Master and back in Sardegna, catastrofe culturale o opportunità?

Pubblicità della Regione sarda per il master&back.

 

Nel sito di Vito Biolchini, giornalista e direttore di Radiopress che trasmette da Cagliari, lo scorso 23 giugno 2011 è uscito un suo articolo dal titolo: “Catastrofi culturali della Sardegna contemporanea: il Master & Back. Ovvero, come creare una generazione di giovani preparati, frustrati e incattiviti”: Ne sono seguiti 119 interventi, dei quali riportiamo quello dell’imprenditore Alessandro Alfonso, che sostiene la tesi contraria.

di Vito Biolchini e di Alessandro Alfonso

VITO BIOLCHINI. Come forse sapete, sono direttore di Radio Press, e per via di questo ruolo ricevo da anni in media quattro-cinque curricula al mese per richieste di tirocinio, collaborazione, più le proposte per fare il famoso “Master & Back” nella nostra emittente…. CONTINUA

ALESSANDRO ALONSO. Ciao Vito, ti scrivo per raccontarti di un’esperienza totalmente diversa rispetto alla tua, e per dirti che non sono assolutamente d’accordo su quello che dici. O meglio: le considerazioni che fai sono vere, ma nessun imprenditore, e un po’ il direttore di una testata deve…… CONTINUA

 

VITO BIOLCHINI. Come forse sapete, sono direttore di Radio Press, e per via di questo ruolo ricevo da anni in media quattro-cinque curricula al mese per richieste di tirocinio, collaborazione, più le proposte per fare il famoso “Master & Back” nella nostra emittente. A tutti cerco di dare risposta; con molti fisso anche un appuntamento, anche se so in partenza che spesso l’esito dell’incontro non sarà quello da loro sperato. Aggiungo, per completezza dell’informazione, che nel mio settore vanto un precariato lungo diciassette anni: giusto per capirci.

Sono rimasto molto colpito dalla lettera scritta da un giovane, Carlo Usai, dal titolo “Cara Sardegna” e pubblicata sul sito di Sardegna Democratica. Perché è uno sfogo terribile di un ragazzo di 26 anni che dopo aver fatto il Master non riesce a fare il Back e si interroga sul senso della sua esperienza e sulle possibilità di poter contribuire alla sviluppo della propria isola.

Storie così ne ho purtroppo sentite tante e a questi ragazzi non so mai cosa rispondere se non elencare le evidenti difficoltà nelle quali si dibattono le imprese oggi in Sardegna. E dico anche quanto sia difficile per chi ha un posto che non sia nella pubblica amministrazione (e a tempo indeterminato), tenerselo stretto.

Se ne vanno delusi, sconfortati, senza sapere esattamente con chi prendersela.

Perché oggi in Sardegna, a parte i raccomandati (che ci sono ed esistono) siamo tutti nella stessa barca, con o senza Master & Back.

Questo i ragazzi che che hanno fatto un’esperienza importante all’estero dovrebbero provare a capirlo. Nessuno ce l’ha con loro: semplicemente, c’è la crisi. Oppure, molto più banalmente, i loro profili professionali sono di un livello talmente alto che le microimprese sarde non sono nella condizione di potersene giovare. E d’altra parte, dopo aver fatto un’esperienza straordinaria dall’altra parte del mondo, è difficile accettare di lavorare in un’impresa piccola, traballante, e alle prese con problemi di sopravvivenza.

E non è vero che questi ragazzi sono pronti ad accettare tutto: non è vero. Loro si aspettano il giusto riconoscimento e poi, alla fine, l’assunzione. E, dal loro punto di vista hanno anche ragione. Ma forse non hanno ben inteso in quale situazione versa l’economia sarda.

Lo so bene che sto per impelagarmi in un argomento scivolosissimo, e che le mie argomentazioni rischiano di essere mal espresse, fraintese e strumentalizzate. Ma io ci provo lo stesso.

Io penso che che il Master & Back sia una delle peggiori catastrofi culturali generate dalla politica isolana negli ultimi anni. Perché ha fatto credere ai nostri giovani che, al termine di un periodo formativo nelle migliori università del mondo, sarebbero stati accolti in Sardegna da eroi. Che la Sardegna, da terreno arido qual è, che è necessario spietrare ogni giorno per poterci piantare qualcosa, grazie al loro contributo si sarebbe trasformata improvvisamente nella terra promessa. Non è così, non può essere così. Purtroppo.

Quando incontro i ragazzi che del M&B mi ricordo della frustrazione dei reduci della Brigata Sassari, costretti a tornare alle loro misere occupazioni dopo essersi coperti di gloria nelle trincee del Carso. Ma per i giovani di un secolo fa non c’era alternativa al ritorno.

