Verità processuale, il legal thriller di Paolo Pinna Parpaglia, presentato da Michela Deriu

Verità processuale e un Legal thriller di Paolo Pinna Parpaglia (Edizioni la Zattera di Alessandro Cocco pag.372 anno 2015).


L’autore parte da lontano raccontando alcuni flash dei protagonisti fin dal tempo del liceo.

E’ un giorno come tanti per Gabriele, Christian, Quirico studenti dell’istituto Dettori. Ma per Enrico è un giorno eccezionale. E’ sicuro che, fuori dalla scuola all’estrema periferia di Cagliari nell’Ospedale Brotzu, ci sia un’occasione imperdibile. Vale la pena marinare la scuola.

Convince gli amici che prima scettici, poi sempre più increduli, si trovano dopo molte precauzioni all’interno dell’ospedale e inaspettatamente dentro la stanza mortuaria.

Sul tavolo una donna di mezza età fredda e immobile si mostra allo sguardo dei tre amici. . Le reazioni sul volto dei ragazzi sono differenti.

Gabriele è incuriosito, Cristian è preoccupato, Quirico terrorizzato.

Enrico guarda la salma estasiato.

“E bellissima. Straordinaria, meglio di quanto potevo sperare.”

Enrico è considerato lo “Strano” del gruppo ma vada per i calzini spaiati, trovare attrazione per un cadavere è ben altra cosa.

Di quel fatto però non se ne parlò più come se ci fosse un’intesa tacita tra loro o volessero tutti dimenticare.

Il liceo finisce i ragazzi prendono ciascuno per proprio conto la loro strada.

La scena prosegue dodici anni dopo in un liceo sassarese.

E’ tempo di gita scolastica e con grande disappunto degli studenti la meta agognata non sarà né Berlino, né Londra , né Barcellona ma, a causa di un’occupazione di tre settimane, il Preside decide che la meta sarà Cagliari. Abbastanza delusi gli studenti accettano. Enrico la Torre, che abbiamo lasciato adolescente con i capelli arruffati e le camicie improbabili, lo troviamo con lo stesso abbigliamento ma docente di filosofia nel liceo sassarese.

Non manca nel romanzo la bellissima della scuola, Alessia Deiana, con tanto di amica succube e complice, Francesca.

L’albergo di Cagliari, molto minimal, è appena fuori città. La scolaresca, dopo un a prima delusione, decide di far buon viso a cattivo gioco e organizza alcune scorribande notturne. All’alba di una di queste serate Francesca, che condivide la stanza con Alessia, trova l’amica morta stecchita sul letto.

Le vicissitudini si snodano in maniera logica e rapida. Il ritmo è incalzante, tiene avvinto il lettore.

Per gli inquirenti non ci sono dubbi: Enrico la Torre ha avuto un rapporto sessuale con la vittima, le tracce di sperma sul corpo sono inconfutabili, l’assassino d’Alessia è lui.

Enrico la Torre è il mostro da schiaffare in prima pagina.

A questo punto,per difendere un tanto acclarato omicida,ragione vuole che chiunque con un cervello logico e pensante si affidi ad un omologo dei personaggi di Grisham, un avvocato Rodd, un Sebastian Shark o  anche il nostrano Avvocato Guerrieri che con  il loro acuto intuito e la loro indiscutibile ars oratoria garantirebbero al proprio assistito almeno uno sconto della pena.

Ma questa logica non alberga nei luoghi pensosi del Professor La Torre. Lui ha deciso di affidarsi al suo vecchio amico del liceo, l’Avvocato Quirico d’Escard che svolge senza infamia e senza lode la professione di avvocato civilista.  Una carriera molto modesta, fatta di piccole consulenze e risarcimento delle Assicurazioni.

L’Avvocato Quirico d’Escard non è un illuso in delirio di onnipotenza, è assolutamente cosciente dei propri limiti. Non solo ce la mette tutta a dissuadere il suo amico dall’insano proposito di averlo come difensore.

“Io sono uno che sa mantenere segreti, dare consigli giusti, aiutare nel momento del bisogno, qualsiasi cosa mi chiedono io la faccio purché la sappia fare. Ma non sono un avvocato penalista. Ti stai fidando ciecamente della persona sbagliata.” Dice Quirico ad Enrico.

 

 

Perché Enrico Torre si fida, oltre ogni dato oggettivo, del mediocre avvocato? Ma, soprattutto, perché Paolo Pinna Parpaglia decide di avere come protagonista del suo romanzo d’esordio l’incarnazione dell’antieroe?

Da qualche parte riecheggiano le affermazioni della fortunata serie americana Shark.

