Il vento d’Oltralpe, di Stefano Fogli

Le conseguenze, in Italia come in Europa, saranno profonde: il Fn primo partito è destinato a innescare processi di imitazione ancora più vistosi di quelli visti fino a ieri

La Repubblica, 07 dicembre 2015

AL DI là dell’ovvia esultanza di Matteo Salvini, quali saranno i riflessi in Italia della trionfale avanzata del Front National in Francia? È ancora presto per dirlo. Ma è evidente che la storia europea ha fatto un salto che riguarda tutti. Di certo il leader leghista semplifica un po’ troppo, se ritiene che la messe di voti d’Oltralpe si riverserà in moto automatico sulla sua lista, rafforzandone l’egemonia rispetto ai residui del partito berlusconiano. Le conseguenze, in Italia come altrove, saranno più ampie e profonde.

Qualche tempo fa Marine Le Pen irrobustì i suoi argomenti propagandistici con ripetuti attacchi alla Germania. Lo fece nel momento in cui Angela Merkel apriva le frontiere ai profughi dal Medio Oriente, un gesto che le avrebbe attirato dure critiche anche in patria. La leader del Fn ha incarnato da quel momento, in forma nitida, la seconda delle due destre in cui si divide l’Europa. Non più, o almeno non in modo prevalente, il rifiuto della moneta unica, visto che su questo punto i lepenisti hanno molto annacquato le loro posizioni, bensì la destra che vuole chiudere le frontiere, la destra anti-Schengen e anti-immigrazione che declina in forme populiste la sua rabbia contro l’Unione europea e i poteri tecnocratici in essa incarnati. Come è evidente, il sangue sparso a Parigi dal terrorismo islamista ha soffiato nelle vele della Le Pen, anzi delle due Le Pen, ma il fenomeno esisteva da tempo, ben ramificato e legato a un istinto di difesa identitaria, nazionalista, contro le angosce prodotte dal mondo globalizzato.

Da oggi il dato che caratterizza la Francia è questa forma di populismo integrale ormai vincente sul campo, mai così forte da quando esiste una comunità europea. E il Fn primo partito è destinato a innescare processi di imitazione ancora più vistosi di quanto non siano stati fino a ieri, specie nei Paesi dove il populismo è già consolidato. Da noi la Lega ex-secessionista e oggi iper-nazionalista tenderà a replicare passo dopo passo la lezione francese, ma il problema sarà tutto di Berlusconi: davvero anche Forza Italia, partito aderente ai Popolari europei, intende trasformarsi nella sezione italiana del lepenismo? Davvero Berlusconi stesso, che di recente ha tentato di riavvicinarsi alla Merkel, si farà risucchiare in una linea anti-tedesca il cui unico beneficiario sarebbe Salvini?

Ma c’è di più. Se la caratteristica di fondo del Front è un populismo che si nutre di tutte le paure collettive — dal terrorismo all’invasione musulmana, dalla crisi economica all’ostilità verso l’Europa — , in Italia è ben vivo un movimento, i Cinque Stelle, che esprime già tali inquietudini, in una forma in grado di attirare elettori da destra e da sinistra. Se si sommano i consensi potenziali di Salvini e del M5S, in base ai maggiori sondaggi, otteniamo un dato del 40 per cento, forse oltre. Più di quanto ha raccolto Marine Le Pen ieri sera. E i Cinque Stelle sanno incanalare le frustrazioni popolari più di quanto riesca a Salvini, pur essendo privi di una leadership strutturata e definita sul piano politico. La manifestazione ieri davanti a Montecitorio, in difesa dei risparmiatori che hanno perso i risparmi nel buco nero delle quattro banche salvate dal governo Renzi, rappresenta un formidabile richiamo in vista delle amministrative.

È vero, mancano circa sei mesi a quell’appuntamento, ma l’effetto trascinamento del voto francese potrebbe essere irresistibile. Poi sappiamo che il voto nelle città non chiama in causa la sorte del governo, come avverte il premier. Di fatto però potrebbe indebolirlo parecchio, come è indebolito e quasi tramortito Hollande in Francia. Questo è il punto preoccupante per Renzi. Il Fn ha drenato grandi quantità di voti tradizionali della sinistra, fino a renderla irriconoscibile. Il rischio esiste anche in Italia e bisogna capire se il populismo morbido del presidente del

Consiglio è la migliore barriera contro il populismo duro dei lepenisti nostrani. In Gran Bretagna il laburista Benn ha scelto un’altra strada: parole ferme e atti di guerra contro la minaccia del Daesh. L’opposto del centrosinistra italiano. Ma questa è un’altra storia.

 

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