Meridiana, Mater Olbia, Costa Smeralda e nessuna trasparenza: ecco come il Qatar rischia di sottomettere la Sardegna, di Vito Bioplchini
L’articolo è stato pubblicato su www.vitobiolchini.it, il 16/07/2016 alle 18:40 9
28 gennaio 2016: il presidente della Repubblica Mattarella incontra l’emiro del Qatar (e al Qurinale c’era anche il presidente della Regione Pigliuru)
Che il Qatar avrebbe assunto quote rilevanti della compagnia aerea Meridiana lo si diceva già quattro anni fa, all’indomani dell’acquisto da parte degli emiri del consorzio Costa Smeralda: segno che dietro un affare del genere c’era un disegno complessivo più ampio e ben preciso, ma a tutti noi comuni mortali solo appena intuibile.
Il disegno è diventato ancora più evidente dopo la conclusione del caso San Raffaele, l’ospedale privato del Qatar (ma anche del Vaticano) trasformato in Mater Olbia con una operazione di fatto imposta dal governo Renzi e, benché contraria alla politica sanitaria isolana che esigeva una riduzione di posti letto, portata a termine con teutonica tempestività dal presidente Pigliaru.
Il Qatar ha dunque consolidato il suo potere in Sardegna: controlla una compagnia aerea e un aeroporto (quello di Olbia), ha fortissimi interessi nella sanità (l’ospedale privato costerà ai sardi sessanta milioni di euro all’anno per dieci anni), e dispone di oltre duemila ettari in Gallura che da un giorno all’altro, grazie ad una nuova legge urbanistica regionale, potrebbero trasformarsi in aree edificabili.
È evidente che nessuno oggi è in grado in Sardegna di contrastare il potere del Qatar: sproporzionate le forze economiche in campo, spaventosa la sua capacità di condizionare la nostra fragile opinione pubblica, troppo stretto il rapporto degli emiri con lo stato italiano, avviato da Berlusconi e rinnovato con l’arrivo a palazzo Chigi di Monti (che andò in Qatar con Cappellacci), Letta e ora Renzi. E non dimentichiamoci che l’emiro ha incontrato Mattarella al Quirinale lo scorso 28 gennaio, a suggello di una alleanza che nessuno mette in discussione.
Qualcun altro ha dunque deciso per l’isola e, a vedere l’atteggiamento deferente di presidenti eletti da elettorati diversi come Cappellacci e Pigliaru, noi sardi non possiamo contrastare in alcun modo i piani del Qatar, dobbiamo solo ubbidire e srotolare i tappeti rossi davanti agli emiri.
I più realisti potrebbero giustamente farci notare che arabi e cinesi si stanno comprando mezzo mondo e che quindi demonizzare i capitali esteri non ha alcun senso. Ma pretendere chiarezza e soprattutto rispetto, quello sì, quello sarebbe opportuno.
La pressione che il Qatar ha esercitato sull’opinione pubblica isolana in occasione del Mater Olbia e ora dell’acquisto di Meridiana è stata enorme. Inaccettabili certi toni assunti dagli uomini dell’emiro sulle scadenze da rispettare per l’apertura dell’ospedale privato, inaccettabili gli ultimatum e le minacce di far saltare l’affare se la protesta selvaggia dei lavoratori (che, è bene ricordarlo, sono stati licenziati) non fosse rientrata.
Il Qatar sa può permettersi di umiliare la politica e le istituzioni italiane, e non sarà certo il presidentePigliaru a indispettire gli emiri.
Troppo forti loro, troppo deboli e privi di qualunque vero potere contrattuale noi: i rischi che stiamo correndo sono dunque enormi.
Oggi la Sardegna sembra essere allo stesso bivio della Storia in cui si trovò negli anni ’60. Allora qualcuno scelse per noi la petrolchimica, oggi l’impressione fortissima che i signori del Qatar si candidino ad essere i nuovi Rovelli, padroni assoluti del nostro destino economico.
Per evitare di commettere gli stessi errori di cinquant’anni fa, la Regione dovrebbe dunque chiarirsi le idee su quale modello di sviluppo adottare e non farselo disegnare su misura dalle multinazionali e dai capitali esteri. Cosa che invece ora sta avvenendo.
Il Piano di Rinascita, per quanto disatteso, fu frutto di una elaborazione che vide protagonista la classe politica e intellettuale sarda a tutti i livelli; oggi invece tutto ci viene nascosto e occultato. Quali sono i reali piani del Qatar per la Sardegna? Quali sono i suoi obiettivi? Possono i sardi essere messi nella condizione di poter valutare i progetti degli emiri e di contrattare di conseguenza la migliore ricaduta possibile per le nostre comunità?
Perché il presidente non apre un grande dibattito all’interno della società sarda sul ruolo che il Qatar e altri investitori esteri possono e devono avere nell’ambito della nostra economia?
Se l’obiettivo del Qatar è quello di far cambiare la legge urbanistica per poter costruire ancora in Gallura, di sicuro dispone di armi di pressione fortissime. Qual è sotto questo aspetto la posizione del presidente Pigliaru?
Perché ovviamente il Qatar non si fermerà qui e continuerà nella sua campagna acquisti. Saremo in grado di volgere a nostro vantaggio questa disponibilità di capitali o solamente la subiremo? E se gli arabi si comprassero anche il quotidiano La Nuova Sardegna, messo in vendita da De Benedetti per consentire al gruppo Espresso di fondersi con La Stampa, quali sarebbero i contraccolpi per l’opinione pubblica isolana?
Non solo: è di queste ore la notizia che una società araba, la Contra Emirates Group, ha avanzato la proposta di entrare nelle società di gestione degli aeroporti di Alghero e Cagliari, insieme ad un progetto di sviluppo turistico per il nord Sardegna. A leggere i giornali i rappresentanti di questa società hanno anche già incontrato qualche assessore, ma chi siano realmente noi non siamo in grado di sapere, visto che questo bellicoso gruppo economico non ha nemmeno un sito internet degno di questo nome.
Ecco, questi sono i rischi che corriamo: di finire nelle mani di imprenditori sconosciuti che decideranno per noi sulla base di progetti che passano sopra le nostre teste, con l’avallo di una politica silente e complice. Un po’ come avvenne negli anni ’60.
E come poi sia andata a finire siamo in grado di vederlo oggi con i nostri occhi.