“ Ogni processo è guerra, o vinci o sei morto”. Molto distante dalla serafica riflessione dell’Avvocato d’Escard che tenta in ogni modo di evitare una lotta che reputa al di sopra delle proprie possibilità. E’ così insicuro da non capire che l’Avvocato di parte civile lo voglia aiutare. Pur non essendo un grande intenditore di donne, Enrico capisce che Antonella Demelas, avvocato di parte civile, vuol dare utili indizi a Quirico.   Secondo me voleva aiutarti”, dice la Torre”. ”Tanto peggio per te “, risponde d’Escard”. “‘Ti sceglievi un avvocato bello e buono e questo non ti succedeva. Ora ti becchi l’ergastolo.”

Ed è questo il punto: il giovane Avvocato d’Escard incarna la figura decadente dell’uomo senza qualità di Musil o Svevo, uomo incompreso dalla società, che tenta di evitare a tutti i costi gli oneri che questa necessariamente comporta?

O l’Avvocato Quirico d’Escard è solo un reperto dai sani principi fuori dalle logiche del suo mondo  per cui preferirebbe ”passarsi”, alla cagliaritana, con nonchalance?

Oppure, ancora, e qui gioca anche una struttura sociale con profonde differenze autoctone tra il maschile e il femminile. Il suo è un atteggiamento deferente, da maschio poco competitivo nei confronti dell’autosufficiente e agguerrita Avvocato della parte civile, Antonella Demelas?

Mi rendo conto che più che un’intervista sembra un interrogatorio ma Paolo Pinna Parpaglia, relegato al ruolo di  imputato, senza batter ciglio risponde così:

No, ragionando a posteriori, mi accorgo che l’atteggiamento di Quirico d’Escard verso il mondo esterno è ben diverso da quella dei romanzi di Musil e Svevo. Quirico non si trova a dover affrontare gli oneri della vita in senso lato, non ha incertezze morali, non vaga in cerca di ispirazione. Quirico si trova ad affrontare un problema contingente e reale. Un ostacolo, o un’opportunità’ che ha avuto il potere di fare di lui la persona sbagliata al momento sbagliato e nel posto sbagliato. Quirico, se non fosse stato per la casualità di essere nominato difensore del suo migliore amico imputato di stupro e omicidio, avrebbe condotto una vita come tanti, fatta di dubbi e certezze, senza troppe angosce esistenziali.

 

Dunque, Quirico d’Escard potrebbe essere un reperto moralista che preferirebbe ” passarsi “?

La definizione migliore di Quirico in questo senso, la dà un altro personaggio del romanzo cliente di Quirico, Zia Gratzia, donna navigata, divenuta da serva padrona, ora ricca, che in tono consolatorio gli dice: ”Io la puttana la faccio da una vita, non ho amici ma tanti soldi, incuto timore e non rispetto…non ci posso far niente, è la mia natura. La tua invece è quella di innamorarti di ragazze che sembrano brave e di illuderti che lo siano, la tua natura è credere negli ideali e perseguirli. La tua natura è avere amici e morire per loro.”

Quirico non si “’passa’, ‘non dribbla l’ostacolo, vorrebbe farlo, questo sì, ma, poiché’ cogitato (poena nemo patitur), non si può condannarlo da”passeri”solo per aver sperato di avere una facile via di fuga.

Quirico, la sfida la affronta, ci mette la faccia, perché, da idealista qual è, la sua natura non può consentirgli di tirarsi indietro.

 

E come la mettiamo con le pulsioni che suscita in lui la grintosissima Avvocato di parte civile?

Antonella Demelas è una donna che  incarna le conquiste del genere femminile, senza peraltro possedere quella durezza che talvolta contraddistingue questo genere di donna. Lo scontro è impari, anche perché, oltre la differente statura caratteriale, vi sono implicazioni sentimentali che ancora, comunque andrà il mondo, segnano l’interazione dei generi. Dal punto di vista dello spessore, le donne del mio romanzo annichiliscono gli uomini, sono più belle, forse più spietate, ma con una congerie di colori che appartengono e apparterranno solo al mondo femminile. Perché la donna è mamma, da quando nasce a quando muore, la maternità è qualcosa che sfida ogni legge razionale e anche Antonella Demelas con Quirico, sua controparte, tira fuori gli artigli per graffiare quando serve, ma in fondo lo accudisce come un bimbo nella culla. La salvezza del mondo forse passerà attraverso uomini idealisti e di sani principi, ma prima ancora passerà attraverso le donne che quegli uomini li hanno creati, educati e amati.

 

Quindi ha scelto Quirico perché è un’idealista?

No, dichiaro che ho scelto Quirico d’Escard perché non è un personaggio da romanzo, Quirico è uno di noi e forse l’empatia che suscita nel lettore è data da un’immedesimazione che i meravigliosi personaggi della letteratura dei giganti non sempre consentono di provare.

 

 

 

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