Il declino dell’Occidente? Possiamo rinviarlo, di Angelo Panebianco.

L’Europa non è necessariamente spacciata. Nonostante le apparenze, disponiamo tuttora di molte risorse per smentire gli uccelli del malaugurio.

Sono frasi che utilizziamo tutte le volte (e sono tante). ch~ qualche evento ci sorprende: “E una svolta epocale”, oppure “si tratta di un

grande cambiamento storico”. Sono per lo più esagerazioni e abbagli: non è possibile che nel corso della breve vita di un essere umano si verifichino cambiamenti storici e svolte epocali a ripetizione. Inoltre, solo i posteri potranno decidere se un evento o un insieme di eventi abbiano rappresentato o no una “svolta epocale”. Certo è che è me­glio non essere coinvolti in siffatte “svolte”: si rischia di vedere sparire in poco tempo sotto il proprio naso il mondo conosciuto, a cui eravamo abituati.

Secondo molti osser­vatori ci troviamo proprio nel mezzo di un grande cambiamento storico. Dopo cinque secoli di predominio occidentale, secondo questa interpretazione, siamo alla vigilia di un ribaltamento di ruoli e di potere. Il mon­do occidentale sta perdendo il suo secolare primato. Seguendo il destino del suo stato­-guida, gli Stati Uniti: al “secolo americano” sta per subentrare (quante volte lo abbiamo sentito dire) il “secolo dell’ Asia”. Si contrae il peso economico relativo degli Stati Uniti e dell’Europa rispetto alle potenze asiatiche emergenti.

A ciò si somma un declino demografico a fronte della crescita di altri continenti (come l’Africa) e un declino culturale (la religione cristiana, ad esem­pio, è sulla difensiva, sfidata da un Islam in espansione).

Si aggiungano i cambiamenti che stanno apportando in Europa i flussi migratori. Non è impossibile immaginare che entro pochi decenni l’Europa che ab­biamo conosciuto lasci il posto a un’Europa del tutto diversa. Forse però conviene aspettare un po’ prima di disperarsi.

Che cosa non va nel quadro “spengleriano” (da tramonto dell’Occidente ) sopra evocato? Ciò che non va è l’eccesso di determini­smo. Ciò che non va è che tutto sembra già scritto, sembra che forze storiche molto più grandi di noi, di fronte alle quali siamo impotenti, stiano plasmando le nostre vite. Ciò che non va è che in queste descrizioni delle tendenze contemporanee, noi umani sembriamo “agiti” anziché “attori”, sem­briamo solo subire gli eventi, sembriamo incapaci di influenzarli, sembriamo privi di anima e di volontà.

Non è proprio così. Una parte almeno del futuro continua a dipendere da noi. Per esempio, è possibile dimostrare, come ha fatto recentemente un brillante politologo, Ioseph Nye, chele tesi sull’inevitabile declino degli Stati Uniti sono esagerate e che la chiave del futuro dell’America è ancora, per un parte non piccola, nelle mani degli americani.

Non è nemmeno sicuro che l’irresistibile ascesa economica delle nuove potenze sia davvero irresistibile.

Anche l’Europa non è necessariamente spacciata. Ci sono ancora margini di azione. Gli europei, nonostante le apparenze, dispongono tuttora di molte risorse economiche e culturali. Magari. a dispetto degli uccelli del malaugurio. si scoprirà fra breve che il momento della svolta storica – il declino occidentale – è stato rinviato a data da stabilirsi.

Da  SETTE,  27 maggio 2016

 

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