Anche i ricchi piangono … di SALVATORE CUBEDDU
EDITORIALE DELLA DOMENICA, 10 aprile 2016.
… ma anche, una volta tanto, fanno ridere di soddisfazione … pur continuando a far inc….re, non dico la ‘povera gente’ – che nella maggioranza dei casi li invidia e vorrebbe imitarli – ma quegli uomini/donne che uniscono il riconoscersi nella cittadinanza democratica, quando chiede di essere corretti nella gestione della cosa pubblica come nell’onestà del pagare le tasse, con il buon gusto del vivere in questo mondo.
Gli effetti sulle pubbliche istituzioni del connubio tra l’erede di un’affermata azienda nordista con il rappantismo del giovane siciliano rappresenta alla perfezione la metafora di centocinquant’anni di storia italiana, il familismo al potere ed il potere del familismo congiunta all’ipocrisia di tanta antipolitica. Resta incerto se l’utilizzo antigovernativo della questione, così come la vanno gestendo gli emuli di Grillo e di Berlusconi, non costituisca esso stesso un ridicolo corollario per riflessioni ben altrimenti profonde e coinvolgenti.
Perché la prima notizia della settimana viene dai panama-papers, gradito regalo della potenza tecnologica dei media unito alla dignità di un gruppo di giornalisti liberi. Ce li mostrano tutti insieme: politici di tutte le parti, potenti non importa di quale regime, uomini d’affari ed eredi di padri non importa di quale pedigree. E, a loro uniti, il circo di attori registi presentatori … La realtà che ci arriva di questa parte della classe dirigente internazionale conferma le ipotesi più pessimiste sul futuro del mondo.
Mancano due categorie … gli ecclesiastici e gli alti burocrati. I primi sono momentaneamente frastornati dalla vigilanza intollerante di papa Francesco, e, in non pochi, forse sono “in attesa che passi la nottata”. Gli alti burocrati e gli alti stipendiati dello Stato – ai quali solo i meritevoli grillini avevano creato qualche paura – ora si sentono nuovamente interni al clima governativo-sindacale, che anche a sinistra sembra proteggere gli alti stipendi.
In Sardegna tutto torna nelle nostre ‘piccole dimensioni’, visto che la corruzione l’hanno definita ‘sindacopoli’ (la maggiore era insediata in Consiglio regionale): roba da progettisti di paese, a meno che non ci si allei con la capitale o con la mafia (nell’energia e nella strada statale Sassari-Olbia).
In ogni caso il target resta sempre quello, la scuola berlusconiana nell’utilizzo ‘pro domo sua’ delle risorse pubbliche. Avendo fretta di lasciarci dietro quel ventennio, abbiamo fatto finta di non sapere quanto quel virus abbia infestato e squalificato nel mondo l’Italia, ed il corpo debole della Sardegna con/da essa. Ci sarebbe dovuta essere un’epurazione, dopo quel ventennio?
Non oso entrare nel tema: però far sentire che devono vergognarsi per sempre, coloro che hanno messo a cavallo il … Cavaliere! Questo sì: metterli nelle condizioni di vergognarsene, di fronte a se stessi ed a quelli che verranno.