Un leader coraggioso va oltre l’ottimismo, di Mauro Magatti

Governo Renzi ha avuto il merito di saper superare la curvatura pessimista degli ultimi anni, tuttavia per una tenuta di lungo periodo occorrono scelte non legate soltanto all?immediatoPassioni tristi Da molto tempo gli italiani non credono più di poter avere a fianco le istituzioniDiscorso pubblico C?è un altro piano che deve essere curato: il senso delle sfide difficili da affrontare. Il Corriere della sera, 23 ottobre 2015.


L a curvatura pessimista della psicologia collettiva dell?Italia degli ultimi anni è uno degli aspetti che più colpisce gli osservatori stranieri. Quasi una sottile malattia dello spirito che colpisce le società decadenti, per le quali il futuro è senz?altro peggiore del passato. Per questo, da quando è arrivato al governo, Renzi ha fatto della ricostruzione della fiducia del Paese nelle proprie possibilità un punto fondamentale della sua azione. La comunicazione martellante, a tratti iperbolica, insiste perentoriamente su questo punto: convincere gli italiani che ce la si può fare, che è la volta buona, che il Paese ha svoltato. Per questo, in fondo, gli italiani lo hanno amato e sostenuto. L?idea di affidarsi a un primo ministro giovane ed energetico è apparsa come un modo per risollevarsi e provare a riaprire il futuro.Che il primo ministro non perda occasione per rilanciare il suo leitmotiv è dunque scontato. Cosa puntualmente accaduta con la pubblicazione dei dati positivi sul Prodotto interno lordo e sulla occupazione, in coincidenza con il lancio della legge di Stabilità. Nel pigiare il tasto dell?ottimismo Renzi dimostra di aver capito che uno dei compiti della leadership contemporanea (anche per compensare l?indebolirsi delle leve di governo) è contribuire a plasmare la cornice emozionale di comunità estremamente volubili e strutturalmente esposte a ventate umorali, dai potenziali effetti anche molto negativi. In fondo, solo se c?è fiducia le imprese investono, le famiglie spendono, le banche prestano, i giovani intraprendono. Ma, oltre all?asse ottimismo-pessimismo, c?è un secondo piano del discorso pubblico che deve essere curato: e cioè il senso delle sfide che un Paese deve, unito, saper affrontare. Un senso necessario per dare coerenza all?azione di milioni di attori economici e sociali. Oltre alle leggi e ai regolamenti, è la creazione di una cornice simbolica condivisa che riduce la cacofonia e il disordine sempre risorgenti. Senza questo secondo piano comunicativo ? peraltro sistematicamente abbandonato da molti anni ? l?azione di governo perde di efficacia: la somma di singole misure non fa una politica.In un Paese come l?Italia che non deve uscire da una crisi congiunturale ma che va riformato in profondità, tra l?ottimismo che motiva al fare e l?ottimismo che giustifica la conservazione c?è solo una sottile differenza.Renzi si muove dunque su un crinale delicato. Criticare il premier perché usa toni da televendita non coglie il punto. Sarebbe come imputare solo a lui uno dei mali che affligge tutte le democrazie contemporanee. I limiti principali vanno invece cercati sul secondo piano. Dopo un anno e mezzo, la direzione di senso sulla quale si intende far camminare il Paese (e basterebbe camminare con passo costante, senza arrivare a quel correre che Renzi ama evocare) non è chiara.Il governo ha preso alcune decisioni importanti che hanno rimesso in moto l?economia. Ma su tanti temi (dalla scuola agli assetti istituzionali) la sua azione è apparsa meno lucida. E non basta dire che è colpa di una maggioranza divisa. Sia perché è stato Renzi a dire fin dall?inizio che avrebbe portato a termine la legislatura, sia perché la continua frammentazione è il male antico di questo Paese.Renzi sa benissimo che, al di là dei propri meriti, le condizioni di contesto (a partire dalla maggiore flessibilità europea) hanno creato una finestra di tempo per poter incidere sugli assetti del Paese. L?occasione non va sprecata. Al di là della congiuntura, l?Italia ha bisogno di riacquisire l?idea di essere unita attorno ad obiettivi veri. Diversamente, anche l?ottimismo renziano finirà per apparire sguaiato. Le passioni tristi che hanno pervaso il Paese derivano dal fatto che, da molto tempo, gli italiani non credono più di poter avere le istituzioni al loro fianco.Nel suo discorso pubblico e nella sequenza delle sue decisioni, Renzi stia attento a non fare l?errore che poi fu quello dei suoi predecessori. Nelle società contemporanee, se i leader non sono capaci di «tenere» il clima emotivo della collettività nazionale, non possono governare. Ma la gestione della psicologia collettiva di breve periodo rischia sempre di far perdere coerenza all?azione che si vorrebbe svolgere. In una società complessa, la frequenza e l?intensità delle urgenze sono tali da assorbire completamente ogni energia, finendo per inchiodare al day by day .È la capacità di tenere insieme questi due piani del discorso che qualifica  o meno  l?azione politica oggi.©

Magatti Mauro

 

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