Partiti per fare un’esperienza nel segno della globalizzazione, per ironia della sorte questi ragazzi dopo poco tempo sentono invece una voglia di tornare in Sardegna che manco un emigrato degli anni ’20 in Australia. Anzi, di più: manco Ulisse dopo dieci anni di guerra: ma almeno Ulisse era un re e aveva Penelope che lo aspettava a casa. Qui c’è al massimo un posticino nella Pubblica Amministrazione, l’unico soggetto che, di fatto, riesce ad attivare i Back.

Così, partiti pieni di entusiasmo, questi giovani tornano più frustrati di prima. La verità è che molti di loro in Sardegna non ci dovrebbero proprio tornare. Perché il loro posto è nel mondo, le loro grandi capacità spesso possono essere esaltate solo da società ed economie più sviluppate della nostra. Possibile che non se ne rendano conto? Che idea si sono fatti della Sardegna?

Chi è che li ha illusi così?

Tenete duro, ragazzi. Nel mio piccolo, io sono con voi.

 

AESSANDRO ALFONSO. Ciao Vito, ti scrivo per raccontarti di un’esperienza totalmente diversa rispetto alla tua, e per dirti che non sono assolutamente d’accordo su quello che dici. O meglio: le considerazioni che fai sono vere, ma nessun imprenditore, e un po’ il direttore di una testata deve ragionare da imprenditore, può pensare o credere che la crisi va e viene come un processo naturale, e che nulla si può fare per migliorare, innovare, progredire ed aspirare ad una vita, anche professionale, felice ed appagante (anche economicamente, perchè no?).
Il nostro gruppo, come saprai ci occupiamo di turismo, vendiamo vacanze in Sardegna, Sicilia e Puglia (e abbiamo in progetto ulteriori sviluppi), siamo ormai quasi 30 persone, ha attinto a piene mani dal master and back, parliamo di 5 persone, 2 delle quali hanno già terminato il percorso di m&b, con soddisfazione. Parliamo di 5 contratti a tempo indeterminato, con persone che terminato il percorso di rientro saranno tutte confermate in organico.
Non sentiamo la crisi? Assolutamente falso. La sentiamo, eccome se la sentiamo.
Pensa a quest’anno, l’anno in cui la Sardegna con i casini nel nord Africa, con i casini in Grecia, doveva (non poteva: doveva!) fare il botto: beh, ce hanno fatta a farlo diventare l’anno di peggiore crisi del marcato turistico sardo da anni a questa parte. Ce l’hanno fatta le compagnie di navigazione, vergognose nei confronti della nostra regione; ce l’ha fatta una classe politica che persiste nel non pianificare e gestire da principio le situazioni delicate scegliendo di andare a traino dell’emergenza, inventandosi la compagnia di navigazione dei sardi. Due navi, che partono un giorno si e uno no, che rappresentano l’8% del totale dei posti disponibili per arrivare in Sardegna tramite traghetto, che come unico risultato, questo però nessuno l’ha detto, ha ottenuto di fare annullare dalla mattina alla sera un centinaio di tratte da parte delle compagnie private, che hanno accorpato partenze da Genova per Porto Torres con le partenze da Olbia. E viceversa. E nessuno dice che la Saremar ha riempito e sta riempendo i fine settimana, come era ovvio, ma che ha grossi problemi nell’infrasettimanale. Te lo dico perchè noi vendiamo molta Saremar. Ma non sta correndo come si dice, nonostante quei prezzi. Sta andando a rilento. Perche’? Perche’ a maggio i buoi erano già scappati dal recinto. I turisti sono persi, se ne sono andati da altre parti. Vuoi fare una compagnia di navigazione? Ok. E’ un bel segnale. A ottobre, non a maggio! E con 3000 passeggeri trasportati al giorno, da Genova, Livorno e Civitavecchia (anche verso Cagliari). Allora vedi che tutti gli armatori sarebbero tornati sui loro passi, avrebbero detto che stavano scherzando.
