Dal diario di Francesco d’Austria- Este: i due soggiorni in Sardegna, di PAOLO CAU

Il saggio è pubblicato in Quaderni Estensi, VI (2014) <http://www.quaderniestensi.beniculturali.it>

Come è noto l’invasione francese dell’Italia aveva privato i principi degli stati regionali della penisola dei loro troni e dei loro territori e, negli ultimi anni dell’Impero napoleonico erano rimaste, a Ferdinando di Borbone la sola Sicilia, ed al Savoia Vittorio Emanuele I la Sardegna. I due re erano imparentati tra loro, perché il fratello di Vittorio, Carlo Felice, allora duca del Genevese, era sposato con la sorella di Ferdinando. Il re di Sardegna, d’altra parte, aveva sposato la principessa Maria Teresa Asburgo-Este, figlia dell’ultimo duca di Modena e nipote dell’omonima imperatrice d’Austria.

A Palermo, quindi, e a Cagliari sarebbero sopravvissuti, sino alle ultime battaglie di Napoleone in Francia ed alla partenza di quest’ultimo per l’Isola d’Elba, una flebile attività di stato (molto controllata per la verità, in Sicilia, dagli inglesi) ed un quotidiano rispetto, formale e concreto delle regole e della vita di corte.

Sino al 1811, un fratello della regina di Sardegna, Francesco d’Austria

– Este, aveva viaggiato per una parte dell’Europa non “napoleonizzata” e nel Mediterraneo Orientale, compresa l’attuale Turchia, con compiti, assegnatigli  dal  regno  britannico  e  di  natura  riservata,  praticamente  di agente  reclutatore  di  un  “esercito  di  liberazione”  antinapoleonico  nei Balcani. Nella primavera dell’11, Francesco, che esattamente 20 anni dopo si   sarebbe   coperto   d’infamia   imperitura   per   l’affaire della   tentata insurrezione di Ciro Menotti, conclusa con l‘impiccagione di quest’ultimo, era a Malta, importantissima e munita base inglese.

Imbarcatosi  sul  brigantino  da  guerra  da  18  cannoni  Weazle il  20 maggio, Francesco raggiungeva Cagliari il 30 dello stesso mese, accolto già in porto dalla coppia reale, cioè da sua sorella e suo cognato, con cui in carrozza andò al Palazzo, tuttora esistente nella parte alta della città (il quartiere Castello), dove la figlia maggiore del re, Beatrice, aspettava i tre.

Il futuro duca di Modena sarebbe rimasto nell’Isola sino al mese di settembre, ne sarebbe ripartito, per la Sicilia stavolta, rientrando da Palermo nel novembre, e rimanendo in Sardegna per altri 20 mesi.

Durante questi 2 anni di soggiorno, egli avrebbe partecipato alla vita della piccola corte di re Vittorio, avrebbe “esplorato” parte della Sardegna, si sarebbe sposato, nella Cattedrale di Cagliari con Beatrice di Savoia ed avrebbe ricavato  da  quel  che  aveva  visto  nell’Isola  una  «Descrizione», peraltro analoga ad altre che aveva stilato per diverse aree del Mediterraneo dove era stato.

La Descrizione della Sardegna, relativa all’anno 1812, veniva data alle stampe a cura dello studioso sardo Giorgio Bardanzellu    già dal 1934, ed aveva immediatamente, almeno nell’Isola, grande fortuna: da allora, si può dire, non vi è stato studioso di storia sociale, economica, delle tradizioni popolari, militare (e si potrebbe continuare…) della Sardegna che non vi abbia fatto ricorso: non solo, ma nel 1993 ne fu curata una ristampa anastatica, tuttora reperibile in commercio, da Carlino Sole, uno dei più profondi storici del Settecento sardo e della cosiddetta “Residenza” sabauda (Carlo Emanuele IV, primo dei Savoia a recarsi a Cagliari, vi soggiornò per pochissimi mesi nel 1799, e Vittorio Emanuele I vi giunse il 17 febbraio

1806, per ripartirne, come si è accennato, 8 anni dopo) 1.

Le «Descrizioni» sono raccolte attualmente nell’Archivio di Stato di Modena e fanno parte del fondo “Archivio Austro Estense di Vienna”2: quel patrimonio documentario che dopo la fine del Ducato, seguì l’ultimo suo principe, Francesco V, figlio di Francesco IV, nella capitale dell’impero asburgico, fu assegnato con testamento olografo in eredità all’Arciduca Francesco Ferdinando, figlioccio di Francesco V (e futura vittima dell’attentato di Sarajevo) e   fu restituito all’Italia secondo i dettami dell’articolo 93 del trattato di pace con l’Austria firmato a Saint Germain il

10 settembre 1919, a sua volta derivante dalla dichiarazione congiunta firmata sia dalla Commissione archivistica italiana, presieduta dall’Ispettore Generale degli Archivi di Stato, Gian Battista Rossano sia dalla Delegazione di esperti degli archivi austrotedeschi, e la consegna definitiva ebbe luogo nel 19213.

Nella sua introduzione alla ristampa della “Descrizione”, Carlino Sole ricordava che in un convegno tenuto a Cagliari il 3 maggio 1990 aveva annunciato di aver trovato una ventina d’anni prima, appunto nell’Archivio di Stato dell’ex capitale estense, anche il “Diario” della permanenza cagliaritana e sarda del futuro Francesco IV, che «con le sue precise annotazioni quotidiane e soprattutto col racconto particolareggiato del lungo

viaggio fatto attraverso tutta l’isola»4  era servito da base per la “Descrizione”. Però lo stesso studioso, e proprio in quello stesso convegno, aveva dichiarato di avere «qualche riserva» «sulla opportunità di pubblicare questa nuova (perché inedita) fonte documentaria», sia perché, appunto le notizie fondamentali sulla Sardegna erano, come appena detto, reperibili nella “Descrizione” e che quel che si poteva leggere in più, erano solo minuzie sulla vita di corte, «noiosi svaghi» dei nobili sardi e non sardi residenti per quel limitato periodo, e tutti staccati dalla popolazione locale

«quasi che la grande Rivoluzione fosse passata invano», nonché dei cenni autobiografici da parte di Francesco d’Austria, dai quali emergeva «un carattere freddo, preciso, calcolatore, privo di ogni palpito affettivo, vuoto di sentimenti» al punto che la narrazione del suo matrimonio con una giovanissima fidanzata «è di una aridità spaventosa»: nessun cenno al fatto che la sposina fosse bella e poco più che adolescente, o che la cerimonia fosse stata, come poteva immaginarsi «pur sempre fonte di gioia e di calore umano anche negli ambienti più compassati, quale era notoriamente quello di casa Savoia»: solo un elenco dei partecipanti, dei doni e delle onorificenze…5

