Evviva Villacidro, di Gianfranco Murtas

 

Mi sarei aspettato qualche pagina monografica tutta villacidrese sulla stampa scritta regionale di oggi lunedì 14 settembre, dopo i servizi di Rai 3 e Videolina sui maggiori eventi sentimentali di ieri, tali per noi figli del bel Campidano medio e basso, e invece niente. Sì, gloria a Fabio Aru , un piccolo affaccio di don Corrado Melis su L’Unione Sarda, a celebrare anche lui il campione, il signor campione, il campione di signorilità quale s’è mostrato alla prova, né solo da oggi, Fabio Aru nostro. Poi in 26.a un redazionale firmato da Paolo Matta sulla ordinazione episcopale del parroco uscente della chiesa-madre, antica e prestigiosa, di Santa Barbara in Villacidro. Niente su La Nuova Sardegna diffusa a Cagliari, edizione oristanese – ormai inesistente, per cervellottica scelta proprietaria della testata… progressista (altro che nel conto profitti) inventata più d’un secolo fa dalla gioventù repubblicana sassarese, l’edizione cagliaritana. Ho ripassato le 48 pagine del giornale mi pare otto volte, convinto sempre che mi sfuggisse l’articolo di cronaca e anche di commento sul saldo del debito pontifico verso il territorio di Ozieri (Logudoro più Goceano più Monte Acuto), grazie ad una permuta che proprio da Villacidro prendeva le mosse. Nessun articolo su La Nuova Sardegna (chi è il Ronchey, lo Scalfari o il Montanelli che la dirige? che ne sa della Sardegna e delle relazioni immateriali fra i territori isolani questo signore che firma come responsabile il giornale?), nessun articolo dedicato a don Corrado Melis, figlio di Sardara e in brillante decennale pratica di servizio comunitario a Mogoro, prima di arrivare a Villacidro (frequentata da adolescente al tempo del seminario diocesano e del liceo Piga e poi all’esordio suo di giovanissimo presbitero), parroco di prim’ordine, per afflato umano ed esemplarità personale prima ancora che per dottrina, venuto a proseguire e sviluppare le fatiche dell’indimenticato don Giovannino Pinna, in benedizione ormai da quattro anni. Don Corrado promosso vescovo ad Ozieri, nella cattedrale del restyling di Gaetano Cima, nella somma e nella sintesi dei percorsi storici delle comunità antiche di Castro e Bisarcio: promosso vescovo con l’anello episcopale che era stato dell’arcivescovo Giuseppe Pittau S.J., icona di spirito evangelico, cultura ed esperienza mondiale che a Villacidro aveva avuto nascita e prima formazione. Niente neanche ieri, su La Nuova diffusa nel sud isolano, a Cagliari e nel medio Campidano soprattutto – quel Campidano di cui Villacidro è lo storico capoluogo sentimentale –, niente su questa ordinazione episcopale del parroco di Santa Barbara, fra altre zoomate cidresi ieri e oggi (il premio Dessì, stavolta con una mostra di fumetti sulla Brigata Sassari).

E allora, non per altro che per coprire una volgarissima distrazione, sento di dovermi presentare ad un appello non chiamato. Mi permetto di offrire una testimonianza, ultima forse di tante altre offerte alla Villacidro del cuore e ai suoi residenti, e come caricato della responsabilità delle migliori relazioni – tutte migliori – allacciate nel medio Campidano e nel suo capoluogo lungo una vita intera: dai Curatti-Vanni ai Pittau (dico Angelo Pittau, patriarca di sapienza), e dalle responsabilità anche delle memorie grate che me ne presentarono in tempo remoto le virtù (dico di don Efisio Spettu che don Corrado ebbe collaboratore nella squadra degli educatori nel seminario maggiore regionale). Villacidro patria avita e di formazione di Fabio Aru, Villacidro patria elettiva di Corrado Melis, è come ripagata oggi dalle innumerevoli dolorose cessioni che nella sua storia recente ha dovuto soffrire ed ancora patisce, tanto più sul piano della occupazione come su quello delle insidie della droga.

La politica (e l’amministrazione) dorotea che, in crescendo, le evoluzioni partitiche del PCI generoso d’un tempo hanno piantato, guastando cose ed aspettative, con la pratica del clientelismo e del conformismo, non a fronte evidentemente di opposizioni all’altezza (e anzi screditate già nel loro dna, si pensi a Forza Nazionale senza un briciolo di tensione etico-civile e spirito patriottico), hanno suscitato ricerca di compensazioni nell’associazionismo e nella Chiesa. Vedo il fenomeno Fabio Aru ed il fenomeno Corrado Melis in questa ottica tutta e sola morale o sentimentale. Dalle pieghe della migliore società cidrese radicata su un territorio amato e di cui il genio di Giuseppe Dessì  ci ha consegnato le magiche coordinate, risale, con i nomi del talentuoso campione e del magnifico vescovo, questa forza morale e sentimentale unitiva e, insieme, espansiva ben oltre il territorio del paese d’ombre. I quattro mori sul casco di Fabio o la bandiera che è il suo mantello così come l’anello episcopale di padre Pittau (onorato ogni giorno in Giappone) nel dito leggero del giovane vescovo Corrado rappresentano valori e impegni di fraternità sociale. Ne godo con i miei fratelli di Villacidro.

 

 

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