Il risultato, tornando a noi, lo vedremo, noi già lo sappiamo ma tutti lo vedranno, a ottobre. Il turismo ha un -25% dall’anno scorso (5-600.000.000 di euro complessivi in meno? Giù di li…), il risultato sarà di vedere migliaia di persone senza lavoro. Preparate i taccuini.
Tornando al master and back e all’azienda. Perchè nonostante queste difficoltà, che ci sono e sembrano insuperabili, guardiamo avanti e continuiamo a crescere? Per lo stesso motivo per cui per fare le selezioni del personale abbiamo richiesto 5 anni fa i database della facoltà di lingue (noi lavoriamo molto con l’estero), e facendo un match tra voto di laurea e lingue parlate abbiamo fatto le selezioni del personale. E oggi quelle persone che 5 anni fa non avevano mai lavorato, in quanto neolaureate, ricoprono ruoli di responsabilità e sono un punto di riferimento per tutti, datori di lavoro inclusi. Ah: siamo 23 donne e 7 uoimini (meglio della giunta Zedda!). Quindi? Quindi il motivo per cui è FONDAMENTALE avere laureati e specializzati è che queste persone ti aiutano a correre, a migliorare, a innovare, a dare supporto alle idee: il capitale umano si pesa, CHI lavora per te non è una delle opzioni, è il motivo per cui riesci o non riesci. Avere gente scarsa o non qualificata, ti genera onesti lavoratori esecutori di ordini in attesa delle ferie. Avere gente specializzata con il coltello tra i denti, ti genera crescita di mercato e di fatturato. Senza i BRAVI non si va da nessuna parte. Una classe dirigente di SCARSI è un disastro. E’ questo il motivo per cui al master and back andrebbero QUINTUPLICATI FONDI, ed io IMPEDIREI gli inserimenti se non a tempo indeterminato (nel senso: se tu azienda non assumi a tempo indeterminato non ti do i soldi. Zero inserimenti nel pubblico): perchè è con le persone laureate, specializzate, con il cervello che si è mosso insieme al corpo, e bada bene fare un’esperienza fuori dalla Sardegna ti aiuta anche ad emanciparti dalle milioni di cazzate legate ai nomi e cognomi, quello è parente e amico di quello, ai pettegolezzi che atrofizzano il cervello di un sacco di gente, che si riesce a migliorare il fatturato, a fare crescere l’azienda anche in periodi di crisi, a pensare e progettare nuove idee e trovare nuove opportunità. Con gli scarsi non si va da nessuna parte. Con quelli bravi, comunque te la giochi. E magari si va anche veloci. Stanchi eh…  Ma veloci.
Quindi, un appello.
RAGAZZI E RAGAZZE TORNATE IN SARDEGNA PERCHE’ ABBIAMO BISOGNO DI VOI, MA MOOOOOLTO BISOGNO DI VOI. TROPPO. E METTETEVI IN TESTA CHE DOPO DUE TRE ANNI DI ESPERIENZA MAGARI POTETE APRIRVI UNA VOSTRA AZIENDA, CON VOSTRE IDEE, CON IL VOSTRO CORAGGIO E CON LA VOSTRA FORZA. TORNATE IN SARDEGNA PERCHE’ SIAMO NELLA MERDA E SENZA DI VOI NON CE LA FACCIAMO PERCHE’ E’ PIENO DI DEPRESSI E DI GENTE CHE VIVE DI RENDITE DI POSIZIONE E VI VUOLE FAR PERDERE LE SPERANZE PERCHE’ HA PAURA CHE GLI FACCIATE, PAURA ASSOLUTAMENTE GIUSTIFICATA, LE SCARPE!