Quindi, condanna per il “Diario” all’oblio ed a restare inedito. Ma va ricordato che sempre nell’ambito dello stesso convegno, intervenne Cristina Villasanta, una studiosa neolaureata in Scienze Politiche con una tesi che riguardava anch’essa la figura di Francesco IV, ormai salito sul trono ducale di Modena. Mentre era ancóra in Sardegna egli aveva stretto buoni rapporti con un gentiluomo di camera del re Vittorio, Carlo Quesada, marchese di San  Saverio,  e  quest’amicizia  si  era  mantenuta  costante  negli  anni successivi, come prova la corrispondenza tenuta tra i due.   Queste lettere sono raccolte nell’”Archivio Amat” di Cagliari 6

Le epistole sono esattamente 12, vergate e spedite tra l’8 luglio 1815 ed il 30 giugno 1824. Quesada aveva sposato, sempre a Cagliari, la nobildonna Francesca Carcassona Pilo, dama di corte di Beatrice di Savoia, ancor prima che quest’ultima divenisse moglie di Francesco, e Beatrice volle con sé, anche  a  Modena,  questa  donna  cui  era  rimasta  affezionata.  Francesco,

ricorda la Villasanta, cita spesso la Carcassona Pilo nelle lettere al Quesada, che aveva seguìto Vittorio Emanuele I a Torino nella primavera del ’14, elogiando con un tono di spontaneità e di familiarità questa dama, che non solo nel Ducato, ma anche a Milano, Verona e Vienna non sfigurava negli ambienti  più  elevati,  ed  il  marito,  come  pure,  dando  notizie  della  sua consorte Beatrice, ne loda la dolcezza e l’affettuosità.

La Sardegna, poi, in quell’epistolario, era ben presente, ed il duca ne conservava, aveva scritto, «memoria grata», auspicando, da parte dei suoi abitanti ed amministratori, una migliore utilizzazione del suo suolo così naturalmente fertile. E dall’isola, si faceva spedire vini locali e persino le arance di un villaggio non lontano da Oristano, Milis, da secoli famoso, ancor oggi, per la qualità di questi frutti7. Si spinse, perfino, ad avviare un allevamento di mufloni nel Modenese 8.

La figura di Francesco d’Austria-Este, almeno per quel che riguardava i due argomenti del suo carattere e dei suoi rapporti con i sardi e la Sardegna, si presentava, nelle parole dei due relatori, in due colorazioni opposte.

Restava necessario, perciò, esaminare integralmente il diario, di cui non era  mai  stata trascritta e  data  alle stampe neppure una  parola, e  ciò  è avvenuto solo nell’ultimo scorcio del 2014 9.

Nel corposo volume che contiene i «diarii» e le «descrizioni» di diversi paesi, la parte relativa alle giornate passate in Sardegna occupa le carte dalla c.35 r alla 45 r per il periodo dal 20 maggio al 25 settembre 1811, quindi dalla 81 r alla 158 r, che riportano i giorni dal 19 novembre 1811 al 18 luglio 1813. Dunque, più di 170 carte scritte in una grafìa minuta ma leggibilissima10, ed in un italiano discreto e dal lessico relativamente ricco ma non esente da francesismi («figlia» per “ragazza”, «canone» per “cannone”, «pulito» per “corretto”, da “poli “, ed altri) talvolta, integrato o influenzato da parole di quella che era certo la lingua madre dell’autore, il tedesco (molti nomi comuni recano l’iniziale maiuscola). Beninteso l’ortografia e la grammatica, escludendo questi ultimi due casi, sono legate all’epoca   («uffiziali»,   «sabbato»,   «giuocare»,   «ebbimo»,   «fecimo»,

«vennimo», «giunsimo» …) e si notano quelle che per noi sono vere e proprie   anomalie:   ancóra,   uso   non   rigidamente   regolamentato   della maiuscola e della punteggiatura, la «i» accentata non perde il puntino ma lo mantiene assieme all’apostrofo («parti’», «lunedi’», «fini’»), ogni cifra indicante un numero intero è sempre seguìta da un punto, e così via.

Ma veniamo al contenuto: Francesco, giorno per giorno annotava in poche righe la “scaletta” delle azioni quotidiane uguali di volta in volta al punto che la locuzione «al solito» è da lui adoperata un’infinità di volte:

«pranzo al solito», «trottata al solito», quando non è «tutto al solito», o la partita di «visc» (leggasi whist, naturalmente) serale con la sorella-regina, ma ci segnala quei fatti che non sono banali né quotidiani: escursioni a breve distanza da Cagliari, con o senza la famiglia reale, che talvolta si spostava a Villa d’Orri, la tenuta del Marchese di Villahermosa, tuttora esistente e visitabile in località di Sarroch, l’arrivo periodico di un postale da Malta (in pochi giorni) o dall’Inghilterra (da Falmouth a Cagliari, alcune settimane) di navi da guerra, tutte britanniche, spesso descritte con dati quali il numero dei cannoni e degli uomini dell’equipaggio e persino dei fucilieri imbarcati, e naturalmente il nome dell’unità e del suo capitano, e spesso sappiamo se provenivano dal blocco di Tolone, o «dalla crociera», il passaggio in Sardegna di personaggî di notevole importanza, e ricordati dalle  principali  cronache  delle  guerre  napoleoniche,  come  quel  Sidney Smith che negli anni della permanenza di Francesco nell’isola era praticamente il vicecomandante della flotta inglese del Mediterraneo,  e che un  dipinto  di  John  Eckstein  ritrae  alla  difesa  di  San  Giovanni  d’Acri assediata da Napoleone durante la campagna di Siria, o Lord William Bentinck, in quei mesi anche lui altissima carica militare e plenipotenziario inglese in Sicilia; ma anche Sir Harford Jones-Brydges, il ministro inglese in Persia, i principi d’Angoulême, e Sebastiano Marulli, il giovane duca d’Ascoli.

