A Olbia s’Iscravamentu in limba officiato dal vescovo Sanguinetti.

Da  SASSARI NOTIZIE, 26 MARZO 2016.


Il commento della passione e morte di Gesù Cristo si è tenuto ieri 25 marzo, giorno di Venerdì Santo, nella parrocchia primaziale di San Paolo Apostolo, alle 21. E’ stato officiato di fronte ad una chiesa piena ll’inverosimile da S.E. Mons. Sebastiano Sanguinetti, in “limba”, in lingua sarda:

“Per esprimere la ragione che mi porta all’uso della lingua sarda in occasione de s’Iscravamentu nella Chiesa di S. Paolo a Olbia, – afferma il Vescovo – richiamo due brevi citazioni.

La prima è di un missionario italiano in Mozambico, studioso di etnologia, traduttore in lingua locale di molti testi sacri: “solo attraverso la lingua propria di un popolo è possibile arrivare al suo cuore”.

La seconda è del Concilio Plenario Sardo contenuta nel documento finale promulgato il 1 luglio 2001: “Il Concilio, accogliendo una diffusa istanza, che vede anche nella lingua sarda un singolare strumento comunicativo della fede per il nostro popolo, ne auspica un’adeguata valorizzazione”.

Dopo diversi tentativi messi in cantiere a vari livelli, ritengo sia arrivato il tempo di dare segnali forti nel passare dalle parole ai fatti. Abbiamo ampi spazi, in cui già da oggi è possibile l’uso della lingua sarda nella vita e nell’azione della chiesa. Con l’iniziativa di questo Venerdi Santo desidero dare un personale impulso in questa direzione. E ciò anche in sintonia con la Conferenza Episcopale Sarda che recentemente ha deciso di riprendere in mano l’argomento e riavviare il percorso per la traduzione dei testi liturgici in lingua sarda, in vista dei passaggi canonici per l’approvazione da parte della Santa Sede. Certo non saranno tempi brevissimi, ma l’importante è riprendere la marcia. Intanto, da subito possiamo utilizzare tutti gli spazi e i contesti consentiti. Per esempio, abbiamo il ricco patrimonio di canti e preghiere esistenti, ma si possono predisporre anche nuovi testi e nuovi canti per mano di esperti da inserire nelle celebrazioni liturgiche, così pure vi è la valorizzazione delle varie forme di pietà popolare, come i tridui, le novene, le paraliturgie della Settimana Santa. Fra queste vi è s’Iscravamentu, appunto.

Spero vivamente, pertanto, che questa mia iniziativa – conclude mons. Sanguinetti – serva a risvegliare tra i sacerdoti e i fedeli un rinnovato interesse per questo tema”.

L’iniziativa di utilizzare la “lingua madre” per questo antico rito di pietà popolare è stata fortemente voluta dal parroco don Gianni Satta che già lo scorso anno per l’occasione, invitò mons. Tonino Cabizzosu, parroco di Nostra Signora del Regno di Ardara e docente di storia della Chiesa nella pontificia università teologica della Sardegna: “viviamo in Sardegna e siamo debitori della lingua madre – afferma don Satta – una lingua che è sostrato di tutte le possibilità di comunicazione, una ricchezza che abbiamo il dovere di salvaguardare e tramandare. Utilizzarla durante gli antichi e sentiti riti di pietà popolare può permettere inoltre un maggiore coinvolgimento “.

L’antico rito vedrà la partecipazione della Confraternita della Santa Croce e del “Coro Folk Ensamble” di Olbia che animerà i canti.

 

 

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