STORIE DI DISAMISTADES AL FEMMINILE, di Michela Deriu

Michela Deriu presenta il libro di Franco Fresi, “Le banditesse” Storie di donne fuorilegge in Sardegna, Il Maestrale, Nuoro, , pag. 110.

 

Che ci fanno queste anime   

davanti alla Chiesa

questa gente divisa

questa storia sospesa…..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Michela Deriu

In questa strofa Fabrizio De Andre’ sintetizza un mondo e un modo di esistere: la disamistade.

Gente divisa, storie sospese.

Franco Fresi nel suo libro “Le banditesse” Storie di donne fuorilegge in Sardegna ( Il Maestrale, anno 2015,pag110) racconta storie di desamistade al femminile.

Sono tre le eroine immortalate dalla leggenda e da Fresi: Donna Lucia Delitala, Maria Antonia Serra Sanna, Paska Devaddis.

Tre i periodi storici presi in considerazione.

Donna Lucia Delitala visse nella prima parte del settecento. Suo acerrimo nemico fu il marchese

Carlo Amedeo Battista di San Martino d’Agliè e di Rivarolo, Vicerè di Sardegna. Così, senza riflettere, trovo che una ragazza di Nulvi, seppure benestante, debba entrare di diritto nella leggenda solo per il fatto d’avere come nemico un piemontese con tutti quei nomi.

Non solo l’uomo definito dal Manno” di severo sopracciglio” scrive di Donna Lucia al Re Carlo Emanuele III.

“C’è in questo regno di Sardegna una famiglia divisa, chiamata Delitala, paragonabile agli antichi Guelfi e Ghibellini. Due di loro sono in prigione, due condannati a morte in contumacia. Altri due, con molti parenti, sono a capo dei banditi. Si può dire che sono piccoli sovrani della Gallura: e non c’è possibilità di arrestarli, perché ci son montagne, boschi e luoghi dove non ci si può servire di guide. Anche le donne e le ragazze di questa casata fanno la guerra, e Donna Lucia Delitala è stata due anni in prigione. E’ una giovane di circa quarant’anni che non si è voluta sposare per non dipendere da un uomo, secondo quanto lei stessa afferma. Ha due mustacchi da granatiere e usa le armi e il cavallo come un gendarme.”

Davvero curiosi questi piemontesi: definire una donna “giovane di quarantanni”  è una contraddizione in termini oggi, figurarsi nel settecento quando si era anziani a trentacinque anni. Forse agli occhi del Marchese di Rivarolo la ringiovanivano i mustacchi.

In ogni caso, piemontesi a parte, Donna Lucia ebbe una vita davvero avventurosa e sanguinaria…..

Famosa la sua amicizia con Chiara e Giovanni Fais, compagni di scorrerie ed assalti ai regi forzieri che transitano tra Sassari ed Ozieri trasportando beni e soldi pubblici.

Era ricca, molto ricca, Donna Lucia, perché per fare la guerra servono i soldi.

In quanto alla vita comoda la disprezzava, scelse la montagna.

Il danaro e la montagna sono per Donna Lucia sinonimo di libertà, una libertà assoluta alla quale si arriva da una lunga strada intrisa di sangue.

 

***

La seconda eroina presa in considerazione dal Fresi è Mariantonia Serra-Sanna, vissuta negli ultimi anni dell’ottocento. Sa Reina, era chiamata così, Mariantonia, amava il padre e i fratelli Giacomo ed Elias e, come Donna Lucia Delitala, amava il danaro. Era una formidabile amministratrice dei beni di famiglia. I Serra- Sanna divennero grazie alla sua abilità, da modesti pastori,  ricchi proprietari.

Per moltiplicare i suoi beni usava l’estorsione. Da sola andava in visita alle ricche famiglie del circondario di Nuoro e con la minaccia di “parlare con Elias”, il più feroce dei fratelli, pretendeva in dono soldi, armi e munizioni. Per non farsi cogliere in fallo si faceva rilasciare bollettini e certificazione legale della vendita. Non si era completamente data alla macchia ma viveva da signora nella sua casa di Nuoro. Se i fratelli poterono godere di una latitanza relativamente comoda lo dovevano a lei che reggeva le redini della casa, dei beni e delle giuste amicizie.

La leggenda la vuole alta e fiera. Bella? Forse, soprattutto temuta.

Mariantonia Serra-Sanna incarna la figura matriarcale della donna del bandito. Resta in paese per controllare il territorio, ma al momento opportuno sale per la montagna.

