ANCORA INCENERITORI? di Massimo Dadea

Ma come! Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama vara un piano per ridurre del 32% le emissioni di Co2, per contrastare il cambiamento climatico e ridurre del 90% le morti premature legate all’inquinamento, e la giunta regionale fa l’esatto contrario. Papa Francesco, nella sua enciclica sull’ambiente, punta il dito su un modello economico predatorio fondato sullo sfruttamento dei combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) e sull’iniqua distribuzione dei rischi dell’industrializzazione, e la giunta regionale fa l’esatto contrario. La Commissione Europea, nelle sue linee guida, indica l’incenerimento e la discarica al penultimo e all’ultimo posto nella gerarchia delle metodiche sullo smaltimento dei rifiuti, e la giunta regionale fa l’esatto contrario. In Sardegna, infatti, si costruiscono nuove centrali a carbone a 400 metri dall’abitato di Portovesme. Si finanzia l’ampliamento degli inceneritori di Tossilo e di Macchiareddu. Non paghi, si progetta la creazione di una nuova discarica al servizio dell’inceneritore del Cacip, da realizzarsi nel comune di Uta, a pochi chilometri dall’abitato di Capoterra. Tutto questo in una regione con la maggiore porzione di territorio inquinato dai veleni industriali. Un’isola dove un sardo su tre vive a contatto con un sito inquinato e gli uomini e le donne muoiono di più a causa dell’alta incidenza di tumori polmonari e della pleura. Che detiene il primato di uno dei maggiori produttori di Co2 a causa della sua produzione energetica incentrata sui combustibili fossili: carbone e derivati del petrolio. Una regione dove oltre 200 mila ettari del suo territorio sono interessati da richieste di permessi di ricerca – trivellazioni – per energia geotermica, idrocarburi liquidi e gassosi. Dove inoltre sono stati depositati richieste di ricerca per idrocarburi da effettuarsi nel mare prospiciente le coste sarde, per una estensione pari all’intera superficie dell’isola. Permessi di ricerca che potrebbero diventare una drammatica realtà se la Conferenza Stato-Regioni (la Sardegna prima di tutto) non dirà No allo schema del decreto attuativo dello “Sblocca Italia” predisposto dal governo Renzi. È incomprensibile questa ottusa testardaggine nel portare avanti una politica ambientale vecchia, costosa, dannosa, antistorica, che contraddice le indicazioni della comunità scientifica e i deliberati della Commissione europea. È inaccettabile l’inerzia di fronte alla necessità inderogabile di una indagine epidemiologica e ambientale che interessi l’intero territorio sardo. Non si capisce, poi cosa si aspetti ad istituire il registro regionale dei tumori e il registro delle malformazioni neonatali. Sembra incredibile, ma la Sardegna è una delle poche regioni italiane a non essersi dotata di questi indispensabili strumenti di lotta alle neoplasie.

Su L’UNIONE SARDA,, 09.09.2015

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