Annota titolo ed esecutori delle opere liriche (di Cimarosa, di Metastasio, di Paer…) rappresentate nel teatro della capitale, ed altri spettacoli, sia nello stesso teatro che in pubblico: acrobati, che lui chiama

«saltatori», una donna «incombustibile», il primo “lancio” di un pallone a idrogeno (beninteso senza equipaggio…) verso il cielo della città, danze in piazza, anche del folklore sardo, delle quali noterà, nella “Descrizione”, somiglianze con quelle ungheresi, un gran concerto sul bastione di Santa Caterina offerto dalla banda musicale del vascello Hibernia, ammiraglia del sunnominato Sidney Smith, fuochi d’artificio…

E, dal profano al sacro, enumera le feste religiose, di tutto l’anno, celebrate all’aperto con processioni, come nella Settimana Santa, quando sfilano «confraternite stranamente vestite, portanti delle statue  di Madone, Santi, Sante, vestiti, su degli echaffodage con musiche…»: esattamente la sera del Martedì Santo i tre quartieri “bassi” o meglio le tre “appendici” del Castello sono attraversati, anche in questo 21° secolo, dalla “Processione dei Misteri”: e le statue lignee, ma rivestite da veri tessuti, e sostenute da portantine (gli “échaufodages”: l’anno dopo le chiamerà «barelle») sono sempre le stesse perché erano state scolpite da Giuseppe Antonio Lonis artista sardo, ma di scuola napoletana, nato nel 1720 e morto nel 1805. O a Quartu Sant’Elena, la sagra della santa patrona, che all’epoca veniva celebrata il 21 maggio secondo il menologio bizantino e non come adesso, e secondo   il   calendario   cattolico,   a   metà   settembre:   una   processione

«preceduta da 72 paja di bei bovi colle corna ornate di fiori, aranci, erbe etc.». Immancabile, perciò, un cenno alla festa principale, la sagra del “Protettore poderoso” (così invocato dai sardi): Sant’Efisio: di nuovo, buoi, ed una statua di legno «in una spezie di Carro tutto chiuso a vetri fatto come una grande gabbia», nella giornata del 1° maggio (ininterrottamente dal

1657 ad oggi); e per una volta, Francesco assisté a quell’altra celebrazione e processione di Sant’Efisio (che sfugge spesso, ed in linea di massima è poco nota agli stessi Cagliaritani…), la mattina presto del Lunedì dell’Angelo, quando si ringrazia il Santo per aver protetto Cagliari e Sardegna durante la guerra mossa dalla Francia rivoluzionaria, nell’autunno e inverno 1792-93.

Tornando alle personali attività quotidiane, la giornata di Francesco comprende spesso, per lo più la mattina, la scrittura di lettere, alla madre ed ai  fratelli,  alla  coppia  reale  delle  Due  Sicilie,  ad  un  banchiere  inglese

«Harmann», oppure non si indica il destinatario ma la località, e c’è da scegliere: Palermo, si è detto, ma anche Malta, Smirne, Costantinopoli,

«Salonichi», Vienna, Milano, ma dovevano aver contenuti riservati, come pure non vengono quasi mai nominate le «persone» o la «gente» che egli riceve a casa sua, sempre o quasi anch’esse di mattina. Possiamo fare la ragionevole ipotesi che sia la corrispondenza che i colloqui avessero a che fare col “servizio segreto” che, in coppia con Vittorio Amedeo Ferdinando Sallier de La Tour (sempre chiamato Latour nel diario, e spessissimo in compagnia, con Salburg, dell’erede al Ducato di Modena) Francesco svolgeva per la formazione di una legione angloitaliana che si intendeva sbarcare nella nostra penisola: da qui le reticenze11.

E al di là di ciò che poteva svolgere senza muoversi dal suo domicilio

«in faccia al Palazzo [l’attuale “Viceregio” di Cagliari] cioè casa Villamarino», ogni volta che si spostava di poco o su grandi distanze da Cagliari,  egli  osservava  ed  annotava:  sull’economia  agropastorale,  le miniere, la viabilità (è davvero illuminante ogni suo cenno al tempo che si poteva impiegare «di trotto», «di passo» o «di trottino» su strade selciate, sassose,  sabbiose,  «carozzabili»,  «chaussée»  che  collegavano  grandi  o piccoli centri), la configurazione urbana,  le fortificazioni quando ci sono, le guarnigioni …

Si era detto, negli anni ’90, che una volta letta la “Descrizione” poco di nuovo si può trovare nel “Diario”: ci permettiamo di obiettare che se l’opera edita due volte nel Novecento  ci presenta una situazione dell’Isola come ormai ferma, consolidata, ben più vivace è la serie di appunti che leggiamo nell’inedito “Giornale” come lo chiamava lui: se paragoniamo la “Descrizione” ad un film completato e offerto al pubblico, gli appunti presi giorno per giorno sono però qualcosa di più che spezzoni in attesa del montaggio che potrà avvenire dopo una scelta ed una generosa operazione di scarto: essi infatti, questi frammenti di documentario o video servizio realizzato … con la penna, ci offrono intanto l’hic et nunc, la situazione di quel giorno, anzi, talvolta, di quel momento, che, possiamo constatarlo, non sempre confluirà nell’opera finita, neppure in quei passi dove tratterà argomenti simili, come quando, miglio dopo miglio descrive il paesaggio che attraversa, talvolta riferendo paragoni con località tedesche o ungheresi, o  nomina  chi  è  l’autorità amministrativa o  religiosa  di  un  villaggio,  o fornisce giudizî personali su chi incontra, per non parlare poi del “bollettino meteorologico” da lui registrato quasi quotidianamente, o quei fatti di cronaca minore che non avrebbero posto, è naturale, in una “Descrizione”, in un libro di storia, ma talvolta neppure in quelle relazioni periodiche inviate dalle autorità di periferia a Cagliari o dai viceré a Torino, e che ora possiamo consultare, a centinaia, nel fondo “Segreteria di Stato, Guerra e Marina” dell’Archivio di Stato cittadino12: l’assassinio di un corriere, un naufragio, una preda non legittima fatta da corsari inglesi, la morte del figlio della  primadonna presente in  città  in  quei  mesi,  e  famosa  in  Italia,  le

discordie (lui le chiama  «partiti») tra le dame legate alle principali famiglie di Alghero.

Emerge, in conclusione, un quadro molto più pieno della Sardegna di quei due anni, che fin troppo spesso viene descritta come tristemente isolata dal resto dell’Europa, e poverissima: bene, si è già detto dei collegamenti postali abbastanza frequenti tra Cagliari, Vienna, Londra ed il Mediterraneo orientale, ma solo nelle pagine del diario dove Francesco racconta il suo viaggio nel Nord Sardegna possiamo vedere che a Porto Torres giungevano con relativa frequenza, ed in 24 ore di navigazione, brigantini da Genova (città dell’Impero di Napoleone) e ne portavano mercanzie, come le «tele fine»  che  l’Austria-Este  acquista,  e  «nuove  freschissime»,  certo d’importanza internazionale.

Anche di queste notizie, purtroppo, Francesco non fa quasi mai parola: solo, il 30 agosto 1812 scrive della «gran vittoria riportata da Lord Wellington presso Salamanca» (il 22 luglio), ed il 1° settembre che l’Inghilterra è in guerra con «Alger», per cui tre navi della Royal Navy sostano a Cagliari, e «portarono la notizia da Mahòn, che Lord Wellington entrò a Madrid» (il 6 agosto). Il 22 gennaio 1813 «Arrivò il Vascello Inglese Bombei di 74. canoni Cap. Thompson da Malta, che portò le nuove della gran vittoria dei Russi del 17. Nov. 1812»: la battaglia di Krasnoi. E, il 7 marzo successivo scrive che una fregata inglese porta in Sardegna la notizia che Ponza, appartenente al regno di Murat, è stata occupata, come noi sappiamo, da navi ed uomini comandati da Charles James Napier. Ma niente di più.

