Le tre missioni del futuro per noi leader della Ue, di JEAN-CLAUDE JUNCKER e MARTIN SCHULZ
Intervento del presidente della Commissione europea Juncker e di quello dell’Europarlamento Schulz. “Dobbiamo restare uniti, garantire la sicurezza e la pace, gestire la migrazione”.
La decisione di conferire quest’anno a Papa Francesco il premio Carlo Magno è eccezionale. Alcuni potrebbero fare dell’ironia sul fatto che all’Unione europea le cose vanno male al punto di avere bisogno di un aiuto dal Papa, mentre altri potrebbero chiedersi perché un Papa che viene dall’Argentina riceva un premio che rende omaggio a chi si è prodigato per l’unificazione pacifica dell’Europa. Siamo convinti che Papa Francesco si sia meritato questo premio per il messaggio di speranza rivolto all’Europa.
Forse occorrono gli occhi di un argentino, che osservano dall’esterno ciò che intimamente lega noi europei, per prendere coscienza dei nostri punti di forza. Proprio in un momento in cui l’Europa e la crisi vengono spesso messe sullo stesso piano, tendiamo facilmente a dimenticare ciò che l’Europa ha già fatto e ciò di cui è capace: i nostri padri e le nostre madri hanno costruito un progetto di pace e umanità che ha visto la luce dalle macerie della Seconda guerra mondiale. Si sono allontanati consapevolmente dalla propaganda bellica, dal desiderio di distruzione e dalla disumanità che hanno caratterizzato la prima metà del XX secolo. Essi hanno invece messo insieme le loro forze per costruire un’Europa dove non vi sarebbero stati vincitori né vinti, bensì solo vincitori. Agendo in tal modo, hanno dimostrato di aver imparato dalla storia che, quando noi europei ci siamo combattuti, le conseguenze sono state tragiche per tutti, mentre quando siamo rimasti uniti tutti ne hanno tratto beneficio.
L’anima dell’Europa è rappresentata dai suoi valori. Ed è proprio a questi ultimi che il Papa ci rinvia quando ricorda che “l’Europa che guarda e difende e tutela l’uomo è un prezioso punto di riferimento per tutta l’umanità”. Eppure, in un momento in cui l’Europa passa da un vertice di emergenza all’altro e la gente si chiede se tutti in Europa condividano gli stessi valori, risulta ancora più importante prendere coscienza della nostra forza comune. Nell’era della globalizzazione noi europei abbiamo quanto mai bisogno gli uni degli altri, come testimoniano le tre sfide cui siamo attualmente confrontati.
In primo luogo, la necessità di preservare il nostro stile di vita europeo. In un mondo sempre più connesso, dove emergono inesorabilmente altri Paesi e regioni, dobbiamo unire le nostre forze, in quanto il contributo dell’Europa e dei suoi Stati ai risultati economici mondiali nonché alla popolazione del pianeta si sta riducendo. Chi di fronte a tali prospettive crede che sia arrivato il momento di tornare agli Stati nazionali ha perso il senso della realtà. Tali sviluppi potranno anche non piacerci, ma non possiamo tornare indietro; possiamo invece plasmarli come desideriamo se restiamo uniti. Nessuno Stato membro – per quanto possa essere influente – è in grado da solo di imporre i propri interessi e valori; tuttavia, se resteremo uniti, potremo riuscire a definire le regole che disciplinano la competizione tra le grandi potenze.
Per noi europei appare quindi sensato restare uniti, poiché è in gioco il nostro modello di società, che poggia sui valori di democrazia, Stato di diritto, solidarietà e diritti umani. In Europa sono garantiti i diritti civili, la libertà di stampa e il diritto di sciopero, non si pratica la tortura e non esiste il lavoro minorile né la pena di morte. La nostra forza economica deriva dal mercato unico, la cui solidità ci permetterà di assicurare e sviluppare in futuro il nostro modello sociale europeo fondato sui valori.
Secondo: garantire la sicurezza e la pace. Se noi europei restiamo uniti, possiamo fare grandi cose. Ne sono dimostrazione l’accordo sul nucleare con l’Iran e l’accordo di Parigi sul clima. Questi esempi dovrebbero incoraggiarci, come europei, ad agire uniti e ad assumere maggiori responsabilità sulla scena mondiale. Il mondo è sempre più complesso e, secondo alcuni, più pericoloso. Gli Stati Uniti riducono progressivamente il loro impegno a livello internazionale, la Russia si mostra sempre più aggressiva, la Cina acquisisce influenza nell’Asia orientale. Nel nostro immediato vicinato sono in atto conflitti e guerre: in Siria si registrano ogni giorno nuove vittime, mentre nell’Ucraina orientale la situazione rimane preoccupante. Gli attentati di Bruxelles, Lahore, Istanbul e Parigi ci ricordano amaramente che il terrorismo islamicorappresenta una minaccia globale. Di fronte a un simile scenario mondiale non possiamo permetterci di sprecare le nostre forze a causa di vanità nazionali. Dobbiamo esprimerci con una sola voce: solo così potremo rafforzare la nostra influenza.
Terzo: gestire la migrazione. Oggi le persone in fuga da guerre, conflitti e persecuzioni sono molto più numerose che in ogni altro periodo dopo la Seconda guerra mondiale. Uomini, donne e bambini vengono da noi in cerca di protezione dalla brutalità dello Stato islamico e dalle bombe di Assad. Il problema ha una portata tale che nessuno Stato membro è in grado di risolverlo da solo; insieme però possiamo condividere questa responsabilità, in quanto continente con oltre 500 milioni di abitanti.
La visita di Papa Francesco a Lesbo è stata più di un gesto simbolico. Accogliendo dodici profughi siriani, ha agito in modo più concreto e solidale di molti Stati dell’Unione. Papa Francesco incoraggia anche noi ad agire. La solidarietà e l’amore per il prossimo non devono essere soltanto belle parole; questi valori sono importanti solo se li mettiamo in pratica.
È quello che fanno ogni giorno numerose decine di migliaia di volontari che si adoperano fino allo sfinimento e anche oltre per garantire alle persone un rifugio dal terrore, dalla guerra e dalla violenza. Forniscono cibo ai rifugiati, si assicurano che abbiano vestiti e sostengono i bambini nell’apprendimento per garantire loro un futuro. Questi volontari mostrano ai rifugiati e al mondo intero il volto di un’Europa umana.
È anche questo il compito della politica, soprattutto in un continente che troppo spesso, nella sua storia, è stato diviso da muri e recinzioni, trincee e frontiere. Superare queste divisioni per creare un’Europa di pace e di benessere è stata una delle nostre conquiste. Ciascuno di noi ne beneficia, ad esempio quando viaggiamo o commerciamo oltre le frontiere.
A tale riguardo, Papa Francesco ripone in noi una grande fiducia e auspica che riusciremo a sfruttare meglio le nostre potenzialità. Il nostro modo europeo di cooperare e gettare ponti tra i popoli e i Paesi ci ha già permesso, in fondo, di superare la divisione del nostro continente. Di fronte alle molteplici crisi odierne, abbiamo più che mai bisogno di attingere a questa forza. Le premesse sono forse migliori di quanto non crediamo. In ogni caso, Papa Francesco ci infonde coraggio quando afferma che “le difficoltà possono
diventare promotrici potenti di unità”. È ormai tempo che noi europei ci mobilitiamo e lottiamo insieme per un’Europa unita.
Jean-Claude Juncker è presidente della Commissione europea, Martin Schulz è presidente del Parlamento europeo
Il Corriere della sera 06 maggio 2016