La sentenza di condanna la definì

“ Triste figura di donna dal cuore perverso come quello dei suoi fratelli. ”

 

***

L’ultima banditessa in ordine di tempo è Paska Devaddis. Paska Devaddis e’ la protagonista femminile della disamistade che dal 1905 al 1917 fa scorrere fiumi di sangue ad Orgosolo. Le due famiglie avverse, Cossu e Corraine, contano tra le loro alleanze le famiglie dei Succu e dei Devaddis.Forse Paska non avrebbe mai pensato di fare la banditessa se le circostanze non l’avessero costretta a darsi alla macchia.Nel giugno del 1912 Antonio Succu, detto’ “Careta”, legato alla famiglia Cossu, viene giustiziato. Mariangela Succu, sorella adolescente del “Careta”, accusa Paska Devaddis e Diego Corraine d’essere loro gli assassini del fratello. Paska, ricercata dalla giustizia, si dà alla macchia. Inizia la leggenda di Paska Devaddis che, piu’ che banditessa per vocazione, sembra destinata dal Fato ad una vita che non aveva scelto. Non che nel Supramonte rimpiangesse l’uncinetto. Era nota infatti per la sua mira infallibile. A tal proposito si narra che fece una bella improvvisata a due carabinieri che, conoscendo la sua fama, avevano promesso di metterle le mani sotto le gonne. I giovani militari se la videro di fronte un giorno ma non fecero in tempo a metter mano alle armi che i loro berretti volarono via trafitti da due pallottole del fucile di Paska. I giovani, molto impauriti, la suplicarono di lasciarli andare. Paska li grazio’ e loro raccontarono della bella donna a cavallo che sapeva usare molto bene il fucile. Il destino porto’ Paska alla macchia e l’avversa fortuna volle che nel Supramonte si ammalasse di tisi. Paska di tisi. Muore. Forse proprio la sua morte la fa entrare nell’immaginario della eroina romantica, qualora in Sardegna ci fosse stata una corrente di quel tipo di romanticismo. La morte consacra Paska al mito. Il corpo della giovane, che aveva 25 anni, viene ritrovato nella sua casa di Orgosolo composto perfettamente per la veglia funebre, vestita con l’abito da sposa che avrebbe dovuto indossare per le sue nozze con Michele Manca, suo fidanzato. Come e’ arrivata la salma di Paska ad Orgosolo?

Diverse sono le scuole di pensiero e le fonti che raccontano il fatto.

Tra tante, la piu’ suggestiva e’ quella che ha cantato Michelangelo Pira nel radiodramma dedicato a Paska Devaddis.

Contro ogni dovere di cronaca ci piace ricordarla con le parole del maestro in questa bellissima ballata.

Reina di Orgosolo fi’Paska

e de bandidos sorre e sentinella

kando sa dzente ruid a faska

in sa tragica sua parentella.

De sa disamistade in sa burraska

in sa notte orgolesa fid istella.

Paska Devaddis bandida e reina

in sa sarda memoria est isculpida,

est iscritt’in s’istoria muntagnina.

Paska Devaddis reina e bandida.

Fid’istell’issae segura ghia,

est iskulpid’in sa sarda memoria

de donzi orgolesa balentia.

Fi’sigura ghia e istell’issa

bivid’e morta este onesta e pura

in praticas de onore firma e fissa.

Istellissa e ghia fi’sigura,

onesta e pura morta est e bivida

chi donzi frad’a sorre la cheria.

Paska Devaddis filzine bandida.

Fid’istellissa e segura ghia

a sorre la cheria donzi frade.

Firma e fissa in praticas de onore

piena di amore e bonitade

ki sa dzente sua nd’es fiera

piena de bonitade e de amore.

Bandera, de sa banda de Onoratu,

ki ue andan issos issa anda’,

de sa band’e Onoratu sa bandera,

andende umpare bandera e banda.

De soso frades bandidos anda’fatu

e ue andan issos andad issa,

reina de Orgosolo e bandida.

Eroina, reina e istellissa,

sorre de sos bandidos e cumpagna,

in sa campagna a morrer es bennida.

De sos bandidos cumpagna e sorre

bennid’a morrer est in sa campagna

eroina, reina e bandida

in sa campagna es bennid’a morre’

ca de tisi fi’ meda maladia

maladia leada in cussa vida.

E da ghi gai morta si l’an bida

sos bandidos fin tutu pianghenda.

E l’ana postu in dunu lettu’e fraska

e l’ana postu’in dunu lettu e sida,

s’eroina bandida ki fi’Paska,

sa reina de Orgosolo bandida.

Paska Devaddis morta bandidende,

Paska Devaddis, sa paga vida.

E andados sun’in sa notte lughente

a nche la ponnere in sa domo boida,

attraessende tota sa campagna

pro nche torrar’a bidda sa bandida

pro nche torrar’a bidda sa cumpagna.

Attraessende sa notte lughente

sun’su manzanu a bidda arrividos

pro nche la ponner in sa domo sua.

In sa domo de Paska abbandonada

intrados sun in sa notte a sa kua

tot’a sa kua ca fini bandidos.

E l’ana posta subra de sa mesa…….

e sutta l’ana postu su tapinu……..

e cun sa est’e isposa l’an bestida……

e l’an’inghiriada de candelas……….

e totu cust’an fattu pianghende.

E poska a un’a a unu l’an basada…..

e tot’umpare an fattu da preghera.

E subra de sa mesa l’an lassada,

a Paska, morta, s’insoro bandera;

subra de su tapinu e de sa mesa,

totu de candelas inghiriada,

Paska Devaddis reina orgolesa.

Gai sos cumpandzos l’an lassada

subra e sa mesa de isposa estida,

estid’a isposa contr’a su destinu,

Paska Devaddis filzine famosa,

Paska Devaddis famosa bandida,

subra sa mesa besti’a isposa,

in sa domo orgolesa abbandonada

b’es Paska morta subra de sa mesa

e solu de candelas inghiriada,

Paska Devaddis reina orgolesa.

 

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