LE CONCLUSIONI delle Dies de Festa di ProgReS (24 – 25 ottobre 2015), di Gianluca Collu Cecchini
L’Autore dell’articolo è Segretario Nazionale di ProgReS Progetu Repùblica.
Si è appena conclusa la 4a edizione delle Dies de Festa di ProgReS, la due giorni che festeggia e fa il punto sulle attività della nostra organizzazione in una cornice conviviale. Quest’anno i punti cardine su cui abbiamo strutturato la nostra festa sono stati: ISCO (la nostra scuola di indipendentismo volta a formare una nuova classe dirigente) e il confronto politico su un tema strategico come la costruzione di una alternativa
nazionale di governo per Sardegna, che di fatto determinerà il futuro ell’indipendentismo organizzato nei prossimi anni.
Mi soffermerò sulla parte politica caratterizzata da un dibattito tra tutti i principali partiti e movimenti nazionali sardi che si poneva l’obiettivo di far conoscere le rispettive strategie e l’eventuale disponibilità alla costruzione di uno spazio politico capace di contrapporsi ai blocchi di potere dei partiti italiani.
Ciò che è emerso lo ritengo sicuramente positivo e incoraggiante: ad esclusione del Partito dei Sardi e di Irs che, pur sostenendo che sarà soltanto una fase di transizione, rimangono fermi sulla volontà di continuare a sostenere la coalizione del centrosinistra italiano, attualmente al governo della RAS, le altre componenti, ospiti del dibattito, hanno manifestato una chiara volontà di lavorare concretamente a questa prospettiva
storica.
In merito a ciò ritengo particolarmente importante sottolineare la disponibilità del neo eletto presidente del PSd’Az, Giovanni Columbu, nel percorrere una strada diversa da quella che i sardisti hanno solitamente battuto negli ultimi anni. Allo stesso modo ritengo importanti, anche se per motivi diversi, le parole di Antonio Muscas di Comunidades – il gruppo con cui lavoriamo dalle ultime elezioni sarde – che pur dichiarando di non essere indipendentista, ma favorevole al diritto di decidere e all’autodeterminazione dei sardi, si è detto pronto a lavorare alla costruzione di una rete di organizzazioni civiche e indipendentiste.
Il momento storico è propizio. Per combattere il destino di dipendenza, spopolamento e povertà materiale, sociale e culturale a cui le consorterie di potere politico/clientelare di centro-destra e centro-sinistra ci stanno condannando, è necessario agire da indipendentisti.
Fare gli indipendentisti significa vedere più avanti e con più profondità i temi nodali della società sarda, basti pensare a come l’indipendentismo abbia per molti diversi anticipato e portato al centro del dibattito pubblico la lotta contro le servitù economiche, industriali, militari e culturali. Attualizzando temi quali la fiscalità, la speculazione energetica, l’occupazione militare, l’enorme ricchezza linguistica e culturale, solo per citarne
alcuni. Significa fare le scelte più appropriate per la nostra nazione, significa difendere i nostri interessi materiali e immateriali.
Per questo dobbiamo aprire con generosità e lungimiranza un percorso più ampio e più inclusivo anche verso quelle parti che fuori dai partiti italiani e con forme originali rappresentano la società sarda che vuole finalmente uscire dalla dipendenza. Dobbiamo contribuire in maniera decisiva a creare e consolidare uno spazio politico, che abbia come unico orizzonte ideale la piena emancipazione del popolo sardo. La realizzazione delle condizioni sociali, economiche e politiche per cui la nostra nazione possa vivere da pari
con tutte le altre nazioni del Mediterraneo, dell’Europa e del Mondo.
E con la stessa generosità ed inclusività, lungimiranza e apertura che dobbiamo accogliere gli indipendentisti che come noi vogliono abbracciare questo percorso di condivisione e di confronto con tutta quella parte di società sarda che vuole uscire dal tunnel della dipendenza e della sottomissione.
Oggi abbiamo di fronte a noi forse la sfida più ardua che il nostro popolo abbia mai dovuto affrontare nel corso della sua storia millenaria. Di fronte alla distruzione demografica, ambientale, economica e culturale a cui questa classe politica unionista-dipendentista ci sta definitivamente condannando, abbiamo la responsabilità storica verso noi stessi e verso il nostro popolo di agire da indipendentisti, e cioè di creare un
progetto di governo serio e credibile per la Sardegna e per le 377 comunità che la compongono, che metta insieme, che unisca, che faccia sintesi di tutte le parti sane della società sarda, pur rispettando le rispettive diversità ed identità particolari.
Solo così, solo facendo gli indipendentisti fino in fondo, solo con la generosità che è data dall’amore incondizionato che proviamo per la nostra Sardegna, solo andando a ricucire pezzo per pezzo le relazioni e la fiducia reciproca che ci possa permettere di collaborare all’obbiettivo comune senza inutili e “virtuali” snobismi, solo così potremmo finalmente unire il nostro popolo e tutte le anime sane che lo compongono in un progetto di cambiamento e di trasformazione reale della nostra terra.
Non si tratta di fare il cosiddetto “passo indietro”, si tratta di fare tutti insieme un salto in avanti.
In questo percorso ProgReS, il mio partito, c’è e ci sarà sempre portando avanti un indipendentismo serio e coerente, di governo e progettuale.
Fintzas a sa Repùblica