La Sardegna è dalla parte dei più deboli. E deve esserlo ancora di più, di Franciscu Sedda

Quando si vedono le immagini del nostro connazionale diversamente abile picchiato da un altro sardo nell’indifferenza di altri sardi ancora si ha un motivo in più per lavorare per una Sardegna diversa da quella rappresentata in quelle immagini. Una Sardegna che educhi ancor più profondamente al rispetto dell’altro, che faccia della nonviolenza la sua ragion d’essere, che insegni che è giusto stare dalla parte dei più deboli.

La Sardegna, la grande maggioranza del nostro popolo, è già oggi dalla parte dei più deboli. Come dimostra l’impegno nel volontariato, nell’associazionismo, nella solidarietà formale e informale che come mostrano le statistiche non ha eguali all’interno dello Stato italiano. Questo perché la maggior parte delle donne e degli uomini di Sardegna desidera in una società giusta, pacifica, a misura di tutti e di ciascuno. Ma dobbiamo dirlo e ribadirlo. Senza nasconderci che viviamo tempi di profondo incattivimento sociale in cui tanti si sentono giustificati ad attaccare, offendere, ferire. Moralmente e materialmente.

Dobbiamo dunque dirlo e ribadirlo. Noi siamo contro la violenza quotidiana e strisciante che avanza anche nella nostra terra. Noi vogliamo una Sardegna nonviolenta, una Sardegna capace di amare, di prendersi cura, di affrontare la disperazione con l’impegno, la disillusione con una combattiva e condivisa speranza.

Per questo dobbiamo rafforzare, anche istituzionalmente, i valori della solidarietà, dell’associazionismo, del volontariato. A partire dalla scuola arrivando fino alla cura dei più deboli, passando per lo sport e la cultura. Dobbiamo investire in esempi e pratiche virtuose di solidarietà. Così si sostanzia la nostra emancipazione nazionale. Così si costruisce uno Stato giusto, una Repubblica di Sardegna, libera, prospera, giusta, degna.

A innantis!

Franciscu Sedda

Segretario Nazionale Partito dei Sardi

 

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