La mission del Partito sardo è “esistere”, di Salvatore Cubeddu.

Questa settimana politica ha un tema: i sardisti per la 33ma volta a congresso, in novantaquattro anni di vita. Non se ne parla.  Non è un buon segno, alla luce soprattutto di quel che si è discusso in Sardegna nella settimana appena trascorsa: l’emarginazione della Sardegna nel senato delle regioni. Tre saranno i rappresentanti sardi nel nuovo senato italiano, il Trentino – Sud Tirolo  ne avrà quattro.

In presenza del fatidico numero cento, ad imitazione del senato americano (quello che, dopo il modello svizzero, funziona da referente per ogni costituzione federalista) – dove uno piccolo stato,  come l’Arkansas (2 915 918] abitanti) manda al senato due rappresentanti,  lo stesso numero della California (38 041 430)  — in Italia resta lo stesso  numero cento, ma i partecipanti verranno distribuiti proporzionalmente al numero degli  abitanti, a meno che non siano regioni a statuto speciali come Trento/Bolzano (1 056 347 nella regione),  non come Cagliari (1 659 636, gli abitanti dell’Isola).

Si vanno cercando il nome e il cognome dei responsabili del gravissimo nuovo smacco istituzionale della Sardegna. Qualcuno l’ha scaricato sulla trahison des clercs, il silenzio dell’intellighetzia. Non è vero, se non in parte: ma si precisi chi, tra gli intellettuali. Noi (ma siamo intellighenzia, noi?) no. Si clicchi in questo sito e si verifichino i testi ed i filmati dei convegni. Nel 2014 ne abbiamo promosso quattro, svoltisi nel salone di Palazzo Regio di Cagliari. Abbiamo chiamato assessori, parlamentari, segretari di partito, intellettuali e popolo. Oggi si verifica che parlavamo nel deserto. Si vede che la sabbia ha coperto noi e le nostre idee e proposte.

Ma non basta: abbiamo anticipato anche quello che succederà subito dopo l’approvazione della nuova costituzione italiana tramite referendum. Diventerà operativo l’adeguamento ad essa degli statuti delle regioni, anche di quelle speciali. Ma ‘si contratterà’, si afferma da parte del nostro assessore addetto alla materia. Contratterai ‘cosa’ e ‘con quale forza?’, dopo che ti sei arreso nei passaggi precedenti?

La strategia della minima resistenza in realtà è la strategia del ragno: di fatto ci ritroviamo al regresso a  prima di ogni autonomia, alla fusione perfetta della Sardegna con l’Italia. Al ritorno puro e semplice della Sardegna a ‘possedimento d’oltremare’ dell’Italia.

Non rifaccio l’elenco degli esempi in corso: ci ‘lasciano cantare’ sulle nostre richieste, si tratti di trasporti, servitù militari, entrate, enti locali, risanamenti ambientali, etc…  Eppure ci lusingano, fanno proferte di amicizia a qualche nostro uomo politico, lodano la nostra fedeltà sbagliata del passato per garantirsi ancora la nostra sottomissione nel futuro.

No! No! No! Così non si può andare avanti!

Abbiamo bisogno di un partito sardo. Vuole esserlo il Partito sardo d’azione?

(1° parte, segue)

 

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