VIAGGIO BLITZ IN SARDEGNA di Marco Vitale*

 

CAGLIARI, piazza del Carmina, 13 giugno 2011, ore 20,15, il popolo del centrosinistra festeggia la vittoria alle elezioni comunali.

di Marco Vitale*Economista d’impresa, bresciano di nascita, milanese di residenza, internazionale per cultura e attività. Nato nel 1935, ha svolto compiti professionali di  rilievo in vari campi dell’economia d’impresa. Il leit-motiv caratterizzante è sempre stato l’innovazione, le nuove frontiere, la modernizzazione dell’economia italiana. E’  specializzato nell’analisi dei bilanci, nei problemi della pianificazione aziendale e nelle tecniche di acquisizione di aziende. Svolge attività di consulenza per primari complessi aziendali internazionali.

Viaggio blitz in Sardegna dalla quale manco da ventisei anni, quando i giovani imprenditori di Cagliari mi invitarono il 19 gennaio 1985, sfidando il divieto e l’ira dei vecchi imprenditori, a parlare di “Innovazione, Imprese, Territorio”.

Viaggio blitz ma sufficiente a confermare che la Sardegna resta incommensurabilmente bella. E ad apprendere qualche notizia di prima mano sulle recenti elezioni.

Il vero monumento alla sconfitta di Berlusconi infatti, non si trova sul continente ma su quest’isola, e precisamente a Olbia-Tempio, provincia risultante dalla fusione tra Olbia (circa 55.000 abitanti registrati, circa 75.000 abitanti reali, con una prospettiva che, secondi i piani urbanistici, viaggia verso i 120.000 abitanti, la città più dinamica ed aperta della Sardegna, in crescita demografica, aeroporto della Costa Smeralda, grande porta del turismo sardo, sino a poco fa conclamata Signoria di Berlusconi) e Tempio, capitale della Gallura, città interna a circa 500 metri sul livello del mare, sede vescovile.

Nelle ultime politiche il PdL aveva raggiunto ad Olbia–Tempio circa il 75% dei voti. Il candidato sindaco del PdL, Nizzi, sindaco nelle due precedenti legislature, deputato, uomo di forte potere, contava come grande elettore su Silvio Berlusconi. Anzi, nella campagna elettorale Berlusconi, scherzando, disse che Nizzi non aveva bisogno del suo sostegno tanto schiacciante era la maggioranza su cui poteva contare e che, caso mai, bisognava pregare gli elettori di non esagerare dando troppo voti a Nizzi. Invece il PdL è crollato da circa il 70% a circa il 47% e sindaco è stato eletto Giovannelli, con circa il 52,6%. Giovannelli era sindaco di centrodestra prima di essere dimesso da una crisi che ha portato al commissariamento. La cricca degli affaristi lo aveva messo in difficoltà, obbligandolo alle dimissioni, perché era per bene, non era un servo del PdL e non era succube degli interessi della cricca di potere. La sinistra (Sel), i giovani ed il volontariato hanno fatto un’operazione magistrale. Hanno sostenuto, con grande intensità e attivismo, questo candidato di centrodestra per bene. Ed hanno vinto. Qui le lezioni sono due: il berlusconismo è veramente finito; la sinistra per vincere deve allearsi con il centrodestra serio e per bene.

Da Cagliari altri messaggi di grande interesse. Cagliari è dominata, da sempre, da 5 famiglie della borghesia urbana (controllano cliniche private, edilizia, l’Unione Sarda, il giornale più venduto in Sardegna, la grande distribuzione). Qui la cricca degli affari è legata a filo doppio con la massoneria (famoso il nome di Corona) e con il vescovo pro-tempore Giuseppe Mani, berlusconiano ostentatamente dichiarato, uomo di panza, potentissimo in Vaticano, 75enne, contestatissimo dai cattolici per bene che contro di lui hanno aperto un sito ed un giornalino. Sperano che quando compirà 75 anni, tra breve, se ne vada, mentre lui ostenta la sicurezza degli intrallazzatori di rango per una proroga. Anche il sindaco uscente (Florisi, non riellegibile), era un pilastro della cricca di potere.

Il candidato di centrodestra (Massimo Fantola) professore universitario, deputato, cattolico, proveniente dai riformisti di Segni, considerato persona seria, per bene e civile, era un buon candidato. Anche lui, sorretto da un lato dalla cricca di potere e dall’altro dal suo personale buon profilo, doveva vincere in carrozza. Ed invece ha vinto Massimo Zedda (Sel), 35 anni, ma ne dimostra di meno. È emerso alle primarie contro il candidato del PD, uomo dell’establishment e di potere, senatore, ex PSI, già presidente della Giunta Regionale (ing. Cabras). Anche qui i giovani hanno avuto un ruolo determinante. Qui le lezioni sono tre. Quando la gente si stufa delle cricche di potere e dei loro abusi, non basta presentare un candidato accettabile per vincere. Il PD, ancora una volta, (come a Milano e come a Napoli) ha sbagliato candidato cercando di stoppare un giovane di valore, che andava incoraggiato con tutti i mezzi (l’unico a sostenerlo senza riserve è stato Soru), puntando su un bonzo del potere, ed ha, fortunatamente, perso. E la terza lezione è che quando si muovono i giovani, con le loro straordinarie reti di comunicazione, non c’è trippa per nessuno. Grazie giovani!