Molto di più il diario riporta su due eventi che possiamo considerare entrambi di forte interesse personale per Francesco d’Austria, oltre che di grande influenza per la storia di ben tre dinastie e degli stati su cui esse regnavano, e si svolgono a Cagliari. Sin dal primo giorno del primo periodo di residenza in Sardegna è evidente che l’autore del “Giornale” è affettivamente legato alla famiglia reale: non perde una sera con la regina- sorella, sono frequenti le escursioni, le passeggiate e le “trottate” (sembra di capire, in carrozza), in compagnia di lei, del re Vittorio Emanuele, delle loro figlie. Soprattutto, cita Beatrice, la maggiore, diciannovenne a fine 1811. Quando partirà per il suo viaggio-esplorazione da Cagliari al Logudoro e ritorno, viaggio che si prevedeva sarebbe durato meno di un mese, egli scrive: «non senza rincrescimento di lasciarli partii», torna il 12 marzo, festeggiato ancor più perché i reali lo aspettavano per  il 13, riprende a passare la maggior parte dei pomeriggî e svariate giornate intere con la famiglia di sua sorella, sino al 15 maggio 1812, quando scrive: « mi arrivarono le lettere contenenti la dispensa del Papa pel mio matrimonio con mia Nipote Beatrice di Savoja alle ore 12½ »: solo mezz’ora dopo Francesco va a palazzo per il pranzo e riceve l’assenso dei genitori di Beatrice, che ne

viene informata il giorno dopo da sua madre: ora il fidanzato può ufficialmente visitare la futura sposa.

Le nozze avranno luogo in Cattedrale, il 20 giugno. Ci saranno festeggiamenti  per  molti  giorni,  teatro,  balli,  il  25  una  festa  per  la guarnigione nel «Campo reale» lunghe tavolate, alberi finti cui sono state fissate delle arance, si spara a salve, i soldati gridano evviva, si balla, suonano due bande e suonatori locali (di launeddas, si presume). Dopo di che, gli sposi saranno inseparabili: il terzo viaggio nell’isola (contiamo come secondo  un  soggiorno  nel  Sulcis  Iglesiente,  con  visita  alle  tonnare,  ad Iglesias e Carloforte tra il 26 ed il 30 maggio ’12, cioè tra domanda di matrimonio e nozze), Francesco lo farà con Beatrice, quasi un anno dopo il matrimonio, ad Iglesias, e si direbbe che sia così tardi per una ragione precisa: già dai giorni delle nozze Este-Savoia, la regina di Sardegna aspettava un figlio, e durante la gestazione la figlia ed il fratello-genero le staranno  quotidianamente  vicini,  soprattutto  verso  l’autunno  quando  la futura madre avrà più difficoltà a muoversi. Il lieto evento si preannuncia nel pomeriggio del 12 novembre 1812. La notte e quasi tutta la giornata successiva scorrono tranquille sino alle 21,30 del venerdì. E’ Francesco ad accompagnare la sorella «nella sua camera di parto», e, durante il travaglio

«a sostenerla, alzarla»: gli altri, il re, i duchi del Genevois, Beatrice, dame, scudieri, cavalieri di corte, persino Mister Hill, convocati, hanno affollato il piccolo appartamento regio, ma stanno fuori. Alle 9,45 del mattino di sabato

14 novembre 1812 («il parto fu buono … e brevi li dolori») nasce «una sanissima grossa femmina, che fu chiamata Cristina»: futura moglie di Ferdinando delle Due Sicilie, chiamata    “ ‘a Reginella Santa” dai sudditi napoletani per le sue devozione e carità cristiane, ed infatti dichiarata Venerabile nel 1859 poco tempo dopo che era morta dando alla luce l’unico figlio Francesco che sarebbe stato l’ultimo re Borbone prima dell’Unità d’Italia, e beatificata infine nel 2014.

La nascita comporterà un’intensificazione delle visite   di Beatrice e Francesco dalla regina e dalla «Neonata», anche due volte al giorno o più: la puerpera, secondo le usanze del tempo, evitava al massimo le uscite da casa, e per un bel po’: il battesimo di Cristina avviene poche ore dopo la sua nascita, e viene celebrato nella sala principale della corte, ma la regina resta a letto nella sua camera, e solo a rito finito, tutti tornano da lei. Anche il rito della “Purificazione” avverrà a corte nella cappella, anche se sono passati 40 giorni dal parto. Il 26 dicembre, per la prima volta, la regina si farà vedere a teatro. Solo nel febbraio 1813, Francesco si permette un viaggio di meno di

48 ore, senza Beatrice, perché andrà a cavallo, a Pula, dove visita le rovine di Nora, che descrive per alcune carte di sèguito. E, in maggio, tutta la famiglia  reale  (e  quindi  anche  Cristina,  al  suo  primo  viaggio)  viene raggiunta da Beatrice e Francesco che con Salburg si sposteranno con un

calesse a 6, seguiti dalle dame di compagnia in una carrozza, e da due servitori a cavallo. Il soggiorno durerà tra il 3 ed il 20 maggio, e Francesco potrà   veder la miniera di Monteponi, e, a Domusnovas, la grandiosa grotta di San Giovanni.

Ma sono le ultime settimane: sempre per la sua attività di agente, diciamo così, antinapoleonico, Francesco, anche se non lo ha scritto nel diario, ha già deciso di partire, con prima tappa a Palermo, per Zante, l’isola dello Ionio tenuta saldamente dagli inglesi, e di lì a Cefalonia e Vienna13. La partenza  avverrà  il  15  luglio  sul  vascello  Tremendous del  Capitano Campbell, assieme alla moglie, alla Marchesa di San Saverio prima dama di Beatrice, a Saalburg e a Fiquelmont, un lorenese implicato nelle stesse missioni di reclutamento di legioni “liberatrici” dell’Italia napoleonica e murattiana14,  Sterpin  «che  mi  fa  da  Secretario»,  cameriere,  servitori  e lacchè.

La permanenza in Sardegna del futuro Francesco IV duca di Modena era finita, ed egli non sarebbe mai più tornato nell’isola.

Del «grato ricordo» che ne avrebbe serbato abbiamo già detto, ma sappiamo  anche  che  racchiuso  in  quel  piccolo  stato  motteggiato  da Giuseppe Giusti come un “guscio di castagna”, Francesco avrebbe accarezzato il sogno di diventare re di Sardegna, sogno che la triste vicenda dei moti del 1831 e l’incoronazione di Carlo Alberto avrebbero infranto per sempre.

