La doppia lezione politica che ci arriva dalla Corsica, di Vito Biolchini
Da www.vitobiolchini.it, 15/02/2016 alle 13:41 8
Cagliari, 12 febbraio 2016: la stretta di mano tra il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru, quello della Regione Corsica Gilles Simeoni e il presidente del Consiglio regionale della Sardegna Gianfranco Ganau (foto Olliera)
A volte anche gli estremi si incontrano: come Francesco Pigliaru e Gilles Simeoni. Secondo il presidente della Sardegna la nostra isola può essere maggiormente autonoma solo nella misura in cui dimostra di meritarselo (e chi è che ci dà la pagella da bravi amministratori, la corrottissima Italia?), mentre il presidente della Corsica contesta l’atteggiamento del governo francese che blocca alcune decisioni assunte dall’assemblea territoriale (il loro consiglio regionale), rivendica più poteri e per uscire dal vicolo cieco in cui Parigi vuole costringerlo cerca nuove alleanze nel Mediterraneo. Pigliaru sogna un’Europa in cui le aree più deboli si impegnano e fanno sacrifici per diventare virtuose come quelle più forti, Simeoni invece crede che l’Europa debba essere il luogo in cui le diversità vengono tutelate ed esaltate.
Due modi evidentemente molto diversi di concepire la politica e di interpretare un ruolo molto particolare, quello di presidente di una regione insulare con una forte caratterizzazione identitaria. D’altra parte Simeoni è un nazionalista corso, mentre Pigliaru è un nazionalista italiano.
Detto questo, pochi giorni fa Sardegna e Corsica si sono incontrate per la prima volta in maniera ufficiale, e lo faranno ancora tra un mese ad Ajaccio, per poi volare alle Baleari nel mese di maggio per provare a gettare le basi per la creazione di una euroregione delle isole del mediterraneo occidentale.
Cos’hanno da guadagnarci le due isole da questa alleanza? La giunta Pigliaru può accrescere la propria consapevolezza politica ed allargare i suoi orizzonti, al momento abbastanza angusti e fatti solo di infiniti tavoli aperti a Roma per tutte le nostre infinite vertenze. Perché la Corsica oggi ha una sua visione politica mentre la Sardegna l’ha delegata al governo italiano di turno da cui aspetta la gentile concessione di ogni beneficio, anche quello dovuto per legge.
Grazie al confronto con la realtà della Corsica e delle Baleari, riuscirà Pigliaru a comprendere che la legittimazione della nostra autonomia discende dalle originalità storiche e culturali proprie della Sardegna e che il suo ruolo di presidente può essere interpretato in maniera più coraggiosa e originale?
Poi c’è la questione che riguarda i nostri partiti autonomisti e sovranisti. Se Gilles Simeoni è diventato presidente della regione Corsica è perché tutte le forze che si riconoscevano a vario titolo in un’idea nazionalitaria e non violenta si sono unite in uno schieramento plurale. Nessuno ha cannibalizzato nessuno, nessuno ha fatto affidamento su pezzi di destra o di sinistra improvvisamente convertiti sulla via di Damasco.
Ergo, se i partiti e i movimenti identitari sardi (Partito Sardo d’Azione, Partito dei Sardi, Progres, Sardigna Natzione, Rossomori, Unidos, Sardigna Libera, Sardegna Possibile, Irs, e scusate se sto dimenticando qualcuno) ambiscono a governare la Sardegna, in vista delle elezioni regionali del 2019 non possono far altro che condividere una piattaforma comune e mettere in campo le loro leadership. Non esiste un’altra strada possibile se non questa.
Chi continua a fomentare divisioni e chi immagina di poter raggiungere l’obbiettivo annientando l’avversario si sta assumendo la responsabilità storica di bloccare un processo che molti sardi chiedono che sia finalmente intrapreso: quello della formazione di uno schieramento plurale nazionale sardo in grado di governare l’isola.
L’esempio della Corsica è lì davanti a noi. Chi avrà il coraggio di seguirlo veramente, mettendo da parte le contrapposizioni personali?