Alla Maddalena un disastro, il più esplicito e tragico monumento al berlusconismo, al bertolasismo, alla cricca ed ai professionisti che l’hanno assecondata: i ruderi dell’abortito G8, mentre la popolazione, stordita ed inerte, deve riciclarsi dopo decenni di vita determinata dalla presenza militare che è venuta meno, senza che nulla l’abbia sostituita e senza che nessuno abbia formulato un minimo indirizzo. Arrangiatevi da soli!

 

ADDENDUM 1

Il 19 gennaio 1985, terminavo il mio incontro con i giovani imprenditori di Cagliari con queste parole:

“Il più grande vincolo allo sviluppo innovativo della Sardegna, come dell’intero nostro paese, sta nel fatto che non abbiamo realizzato nella misura necessaria la rivoluzione manageriale. Di questo abbiamo bisogno, e per questo dobbiamo batterci, perché esiste un conflitto di interesse, oltre che culturale, tra questa prospettiva e gli interessi di parte della nomenclatura politica, che ha sognato e ancora sogna un paese chiuso, di stampo bulgaro, dove lo sviluppo economico sia gestito in base a tangenti. In effetti se vogliamo seriamente parlare di innovazione, dobbiamo far esplodere questa drammatica contraddizione tra un paese tecnicamente avanzato e che aspira a gestire l’innovazione e una struttura politica che, in gran parte, aspira solo a gestire tangenti. Le due cose sono, alla lunga, tecnicamente inconciliabili. La rivoluzione manageriale va estesa non solo alle imprese produttive, ma a tutte le organizzazioni, perché tutte le nostre organizzazioni hanno bisogno di una direzione manageriale, di una direzione cioè che non abbia per fine la gestione di un potere, ma lo sviluppo al servizio dell’uomo, della funzione istituzionale dell’ente e delle risorse umane e finanziarie, allo stesso affidate. Perché, come diceva l’imprenditore giapponese Shibusawa, l’essenza del manager non è né la ricchezza né la posizione sociale, ma la responsabilità”.(Ora in La lunga marcia verso il capitalismo democratico, Il Sole 24 Ore 1989).

ADDENDUM 2

Il 20 febbraio 1979 su Panorama scrivevo una lettera ai giovani che si concludeva con queste parole:

“Quante grandi sfide ci stanno davanti. E come muterà il vostro tasso di occupazione a seconda di come risponderemo a queste sfide. Nessun fatalismo quindi. Il libro del destino è, come sempre, tutto da scrivere. E’ vero che la cittadella che vi respinge è ancora, in gran parte, piena di cialtroni. Ed è una cittadella invincibile, se tentate di prenderla di petto, senza idee, senza strumenti, senza cultura, lasciandovi guidare anche voi da cialtroni. Ma è una cittadella all’interno della quale molti prigionieri vi aspettano, per iniziare, finalmente, un discorso serio. E’ una cittadella che ha tante crepe, dove basta un martello per entrare, purché sia un martello fatto di buon materiale. Non preoccupatevi delle proiezioni sulla disoccupazione. Preoccupatevi piuttosto di capire che nella cittadella i cialtroni non stanno tutti dalla stessa parte. E’ vero che ci sono personaggi del mondo capitalista che, guadagnando miliardi, dei quali buona parte neri, vi vengono a fare prediche sull’austerità e sull’economia sommersa. Ma è anche vero che ci sono sindacalisti che sono della stessa pasta. Come è vero che la corruzione, e quindi le scelte sbagliate che sono l’inevitabile conseguenza della corruzione, passa attraverso tutti i partiti. Ma non prendete queste notizie con disperazione, bensì con tranquillità: uomini di questo tipo, alla lunga, non possono che perdere, se centrati con metodo. Né prendete il crollo delle ideologie con disperazione, bensì con un senso di liberazione. E’ la vita che va avanti, oltre le ideologie, oltre i mammasantissima. Entrate, infiltratevi nella cittadella, senza partecipare ai suoi riti di violenza, e cercate quelli che, all’interno di essa, si vergognano. E’ dall’alleanza tra voi e quelli che si vergognano che nascerà la nuova Italia. Come scrive Vasco Pratolini, parlando dell’Italia: “Il segreto della sua forza, per cui il più ignorante e sprovveduto degli italiani non si sente ma è cittadino del mondo, consiste nella capacità del suo popolo di ricominciare sempre da capo”.

Coraggio giovani! Non ci sarà disoccupazione. Se sapremo far correre le bocce nella direzione giusta, nel modo giusto”. (Ora in La lunga marcia verso il capitalismo democratico, ed. Il Sole 24 Ore, 1989).

È emozionante vedere che quelle parole valgono ancora oggi, ma che, oggi, finalmente i giovani si sono messi in movimento.
Grazie giovani! Abbiamo bisogno di voi!

 

 

 

 

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