 

CRONOLOGIA  NEL “DIARIO”

Lunedì 20 maggio – mercoledì 29 maggio 1811: partenza da Malta e viaggio sul brigantino Weazle.

Giovedì 30 maggio 1811: arrivo a Cagliari e assegnazione della casa. Venerdì 31 maggio – Venerdì 14 giugno 1811: permanenza a Cagliari, il

ballo sardo, la processione per il Corpus Domini.

Sabato 15 giugno – Venerdì 12 luglio 1811: permanenza a Cagliari, passeggiata nei paesi vicini (Pirri, Selargius e Quartucciu)

Sabato 13 luglio – Mercoledì 18 luglio 1811: passeggiata a Pula, visita ai resti dell’acquedotto romano e delle catacombe. Arrivo a Cagliari di Lord Bentinck, praticamente Ministro degli esteri del Re delle Due Sicilie, impegnato nell’organizzare un’opposizione all’Impero napoleonico, anche sotto forma di un “esercito di liberazione”.

Giovedì 19 luglio- lunedì 2 settembre 1811: permanenza a Cagliari, feste religiose (Sant’Anna, San Raimondo, San Giacomo), visita al Lazzaretto in via di completamento. Messa per il «Duca del Monferrato» (sicuramente Maurizio Giuseppe Maria di Savoia, morto ad Alghero e sepolto nel Duomo nel 1799).

Un’eclissi lunare.

Martedì 3 settembre 1811 – domenica 8 settembre 1811: permanenza a

Cagliari.

Lunedì  9  settembre  –  giovedì  19  settembre  1811:  permanenza  a

Cagliari. La regina organizza una lotteria. Appare la “Cometa del 1811”.

Venerdì 20 settembre – martedì 24 settembre 1811: ultimi giorni di permanenza a Cagliari.

Mercoledì 25 settembre 1811– venerdì 27 settembre 1811: partenza da

Cagliari e arrivo a Palermo.

Secondo periodo di permanenza in Sardegna

Martedì 19 novembre 1811- Sabato 23 novembre 1811: Partenza da

Palermo, sul vascello Victorious e arrivo a Cagliari.

Domenica 24 novembre 1811- Martedì 31 dicembre 1811: permanenza a Cagliari, passeggiate negli immediati dintorni.

 

Il 1812

 

Mercoledì 1° gennaio 1812 – Martedì 25 febbraio 1812: permanenza a

Cagliari.

Mercoledì  26  febbraio  1812:  partenza  da  Cagliari,  verso  Nord,  a cavallo, in compagnia di Salburg e di Latour. In giornata si attraversano Decimomannu, Serramanna, Samassi, sosta a San Gavino.

Giovedì 27 febbraio 1812: si lascia San Gavino, si attraversa Sardara, vengono notati i nuraghi. Uras. Gli stagni di Cabras e di Santa Giusta. Sosta ad Oristano, descritta brevemente.

Venerdì 28 febbraio 1812: partenza da Oristano, si passa un ponte di pietra sul Tirso. «Donedu» (Donigala Fenughedu), Nuraxinieddu, Màssama, Milis, Cuglieri. La leggenda dell’oro della zona. Sosta a Cuglieri.

Sabato 29 febbraio 1812: partenza da Cuglieri. Una cartiera in costruzione sulla strada che porta a Bosa. Si attraversa Tresnuraghes, con breve sosta nella casa del Marchese della Planargia. Sosta a Bosa, con descrizione.

Domenica 1° marzo 1812 e lunedì 2 marzo 1812: partenza da Bosa, verso Alghero, per “la strada della montagna”. Sosta ad Alghero. Dettagliata descrizione del paesaggio circostante e della città, soprattutto le sue fortificazioni.

Martedì 3 marzo 1812– Venerdì 6 marzo 1812: partenza da Alghero. Sosta a Sassari e descrizione. L’Università, la manifattura tabacchi, il Castello, il teatro. Escursione a Porto Torres, frequentato da brigantini genovesi, che portano merci e notizie dalla Liguria in 24 ore.

Sabato 7 marzo 1812: partenza da Sassari. Si attraversa Ploaghe, e Sant’Antioco di Bisarcio. Sosta ad Ozieri, descritta come fiorente per economia agricola e pastorale.

Domenica 8 marzo 1812: partenza da Ozieri. Si attraversano Ittireddu e la valle di Giave. Sosta a Bonorva e breve descrizione.

Lunedì 9 marzo 1812: partenza da Bonorva. Resti di strada romana. Il bosco di Scano Montiferro ed il bosco di San Leonardo. La Tanca Regia: descrizione e sosta.

Martedì 10 marzo 1812: partenza dalla Tanca Regia, verso Busachi, ma il Tirso ingrossato obbliga ad un ritorno alla Tanca Regia, dove si sosta per la notte.

Mercoledì 11 marzo 1812: partenza dalla Tanca Regia. Si attraversano

Bauladu, Paulilatino e Massama. Arrivo ad Oristano, e sosta per la notte.

Giovedì 12 marzo 1812: partenza da Oristano, verso Cagliari, attraversando Santa Giusta, Uras, Sardara, Samassi, Serramanna, Villasor, Decimomannu, Elmas. Si  rientra a  Cagliari da Porta Stampace, con un giorno di anticipo sul previsto.

Venerdì  13  marzo  1812  –  sabato  21  marzo  1812:  permanenza  a Cagliari. Mister Hill, plenipotenziario inglese nel Regno di Sardegna, torna a Cagliari da Palermo sul vascello Camus, contemporaneamente a Latour. Il

20, festa della Madonna dei Sette Dolori. Un convoglio di 30 o 40 navi da trasporto inglesi, scortato da 2 fregate ed un brigantino, proveniente da Malta e diretto a Londra, spinto dal maltempo deve rifugiarsi a Cagliari.

Domenica 22 marzo 1812 – Martedì 31 marzo 1812: Domenica delle Palme e Settimana Santa. Le processioni e i riti, parata di truppe. Il Lunedì dell’Angelo, processione di ringraziamento per la vittoria sui Francesi del

1793, in onore di Sant’Efisio patrono della Sardegna. Martedì «mezzafesta» Mercoledì 1° aprile 1812 – venerdì 3 aprile 1812: la regina aspetta un

erede.  Il  corriere  da  Sassari  che  doveva  portare  anche  2  plichi  da  La

Maddalena, è stato assassinato, e la posta non è arrivata.

Sabato 4 aprile 1812 – mercoledì 15 aprile 1812: permanenza a Cagliari e brevi passeggiate nei dintorni. Il 13, festa e processione davanti alla chiesa di Bonaria, per Sant’Antioco. I resti dei fortini di Monte Urpinu.

Giovedì 16 aprile 1812: visita a Villa d’Orri, residenza di vacanze per la famiglia reale (attuale territorio di Sarroch) e sua descrizione.

