“La prima regola degli Shardana”, il romanzo di Giovanni Floris presentato da Michela Deriu

Se non sapete qual è la prima regola degli Shardana non vi resta che leggere il libro dal titolo appunto “La prima regola degli Shardana “, edito da Feltrinelli, pag 333, euro 18,00. L’autore è Giovanni Floris, Il famoso giornalista un tempo della trasmissione di informazione Ballarò per la Rai, ora “Di martedì” per la Sette.

Un titolo impegnativo. Quale sarà la prima regola del mitico popolo sardo di naviganti guerrieri che a bordo di imbarcazioni misteriose scorreva in lungo e in largo per il Mediterraneo? Pare si siano avventurati nelle rotte oceaniche. Di certo gli Shardana circumnavigavano l’Africa per prelevare, dalle miniere di Simbabhwe, lo stagno necessario per la produzione del bronzo, di cui avevano il monopolio. Per impedire che altri li imitassero, posero le Colonne d’Eracle a delimitare il Mondo. Omero descrive queste navi parlando dei Feaci: “Esse non hanno bisogno di timone o timoniere, ma vanno col pensiero dell’uomo solcando il mare e l’abisso, avvolte in nebbia e vapore vanno sicure e indistruttibili conoscendo del mare ogni contrada”.

Floris trascende la storia. Gli Shardana rivivono nei nostri giorni, così vediamo come tre amici romani (Giuseppe, Sandro e Raffaele), di cui uno, Raffaele, di discendenza sarda transitano da Roma in Ogliastra e divengono moderni Shardana.

Qual è la prima regola degli Shardana sembra molto chiaro a Raffaele già all’inizio del libro:

”Lo sai Giuseppe” mormora”qual e’ la prima regola degli Shardana?”

”E adesso chi sarebbero questi Shardana? Una squadra di rugbby?”

”Sarebbero antichi guerrieri del mare….”Risponde Raffaele.

La soluzione del mistero pero’ non arriva, gli eventi travolgono i tre amici e la domanda resta in sospeso.

Cosa fanno i nostri moderni Shardana a Prantixedda e Inferru in piena Ogliastra a quaranta gradi all’ombra senza ombra?

Incredibile, come i nostri antichi progenitori, Raffaele, Giuseppe e Sandro vogliono lasciare memoria di gesta che oltrepassino il tempo. Il mare l’hanno gia’ varcato non hanno bisogno delle fantastiche imbarcazioni degli Shardana che pare fossero senza timone ma navigassero per la giusta rotta grazie a uno strano pennone con tanto di anello rotante. Oggi esiste l’aereo. Che fare allora?

Non si sa come, ma il perche’ viene svelato subito, Raffaele ha un’idea geniale: metter su una squadra di calcio a Prantixedda e Inferru. Raffaele è convinto e riesce a coinvolgere Giuseppe. Faranno una grande squadra, non una squadra di sfigati. La scommessa è far diventare il Prantixedda e Inferru una formazione vincente meglio del Cagliari di Gigi Riva. Questa è l’avventura che porta i nostri eroi ad emigrare in Sardegna e lasciare le loro occupazioni romane.

Le occupazioni romane dicevamo…. Cosa fanno per campare i nostri eroi a Roma? All’inizio della storia Sandro, Giuseppe e Raffaele erano tre compagni di liceo. Il tempo non li ha divisi ma ognuno ha percorso la sua strada. Raffaele è un imprenditore semi fallito con moglie stronza ma ricca. Giuseppe fa il giornalista televisivo e gode dei privilegi del successo e del danaro. Sandro fa l’avvocaticchio delle Assicurazioni.

Ah dimenticavo Sandro per una causa sbagliata è sulla lista nera della mafia dei Rom.

In poche righe si capisce subito che Raffaele e Sandro hanno ben poco da perdere ad allontanarsi da Roma dal momento che in Sardegna hanno vitto e alloggio assicurato grazie all’incredibile ospitalità dei genitori di Raffaele. Giuseppe sarebbe il più penalizzato. L’alter ego di Floris però non ha dubbi, memore di un oramai remoto passato calcistico, vuole rischiare famiglia e carriera nel nome della Prantixedda e Inferru.

Altro personaggio fondamentale per l’intreccio del romanzo e’ il sindaco del paese, figlio anche lui di emigrati sardi a Roma che, guarda caso, frequentava lo stesso liceo dei tre amici. Di nome fa Attilio Crisponi ma per tutti e’ ”Il Merda”, e come tale non si smentisce mai.

La suspense del romnzo si gioca tra le divertenti vicende della squadra e un altalenante susseguirsi di eventi difficilmente prevedibile. Nel linguaggio di Floris il fluire piacevole dell’italiano e’ inframmezzato da frasi in un sardo perfetto. L’autore nel descrivere la Sardegna confessa un amore filiale.

”Guarda il cielo severo e brillante della sua isola, il mare muto con la luce lunga della mazzaluna. Le rocce.Tutto e’semplice e scabro.Tutto e’elementare e bellissimo.Qui ci sono le rocce, li’ c’e’ la sabbia, infine arriva il mare. Niente di piu’ niente di meno.”

Non manca l’amore, inizia la storia tra Raffaele e la sorella di Sandro che si chiama Michela come la protagonista di Sangue sardo di deleddiana memoria. Forse per questo motivo la ragazza si sardizza a dismisura.

Spunta la passione tra un giocatore della squadra, Antonello e Veronica, altra giocatrice. Una curiosita’ Il Prantixedda e Inferru ha una formazione mista di uomini e donne. Non mi risulta sia possibile ma potrebbe essere un’idea.

In tutto questo susseguirsi rocambolesco di eventi gli Shardana che fine hanno fatto?

 

In ogni libro quanto e’ detto in premessa dall’ autore e’ una promessa per il lettore.

Qual’e’ la prima regola degli Shardana?

Floris sul finire della storia mantiene la promessa che ha tenuto il lettore sospeso per trecento pagine.

Floris svela la prima regola degli Shardana anche se ho qualche dubbio che abbia un serio riferimento storico.

 

 

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