Il nostro potere fiscale, di Franciscu Sedda

Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito.

Noi parliamo di come accrescere la libertà e conseguentemente la ricchezza della Sardegna e qualcuno è convinto che c’interessa polemizzare o rivendicare qualcosa al governo italiano. Ma tant’è. Andiamo avanti per il bene dei sardi e della Sardegna.

Chiedendo alla classe politica sarda di “mandare al diavolo” quella italiana Paolo (Maninchedda) ha giustamente scritto che per cambiare davvero la Sardegna ci serve libertà e non elemosine: “Se avessimo noi il potere della leva fiscale, per dirne una, o quello della regolazione del mercato elettrico, o ancora potessimo disciplinare noi il sistema dei trasporti o calibrare sulle nostre esigenze il sistema degli aiuti alle imprese, vedreste che risultati avremmo”.

Fin dal principio, come Partito dei Sardi, abbiamo posto la questione della libertà a fondamento della possibilità di creare nuova ricchezza ecosostenibile e benessere equamente distribuito. Ovviamente il massimo della libertà è l’indipendenza nazionale, è uno Stato nostro, giusto, ben fatto, che funziona.

Ora, da qui all’indipendenza -  e proprio per arrivare all’indipendenza – c’è tutto un percorso di acquisizione di poteri, di responsabilità, che va messo in atto. E la via della riscrittura dello Statuto, o ancor meglio la definizione di una nuova Carta di Sovranità della Sardegna attraverso un’Assemblea Costituente, sarebbe la via maestra per avanzare. Ma come da troppo tempo capita quando si arriva al dunque ben pochi hanno davvero il coraggio e la voglia di metter mano allo Statuto. C’è sempre qualcosa di più importante della libertà.

Mentre lavoriamo a cambiare le coscienze e far prendere coraggio dobbiamo tuttavia ricordare che c’è un’altra possibilità per avanzare. Che è poi quella che stiamo portando a compimento con l’istituzione dell’Agenzia Sarda delle Entrate (a proposito, a giorni la legge emendata torna in commissione e abbiamo già chiesto che vada subito in aula). Vale a dire andare a trovare i “poteri” che ci servono – e che ci servono subito! – nei pertugi, negli anfratti, nei margini del sistema legislativo vigente. Ad esempio proprio in quello Statuto che vorremmo quanto prima superare.

A proposito di “potere fiscale” ad esempio è vero che noi non possiamo modificare le basi imponibili, tuttavia ci sono tutta una serie di pronunciamenti della Corte Costituzionale che statuiscono che è possibile per le regioni modificare le aliquote, in particolar modo sulle nuove attività produttive.

Questo pare ancor più vero per la Sardegna che attraverso il nuovo articolo 10 dello Statuto e il pareggio di bilancio è di fatto nella posizione di chi può rinunciare a parte della propria quota di compartecipazioni pur di dare l’opportunità a nuove attività di nascere e crescere.

Per i pavidi si potrebbe ricordare che questa è la lettura del nuovo Articolo 10 dello Statuto sardo (“La Regione, al fine di favorire lo sviluppo economico dell’Isola, può disporre, nei limiti della propria competenza tributaria, esenzioni e agevolazioni fiscali per nuove imprese.”) data non da noi indipendentisti ma dall’attuale Viceministro dell’Economia e delle Finanze Luigi Casero, così riassunta da La Nuova Sardegna il 25 giugno 2013:

 

Il passaggio annunciato da Casero è questo: «Con una legge ordinaria, dunque basta un solo passaggio in una delle Camere, lo Stato concederà (anche se il verbo non piace la realtà, è questa) alla Regione autonoma della Sardegna di disporre delle parte che le spetta delle entrate fiscali».

Le vuole ridurre? Potrà farlo. Vuole azzerarle? Prego. L’importante è che poi l’isola non pretenda dal governo future compensazioni, visto che con buona parte dell’Iva che le spetta, oggi si paga la spesa sanitaria. Sarà una sua, dell’isola, discrezione autonomistica, questo ha sottolineato il viceministro alla delegazione. Il governo ha garantito che appena sarà possibile, la proposta di revisione sarà inserita in un decreto.

 

Viceministri italici a parte è il buon senso che ci indica che se la Sardegna si regge sulle sue proprie finanze, e dunque sulla sua quota di compartecipazioni, essa – senza nulla chiedere e nulla togliere allo Stato italiano – deve poter decidere se e come rinunciare ad una parte di esse per favorire la nascita di nuove attività produttive. Filosofia che peraltro è già messa in pratica dal nostro Governo attraverso il taglio dell’Irap e che a questo punto – riguardando tutti i tipi d’imposta – potrebbe essere messa in atto in modo più estensivo ed ambizioso.

E’ capitato di parlarne con l’Assessore Paci. E giustamente la prima obiezione, che noi per primi ci siamo posti, è come si fa a rinunciare a delle entrate senza tagliare sull’esistente e sui servizi conseguenti. La soluzione più semplice è applicare un taglio – radicale – delle nostre aliquote in comparti strategici ad oggi assenti o quasi nulli. La rinuncia del gettito sarebbe minima, la capacità di far nascere attività o attirare investimenti internazionali massima.

Tanto più che a situazione vigente lo sgravio fiscale si dovrebbe probabilmente realizzare con il credito d’imposta, il che significa che prima s’incassa (attraverso l’ASE) e poi si rende. E si rende se l’impresa ha assolto le finalità poste alla base dello sgravio (come ad esempio il reinvestimento di parte dei vantaggi fiscali nella ricerca, in collaborazione con le nostre Università).

Dunque. Minima o nulla perdita per le casse della Sardegna, importante ed attraente vantaggio fiscale per chi investe, massima garanzia di uno sgravio dato a ragion veduta.

Credo valga la pena di parlarne, lavorarci, approfondire, entrare nel merito e tentare. Potremmo avere in mano già oggi più potere fiscale di quanto crediamo. E un’occasione impensata per dare nuove opportunità di benessere alla nostra gente.

A innantis!

Franciscu Sedda

Segretario Nazionale Partito dei Sardi

 

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    1 Comment to “Il nostro potere fiscale, di Franciscu Sedda”

    1. By uria, 5 aprile 2016 @ 07:52

      Ho sempre creduto in una Sardegna indipendente, per questo in passato ho lavorato, provato delusioni e sofferenze, quando in passato gli eletti sardisti hanno deluso gli stessi elettori sardisti, ma ciò nonostante la mia speranza non è morta, ho atteso e sempre sperato nelle nuove generazioni e finalmente con grande soddisfazione seguo le vostre saggie preposte. Grazie!!!