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IMMIGRATI E ANZIANI, RISORSE CONTRO LO SPOPOLAMENTO, di Nando Buffoni

Posted By cubeddu On 23 aprile 2016 @ 07:55 In Antropologia,Città e comuni della Sardegna,Economia sarda,Identità,Istituzioni sarde,Politica sarda,Questione sarda | Comments Disabled

L’articolo dell’economista bittese è stato pubblicato nell’ultimo numero de ‘il Miracolo”, il giornale di Bitti, gennaio-marzo 2016.

Nelle scorse settimane ho sentito, con sorpresa, molti conterranei da varie località della sardegna e della Penisola che hanno mostrato interesse all’iniziativa del “Miracolo”. Quante più adesioni si avranno dall’esterno tanto meno difficile sarà convincere anche i più remissivi e increduli delle capacità dei bittesi – e perché no, diffidenti – che si possano attivare iniziative utili a contenere lo spopolamento e a dare alla nostra comunità vitalità nuova che, innestata sulle tradizioni culturali, alimenti un processo rigenerativo.

Lo spopolamento è un indice di declino, come è stato messo in evidenza più volte, alimentato e caratterizzato, nel nostro caso, da tre fattori: bassi tassi di natalità, elevati tassi di mortalità nelle classi di età avanzata, emigrazione di giovani con titoli di studio. Un breve commento sulla “viziosità” dello spopolamento: non si crea un nuovo equilibrio nella comunità che ripartirebbe  dalla nuova situazione in posizione qualitativa e quantitativa differente. Si crea un movimento sistemico che trova un equilibrio di carattere depressivo. Un esempio: la diminuzione delle nascite determina minori servizi scolastici; questo fatto determina sposta menti dei ragazzi verso altri centri (diciamo: Siniscola e Nuoro) con tutti i noti effetti negativi, fra cui quelli economici che sono i più visibili e immediati. Ma l’aumento percentuale dei “vecchi” nella comunità richiede – e richiama – uno spostamento dei servizi forniti dal welfare.

L’attività edilizia ne risente e con essa l’occu­pazione con maggiori stimoli all’esodo di popo­lazione attiva. I pachistani quando indicano un paese spopolato dicono (traduco in bittese) “b’ at solu vetzos e mortos!”, che rende perfettamente l’idea. Ma Bitti non è ancora in questo stadio e – pur se la situazione è complessa – come è stato espresso in molti interventi, i segnali di vitalità espressi dalla comunità fanno ben sperare, perché è solo con il loro concorso che azioni correttive potranno essere attuate.

Dalle informazioni che mi sono pervenute e dagli incontri che ho avuto, mi pare che si delineino, al momento, quattro direttrici su cui ho percepito un consenso in via di principio:

 

1. Direttrice Demografica I. La correzione dello squilibrio demografico può essere ottenuta per due vie: (i) immigrazione di soggetti giovani culturalmente compatibili con la comunità, inseriti nelle attività economiche portanti e nei servizi agli anziani; (ii) rientro di giovani laureati attraverso modalità di inserimento favorite da norme comunitarie con l’adeguamento della normativa regionale. Gli effetti (a) sulla natalità verso un riequilibrio demografico e (b) sulla occupazione consentirebbero, da un lato, il mantenimento e il potenziamento dei servizi che lo spopolamento cancellerebbe e, dall’ altro, la ripresa di attività economiche, fra cui quella edilizia, che costituisce un motore di crescita.

 

2. Direttrice Culturale. Comprese in queste sono iniziative progettuali innovative dirette ad ampliare il capitale archeologico esistente. È evidente come questo debba essere visto in un potenziamento della attrazione turistica del paese. In questa direttrice rientra il rilancio della figura di Giorgio Asproni anche sul piano internazionale, per i rapporti che lo statista bittese ha avuto con illustri personaggi del suo tempo. Il quadro è ampio con idee progettuali che porrebbero Bitti come baricentro.

 

3. Direttrice Ambientale. Il parco di Tepilora. L’impatto ambientale si unisce qui ad un impatto economico che potrebbe essere significativo per le comunità interessate. L’apprezzamento che il progetto – che ha Bitti come capofila – sta avendo in tutta l’Isola è un fatto incoraggiante per mantenere il progetto “sotto pressione”.

 

4. Direttrice Demografica II: I vecchi come risorsa. Questa è un’idea progettuale innovativa per la Sardegna che troverà formulazione ed esposizione in un futuro prossimo e che avrà necessità di un consenso della comunità locale. Di questa idea progettuale mi limito ad indicare gli effetti espansivi straordinari che potrebbero esercitare sull’economia e sulla società bittese.

È chiaro che l’attività economica tradizionale, quella pastorale, nel medio periodo (5- 10 anni) sarà influenzata dall’andamento della direttrice Demografica per cui non è necessario soffer­marsi oltre in questa sede.

Nel numero scorso del “Miracolo” è stato detto che il ruolo principale in questo processo di “ribaltamento” del trend negativo dello spopo­lamento è ricoperto dalla comunità locale. È proprio in questo contesto che mi trova molto d’accordo la proposta del “Miracolo” di fare incontri con gli studenti del liceo scientifico e con la comunità. Allo stesso tempo concordo con l’idea di fare, se possibile nell’autunno o nella primavera prossima, al più tardi, una specie di “convention” dei compaesani residenti nell’Isola e nei continenti per scambiarci idee, proposte e progetti e accertare quale genere di partecipazione e di impegno sia conseguibile in questo progetto di “Ri-adottamento” del nostro paese di origine.

Ma vi sono altre iniziative che potrebbero porre Bitti al centro del dibattito regionale sullo “spopo­lamento”, in particolare dei Comuni dell’interno. Si tratta di un convegno sulla “compatibilità delle politiche dell’Unione Europea sulle aree rurali e le norme sulla città metropolitana” per accertare se la costituzione della città metropo­litana in Sardegna, così come concepita, non sia un fattore che accresce gli squilibri territoriali e lo spopola mento ulteriore delle zone interne dell’isola, fra cui appunto Bitti.

Le altre iniziative riguardano l’acquisizione di informazioni dirette nei paesi che hanno avuto successo nel campo dello “spopolamento”. E una volta raccolte potrebbero essere adottate da comunità come Bitti che sperimentano ora il fenomeno. Sarebbe un modo per mostrare solidarietà rendendo un servizio di vasta dimen­sione sociale.

 

 

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