I vecchi brigatisti si ritrovano nell’osteria che li vide nascere, FRANCO GIUBILEI

A Reggio Emilia i reduci degli anni di piombo si trovano ogni estate dove, tra gnocco fritto e tortelli, nel 1970 fondarono la stella a 5 punte. Il corriere della sera, 05/09/2016. Nel 1978 fu istituito a Milano il primo processo ai capi storici delle Brigate Rosse che, da qualche anno, stavano seminando sangue e violenza in Italia.

 

REGGIO EMILIA

Il locale non è cambiato granché da allora, è una trattoria come ce ne sono tante sulle colline reggiane, cucina tradizionale e ambiente rustico. Ma è proprio qui, nel borgo di Costaferrata, che nell’estate del 1970 si è cominciato a scrivere una delle storie più drammatiche della nostra storia recente: ad agosto arrivarono nella locanda, che allora era anche una pensione, gruppi di giovani della «sinistra rivoluzionaria» da Reggio, Milano, Genova, Torino, Trento. Restarono per una settimana a discutere in lunghe assemblee, alloggiando anche nella vicina parrocchia di Paullo, ospiti del prete. Fra loro Alberto Franceschini, Prospero Gallinari, Roberto Ognibene, Renato Curcio, Mara Cagol: nascevano le Brigate Rosse.

E’ passato quasi mezzo secolo ma quel luogo, così lontano in tutti i sensi dagli scenari urbani in cui si sarebbero scatenati gli attacchi terroristici, continua a esercitare un richiamo sugli ex brigatisti, che anche quest’estate sono tornati da Gianni, questo il nome del ristorante, per una rimpatriata fra compagni di un tempo. Lauro Azzolini, coinvolto nel delitto Moro e condannato a quattro ergastoli, che vive nelle vicinanze, ha prenotato la tavolata, poi sabato sera sono arrivati in una trentina, famiglie comprese: c’erano Roberto Ognibene, Piero Bertolazzi e Tonino Paroli. Paroli, che oggi ha 72 anni e se ne è fatti 16 in carcere per banda armata dopo aver partecipato all’evasione di Curcio, a Cuneo nel 1975, racconta: «Sono tre-quattro anni che ogni estate, in genere in agosto, ma stavolta abbiamo tardato di qualche giorno, organizziamo queste cene. Sono incontri di persone, ecco tutto: molti compagni, alcuni dissociati, un po’ di tutto… E’ un rivedersi amichevolmente, ho anche incontrato volentieri qualcuno che avevo visto in carcere, ma niente di strano, nessuna apologia». Fra piatti di tortelli burro e salvia, cappelletti, gnocco fritto e salumi, i convitati della stella a cinque punte che fu hanno affrontato vari discorsi, come si fa normalmente a tavola, niente di nostalgico però, assicura Paroli.

E invece fa impressione pensare che fra le stesse mura, fra un piatto di cappelletti e l’altro, 46 anni fa alcuni degli stessi commensali davano vita all’organizzazione che per più di dieci anni avrebbe insanguinato l’Italia: durante il convegno di Costaferrata si saldarono la componente reggiana, cioè i ragazzi del «gruppo dell’appartamento» transfughi dalla federazione giovanile comunista guidati da Franceschini, e quella milanese con Curcio e la Cagol, reduci dalle contestazioni del ’68 all’Università di Trento. Una formazione ancora confusa, che si ispirava a movimenti rivoluzionari come i Tupamaros in Uruguay. L’attuale gestore della trattoria, figlio dell’oste di allora, ha 53 anni e ci tiene a tenere le distanze: «Non abbiamo mai avuto niente a che fare con quegli ambienti, è una casualità. Paroli è parente di mia madre, ma non c’è altro rapporto. L’altra sera invece è stata semplicemente una cena fra amici».

 

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