 

 

 

 

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    1 Comment to “Master and back in Sardegna, catastrofe culturale o opportunità?”

    1. By Mario Pudhu, 3 luglio 2011 @ 18:35

      Est abberu chi oe totu su mundhu est una bidha, epuru tenet sensu su “Master & Back” ca tenet sensu – est una cosa chi ‘andhat a sola’ – chi unu triballet e torret a triballare inue est nàschidu e fatu mannu e andhet fora si e candho e proite cheret fàghere su turista (e li tio cossizare de si calmare puru). De su restu sa Sardigna, cun totu chi est rica de risorsas de onzi zenia comente creo chi no siat e ne potat própriu èssere peruna regione italiana, est unu logu de disisperu, a su puntu chi mancu perunu tsunami at fatu tantu disastru cantu ndhe at fatu s’emigratzione. Sa Sardigna si podet nàrrere unu “giardinu” de disisperados e si s’emigratzione sarda no at ispantadu sos Sardos at però ispantadu sos istudiosos chi si ndhe sunt interessados: Comente tiat èssere, unu logu goi ricu, cun goi pagu zente de pàrrere unu desertu, sos Sardos emigrant a portessione?! Assurdu! No paret beru! Ecoghi nono, ca est abberu, addolumannu!
      Su chi est chi, apustis de séculos de domíniu coloniale, e mai e perunu in totu su passadu ndh’amus connotu peus de su prus ‘modernu’, sos Sardos no nos semus abbizados ancora de èssere ifatu de su bentu po aciapai musca, unu pópulu chentza guvernu, unu cumonale irbandhonadu in manos de totu sos aprofitadores chi che agatant cosa de pinnigare, e fintzas unu pópulu “acefalo”, isconcadu, cun sos intelletuales a manialedhos de un’istadu colonizadores/isciacallu e una chedha de políticos de baeinnoromala (mi ant dadu sempre s’impressione chi de s’emigratzione ndhe apant pessadu su chi ndhe pessaiat una bighina mia chi no ischiat mancu a pònnere sa frimma sua: «Menzus chi emigrent – naraiat faedhendhe de sos zòvanos partindhe a trumas –, gai che abbarrat prus triballu pro sos chi restant». E za l’amus bidu!!!
      Sinono fit bastadu de àere unu guvernu, sa Sardigna, pro no èssere goi in s’isperevundhu, pro chi sas capatzidades de sos Sardos serbant e produant in Sardigna, e tantu prus cantu prus mannas sunt sas capatzidades e sas professionalidades. E comente disizat donzi Sardu chi apenas apenas pesset a s’istória nostra e istimet logu e zente, de inoghe e de aterue.
      Ma ite cheret nàrrere a tènnere guvernu?
      Sa bidha est su mundhu – torro a nàrrere -. E tocat de annúnghere chi donzunu de nois est una pessone, su ‘logu’ de sa libbertade. Ma donzunu est fintzas su ‘logu’ de sa responsabbilidade! E neune si podet permítere de èssere apólide! E puru unu pópulu chi tenet guvernu ca tenet unu logu podet, ponimus, guvernare su sistema iscolàsticu pro chi no tenzat coment’e iscopu e pràtiga cussu de sa “massima disoccupazione” comente tenet su sistema iscolàsticu chi connoschimus: diplomados, ei, laureados puru, eja, fintzas ispecializados (e totu custu sos chi bi resessint, e a cale prétziu), ma disocupados, però, disisperados e emigrados o emigrendhe. Unu sistema iscolàsticu in manu de sos Sardos aiat pótidu coltivare una cusséntzia, un’ideale e fintzas capatzidades professionales chi rispondhent de prus a sos bisonzos de sa zente e de s’economia de su logu, de sa Sardigna, fintzas ponindhe chi (e fossis menzus puru ca) su ‘teatru’ est su mundhu. E invetze in su mundhu za bi semus, ma coment’e foza chi donzi bentu che trazat candho goi e candho gai. E in logu nostru no ischimus it’e fàghere! Biolchini si dimandhat «Chi è che li ha illusi così?», ma sa risposta no est “Chi at offerto loro i M&B”. Gai comente s’alternativa no est a tènnere «Una classe dirigente di SCARSI» ca custu «è un disastro» (Alfonso).
      Tocat chi ndhe cumprendhemus àteros, de disastros e de illusiones, ca sinono parimus ancora frimmos in s’idea «Ma a ite serbit a istudiare?»!!! De seguru no serbit a istudiare e pònnere in pràtiga a pistare abba, a fàghere bucos in s’abba, pro ispetare unu “postu” chi no nos ant a dare mai. Tocat a connòschere e a coltivare prima de totu e prus de totu su chi tenimus e chi e comente podimus fàghere inoghe, ca a ispetare chi àtere pesset a nois est a coltivare s’illusione, a nos ispecializare in pistamentu de abba. Pro custu tocat chi sos Sardos – a prus de fàghere donzunu sa parte sua e donzi cosa deabberu útile pro fàghere torrare sos contos nostros – tenzemus puru guvernu e siemus meres de nois e de su logu e de sas cosas nostras, in s’Europa e in su mundhu de oe, pro su tantu chi podimus èssere indipendhentes. Mi dimandho candho est chi agabbamus de èssere una terra prantada a concas de cibudha e pudéscia puru e isceti po contixedhus de segamigasu, po calincunu afariedhu personali segundu sa ‘logica’ de su “si salvi chi può” che in d-una barca afunghendhe chentza cumprèndhere proite. Custu no est a èssere zente! Lu naro pro totugantos, comintzendhe de a mie etotu, ma mescamente pro sos políticos e chentza fàghere mancu distintziones chi puru bi sunt e contant e tocat a fàghere. Ma in su dipèndhere za parent totu de acordu – a parte sos murrunzos e su prantighedhu de criaduras – ca paret in artziada a fàghere totu sos contos de sa libbertade/responsabbilidade personale e colletiva chi est su solu caminu chi depimus fàghere, àrtziada siat o àteru. Ma in calada est solu pro andhare innoromala.