Cabudanne de sos poetas, l’anteprima con “Il sangue dell’Europa”, di Mario Cubeddu
Di seguito il testo (“Il sangue dell’Europa”) che il presidente dell’associazione Perda Sonadora, Mario Cubeddu, ha scritto ino ccasione dell’anteprima cagliaritana (domenica 21 marzo alle 17 al foyer del Teatro Massimo) del Cabudanne de sos poetas che celebra la Giornata Mondiale della Poesia con l’evento “Il sangue dell’Europa – I poeti della Grande Guerra in Inghilterra, in Italia e in Sardegna”.
A miriadi ne morirono,
E dei migliori
Per una vecchia baldracca sdentata
Per una civiltà raffazzonata.
(Ezra Pound)
Entrare in guerra sembra facile, più difficile è uscirne.
Cento anni fa molti giovani intellettuali e artisti europei, insoddisfatti del mondo materialista e decadente in cui credevano di vivere, desideravano un evento che sconvolgesse una realtà sgradevole, incapace di offrire loro un ruolo degno delle alte qualità che ritenevano di possedere. Per questo accolsero con entusiasmo lo scoppio della guerra nel 1914: finalmente l’opportunità di uscire da una realtà grigia e di dimostrare quanto si valeva. Anche in Italia nella primavera del 1915 i giovani dei licei e delle università scendono in piazza a pretendere l’intervento in guerra dell’Italia. Furono accontentati a dismisura, con una guerra di quattro anni, dura e violenta come non si poteva immaginare.
Circa dieci milioni di soldati morti e 21 milioni di feriti e mutilati. Sono in buona parte giovani di poco più di vent’anni. Sono ancora i soldati a morire, mentre nelle guerre successive saranno i civili a pagare l’uso del terrore contro le popolazioni inermi. Non sono solo gli europei a morire. Gli imperi che hanno conquistato il mondo costringono a combattere nel fango e nel gelo delle trincee e a morire centinaia di migliaia di reclute provenienti da terre lontane, il Nepal, l’India, il Senegal, il Maghreb.
Dopo, il mondo non fu più lo stesso e passarono solo poco più di vent’anni perché cominciasse un altro conflitto, come se non ci fosse stata alcuna interruzione. E sembravano cambiati in profondità anche gli uomini, “brutalizzati” da quella tremenda esperienza. Alla guerra avevano partecipato tanti scrittori e tanti poeti. Molti erano volontari: intellettuali, pittori, poeti, morirono dopo poche settimane, o nel corso dei lunghi anni di conflitto. Lo sguardo sulla guerra era completamente mutato. Il piccolo soldato si vedeva inerme, cosciente della sua impotenza, di fronte alle macchine, alla società, al potere. Era ridotto all’essenza, al puro respiro della vita. Tanti raccontarono le vicende, i pensieri, le emozioni provocati da quella drammatica esperienza in ogni paese d’Europa.
La letteratura di guerra è imponente. Il Cabudanne intende mettere in evidenza una piccola parte della produzione poetica, in primo luogo quella relativa alla poesia di guerra britannica che ha espresso nomi come Wilfred Owen, Isaac Rosenberg, Edward Thomas, Ivor Gurney. A parlarne sarà un importante poeta e studioso inglese, Jamie Mc Kendrick che, oltre ad aver pubblicato diverse raccolte di opere sue, ha tradotto poeti italiani e in particolare la nostra Antonella Anedda. I poeti che hanno vissuto e raccontato questa esperienza in Italia saranno oggetto della relazione di Andrea Amerio, un giovane studioso dell’Università di Pisa che ha curato il bel volume “La guerra d’Europa raccontata dai poeti 1914-1918”, pubblicato da Notettempo nel 2015. Clemente Rèbora, Camillo Sbarbaro, Giuseppe Ungaretti sono alcuni dei nomi più noti.
La Grande Guerra è stata per la storia della Sardegna un momento importante. Centomila sardi venivano richiamati, uno su otto abitanti. Tanti di loro non sarebbero tornati. I sardi si confrontarono con l’Europa, con la storia del continente e con la propria. I giovani ufficiali fecero l’esperienza del comando, del sacrificio, della responsabilità. L’esperienza raccontata in modo ineguagliato da Emilio Lussu in “Un anno sull’altipiano”, che racconta vicende del 1916, è diventata il tema per molti testi poetici. Più che i maggiori, e qui ci riferiamo a Montanaru e alla stessa Grazia Deledda, trattenuti da una sorta di pudore nell’affrontare un tema così presente, furono i poeti di paese a voler lasciare un ricordo della vita, della morte, del sacrificio, dei loro compagni di trincea. Questo argomento sarà trattato da Bachisio Bandinu.
Un anno fa moriva Rosabianca Rombi, amica e sostenitrice nel Cabudanne che muoveva i primi passi. Poi i contatti vennero tenuti soprattutto attraverso Franco Loi, grande amico di Rosabianca e cittadino onorario di Seneghe. Presentandoci a Cagliari per la Giornata Mondiale della Poesia in questa primavera del 2016 il Cabudanne rende omaggio alla sua memoria e all’insostituibile opera di promozione della poesia da lei realizzata per decenni a Cagliari e in Sardegna.
(Mario Cubeddu, Presidente dell’associazione Perda Sonadora)
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