I supermarket della solidarietà, di Marzia Piga
Una card a punti, con budget e tempi di utilizzo definiti, e la spesa al market è gratis. È la nuova strategia che la Caritas italiana ha messo in campo per tentare di mitigare gli effetti della crisi su vecchi e nuovi poveri. Sono gli “Empori della solidarietà” dove sugli scaffali si trova ogni genere alimentare e non solo, ci sono giocattoli per i più piccoli e il necessario per il corredo scolastico. In tutta Italia sono già 54 e tre sono in Sardegna (a Sassari, Oristano e Nuoro), ma presto altri si aggiungeranno. Il funzionamento è semplice: la Caritas istituisce una commissione che valuta le condizioni di chi fa richiesta della card e ogni mese affida alle famiglie un monte di crediti che potranno essere utilizzati e scalati ogni volta che ci si reca nei negozi. In totale gli empori solidali sono presenti in 109 diocesi: il 70% in più rispetto al 2010. Pasta, caffè, zucchero e ogni altro prodotto di uso quotidiano sono donati dai cittadini e in gran parte dalle catene della grande distribuzione che offrono i prodotti invenduti che rischiano di scadere. Ma non è solo la solidarietà a farla da padrona: il sistema consente anche di responsabilizzare chi non sempre ha gestito con oculatezza gli aiuti delle persone generose. Tra i criteri che le commissioni delle Caritas diocesane prende in considerazione per la concessione e il rinnovo dei crediti, oltre alle strette condizioni economiche, c’è la presenza di anziani o bambini nei nuclei familiari, di vittime di usura o di genitori separati. Gli empori solidali (il primo è nato a Roma nel 2008) fanno parte dei nuovi progetti speciali, in aggiunta a quelli ordinari, offerti dalle 218 Caritas diocesane italiane. Si tratta di 1.148 progetti, raddoppiati nel giro di cinque anni, dedicati alla nuova utenza nata dalla crisi economica. Secondo i dati forniti dal terzo rapporto Caritas sulla crisi economica, relativi al 2015, nei 2.832 centri di ascolto oggi un utente su due è italiano, ha perso il lavoro da poco o è sotto-retribuito e ha un livello medio istruzione: per questo si è corso ai ripari cercando di allargare la platea dei destinatari dei progetti. Oltre agli empori solidali le nuove offerte di Caritas vanno dall’attività di microcredito a supporto di aziende e famiglie, a fondi di solidarietà istituiti da vescovi e fino a sportelli di consulenza sul lavoro. Ma c’è spazio anche per iniziative ancora più sperimentali, come il collegamento ai centri per l’impiego per la formazione di chi cerca lavoro e l’adozione da parte di famiglie di nuclei familiari bisognosi. Le Caritas sono diventate promotrici di occupazione con voucher lavoro e banche del tempo e hanno messo in campo progetti di car sharing e carpooling promosse dalle organizzazioni diocesane. In particolare sono 139 gli sportelli diocesani di consulenza e orientamento al lavoro, mentre sul fronte casa risultano attivi servizi informativi in 68 diocesi. Per finanziare queste nuove attività Caritas Italiana ha attivato un “fondo straordinario anticrisi”. Tra le tipologie di spese sostenute svettano i contributi al reddito, seguiti dall’acquisto di beni di prima necessità. Al Sud prevalgono le spese destinate alla costituzione di fondi di garanzia presso istituti bancari per la realizzazione di attività di microcredito e all’erogazione di contributi al reddito.
L’UNIONE SARDA – 16.09.2015