La sinistra sarda ha fallito la prova del governo: cari compagni, quando ne vogliamo parlare? di Vito Biolchini

 

La sinistra prova a riorganizzarsi, in Italia e in Sardegna. Partiti che muoiono, che si trasformano, leader (o supposti tali) che prendono strade per loro nuove, che guardano ad esperienze estere per ridare slancio ad una azione politica che in Italia è a dir poco asfittica.

Venerdì e sabato prossimi (oggi) a Serdiana è in programma una iniziativa interessante (ecco il programma), che arriva al momento giusto e presenta gli interlocutori più adeguati per iniziare un ragionamento che può portare lontano.

Tutto bello e tutto giusto. Però c’è un però.

Diritti, sviluppo e democrazia sono nobili parole ma è inutile parlare di massimi sistemi se poi si evita di guardare in faccia alla realtà. Perché la sinistra in Sardegna, messa alla prova del governo, ha fallito.

Ha fallito nel capoluogo dove la giunta guidata dal sindaco di Sel Massimo Zedda ha amministrato (con risultati alterni) senza riuscire mai a governare, appiattendosi su una politica fatta esclusivamente di lavori pubblici e senza riuscire a incidere veramente sulle dinamiche sociali che condannano migliaia di famiglie all’instabilità economica, se non alla povertà.

Il fallimento cagliaritano è tanto più eclatante quanto più ci si pone in una prospettiva di sinistra, con disastri evidenti nei settori della cultura e dei servizi sociali.

I dirigenti di Sel questo lo sanno e in camera caritatis riescono pure ad ammetterlo. Salvo poi dichiarare ai quattro venti che a Cagliari Zedda sta governando benissimo.

Ma la sinistra ha fallito clamorosamente anche alla Regione. Sel voleva l’assessorato al lavoro, gli è toccato quello all’istruzione, alla comunicazione, allo spettacolo, allo sport.

Le polemiche sul piano di dimensionamento scolastico ancora non si placano, nello spettacolo ci sono stati tagli lineari terrificanti, gli operatori del cinema hanno vinto un ricorso sacrosanto, per quanto riguarda l’informazione stiamo ancora aspettando la firma della Regione alla benedetta convenzione Rai, comicamente promessa da mesi e mai arrivata (e intanto cinque trasmissioni sono state tagliate), e per quanto riguarda lo sport non si contano le società che per colpa dei ritardi della Regione il prossimo anno ripartiranno da campionati inferiori (eclatante il caso delle ragazze del Cus Cagliari di basket). E questo solo per fare qualche esempio.

A fronte di questo certificato sfacelo, per l’assessore Claudia Firino il problema è l’uso fatto dell’immagine dei Giganti di Mont’e Prama”, svilente a suo avviso quando si fa largo in maniera spontanea tra la gente, invece evidentemente virtuoso (aggiungo io) quando l’immagine dei giganti finisce nel fondoschiena dei giocatori della Dinamo…

Tutto questo è surreale.

La sinistra è fatta di valori ma anche di politiche concrete che chi incarna quei valori dovrebbe portare avanti in maniera coerente e proficua.

Fallire è umano, essere presi in giro è fastidioso.

Non si può sempre mettere la testa sotto la sabbia, non si può costantemente parlare d’altro, non si può sempre spostare lo sguardo verso un altrove più bello e più nobile per evitare di soffermarsi sulle storture che la sinistra nostrana non solo non è riuscita a raddrizzare, ma che ha perfino aggravato.

Questa sinistra marziana, incapace di fare autocritica, di guardare in faccia alla realtà, così spietata con gli altri e così generosamente accondiscendente con se stessa, sempre pronta a cambiare nomi ai partiti ma mai a cambiare se stessa, rischia in questo modo di continuare a dilapidare un patrimonio di nobili valori ma spesso mortificati da azioni fallimentari, finendo con lo spingere torme di elettori verso il non voto o il Movimento Cinque Stelle.

Va bene dunque parlare di diritti, di sviluppo e di democrazia; ma cari compagni, del fallimento della sinistra a Cagliari e alla Regione quando ne vogliamo parlare?

21/07/2015 alle 12:38

Condividi su:

    Comments are closed.