Venerdì  17  aprile  1812  –  giovedì  30  aprile  1812:  permanenza  a Cagliari. Sono distribuite delle medaglie ai soldati del Reggimento La Marina, a Bonaria. Un «paquebot» (battello postale) da Malta fa naufragio, la gente e la posta si salvano su una bombarda, e giungono a Cagliari. Visita al castello San Michele.

Venerdì 1° maggio 1812: la Sagra di Sant’Efisio. Si comincia a parlare del matrimonio con la principessa Beatrice.

Sabato  2  maggio  1812  –  lunedì  25  maggio  1812:  permanenza  a Cagliari. Un’escursione nei villaggî confinanti con Cagliari (Pirri, Monserrato, Selargius e Settimo San Pietro). Il Papa concede a Francesco la licenza di sposarsi con Beatrice, sua nipote. La domanda di matrimonio è accettata, si dà notizia ufficiale. Una processione solenne a Quartu dove la patrona Sant’Elena viene ancóra festeggiata secondo l’uso bizantino il 23 maggio anziché il 18 agosto.

Martedì 26 maggio 1812 – sabato 30 maggio 1812: viaggio nel Sulcis- Iglesiente. Iglesias. Gli ufficiali di marina Vittorio Porcile e Gaetano Demay. Portoscuso, Gonnesa, Porto Paglia e la tonnara, illustrata con due schizzi. Carloforte e le sue fortificazioni. Ritorno a Cagliari.

Domenica 31 maggio 1812 – venerdì 19 giugno 1812: continuano i preparativi del matrimonio con Beatrice. Pubblicazioni e domanda solenne a corte.

Sabato 20 giugno 1812: nozze di Beatrice di Savoia e Francesco d’Austria-Este, celebrate dal Decano Sisternes in cattedrale.

Domenica 21 giugno 1812 – domenica 5 luglio 1812: giornate di festeggiamenti per le nozze di Beatrice e Francesco. Danze, musica, luminarie, a corte, in teatro nelle strade del Castello di Cagliari, «festa militare» e banchetto per la guarnigione al «Campo reale».

Lunedì 6 luglio 1812 – sabato 11 luglio 1812: permanenza a Cagliari.

Domenica 12 luglio 1812: l’opera buffa “Teresa e Wilk” «Musica bella del Maestro di Capella Puccitta» di cui la corte ha ascoltato solo il primo atto,  viene  fischiata  «sommamente»  «per  picca  che  il  Primo  Buffo  di Cagliari Vallesi fu fischiato a Palermo» dagli ufficiali e da «tutto il parterre» rimasto a teatro per il secondo atto.

Lunedì 13 luglio 1812 – sabato 18 luglio 1812: permanenza a Cagliari. Domenica  19  luglio  1812  –  lunedì  20  luglio  1812:  una  flottiglia

tunisina  di  2  mezzegalere,  2  galeotte  ed  alcuni  lancioni  compaiono  la mattina nel Golfo di Cagliari, e la notte attaccano l’Isola dei Cavoli, espugnandone la torre. Il giorno dopo, su allarme, la truppa si schiera sul

«littorale». Festa per la Madonna del Carmine, organizzata dal Visconte di

Flumini.

Martedì 21 luglio 1812 – giovedì 23 luglio 1812: visita sul paquebot Le Ministre, del capitano Elfingson, un brigantino da 8 cannoni e 28 uomini d’equipaggio, con cabine per i passeggeri e sala da pranzo. Notizia della cattura di una galeotta francese    nuova con 100 uomini da parte di un brigantino inglese. Uno sbarco barbaresco a Sant’Antioco.

Venerdì 24 luglio 1812: genetliaco di re Vittorio Emanuele I: sfilata di

400 soldati sotto le finestre degli appartamenti reali.

Sabato 25 luglio 1812 – venerdì 31 luglio 1812: feste di San Giacomo nel quartiere di Villanova, il 25 e di Sant’Anna (onomastico di una delle figlie gemelle del re, Marianna) a Stampace, il 26. Lezioni di equitazione a Beatrice «alla Cavallerizza scoperta, che v’è nel fosso della città». Visita dell’anfiteatro romano.

Sabato  1°  agosto  1812  –  martedì  12  agosto  1812:  permanenza  a

Cagliari.

Mercoledì 13 agosto 1812: arrivo del Tenente Colonnello Carlo Catinelli, importante agente di reclutamento di legioni anglo-italiane di liberazione  della  penisola  italiana  dall’occupazione  napoleonica  e murattiana.

Giovedì 14 agosto 1812 – sabato 29 agosto 1812: permanenza a Cagliari. Festa di San Giuseppe Calasanzio, nella chiesa di S. Giuseppe in Castello. Lezioni di equitazione a Beatrice.

Domenica  30  agosto  1812:  notizia  della  vittoria  di  Wellington  a

Salamanca.

Lunedì 31 agosto 1812: Catinelli riparte per Palermo, assieme a Latour. Festa di San Raimondo a Bonaria, dove i frati servono i gelati, e c’è una corsa di cavalli.

Martedì 1° settembre 1812 – mercoledì 2 settembre 1812: una squadra formata da 3 vascelli ed una fregata inglesi sosta a Cagliari, per intervenire contro l’Algeria con cui la Gran Bretagna è da poco in guerra. Notizia dell’entrata di Wellington a Madrid. Visita del vascello Sultan e gran parata di tutta la squadra.

Giovedì 3 settembre 1812 – domenica 13 settembre 1812: la squadra inglese riparte. La regina tiene a battesimo una figlia dei Marchesi di San Vittorio. Lezioni di equitazione a Beatrice. L’8 settembre festa della Madonna nella chiesa della Purissima in Castello.

Lunedì 14 settembre 1812 – mercoledì 30 settembre 1812: permanenza a Cagliari. Visita al Lazzaretto nuovo, quasi completato, magazzini ed alloggi. Lezioni di equitazione a Beatrice.

Giovedì 1° ottobre 1812 – sabato 31 ottobre 1812: permanenza a Cagliari. Un convoglio passa al largo da Ponente a Levante. Il 15, Santa Teresa onomastico della regina e di una delle figlie gemelle, festa, teatro illuminato. Una novena e le “40 ore” per la regina che sta per giungere al termine della gestazione. Il 30, processione per San Saturnino (tuttora patrono di Cagliari), i cavalieri ne sostengono la statua, «essendo Santo protettore della Nobiltà» scrive Francesco. Triduo nella chiesa di S. Maria del Monte, sempre per impetrare «il felice parto della Regina».

Domenica 1° novembre 1812 – giovedì 12 novembre 1812: genetliaco della regina il 1°, ricorrenze dei Morti, onomastico del duca di Genevois (Carlo Felice).

