella vita sociale ed ecclesiale”. I preti sposati potrebbero esercitare subito il ministero.
Il ministero resta vivo in numerosi preti dispensati e sposati. Il matrimonio e la vita professionale lo ricordano continuamente. Il popolo cristiano ha diritto al servizio di tutti i suoi preti, sposati o no. La Chiesa ha il dovere di annunciare la Buona Notizia, ricevuta da Gesù Cristo, tramite tutti i suoi preti.
Di fronte al fatto dell’accettazione del prete sposato nella vita sociale e nella vita della Chiesa, si ritiene opportuno formulare alcuni principi che possano servire da regola per lo svolgimento dell’attività pastorale, una volta accettata la loro incorporazione nel ministero.
Potrebbero essere i seguenti:
- I preti secolarizzati, una volta incorporati al ministero pieno, avviano una cornice legale diversa da quella regolata dai canoni del Diritto Canonico per i celibi, dato che non sono più chierici.
- Questo preti si incorporeranno al ministero come servitori qualificati del Popolo di Dio ed in tutto equiparati agli altri preti, perché lo sono.
- La loro dipendenza gerarchica sarà diocesana. Di conseguenza, si sottometteranno alle norme e direttive che ogni Ordinario decide nella sua diocesi.
- L’incorporazione all’esercizio pieno del ministero si effettuerà previo dialogo con l’interessato e la conseguente informazione che ogni vescovo ritenga conveniente.
- I servizi che si affidano dipenderanno in ogni caso dagli organismi corrispondenti e dalla loro previa accettazione: parrocchiali, se si tratta di servizi da svolgere dentro la parrocchia; dipendenti dalle rispettive commissioni diocesane (pastorale, liturgia, catechesi, etc.) se qualcuno di questi preti, per la sua propria preparazione, vi deve collaborare.
- Daranno gratis quello che gratis hanno ricevuto e lavoreranno con le proprie mani per non gravare su nessuno. Per questo escludono dal loro ministero qualsiasi guadagno e privilegio umani, nell’ipotesi che il loro impegno sia parziale. Vogliono unicamente la loro realizzazione presbiterale al servizio del Popolo di Dio.
- Della loro efficacia o inefficacia nel ministero, deciderà l’Ordinario del luogo, secondo le norme stabilite dalla Chiesa.
- Questi preti redigeranno alcuni statuti di regime interno per risolvere i problemi umani, economici, spirituali che a suo tempo presenteranno alla conoscenza ed al nullaosta della Conferenza Episcopale.
Nota: Questi principi hanno oggi piena attualità. Furono elaborati dall’eminente canonista e prete secolarizzato Roque Losada Cosme. Furono presentati alla conferenza episcopale spagnola ed accettati. Il cardinale Tarancón cercò di offrirli al nuovo papa Giovanni Paolo II, ma non lo fece.
Cominciò allora l’involuzione ecclesiale. Speriamo che con papa Francesco possano essere ripresi. L’articolo era più esteso. Riportiamo qui quello che ci sembra più significativo.
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Articolo pubblicato sul sito Religión Digital il 28.20.2016
Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI