Epopea Trump: affari, rotture, gossip. Come nasce l’eroe della classe media bianca arrabbiata, di ALBERTO FLORES D’ARCAIS

La sua vita, pubblica e privata, si intreccia con gli anni del reganismo, con il boom edilizio degli anni Novanta, con il fenomeno dei reality del nuovo secolo. Fino alla nomination repubblicana

 

 

NEW YORK – Donald John Trump, lontane origini tedesche, nasce a Queens, quartiere di New York a grande concentrazione di immigrati. È lì, nella grande villa con colonne bianche in stile simil-greco sulla Midland Parkway, che il futuro The Donald – l’uomo che vuole entrare alla Casa Bianca “per rifare l’America di nuovo grande” – ha iniziato la sua lunga carriera: costruttore, impresario, uomo di spettacolo, vip e infine politico. Una storia – pubblica e privata – dove soldi e successo, drammi familiari e dispute legali, investimenti e bancarotte, mogli e amanti, si intrecciano con gli anni del reaganismo, con il boom edilizio della New York anni Novanta, con i reality televisivi del nuovo secolo fino alla nomination per la corsa alla Casa Bianca. Uomo dalla retorica spicciola ma efficace, dalle grandi provocazioni (costruite ad arte), è diventato nel giro di pochi mesi l’idolo di milioni di bianchi arrabbiati – agricoltori senza mercato, classe media in crisi, giovani senza futuro e con pochi ideali – che lui ha saputo coinvolgere nell’odiato gioco della politica.

La sua carriera inizia con una rottura familiare. La ribellione all’amato fratello Freddy, erede designato della dinastia, che aveva scelto di seguire la passione per il volo e verrà travolto da quella per la bottiglia, morendo alcolizzato a soli 41 anni. Fu così che Frederick senior, originario fondatore dell’impero edilizio, decise di puntare tutto sul quartogenito, che fin da bambino aveva colpito i genitori per quel suo carattere decisionista e iperattivo. Tanto da mandarlo (quando aveva 13 anni) alla New York Military Academy nella convinzione (rivelatasi giusta) che la ferrea disciplina della scuola avrebbe incanalato in modo positivo la sua energia.Se il padre era diventato ricco grazie ai palazzi costruiti a Queens, Staten Island e Brooklyn, il giovane Donald punta decisamente più in alto. Suo obiettivo è conquistare Manhattan, “l’isola dei ricchi”. E fin dai primi anni Settanta (quando assume il controllo dell’azienda familiare) iniziano i primi successi: con nuovi palazzi dalle architetture audaci e una vita sociale (e notturna) che lo impone all’attenzione dei ‘gossip’.

‘The Donald’ finisce sotto i riflettori, con i reporter (che siano economici o di costume poco importa, l’importante è che parlino di lui), divisi tra scettici ed entusiasti che iniziano a raccontarne le gesta. Nel 1977 sposa Ivana Zelnickova, modella cecoslovacca con un passato da sciatrice nella squadra olimpica del suo paese natale. Sarà lei a dargli i primi tre figli, Donald Jr., Erik e Ivanka, la preferita che ama definire così: “se non fosse mia figlia la vorrei come fidanzata”. Le donne sono un capitolo decisivo nella storia e nella carriera di Donald Trump. La prima moglie Ivana ha un ruolo fondamentale nell’ascesa degli anni Ottanta (è lei a convincerlo a un complicato leasing per impadronirsi del palazzo su Fifth Avenue accanto al celebre Tiffany,  oggi la famosa Trump Tower). Sono gli anni in il mensile GQ gli dedica la prima copertina, cui ne seguiranno molte altre sui magazine degli Usa (e non solo). Critici e avversari lo bollano come ‘palazzinaro’, ma nella New York City che fa i miliardi con l’edilizia (e senza troppi scrupoli) ci mette poco a diventare una ‘celebrity’.

Gli vengono attribuiti vari flirt (come quello con Carla Bruni) ma è la 21enne Marla Maples che nel 1985 fa breccia nel cuore di Trump alle prese con una relazione di giorno in giorno più complessa con Ivana che sfocerà nel 1991 in un divorzio milionario. Marla sarà la seconda moglie, ma il matrimonio durerà solo tre anni e mezzo. A farne le spese sarà la piccola Tiffany (oggi 23enne) che il padre omette sempre di citare quando nei comizi ringrazia commosso gli altri quattro figli.Si vanta di essere un asso del ‘business’, ma si è ritrovato più volte a un passo della totale bancarotta (con quasi un miliardo di dollari di debiti) con la sua Trump Organization. Gli anni della rinascita imprenditoriale coincidono con il boom economico del secondo mandato di Bill Clinton. Della coppia presidenziale di allora Trump era (quasi) amico, a testimoniarlo ci sono le foto dell’epoca, il passato democratico (“un peccato giovanile”) e qualche finanziamento più o meno occulto. Hillary&Bill furono invitati e presenti al matrimonio tra lui e la terza moglie Melania, le rispettive figlie Chelsea e Ivanka era buone amiche.

Con l’ultima moglie sembra aver trovato finalmente la pace familiare. Melania Knavs, la modella slovena incontrata a un fashion-party di New York nel 1998 e sposata nel gennaio 2005 (oltre ai Clinton erano presenti Rudolph Giuliani, le star delle news tv Barbara Walters e Katie Couric, mentre Billy Joel cantava in onore degli sposi) potrebbe essere la prima First Lady che abbia posato nuda per la copertina di un giornale (era il 2000, sempre per GQ). Con la televisione ha dimostrato di saperci fare, ha rilanciato Miss Universo, si è reinventato a sessant’anni star di un reality chiudendo ogni puntata con uno degli slogan-tormentoni più ripetuti d’America (“You’re fired!”). I giornali non lo amano e lui ricambia, non dimenticandosi mai di attaccare i giornalisti: tanto sa che i suoi fans (ora elettori) non leggono certo i grandi giornali liberal e poi è pubblicità tutta gratis. Conscio che gli americani guardano la televisione o si informano sui social network, sa bene come solleticare le grandi tre paure dell’America di oggi: sicurezza, terrorismo, lavoro.

Il corriere della sera, 18 luglio 2016

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