Venerdì 13 novembre 1812 – mercoledì 2 dicembre 1812: avvisaglie della nascita dell’erede della regina. Francesco sta vicino alla partoriente sino all’ultimo, quando alle 10 del mattino    di sabato 14 novembre nasce Maria Cristina, futura regina delle Due Sicilie come moglie di Ferdinando, ed in sèguito Venerabile e poi Beata. La neonata è battezzata (padrini Carlo Felice e consorte) il giorno stesso, in una sala del palazzo regio, dallo stesso Abate Sisternes che ha sposato Beatrice e Francesco.  Nei giorni successivi, questi ultimi moltiplicheranno le visite alla regina ed alla nuova nata.

Giovedì 3 dicembre 1812 – giovedì 31 dicembre 1812: gita a Selargius, Settimo e Sinnai. Il 6 festa di Santa Barbara nella chiesa di S. Caterina dei Genovesi. La fabbrica di coralli del Conte Pollini. Visita al fortino del Margine Rosso, in territorio di Flùmini di Quartu. Rito della Purificazione per la regina. La Novena di Natale. Natale. Il 26 dicembre, per la prima volta la regina torna a teatro dopo la nascita di Maria Cristina.

 

Il 1813

 

Venerdì 1° gennaio 1813 – venerdì 8 gennaio 1813: il primo dell’anno, a corte si ricevono la mattina uomini e la sera dame, per «complimento di Capo d’anno», baciamano alle dame. Permanenza a Cagliari.

Sabato 9 gennaio 1813 – mercoledì 3 febbraio 1813: presenza di navi ottomane, «da Patràs, e Scala Nuova» nel porto di Cagliari. Il 16, ballo per il compleanno della duchessa di Genevois (il 17) cui partecipano anche le figlie gemelle del re, con cui Francesco balla la contraddanza, ed anche figli della nobiltà ancora giovanissimi. Il giorno dopo, festeggiamenti per questo compleanno, a palazzo, la sera «Gran Ballo, detto la Corona» nel teatro illuminato in onore della duchessa. Il cuoco di Francesco si ustiona con dello spirito di vino. Il 22, il vascello Bombay porta la notizia di una grande vittoria dei Russi del 17 novembre 1812 (la battaglia di Krasnoj). Il 29, gita a Villa d’Orri.

Giovedì 4 febbraio 1813 – venerdì 5 febbraio 1813: gita a Pula. Folta descrizione, soprattutto della parte antica (Nora, di origine fenicio punica) e schizzo del teatro.

Sabato 6 febbraio 1813 – 2 marzo1813: da Cagliari gita a Sestu: il panorama intorno dal campanile della parrocchiale: Elmas, Serdiana, Sicci e San  Pantaleo  (nuclei  dell’attuale  Dolianova),  il  mare.  Passeggiate  fuori porta. Il 17 un brick inglese preda un piccolo corsaro francese nel golfo di Cagliari. Il 21, la corsa delle maschere a cavallo nella discesa che parte dalla chiesa di S. Michele a Stampace (attuale via Azuni). Il 24 gita a Serdiana, Sicci e San Pantaleo. La sera ballo in maschera a teatro a Cagliari, con Beatrice, il re e la regina. Il 27 ballo a corte, ammesse anche le figlie gemelle del re. Altri balli sino al 2 marzo, Martedì Grasso.

Mercoledì 3 marzo 1813- sabato 6 marzo 1813: comincia la Quaresima. A teatro, oratorii e musica sacra.

Domenica 7 marzo 1813: una fregata inglese porta la notizia della presa anglo siciliana di Ponza, appartenente sino allora al Regno di Murat.

Lunedì  8  marzo  1813  –  mercoledì  31  marzo  1813:  festa  di  San Giovanni di Dio nella «Chiesa dei Frati della Misericordia». Lo sciabecco Ichnusa della Marina Regia sarda. Il 21, 2 bastimenti da trasporto scortati da una fregata, una corvetta ed un brick inglesi provenienti da Alicante sostano a Cagliari con a bordo un Generale. Il 24, gita a Villa d’Orri via mare sul

«canotto grande del Re» con Beatrice, la sua dama Marchesa di San Saverio ed altre persone. Il 25, l’Annunciazione: festa e concerto da camera a corte. Il Cavalier Gaetano Balbo, che doveva raggiungere la Russia, perde la nave del 29 marzo.

Giovedì 1° aprile 1813: visita alla fabbrica di coralli del Conte Pollini, poi al Museo.

Venerdì 2 aprile 1813 – lunedì 12 aprile 1813: giunge a Cagliari la corvetta Pillade, che deve imbarcare reclute inglesi della Legione anglo italiana. Ripartirà per Palermo, scortando un trasporto con le reclute e con gli ufficiali Fancello, Grigioni (o meglio Grixoni), Borro ed altri, l’8. Processioni precedenti la Domenica delle Palme.

Martedì 13 aprile 1813 – sabato 24 aprile 1812: visita, col direttore del

Museo  di  Cagliari,  Capitano  Prunner,  ad  una  «spezie  di  Museo  d’un mercante  Pitaluga»  esecutore  di  bei  modelli  navali  e  collezionista  di «medaglie, minerali etc». Le processioni della Settimana Santa. Il 15, Giovedì Santo,  Francesco e  Beatrice visitano  le  7  Chiese del  Castello, mentre la corte visita le 7 Chiese del sobborgo di Villanova. Il 16, Venerdì Santo, Beatrice e Francesco con tutta la corte vanno nella chiesa di S. Francesco di Stampace (andata distrutta per un incendio nell’Ottocento inoltrato) ed assistono alla rappresentazione della Deposizione, accompagnata da una predica in sardo. Il 17, Sabato Santo, Messa e parata delle truppe sotto il palazzo del re. A Pasqua, Messa la mattina.

Domenica 25 aprile 1813 – mercoledì 19 maggio 1813: tutta la famiglia reale, compresa «la ultima nata Cristina», parte per Iglesias in villeggiatura. Beatrice e Francesco la raggiungono il 3 maggio partendo alle 6,30 con il conte Salburg in un calesse a 6, e le «donne di mia moglie» in una carrozza più due servitori a cavallo, passando per Decimomannu, a Siliqua dove si pranza, per Musei e Domusnovas e alle 18,30 si è ad Iglesias. I nuovi arrivati alloggiano nel Vescovado, come la famiglia reale. Si fa conoscenza con i notabili locali tra cui il comandante Porcile. Passeggiate nei dintorni: la chiesa dei Cappuccini (S. Maria di Valverde), il colle di Buoncammino, visita alla miniera di Monteponi, e alla grotta di San Giovanni.

Giovedì 20 maggio 1813: alle 5 del mattino si riparte per Cagliari, dove si arriva alle 11,30.

Venerdì 21 maggio 1813 – sabato 10 luglio 1813: permanenza a Cagliari. Visita al vascello Hibernia del Viceammiraglio Sidney Smith. Gita a Villa d’Orri. Il 26 la famiglia reale torna a Cagliari da Iglesias. Il 31 maggio gita a Sicci e alla vicina San Pantaleo. Il 2 giugno, Sidney Smith, che è stato più volte a casa di Francesco d’Austria offre uno spettacolo con musica della banda del vascello Hibernia sul bastione di Santa Caterina. Gita, in carrozza, verso lo stagno di Santa Gilla (tra Cagliari ed Elmas) e poi, in una piccola barca, visita della “Illetta”, l’isolotto che sta al centro dello stagno. Il 10 gita a Pirri. Un triduo per far cessare una pestilenza scoppiata a Malta. Il 20 giugno Beatrice e Francesco e la corte celebrano a Bonaria il primo anniversario delle nozze. Un convoglio scortato passa al largo di Pula. Il 21 si va con la famiglia reale alla chiesa di S. Efisio per un triduo con cui chieder la protezione dalla peste. Nei giorni 29 e 30 giugno, e

1° luglio altro triduo per la peste, in Cattedrale.

Domenica  11  luglio  1813:  arriva  a  Cagliari  il  vascello  da  74

Tremendous, Capitano Campbell che deve portare a Zante Francesco d’Austria e la moglie. Si cominciano ad imbarcare un servitore ed i bagagli. Il 14 un altro servitore tenta il suicidio, e dev’esser lasciato a Cagliari. La sera, cena di congedo a corte, con la famiglia reale ed i duchi di Genevois.

Il 15 si imbarcano Beatrice e Francesco, Salburg, Fiquelmont, Sterpin segretario di Francesco, la marchesa di San Saverio dama di Beatrice, donne d uomini della servitù. La nave salpa alle 10 del mattino del 16 luglio, e raggiunge le acque siciliane il 18 luglio.

 

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1  FRANCESCO D’AUSTRIA- ESTE, Descrizione della Sardegna (1812), a cura di Giorgio Bardanzellu, Roma, Società Nazionale per la Storia del Risorgimento Italiano, 1934 (rist. anast. con introduzione di Carlino Sole, Cagliari, edizioni della Torre, 1934)

2  Le coordinate archivistiche sono: ARCHIVIO DI STATO DI MODENA, Archivio Austro-Estense di Vienna, Parte V, (Francesco IV), busta VI, fascicolo VI, «Diarii, ovvero Descrizioni di viaggi negli anni 1810, 1811, 1812, 1813»

3   § 524/3 Gli archivi austro-ungarici, in ISGI, Istituto di Studi Giuridici Internazionali, Prassi italiana di diritto internazionale, http.www.prassi.cnr.it/prassi/content.htlm?id=1404.

Per le vicende dell’Archivio austro-estense dall’arrivo in Austria all’esecuzione del testamento: GIOVANNI SFORZA, L’archivio austro-estense in Vienna, in «Archivio Storico

Italiano», Serie V, VII, p.386-389.

4 CARLINO SOLE, Introduzione alla ristampa, in: FRANCESCO D’AUSTRIA-ESTE,

Descrizione cit., p.n.n.

5   CARLINO   SOLE,  Fonti  edite  e  inedite su  Cagliari  capitale provvisoria  del  Regno  di

Sardegna (1799 – 1815), in  «Bollettino bibliografico della Sardegna», 1991,, n.14, p. 25-

26.

6  L’archivio privato Amat di San Filippo fu dichiarato di interesse storico particolarmente importante   dalla   Soprintendenza  Archivistica   per   la   Sardegna   (attualmente  “della Sardegna”) già nel 1978, dichiarazione rinnovata nel 2005 e infine nel 2009, quando ne è diventato detentore il Dottor Vincenzo Amat di San Filippo, nipote ed omonimo del primo proprietario, mentre la proprietà è della Signora Gabriella Corridori Papoff vedova di quest’ultimo. Consiste di 3109 documenti cartacei e di 271 pergamenacei, ed ha sede a Cagliari in via Lamarmora 138.

7   CRISTINA VILLASANTA, La Sardegna e i suoi abitanti in una corrispondenza inedita di Francesco d’Austria Este con un gentiluomo sardo, in «Bollettino bibliografico della Sardegna», 1991, n.14, p.39-42.

8   PAOLO  CAU, Dibattito sul “Soggiorno della corte sabauda a Cagliari” , in «Bollettino bibliografico della Sardegna», 1989 [retrodatazione], ni 11-12, p.170.

9  Un’iniziativa dello scrivente, che si è recato a Modena, e, in tre mattinate nella sala di consultazione dell’Archivio di Stato, ha potuto riprodurre fotograficamente tutte le carte riguardanti i mesi dal maggio 1811 al luglio 1813. A questo proposito, si ha piacere di ringraziare la Soprintendente Archivistica della Sardegna (istituto di appartenenza di chi scrive), Dottoressa Monica Grossi, che ha richiesto ufficialmente l’autorizzazione alla riproduzione, la Direttrice dell’Archivio di Stato di Modena, Dottoressa Euride Fregni, che l’ha  concessa,  nonché  la  Dottoressa  Maria  Carfì  e  tutto  il  personale  di  quest’ultimo Archivio, per la cordiale accoglienza e fattiva assistenza prestate.

10  E’ nostra ipotesi che sia stata costantemente la mano di uno scrivano italiano a vergare tutte le parole, tra cui rarissimamente si inseriscono vocaboli in tedesco (alcuni termini botanici), in una grafìa, stavolta, ben più larga, spigolosa, meno calligrafica e, purtroppo, meno chiara.

11    Su  quest’attività  di  Francesco  d’Austria-Este,  sui  personaggî  che  egli  nomina  nel “Diario” e sulle legioni di formazione mista destinate ad una “guerra di liberazione” contro Napoleone, Murat ed Eugenio di Beauharnais: VIRGILIO  ILARI  – PIERO  CROCIANI  – STEFANO ALES, Il Regno di Sardegna nelle guerre napoleoniche e le legioni anglo-italiane (1799-

1815), Invorio (NO), Widerholdt Frères srl, 2008.

12    Le Segreterie di Stato, nel Regno di Sardegna sabaudo erano, semplificando al massimo, nient’altro che dei ministeri dalle competenze definite, mentre la Segreteria di Stato, Guerra e Marina operante a Cagliari presso il viceré le vedeva assai più varie e molteplici riunite in un solo istituto: perciò, esaminando la corrispondenza registrata in volumi rilegati nella I serie, o in cartelle con fogli sciolti nella II, (un totale che supera di gran lunga le 2000 unità archivistiche) si possono trovare notizie su un enorme numero di argomenti, dai corpi militari agli ordini religiosi o la Chiesa secolare, pubblica istruzione, economia, viabilità, e persino notizie di quella che potremmo considerare, oggi “cronaca nera” anche spicciola e routinière.

 

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